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CAPITOLO VENTICINQUE - Mask.

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Buona lettura! 🌸

Io e Paige siamo sedute su una panchina stanche morte e io penso di avere addirittura i piedi gonfi. Siamo piene di borse fino al collo, tanto che non sappiamo più dove metterle. Abbiamo comprato vestiti, costumi per l'estate, un giubbino di pelle nero, magliette, canottiere in vista delle primavera.. Insomma di tutto e di più. Quando camminando abbiamo visto questa panchina ci siamo praticamente sdraiate su di essa allargando braccia e gambe con fare esasperato.

Ora stiamo ridendo come due pazze mentre critichiamo le persone che passano che indossano qualcosa di buffo, occhiali troppo grossi, abiti che ti fanno diventare cieca, tacchi smisurati dove poi non sanno camminarci. Paige si sta divertendo e per fortuna sembra aver allontanato i pensieri tristi che la incupivano fino all'uscita di scuola.

Ci stiamo dirigendo verso le nostre rispettive case quando Paige mi stupisce parlando.

"Io e Sarah abbiamo litigato. Ecco perché stamattina ha reagito così."

"Come mai? Se posso chiedere"

"Sky io non la posso aiutare se lei non mi parla! Io ti giuro che cerco di starle vicina ma nei giorni in cui si alza che è acida e tratta male l'intero universo mi sembra di morire. Io cerco solo di aiutarla, anche se è difficile, ma lei non ci Prova nemmeno, non prova a farsi aiutare. Sono la sua ragazza da mesi cazzo e nonostante questo ancora non si fida di me! Che devo fare Sky?" 

"Stai parlando con una che dei suoi problemi non parla mai. Io la capisco, so perché si comporta così. Io e lei siamo molto simili, siamo entrambe chiuse e piene di problemi. Ti posso assicurare che lei non lo fa apposta a trattarti male, semplicemente ci sono giorni in cui ci alziamo con il sorriso e con la voglia di combattere, ma ce ne sono altri in cui l'unica cosa che vuoi è lasciarti andare e mollare tutto. Viaggiare controvento non è per nulla facile Paige, a volte ti sembra di impazzire. Sarah ha avuto un'infanzia difficile e triste, se vorrà te ne parlerà lei. Dalle tempo e porta tanta pazienza, perché lei come me lotta tutti i giorni contro se stessa e contro il mondo, ed il mondo, purtroppo, non si accorge di quanto la vita di alcune persone possa fare schifo. Prima o poi ti parlerà, te lo giuro, ma tu non devi insistere, quando se la sentirà ti racconterà tutto quanto, fidati di lei."

Sta piangendo e sembra sul serio molto triste, loro si amano e non capisco perché siano così testone e soprattutto perché Sarah la allontana, quando sa che senza di lei non ce la farebbe, un pò come io senza Nate,sarei persa.
Porta le mani sul viso e continua a piangere, così mi avvicino e l'abbraccio forte lasciandole un bacio sulla testa. "Andrà tutto bene Paige, si sistemerà tutto, te lo prometto. Però ora basta piangere, chiamala e va da lei, altrimenti vi prendo la testa e ve la sbatto contro il muro, ad entrambe." ride e mi abbraccia di nuovo.

"Grazie Sky. Grazie davvero"

"Servono a questo le amiche no?"

Annuisce e poi torna a guardarmi. Quando guardo le sue iridi color cioccolato non è come guardare quelle di Nate. In lei vedo empatia e tante insicurezze, forse dovute a qualcosa che ha passato o forse è proprio così lei di carattere. Mi sorride e poi intreccia le dita con fare nervoso e sospira. Camminiamo silenziosamente per qualche minuto, fino a quando lei si ferma e mi ritrovo avanti di qualche passo, mi volto e sorrido tendendole la mano.

"Ma come fai?"

La guardo confusa e piego la testa di lato mettendo le mani sulla vita.

"Come fai a superare tutto? Come fai ad aiutare la gente nonostante tu ti senta così male? Perché lo vedo sai? Lo vedo il tuo sguardo perso. Stamattina lo vedevo mentre parlavi che ti riferivi a qualcosa che hai vissuto sulla tua pelle. Come puoi essere così forte?"

"Un saggio dice che a volte essere forte è l'unica scelta che hai. Paige io posso sembrare forte 9 volte su 10, ma ti assicuro che qui dentro" poso una mano sul petto "mi sento morire. Non mi va di stare qui a raccontarti tutti i motivi per cui è così, però credimi, quella che tu vedi, che tutti voi vedete non è altro che una corazza dura e spessa che mi sono creata per non essere più ferita da nessuno. Mi sono ripromessa che niente mi avrebbe scalfita mai più, che nessuno sarebbe più entrato nella vita e avrebbe fatto radici, perché se e quando mi lascerà io sarò costretta a fingere che non mi importi, ed ogni volta che succederà una cosa del genere la mia corazza si farà sempre più spessa, spessa fino al punto in cui l'unica persona su cui potrò contare realmente sarò io. Soltanto io e la mia coscienza. Ma se mai questo accadrà dovrò pagare anche per un singolo abbraccio, allontanerò ogni persona che ha lottato per farmi stare bene e farò soffrire chiunque si trovi al mio fianco. Quindi Paige, non sono forte, è soltanto una tua impressione. Mi piacerebbe fosse vero, mi piacerebbe essere forte ed avere quella forza d'animo che tutti pensate io abbia, ma non è così. Sono caduta troppe volte e se la prima volta mi sono solo sbucciata un ginocchio ora mi si spezza ogni singolo osso del corpo fino a quando impazzirò per questo dolore e cadrò in un abisso senza via d'uscita"

A quelle parole è un pò sconcertata ma si avvicina a me e prende la mia mano stringendola forte e accennando un sorriso, continuiamo a camminare e ci fermiamo davanti a casa mia a vedere il tramonto, tra sospiri e ogni tanto singhiozzi da parte sua. Quando la sento le bacio dolcemente i capelli e la abbraccio.

Fumo una sigaretta e faccio lo stesso che facevo stamattina, osservo la sigaretta bruciare e consumarsi come questo tramonto dove il sole sta per dare il benvenuto alla luna.

Ripenso di nuovo alla storia di mamma, e a volte, come in questo istante, immagino che durante le eclissi il sole e la luna si abbraccino in segreto, regalando a noi uomini quello spettacolo meraviglio e quella manifestazione d'amore strabiliante che avviene di rado ma che ti riempie il cuore di gioia.

Con mio grande stupore noto che anche Paige sta osservando la sigaretta e quando arriva quasi alla fine alza la testa e sorride con forza, si pulisce il viso dalle lacrime e mi prende la mano prima di entrare in casa. La lascio andare da sola e la osservo per un attimo ritrovandomi a pensare che per una volta sono riuscita a fare qualcosa di buono per una mia amica che aveva bisogno di me.

Solitamente non riesco ad aiutare nessuno perché sono troppo Rotta per farlo e questa cosa mi fa sentire terribilmente inutile, ma oggi ho realizzato che in fondo anche io se mi impegno riesco a fare qualcosa di buono e che queste persone riescono a fare uscire il buono da me, che si prendono ogni istante, ogni secondo ed ogni giorno che gli dono come se fosse oro, come se credessero di essere fortunati ad avermi al loro fianco, come se pensassero che i momenti passati insieme siano così importanti da doverli segnare nella mente e renderli indelebili.
Come se avessero la certezza o comunque l'impressione che un giorno, questi momenti e questi ricordi saranno l'unica cosa che gli rimarrà di me.

Estraggo il telefono dalla tasca e compongo il numero di Nate. Sento un liquido caldo coprirmi le guance e quando Nate al primo squillo risponde mi siedo ai piedi del cancello e mi abbraccio, sentendo un vuoto dentro che non riesco a colmare e che mai riuscirò a colmare.

La voce del mio ragazzo mi chiama più volte ma per colpa delle lacrime che scendono sono incapace di replicare e chiudo la comunicazione. Resto così per non so quanto tempo, ma sento improvvisamente una sgommata e il rombo di un motore.

Non alzo nemmeno lo sguardo perché so che è Nate, lui è qui per me come sempre, è qui per non andarsene e per non lasciarmi mai. Sento invadere le mie narici dal suo dolce profumo e poco dopo sono tra le sue braccia che mi porta in casa come se fossi la principessa che ha appena salvato dalla torre. Quando entriamo non ascolta nessuno, non guarda nessuno, non esprime parole, resta a bocca chiusa. Mi porta in camera e dopo avermi messa a letto dolcemente chiude la porta a chiave e si sdraia accanto a me coccolandomi.

Non mi serve nient'altro di meglio, mi basta restare tra le sue braccia, ascoltare il battito del suo cuore che accelera e il rumore del suo respiro che spezza il silenzio attorno a noi. Non dice nulla, prende il mio viso fra le mani e mi guarda preoccupato, asciuga le mie lacrime e bacia la mia fronte. Non mi chiede perché sto piangendo, semplicemente mi coccola e mi bacia finché non mi calmo, finché le mie palpebre si fanno pesanti e finché il mio respiro si calma facendomi crollare in un sonno profondo.

La campanella di fine ora era appena suonata. Le lezioni della giornata si erano finalmente concluse ed io ero più che felice di uscire.
Il mio migliore amico mi attendeva fuori da scuola per portarmi al Mc a pranzo.
Era uno di quei freddi giorni di febbraio, in cui sentì il freddo persino nelle ossa. I miei stivaletti 'da Goku' come li chiamava mio fratello, mi proteggevano i piedi dai geloni invernali di cui avevo sempre sofferto.
A Brescia aveva nevicato giorni prima, ed il paesaggio era meravigliosamente bianco. Ricordo che mentre la neve cadeva al suolo ricoprendo con il suo manto luminoso la strada, desiderai essere come quei fiocchi di neve che scendono dal cielo e ti fanno sorridere. Essi, sono pezzi di quel puzzle che compone il magnifico paesaggio innevato, e non hanno bisogno di nessuno per ricomporsi, bastava cadere al suolo per diventare un tutt'uno con il manto che ricopriva le strade, mentre io avevo bisogno di qualcuno che raccoglieva i pezzi della mia anima che perdevo lungo il mio cammino e di essere salvata, poiché da sola, non ne ero in grado. Inoltre, mi sentivo fredda tanto quanto il paesaggio, forse anche di più, sentivo il mio cuore di ghiaccio.
Caleb ed io avevamo mantenuto buoni rapporti di amicizia, nonostante il mio cuore palpitasse ogni volta che lui mi si avvicinasse per parlarmi, avevo deciso di farmi andare bene queste situazione, poiché per me era più importante averlo vicino piuttosto che non averlo e basta. Mio fratello mi disse che mi sarei fatta solo il doppio del male, ma a me non importava, sentivo troppo la mancanza di Caleb per averlo vicino ma allo stesso lontano. Avevo bisogno di lui accanto per tornare a sorridere. Così, mentre mi incamminavo fuori dalla classe per andare incontro a Luca, mi trovavo in compagnia del ragazzo dai capelli color cenere, e in quel momento mentre rideva accanto a me e la sua risata mi giungeva alle orecchie, mi sentii incredibilmente felice e completa, anche se solo per il breve istante in cui la sua risata risuonò nelle mie orecchie. Desideravo avere in mano la mia macchina fotografica per poter scattare una foto al ragazzo mentre rideva accanto a me ed imprimere nella mia memoria il suo sorriso, in modo che se mai sentissi la sua mancanza, nel guardare quella foto sarei tornata a sorridere. Amavo Caleb, lo amavo da stare male. Lui però aveva occhi soltanto per la sua ragazza, e questo provocava in me una voragine incolmabile.

" Ehi Principessa, stai bene?" Mi domandò il ragazzo mentre camminava accanto a me. Quel giorno era ancora più bello del solito: indossava un paio di jeans scuri strappati alle ginocchia, una maglia della polo bianca, ed una felpa della guru nera. Le vans blu e nere gli calzavano a pennello ed il giubbotto con il cappuccio riempito di pelo gli dava quel tocco di classe che al ragazzo, in fondo, non era mai mancato.
Si fermò in mezzo al corridoio mentre le sue dita erano intrecciate alle mie, ed il mio sguardo si perse in quell'immagine per qualche secondo: mentre per me quel gesto valeva come un diamante, per lui non era nient'altro che un gesto di amicizia, volto a sapere cosa avessi quel giorno per cui perdermi così tante volte nel vuoto e nei ricordi senza apparente motivo.
Sentii gli occhi pizzicare e distolsi lo sguardo, strattonando poi la mia mano dalla sua presa ed infilarla nella tasca del mio Napapjiri.
Annuii poco convinta e sospirai. "Si. Si, va tutto bene." Mentii mentre i ricordi di lui che mi baciava con amore e mi sorrideva passarono tra le mie iridi.
I miei occhi sapevano che lui non sarebbe mai tornato, ma in fondo ci speravo, speravo che un giorno lui sarebbe venuto da me a dirmi che non poteva piu stare senza di me. Mi sentii incredibilmente fragile in quel momento, come una fiocco di neve che svolazza nel vento, un piccolo tocco e si scioglie, io non mi sarei sciolta con un tocco, mi sarei spezzata, e non ci sarebbe più stato modo di rimettermi in sesto. Ero inoltre consapevole che solo con un abbraccio di Luca, la mia giornata sarebbe potuta di gran lunga migliorare, anche se il mio cuore persisteva a bruciare e fare male per la ferita aperta che possedeva, e che ancora non voleva rimarginarsi.

"Tu non stai bene invece. Non mentirmi Sky, ti conosco." Disse il ragazzo seguendomi.
Scesi le scale frettolosamente, avevo fretta di andare dal mio migliore amico e farmi stringere dalle sue braccia. Desideravo soffocare fra le braccia di Luca, pensavo che non ci fosse modo migliore per morire, poiché solo fra le sue braccia e quelle di mio fratello mi sentivo veramente amata. Luca odiava Caleb, lo aveva sempre odiato, diceva che aveva una faccia da schiaffi e mio fratello si ritrovò ad essere d'accordo, solo che quando stavamo insieme nessuno dei due lo dava a vedere ed alla fine se lo fecero andare bene, solo per la mia felicità. "Parlami ti prego." Riprese Caleb.

Sbuffai ed alzai gli occhi al cielo, mentre mi fermò e mi stringe il polso nella sua mano in mezzo al cortile dell'istituto. Studenti e professori stavano uscendo dalle classi e noi due, eravamo in mezzo, sotto gli occhi di tutti.
Il rumore degli alunni che camminavano sulla ghiaia giunse alle mie orecchie insieme alle loro voci squillanti, stralci di conversazioni furono ascoltate senza volerlo, il tutto mentre tentavo di elaborare una risposta per il ragazzo davanti a me.

"I - io non lo so Caleb." Alzai gli occhi cielo trattenendo le lacrime e mi strinsi nelle spalle incrociando le braccia al petto.

Il ragazzo rimase a guardarmi un istante, poi piegò la testa di lato e mi si avvicinò, portando una ciocca di capelli dietro il mio orecchio e facendo un piccolo sorriso. "Eri così bella oggi mentre ridevi in classe, che ti è successo adesso?"

I miei occhi si immersero in quelli di Caleb e desiderai di affogare in quelle iridi color nocciola, in quei bellissimi occhi in cui avevo trovato il mio piccolo angolo di paradiso. "Io non sto bene, Caleb. Cosa vuoi che ti dica? Vuoi che ti menta?" Domandai mentre il sorriso sul suo volto si scompariva piano piano. "Vuoi che ti dica la verità? Dimmi cosa vuoi sentirti dire, ed io te lo dirò." Dissi arrendendomi.

"Voglio che tu sia il più sincera possibile con me e mi dica cosa ti succeda." Replicò convinto.

"Ne sei sicuro? Una volta che ti avrò detto tutto quello che ho da dirti, probabilmente non mi rivolgerai più la parola." Fece una smorfia disgustata al sentire la mie parole, ma non mi interruppe e mi fece continuare. "Ti parlerò sinceramente solo se mi prometterai che mi resterai accanto."

Annuì e mi prese per mano, per poi andare verso gli scalini vicino al portone di ingresso e sedersi, indicandomi di fare lo stesso. Presi posto accanto a lui e dopo aver preso un respiro profondo cominciai a parlare. "Mi sento vuota, Caleb. Mi sento come se non fossi più abbastanza per nessuno, come se non contassi più nulla. Ci sono giorni in cui mi alzo sorridente, rido spensierata in classe con le mie amiche o con te, o con Luca e mio fratello, e poi, basta un'immagine nella mia mente, un istante, per cambiare il corso della giornata. Non mi sento più me stessa. Non sono più
la ragazza con cui stavi, ho patito l'inferno quando mi hai lasciata e quell'inferno non è ancora finito a quanto pare. Mi manchi da morire e sono qui a parlare di questo con te, la persona che mi ha distrutta più di tutti ma che ha anche la capacità di rimettere insieme i cocci. Le mattine fanno schifo senza il tuo buongiorno e ti giuro che ti ho odiato, ti ho odiato davvero tanto. E vorrei odiarti anche adesso, perché sarebbe tutto più facile se ti odiassi. Non sentirei questa assurda voglia di abbracciarti senza più lasciarti andare. Sei in ogni canzone, in ogni sogno, ti vedo ovunque. In ogni luogo in cui vado c'è un nostro ricordo, ed io non ce la faccio più. Mi sei entrato sotto pelle, come un tatuaggio, ed i tatuaggi non si possono cancellare. Mi sento fredda, più fredda del ghiaccio se possibile. Ti sento vicino ma mi sei anche lontano ed io sono così stanca di tutto questo. Non riesco più a vedere le giornate belle felici, non sono più la ragazza solare di prima, vorrei tanto tornare ad esserlo ma tu non ci sei e mi sento morire ogni volta che in stazione ti vedo quella là. Ho provato a dimenticarti, ho cercato di uscire con altri ragazzi, ma nessuno è come te, non c'è verso, nella mia testa e nel mio cuore ci sei solo tu e non riesco a mandarti via."

Non ho nemmeno il tempo di realizzare che mi ritrovo con la testa appoggiata al suo petto e con le sue braccia che mi stringono il corpo. Penso che questa sia casa mia ormai, non vorrei più andarmene. Mi aggrappo al suo giubbotto con tutta la forza che ho, inspiro il suo buon profumo, che tanto mi è mancato e mi lascio cullare da lui e dalle sue grandi braccia. "Mi dispiace Principessa. Non volevo causarti tutto questo, mi sento davvero una merda." Mi lascia un bacio fra i capelli e continua a cullarmi fino a che le mie lacrime non esauriscono. "Tu lo sai che per me sarai sempre importante e avrai un posto speciale nel mio cuore? Sempre Sky. Non importa se ci siamo lasciati, sei l'unica ragazza che io abbia mai amato e sapere che stai male mi fa sentire terribilmente in colpa. Forse, eravamo i ragazzi giusti, ma nel momento sbagliato, magari tra un po' potremmo riprovarci e ti assicuro che non ci sarebbe niente che mi renderebbe più felice. Mi sono allontanato da te per il tuo bene, ma solo adesso mi rendo conto di quanto ti ho fatto del male, e mi dispiace, mi dispiace davvero tanto."

Una luce abbagliante si apre nel cielo, e la figura di Caleb accanto a me sparisce. L'oscurità penetrante mi circonda ed io resto sola di nuovo.
Sola e vuota in un silenzio senza fine.

Sento dei dolci baci sulle labbra e apro lentamente gli occhi incrociando il ghiaccio di quelli del mio ragazzo. È così premuroso. Mi tiro su con il busto e faccio saettare lo sguardo intorno alla stanza, sono ancora in camera mia e a giudicare dal cielo fuori dalla finestra deve essere notte fonda.

"Scusami se ti ho svegliata, avevi il sonno agitato e piangevi." Mi dice Nate guardandomi con l'aria preoccupata.
Scuoto la testa facendogli cenno di non preoccuparsi e mi passo una mano sul viso.
Ancora lui, sarà sempre e solo lui.

Quando mi lascerai in pace eh?

Mi riscuoto da quei pensieri ed osservo il comodino e noto un vassoio con un sandwich e un bicchiere pieno di spremuta, una rosa ed un biglietto.

In casa regna un silenzio davvero assordante e inoltre sento che lo sguardo di Nate mi sta bruciando la pelle. Me ne sto qui impalata ad osservarlo e quando noto che ha le occhiaie e gli occhi arrossati allungo una mano e gli accarezzo il viso passando le dita sugli occhi.
Lui li chiude e si gode la sensazione della mia pelle che sfiora la sua e quando li riapre e mi guarda negli occhi, un'ombra oscura le sue bellissime iridi che si fanno lucide e sempre più arrossate.

Quando vedo una lacrima scendere e bagnare la sua guancia la asciugo e lo osservo per bene valutando la situazione. Non so cosa dire, perché forse le parole non servono, così gattono sul letto e mi sistemo a cavalcioni su di lui facendo toccare le nostre fronti. Mi stringe con forza e alza lo sguardo su di me, sembra così disperato. Senza pensarci due volte mi avvicino chiudo gli occhi e faccio combaciare le nostre labbra. Mi stringe ancora più e si stende sul letto con me sopra. Schiude le labbra e io faccio lo stesso permettendo alle nostre lingue di toccarsi e giocare fra di loro.

Mette la mano sui miei glutei e stringe tirandomi più su e facendo sforare le nostre intimità. In un secondo la situazione si ribalta e mi ritrovo incastrata sotto di lui mentre mi lascia umidi baci sul collo e sfila la mia maglietta facendomi venire i brividi e accendendo i fuochi d'artificio nel mio stomaco, e facendo riprendere a battere il mio cuore. Talvolta ho l'impressione di essere senza cuore, ma quando lui mi sta accanto e mi bacia come ora sta facendo, lo sento battere nelle orecchie e mi sento rinascere. Come una rosa appassita che con un pò di amore rinasce e si apre più bella e forte di prima.

Gli getto le braccia al collo e stringo i suoi capelli tirandolo verso di me, baciandolo per tornare a respirare. Incrocio le gambe attorno alla sua vita e sento la sua eccitazione che nonostante stiamo insieme da mesi mi fa arrossire e imbarazzare.
Sorride sulle mia labbra, consapevole di questo e mi sbottona i jeans senza smettere di baciarmi. Faccio lo stesso con lui e gli prendo il viso tra le mani portandolo vicino a me per baciarlo ancora, poggia la fronte sulla mia e con estrema lentezza fa unire i nostri corpi e mi ama come solo lui sa fare.

Siamo solo cuori che battono allo stesso ritmo, pelle contro pelle, mentre tenta di assorbire il mio dolore e renderlo meno pesante per il mio cuore e prova a darmi la forza che mi manca.

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