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Chapter Seventeen.

(LEI)

Dato che non posso disturbare mio padre, torno nel piccolo ufficio della segretaria. Mi siedo sulla sedia girevole e mi appoggio al tavolino.
Vi prego, ditemi che fra poco mio padre uscirà dal suo ufficio e che andremo a fare qualcosa insieme! Vi prego!
Pola si alza ed esce con delle cartelline in mano, lasciandomi sola. Ne approfitto per chiamare il numero interno 303.
«Pronto?» posso giurare che questo non é mio padre
«Scusi, devo aver sbagliato numero...stavo cercando il Signor Rogers.»
Un attimo di silenzio.
«Ah! Ma tu sei la ragazza sbadata del bagno!» e ride.
«Ehm...si...? E tu sei il ragazzo?»
Che domanda stupida, ovvio che é lui.
Ride ancora e mette giù il telefono.
Che maleducato!
Metto il broncio e sento dei passi in corridoio, quindi metto velocemente giù il telefono.
Mi aspetto Pola, o mio padre...ma invece entra il tipo del bagno.
É alto (sicuramente troppo alto per la sua età, anche se non so quanti anni abbia...credo sia un mio coetaneo) ma non particolarmente magro. I capelli castani sono corti sui lati e allungati in un ciuffo con una ciocca più chiara. Ha la pelle chiara, ma meno pallida della mia. Gli occhi mi fissano e le sue labbra sono piegate in un sorriso.
«Sei una ragazza molesta, sai? Non dovresti cliccare numeri a caso nel telefono.»
Ma chi si crede di essere?
«Ve' simpaticone che il signor Rogers é mio padre.»
Ci pensa un attimo e su poi dice
«Ah, sei la bimba bionda della foto! E come ti chiami, di grazia...?»
«E perché dovrei dirtelo? Ti ricordo che mi hai dato della molesta...»
Mi guarda sorridendo e io lo guardo in cagnesco, ma questa "gara di sguardi" viene interrotta da Pola.
«Andrea» e indica il ragazzo «il signor Rogers ti cerca, e tu...» e poi indica me «...non telefonare più nell'ufficio di tuo padre che sta lavorando.»
Il ragazzo si fa piccolo piccolo e fa per uscire che mio padre entra.
«Diana, tua madre ti aspetta al piano terra...»
Andrea sorride soddisfatto, dato che ora sa il mio nome e il mio cognome. Saluto mio padre ed esco dall'ufficio, camminando verso l'ascensore. Non ho intenzione di farmi tre piani di scale a piedi, sono troppo sfaticata. Si aprono le porte dell'ascensore ed entro, ma qualcuno le blocca con il piede mentre si stanno chiudendo. Il ragazzo di prima mi sorride ed entra.
«Quindi ti chiami Diana Rogers...» sorride vittorioso
«No. Preferisco il cognome Rogers, ma non é il mio vero cognome.»
Piano secondo. Non entra nessuno. Le porte si chiudono.
«E comunque» continuo «Tu ti chiami Andrea...io avrei detto John Newman...»
Ride...ride troppo spesso per i miei gusti.
«Si, gli somiglio...»
«Scherzi, vero? Siete due goccia d'acqua...»
Piano primo. Nessuno entra. Le porte ci chiudono dentro.
«Mi chiamo Andrea Watterson.»
«Che liceo fai?»
«Liceo? Oh no, il liceo l'ho già finito da un pezzo.»
«Sei serio? Ma quanti anni hai?»
«Ventidue a settembre. Tu?»
«Diciotto tra qualche settimana.»
Mi guarda con fare interrogativo.
«Sembri più grande...forse per il tuo stile nel vestirti...comunque mi ritengo invitato alla tua festa dei diciotto come amico/conoscente.»
«E chi ti dice che ci sarà una festa?»
«Questo.»
E mi porge il foglio con le bozze dell'abito. Fortunatamente quello con me e Mark l'ho buttato. Mi sorride. Troppe vittorie per un giorno solo.
Le porte si aprono e camminiamo fianco a fianco, finché due uomini in giacca e cravatta non ci fermano.
«Signorina Rogers?»
Deglutisco. E questi due chi cavolo sono?
«Ehm...si?»
Guardano Andrea.
«Siamo Smith e Jones e siamo le sue guardie del corpo. Sua madre l'attende in macchina.»
Due? Due guardie del corpo?! Mi sa che la mia vita é finita qui.
Prima pensavo di poter depistare a scuola la mia guardia del corpo per andare al fiume, ma con DUE guardie, non avrò nessuna via di scampo. Guardo entrambi e poi saluto Andrea.
Con una guardia dietro e una davanti, raggiungo l'auto di mia madre e mi siedo dietro con lei, mentre le guardie stanno davanti.
«Mi dispiace tesoro, ma saranno due...»
«Meglio così.»
Guardo il foglio con i vestiti e credo che oggi non riuscirò a portarlo dalla sarta, ma almeno posso farlo vedere a mia madre per un parere. Le allungo il foglio.
«Ti piace? Lo voglio così il mio abito...»
Squadra il foglio quadrettato
«Bello, molto...ma cosa sono queste strisce bianche nella gonna corta e nel top?»
«Sarebbero le parti di tessuto trasparente...»
«Ne parleremo anche con Nic...»
«Papà mi dirà di si...»
Mia madre mi guarda.
«Che c'é? Che ho detto?»
«L'hai chiamato papà..non l'avevi mai fatto prima.»
«Lui é mio padre e in quanto tale devo chiamarlo così...e poi gli voglio bene! Sono 11 anni che viviamo insieme.»
Mi abbraccia.
«Ora siamo una vera famiglia, piccola mia.»
Non dico niente sul 'piccola' nonostante i miei quasi 18 anni. Le voglio troppo bene.
Continua a guardare il foglio e io continuo a ripeterle di non fissarsi sulla grafica: faccio schifo a disegnare...
Sto guardando fuori dal finestrino e noto che stiamo raggiungendo casa. Con un tono deluso e arrabbiato, chiamo le due guardie «Scusate, io e mia madre dovremmo pranzare in centro...e fare anche dei giri.»
La guardia nel posto del passeggero, si gira leggermente
«No, signorina. Siamo appena stati informati dal rilascio di suo padre, il signor Isaac Kal. Quindi verrete entrambe tenute in casa per la vostra sicurezza.»
«E la mia scuola?»
Della scuola mi frega poco, ma voglio vedere Mark!
«Verrà seguita da un insegnante privato fino alla fine del suo percorso scolastico. Le farà anche da tutore per l'esame, che darà finito il mese di maggio nella sua scuola. Potrà anche partecipare alla consegna del diploma, ma sarà protetta da me e il mio collega.»
Mia madre abbassa lo sguardo.
Lei lo sapeva già!
Ma non voglio arrabbiarmi con lei, quindi torno al mio finestrino.
Vengo riportata alla realtà da mia madre, che mi passa il foglio con il vestito e mi chiede
«Cos'è questo numero nel retro?»
Lo guardo e sembra un numero di telefono.

Andrea Watterson, signore e signori, vuole essere chiamato dalla figlia del suo agente.

Ora chi sarebbe il molestatore? Eh?

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