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CAPITOLO QUARANTUNO - Take away the pain.

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Buona lettura! 🌸

"Bene, ora inizieremo a lavorare senza i guantoni. Dammi un pugno sulla mia mano sinistra con la mano destra e sulla mia mano destra con la mano sinistra. In pratica è un incrocio. Dopodiché ti abbassi di scatto quando io ti passo una mano sulla testa."

Justin mi sta ordinando cosa fare, e in tutta sincerità questo esercizio mi sembra una mezza stronzata, ma per accontentarlo eseguo l'ordine.
Annuisco seria e prima di iniziare domando"Per quante volte?"

"Fino a che non ti fermo io" mormora serio.
Non ho mai visto questo ragazzo così serio da quando lo conosco. Ha capito le mie intenzioni fin dall'inizio, anche se io ho sviato il discorso e non gli ho detto per quale motivo volevo fare box, lui lo ha capito. Non so come faccia, ma è comesemi leggesse dentro, e la frase di prima mi ha fatto capire chiaramente che lui conosce le mie intenzioni. Forse perché, in fondo, erano anche le sue tempo fa.

Piego la testa a destra e sinistra sentendo il mio collo scrocchiare e comincio.
Pugno, pugno, mi abbasso. Pugno, pugno, mi abbasso.

"Che cosa mi rappresenta questa roba? Aumenta la velocità pappamolla che non sei altro." Mi dice Justin.

Mi blocco istantaneamente e lo fisso, per poi indicarlo ed inarcare un sopracciglio. "Senti, pappamolla lo dici a tua sorella, non a me." Ribatto secca.

" Ma se fai schifo, io che colpa ne ho? Guarda tu stessa, non mi stai muovendo la mano di un millimetro." Continua con l'aria di sfida.

Mi sto arrabbiando.
E dove sta la novità? Tu sei sempre arrabbiata.
Non è vero.
Si invece.
Smettila, devo fare a botte.
Tanto fai schifo.

"Non farmi arrabbiare Justin. Non sono molto paziente." Rispondo prendendo un respiro profondo e cercando di mantenere la calma.

"Chi io? Farti arrabbiare? Non oserei mai, Assolutamente. Più veloce piccoletta."
Continua a provarmi. Ora lo uccido.

Mi ha chiamato piccoletta, vuole vivere o pensa di rimanere in stato vegetativo per il resto della sua vita?
Stai esagerando.
Ma mi ha chiamata piccoletta!
Ha ragione, sei alta un metro e uno sputo.
Ma cosa dici? Io sono alta un metro e cinquantatré.
Ah beh allora sei la Torre Eiffel.

Assottiglio lo sguardo irritata e ci metto più energia, mentre in me si fa strada la voglia di fargli male.

"Ora capisco perché Nate dice che sei floscia, guardati. Non sai nemmeno dare un pugno per farmi male."
E continua, ma che intenzioni ha?

Sento il mio battito cardiaco accelerare e chiudo gli occhi con l'intenzione di mantenere la calma. Prendo un respiro profondo e gli do un pugno un po' più più forte. "Justin, dico davvero, smettila o giuro che non rispondo delle mie azioni."

"Smettila di fare cosa? Non so di cosa tu stia parlando. Più veloce, sei troppo lenta. Non mi stai facendo male. Io voglio che tu mi faccia male."

Pugno, pugno, mi abbasso. Pugno, pugno, mi abbasso.

"Sei una debole Sky, il dolore ti distruggerà, rimarrai da sola. Sola come volevano le persone che ti hanno lasciata. Più sola che mai. Come puoi pretendere di stare bene se non hai nemmeno le palle per darmi un pugno e farmi male?"

Questo è troppo, questo è davvero troppo.
Quelle parole mi incendiano. Sento la rabbia salire ed entrare in circolo nelle vene, l'adrenalina prendere possesso del mio corpo fino a prendere Il sopravvento, facendomi perdere il controllo delle mie azioni.
Mi rialzo e tiro un pugno a Justin che lo fa indietreggiare e scuotere la mano per il dolore. Rimango a guardarlo incazzata come poche persone in questo momento, il mio fiato taglia l'aria e Justin sorride compiaciuto.

"Eccola qui, questa è la forza che volevo. Ora mettiti i guantoni Rapunzel e prendi a pugni questo sacco." Mi guarda mettere i guantoni mentre attacca il suo telefono alle casse in camera mia. 'Faded' ci fa da sottofondo e nella mia testa entrano in circolo le parole della canzone: 'i mostri corrono selvaggi centro di me.' Sento il mio fiato farsi pesante, ed una forza a me sconosciuta si impadronisce della mia mente. Justin torna davanti a me e time fermo il sacco con le mani, mi guarda dritto negli occhi e prosegue con la spiegazione. "Immagina che questo sacco sia qualcuno che odi e lo vuoi distruggere. Vuoi stare bene, vuoi smetterla di soffrire e mostrare la tua fragilità. Prendi a pugni questo sacco fino a che non ti sentirai le mani farti male. Forza Barbie, fino a farti male."

Stringe il sacco con forza, mentre canticchia la canzone è mi osserva incoraggiandomi a fare del mio meglio.
Faccio esattamente quello che mi ha detto: immagino che il sacco sia tutto il mio dolore, immagino di doverlo uccidere, di poterlo dominare e che lui non possa più prendere il sopravvento su di me come invece continua a fare. Per una volta, impersonifico il mio dolore in questo sacco davanti ai miei occhi con l'intenzione di eliminarlo, cancellarlo per sempre dalla mia vita.
La scarica di adrenalina torna più forte di prima e comincio a tirare così tanti pugni, con così tanta forza da poterli sentire dentro di me. Ogni pugno distrugge un ricordo, ogni ricordo distrutto è un briciolo in meno di dolore e stanchezza che sento dentro la bocca dello stomaco.
Ma non basta, voglio che se ne vada tutto.
Faccio un passo indietro e tiro su una gamba per tirare un calcio. Guardo di nuovo il sacco, come se davvero potessi ucciderlo. Mi sento quasi un'altra persona, non avevo mai sentita così arrabbiata in vita. Rabbia e ribrezzo verso me stessa ed il mio passato, rabbia per essere così debole. Caleb, Natasha, Paolo,la droga, l'incidente, la morte che non potrò mai distruggere, Greta.
Un pugno per ognuno di questi. Sento gli occhi pizzicare, chiudo gli occhi per non permettere a tutto questo di uscire, ma inutile. Sento una calda lacrima uscire e bagnarmi la guancia mentre tiro l'ennesimo pugno al sacco, ogni tanto dalla mia bocca fuoriescono versi che tagliano il silenzio.
Justin non parla. Si limita a tenere il sacco con forza ed osservarmi. Osservo quel sacco ancora, e continuo a tirare pugni ancora e ancora. Mi fermo all'improvviso con gli occhi sbarrati e iniettati dalle lacrime. Il labro che trema, le gambe che sembrano gelatina e la cassa toracica che va su e giù velocemente, al ritmo del mio battito cardiaco.
Guardo Justin, guardo le mie mani e poi guardo il sacco. Sento ancora l'adrenalina in corpo, tremo visibilmente e decido di togliere i guantoni e sedermi sul letto. Sento l'energia calare ad ogni respiro spezzato che faccio, facendo spazio ad una sensazione a me sconosciuta, una pace inspiegabile.

"Come ti Senti?" Justin rompe il silenzio guardarmi da dietro il sacco.

Chiudo gli occhi e respiro lentamente mentre le mie mani tremano ancora. "Io- io non lo so, mi sento come... Svuotata."

"Lo sapevi che avrebbe funzionato, era questo che volevi." Si avvicina e mi fissa intensamente sedendosi accanto a me.
La canzone che ora ci fa da sottofondo è 'Ghost', la versione suonata con la chitarra, di Halsey.

Faccio un sorriso e guardandolo scuoto la testa. "Forse si, o forse no. Ma qualunque cosa io volessi tu l'hai capita."

Si stringe nelle spalle mi sorride dolcemente "Cosa ti sei immaginata?"

"Mi sono immaginata di poter uccidere il mio dolore, di riempire questo vuoto che sento costantemente dentro di me, e che nessuno è in grado di colmare."

Il ragazzo mi guarda con l'aria poco sorpresa, probabilmente se lo immaginava. "Il tuo sguardo era così freddo e gelido, sembrava che avessi addosso la capacità di radere al suolo una città intera."

Ridacchio e scuoto la testa mentre sciolgo la coda, ormai sfatta. "È questo l'effetto della rabbia mischiata al dolore no?"

"Si, Penso di si." sorride e mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Quel gesto mi ricorda incredibilmente Caleb, lo faceva sempre prima di baciarmi ed in pochi istanti i miei occhi si riempiono di lacrime.
Non è servito a nulla, tutto questo non è servito a nulla.
Il dolore è ancora qui. Lo sento vivo dentro di me, lo sento prendere vita di nuovo, rinascere più forte di prima. Metto le mani sul viso e mi copro gli occhi. I singhiozzi tornano, il respiro accelera, il cuore batte forte come se mi stesse chiedendo di uscire dalla cassa toracica.

"Mi manca Justin mi manca così tanto. Perché la vita mi ha fatto questo? Cosa ho fatto di ale per meritarmi tutto questo? Io non capisco. Dimmelo ti prego, cosa ho che non va? Perché sono così rotta?" Dico fra i singhiozzi. Sferrò pugni sul suo addome, mentre tutta la rabbia esce, e si impossessa di me. Sono stanca di tutte queste domande senza risposta.

Justin mi stringe fra le sue braccia, mi accarezza i capelli e mi da un bacio sulla fronte. Quando smetto di dargli pugni, stringo la sua maglietta così forte che ho paura che si strappi. Mi aggrappo al tessuto cinese potesse farmi da ancora e permettermi di non affogare.
Sento il mio cuore strapparsi ed il dolore provocato dallo strappo sono i miei singhiozzi.

Justin spegne la musica e poco dopo la porta si apre, mostrandomi in pochi secondi il viso di Luca. Si avvicina a me in uno scatto e sono subito tra le braccia del mio migliore amico. Mi lascio cadere in ginocchio sul pavimento e lui si siede davanti a me stringendomi fra le braccia mentre continuo a piangere disperata.

"Ehi nanetta, andrà tutto bene., te lo prometto. Non piangere ti prego, non posso vederti così." Mi sussurra accarezzandomi i capelli.

Le lacrime scendono come un fiume a quelle parole. " Non ce la faccio Luca, fa male. Voglio che smetta, ti prego fermalo, ti prego. Sono stanca di vivere così, di convivere con tutto questo, preferisco morire piuttosto che continuare così. Questa non è vita, è vivere consapevole di essere morta dentro. Io mi arrendo, ci rinuncio, è finita per me." urlo tra le lacrime.

"Non dirlo nemmeno per scherzo, chiaro? Non puoi arrenderti adesso, tu non puoi lasciarti andare così, non puoi lasciarmi, non puoi." Mi dice il ragazzo con voce tremante, senza smettere di cullarmi fra le sue braccia.

"Levami questo dolore di dosso. Voglio vivere, voglio smetterla di sopravvivere. Io pensavo che sfogarmi con la box sarebbe servito a qualcosa, ma quando ho sentito l'adrenalina scendere è tornato. Voglio scacciarlo, voglio che se ne vada, voglio che mi lasci in pace, non voglio più che torni. Ma non ci riesco, non ci riesco Luca, non ce la faccio."

Ti arrendi così?
Non ho altra scelta.

"Chiamiamo la psicologa Sky? Ci andiamo insieme?"
La cosa che ho sempre amato di lui è il suo sguardo. I suoi occhi così pieni di amore nei miei confronti, non mi guarda come se fossi un vaso rotto da aggiustare, non prova pena per me. Nei suoi occhi ho sempre potuto vedere il suo dolore nel vedermi così, il suo sentirsi inutile dinanzi a questo mare in tempesta.
Alzo lo sguardo e punto i miei occhi in quel cielo azzurro che mi è tanto famigliare.

Annuisco lentamente e gli getto le braccia al collo, senza riguardo. "Andrà tutto bene piccola mia, ti giuro che ce la faremo, io e te insieme. Vinceremo contro questo mostro. Io e te. Come quando da piccoli ci travestivamo da Power Ranger e combattevamo fianco a fianco contro il male. Mano nella mano. Io e te, contro il mondo, mano nella mano come all'asilo. Starai bene amore mio, te lo prometto."

Resto in silenzio con il viso appoggiato al suo petto ad ascoltare il battito del suo cuore mentre mi sussurra queste parole. Lo sa che mi è sempre piaciuto sentire il suo calmo battito, è come un calmante per me. Mi tranquillizza, mi infonde pace e amore. Lo stringo ancora di più a seguito delle parole che mi ha detto, e tiro su con il naso.

"Facciamo entrare Nate?"

Scuoto la testa in continuazione, Nate non deve assolutamente vedermi in questo stato.
Luca mi scosta dalle sue braccia e cerca i miei occhi. "Sky, è disperato, dovresti vedere come fa. Da quando sei entrata qui dentro non fa altro che fare avanti e indietro per il salotto, tra un pò ci crea una trincea stile prima guerra mondiale."

Ridacchio ed alzo gli occhi al cielo immaginandomi la scena, si direi che potrebbe farlo.
Asciugo le lacrime e mi soffio il naso con i fazzoletti che mi ha dato Luca. "Eh va bene, fallo entrare."

Fa per alzarsi ma tiro l'orlo della sua maglia. "Anche Sarah, ho bisogno anche di Sarah."

Sorride e va ad aprire la porta. Chiama Nate e Sarah e i due arrivano al volo in meno di un secondo. Si siedono davanti a me a gambe incrociate e mi guardano senza dire nulla. Negli occhi di Nate vedi tanta confusione e preoccupazione, tanta rabbia per non essere riuscito a cancellare il mio dolore, come se volesse assorbirlo e prenderselo per soffrire al posto mio. Sarah mi asciuga le lacrime e mi scompiglia i capelli amorevolmente, sorridendomi come solo lei sa fare. Lei è un'altra di quelle persone che odia gli sguardi compassionevoli, e li evita con tutti. Inoltre, preferisce ferirti sputandoti in faccia la realtà dei fatti, piuttosto che mentire dicendoti che andrà tutto bene quando magari, in realtà, è consapevole che non sarà affatto così. Con lei mi sento tranquilla proprio per questo motivo, perché non si fa alcun tipo di problema a dirmi le cose che pensa, non ha peli sulla lingua.

"Allora Sky? Ci dici cosa passa per la tua testolina?" mi chiede la mia amica puntando le sue dita sulla mia testa.

Sorrido e la guardo mentre cerca di tirarmi su il morale. "Stavo facendo box con Giustino - nel sentirlo Nate si fa sfuggire una risatina ed io mi volto verso il sacco - immaginavo che quel sacco fosse il mio dolore. Nella mia mente passavano immagini di tutte le persone che sono passate dalla mia vita e hanno lasciato un segno, un marchio indelebile. Non solo perchè mi hanno soffrire, ma anche per quelle che non sono riuscita a tenermi stretta, per il dolore che io ho causato e per il quale ora sto così. Per tutte quelle che mi sono fatta sfuggire e ho visto crollare davanti ai miei occhi, senza fare niente, senza salvarle. L'adrenalina saliva così tanto che nemmeno mi sono resa conto della forza con cui colpivo il sacco. Mi sono fermata quando non avevo più fiato e quando l'adrenalina è scesa il dolore è tornato. Justin si è accorto ed io ho rivisto in lui, per un momento solo, il viso di Caleb. Ha rifatto un gesto che lui faceva sempre e me lo ha ricordato così tanto che sono crollata. Mi è sembrato che fosse lui ad accarezzarmi, come l'ultima volta. Ed il senso di pace che sentivo è sparito all'istante, lasciando spazio ad un dolore enorme, sentivo male al cuore persino. Avevo voglia di piangere e strapparmi i capelli pur di smettere di sentire quel dolore, volevo urlare e cancellare tutto questo."

"Ti manca Caleb?" mi chiede Nate ingoiando un groppo in gola.
Piego la testa di la testa di lato osservandolo mentre nei suoi occhi si fa strada una paura che non ho mai visto, sento come la sensazione che lui abbia paura che non ami lui come ho amato Caleb, come se avesse paura che io possa lasciarlo perché non lo amo abbastanza. Ho sempre pensato che io non meriti un ragazzo come lui, che il mio amore non basti a renderlo felice, poiché sono così distrutta che non riesco ad amare nessuno sufficientemente per restargli accanto e farlo felice, nemmeno Nate. Ma sono così dipendente da lui, il mio cuore batte all'impazzata ogni volta che mi guarda e non riesco più ad immaginare come sarebbe la mia vita senza di lui.

"Si. Mi manca, mi manca da morire. Ma tanto non glielo posso dire."

"Sei ancora innamorata di lui?" Prosegue.

"No." Ribatto. Sospiro e mi avvicino a lui posando le mie mani sulle ginocchia. "Nate la storia tra me e Caleb è stata.. Complicata. Tu non immagini minimamente quanto grande fosse il sentimento che nutrivo per lui. Io amavo Caleb in un modo indescrivibile a parole, anche se in realtà non so nemmeno descrivere che tipo di sentimento fosse. Io lo amavo troppo, è sempre stato questo problema. 'Mi hanno insegnato che troppo amore manda via le persone.'" Faccio le virgolette sull'ultima parte del discorso per far notare che quella frase non è mia. La lessi una volta da qualche parte e mi rimase in testa, la scrissi ovunque, era persino sulla parole. "Questo è stato il problema con Caleb, il troppo amore. Era di quelle relazioni in cui sei consapevole che l'amore non basta, era un amore distruttivo, capace di consumarti. Non potevamo stare insieme. Io e Caleb ci siamo distrutti a vicenda."

Sarah mi fissa sbalordita e poi scorre con gli occhi su Nate. "Nate lei non sente la sua mancanza perché ne è innamorata, la sente perché si sente in colpa per come è finita questa storia."

Nate sbatte gli occhi e ci guarda confuso, confuso al massimo. "Ma non è colpa sua. Sky, non è colpa tua. Il suicidio è stata una sua scelta, poteva combattere il dolore ed abbracciarlo, si sarebbe affievolito. È stato un egoista, ha permesso che questo accadesse, che tu ti sentissi così. Sapeva che sarebbe successo. Era questo che voleva."

Sento la rabbia salire, Caleb non voleva questo, non lo voleva assolutamente. "No Nate. Non era questo che voleva, lui voleva solo cancellare il dolore, credeva di non poterlo sopportare. Anche io lo credo a volte, anche nella mia mente è passata più volte l'idea del suicidio, ma sono abbastanza lucida per capire che non risolverei nulla, morirei con il dolore e non con la felicità in corpo come tanto vorrei. Perché io non voglio che il mio dolore diventi quello degli altri. Lui ha sbagliato si, perché mi ha lasciata da sola a combattere con un dolore che doveva essere di entrambi, mi ha lasciato la sua parte. Ed io lo odio per questo, ma odio più me stessa per avergli detto la causa di quel dolore perché se non lo avessi fatto ora lui starebbe bene, mi avrebbe dimenticata come doveva succedere anni fa e sarebbe stato felice. Ed io lo stesso. Ora non potrò mai dimenticarlo perché ha fatto la sua uscita di scena con stile ed io non avrò la mia felicità che tanto cerco. Lui è parte di me Nate, e tu lo devi accettare, lui mi è entrato sotto pelle. C'è un filo invisibile che mi lega a lui e non lo posso tagliare, non lo posso fare nemmeno se lo volessi, perché è Caleb e sarà sempre Caleb. Io ti amo Nate, ti amo come non ho mai amato nessuno è ti assicuro che il modo in cui mi sono innamorata di te non ha nulla a che vedere con Caleb, ma devi essere consapevole che lui è parte di me e non se ne andrà mai."

"Finiscila, maledizione a te e a quello stronzo cazzo, non è colpa tua." scandisce Sarah lentamente "Porca puttana quante volte te lo dovrò ripetere? Caleb era una testa di cazzo che non ha nemmeno saputo prendersi le sue responsabilità. Era tutto più grande di te, più grande di voi, non avresti potuto gestirlo da sola, ma lo hai fatto ugualmente, perché tu tanto quanto lui sei una testa di cazzo. Te l'ho detto un'infinità di volta e non ho paura di farlo, mi conosci e sai che non so fingere, preferisco sputarti addosso del veleno e poi darti l'antidoto piuttosto che starti a guardare mentre muori lentamente. Che mi fulmini un lampo adesso se sto mentendo. Sei una testa di cazzo Sky, una grande testa di cazzo, perché non è colpa tua, non si possono fare delle scelte lucide se non si è lucidi, non e ma stata una tua scelta quello che è successo, è successo e basta. Non puoi avere il controllo su tutto, non è così che va la vita, non è così che funziona. Io ti voglio bene, un mondo di bene, e sono stanca di assistere a tutto questo. Svegliati fuori e prendi mano la tua vita o giuro che ti prendo a pugni fino a che non reagisci. Salvati Sky o giuro che ti uccido. Ed infine, sei una testa di cazzo, ma ti amo così come sei." Mi abbraccia senza pensarci, mi stringe fra le sue braccia dopo aver detto tutto queste parole che mi hanno travolto come un fiume in piena. Il silenzio taglia l'aria mentre mi sussurra che mi vuole bene e mi resterà accanto. "Ora basta con le smancerie, mi è già venuto il diabete. Forza, alza il culo da questo pavimento e andiamo a scolarci la bottiglia di vodka alla menta che c'è di là sul tavolo. Ti sta aspettando."

Le sorrido e le prendo la mano che mi ha teso. Mi sollevo con Nate accanto. Mi abbraccia da dietro e mi stampa un bacio sulla guancia. "Me lo dirai un giorno?"

Mi volto con il viso sfiorando il suo naso con il mio e lasciandogli un delicato bacio a fior di labbra. "Sarai il primo a saperlo, te lo prometto. " Gli do un altro bacio e lo stringo fra le mie braccia. "Dai, andiamo che la vodka non aspetterà anfora per molto."
Ridacchia e mi prende per mano portando mi in sala con gli altri.

Siamo tutti seduti attorno al tavolo a giocare ad obbligo e verità. È un gioco così stupido, ma devo ammettere che mi distrae facilmente.

"Sky obbligo o verità?" chiede Paige guardandomi mentre sorseggio l'alcolico fra le mie mani.

"Verità" replico convinta, un'altra volta.

"Ehi ma così non vale! Tu scegli sempre verità" dice Nate contrariato.

Sono seduta in braccio a lui e abbiamo fatto almeno tre giri, fino ad ora non mi hanno chiesto nulla di strano perciò continuo a giocare, anche se in modo molto scocciato. I miei amici hanno fatto confessioni abbastanza ridicole: Matt ha raccontato che una volta, in terza superiore uscì dal bagno con la carta igienica nei pantaloni senza nemmeno accorgersene. Nate invece, di quella in cui ad una festa era così ubriaco che è stato a letto con una ragazza della quale tutt'ora non sa il nome, e quando si è svegliato la mattina dopo ha chiamato Matt disperato perché era particolarmente brutta. Quest'ultimo lo aiutò ad uscire dalla finestra di casa della ragazza e mentre scendeva Matt mollò la presa sulla scala facendolo cadere e si ruppe un braccio, in più la ragazza si svegliò e lui dovette scappare per un intero mese da lei, lo stava lettaralmente stalkerizzando, Paige disse che voleva denunciarla.
Queste sono state le più divertenti.

"Se ti crea problemi ciccio la porta è di li." La indico con la bottiglia di birra fra le mani e sorrido mentre ne prendo un altro sorso. Lui alza gli occhi al cielo e ride. "Anche perché i vostri obblighi fanno cagare al cazzo, quindi evitiamo, grazie."

Paige è intenta a pensare a cosa chiedere ma Justin la spara prima di lei. "A quanti anni e con chi è stata la tua prima volta?"
Gli occhi verdi del ragazzo brillano di una luce ricca di curiosità e malizia, il che mi fa venire di divertirmi un po'.

"Oh dunque, vediamo un po'. La prima volta che ho fumato una sigaretta avevo 15 anni, mentre la canna.. Decisamente 15 anni anche questa. Però no, aspetta anche il resto delle droghe 15. Cazzo sono perplessa."

Mi lancia un cuscino e sghignazza "Intendevo la prima volta che hai fatto sesso pagliaccia!"

Inarco un sopracciglio e scoppio a ridere. "Ma giura? Pensavo intendessi la prima volta che ho lanciato banane a quell'idiota del mio vicino di casa."

"Hai lanciato banane al tuo vicino di casa?" Domanda Matt sorpreso.

"Mi aveva fatta incazzare, non ricordo cosa aveva detto. Mamma mi mandò a prendere della frutta al supermercato dietro casa. Davide era con me, e mi intimava a mantenere la calma. Ma ormai tutti sapete come sono fatta, nelle mie vene scorre tutt'altro che la calma. Allora presi il casco di banane dalla busta e iniziai a lanciargliele dritte in faccia. Luca ha visto la scena da casa sua, chiedeteglielo." Spiego ai ragazzi.

Nate scuote la testa divertito e Luca scoppia in una fragorosa risata al ricordo. Mamma si è arrabbiata perché questo coglione si era tenuto tutte le banane ed io me ne sono altamente fregata dei soldi che avevo speso.

"Vi assicuro che è stata la scena più divertente di tutta la mia vita, quel ragazzo era un cretino. Una volta gli lanciato pure l'ananas e ha detto. 'So che sei allergico, se la mangi magari esplodi e la smetti di rompere il cazzo a me.' Esilarante." Dice il mio migliore amico.

"Tutto ciò non me lo aspettavo, intendevo proprio quando tu hai perso la verginità." Prosegue Justin insistendo.

Roteo gli occhi al cielo e sbuffo scocciata. "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere e scelgo obbligo."

Sbuffa di rimando e mi osserva stringendo gli occhi a fessura. "Bene. Ti obbligo a dire la verità. Rettifico la domanda."

Che palle, ma perché mi tocca fare queste stronzate?
Guarda che te li sei scelta tu i tuoi amici.
Cazzo lo so, purtroppo lo so.

Incrocio le braccia al petto e sospiro. "A 90 anni. Ho perso la verginità a 90 anni, in realtà sono un vampiro ma non ve l'ho mai detto, era questo il mio grande segreto, Caleb non è morto suicida, gli ho succhiato il sangue dopo averlo morso e non sono riuscita a fermarmi." Dico in tono anche troppo serio.

"È una bugia. I vampiri non esistono. La verità Barbie." Sbotta Justin.

"Certe volte mi chiedo come tu faccia ad essere così stupido, poi ti guardo in faccia e capisco tutto." Rido divertita e scuoto la testa sorseggiando la vodka.

"Dai Sky, seriamente. Non prendermi in giro."

"Oddio sono proprio una stronza." Scuoto la testa e rido mentre i ragazzi sbuffano irritati. Come mi diverto. "E va bene, e va bene. La prima volta che ho fatto sesso avevo... 2 anni"

"Ma la smetti?" Sbotta Sarah.

"Che ne sai che tu se è una bugia? Mio padre potrebbe avermi violentata!" Le dico io.

"Non lo diresti con tutta la nonchalance di questo mondo." Dice Nate.

"Touchè Amore mio, mi conosci bene." Sorrido e gli stampi un bacio.

"Allora? Me la dai questa risposta o devo inviarti un fax?" Prosegue Jay.

Ma che stress oh.
E diglielo dai.

"Preferisco la buca delle lettere in realtà, sai?" Continuo a prenderlo mentre osservo il mio migliore amico.

"SKY!!!" urlano tutti in coro esasperati.

"Uffaaaa ma non si può nemmeno scherzare adesso! Che pena."

"La risposta Barbie, adesso." ringhia disperato.
Roteo gli occhi e la testa un paio di volte "13 anni." bevo un sorso di vodka e Nate fa lo stesso strappandomi la bottiglia dalle mani. "Con Caleb"

Nate rischia di strozzarsi e Luca mi appoggia una mano sulla coscia. Matt abbassa gli occhi e Paige sorride a vedere la reazione del cugino. Justin mi guarda ma non dice nulla e fa vagare lo sguardo da me, a Luca, a Sarah.

"Perché così piccola?" Domanda in seguito.

"Ero stupida ed innamorata. Troppo."

"E lui?"
Ma è un terzo grado per caso?

"Con il senno di poi ti dico di si."

"Ne sei certa?"

"Oh madonna Si. Ne sono certa!" sbuffo "Possiamo passare oltre? Il gioco non si chiama 'le verità di Sky!'"

Mentre dico questa frase un telefono squilla, è quello di Matt.
Lo estrae dalla tasca e senza nemmeno guardare chi è risponde portandosi il telefono all'orecchio.
Il suo viso da divertito si fa serio e bianco come un cencio. Il ragazzo annuisce con la testa e serra la mascella. Mi volto verso Nate che ha la stessa espressione in viso che abbiamo tutti quanti e appoggio il mento sulla sua testa. Sentiamo il telefono cadere e Matt si prende la testa fra le mani stringendo le ciocche dei suoi capelli. Una lacrima silenziosa bagna il suo viso ed alza subito gli occhi su di me e sul suo migliore amico.

"Se n'è andata.."

I sorrisi di tutti muoiono all'istante, nella stanza cala il silenzio mentre il ragazzo si alza ed esce di casa sbattendo violentemente la porta lasciandoci tutti senza parole e senza fiato.

__________________________
🦄🦄🦄

Buon pomeriggio gente!
Ecco a voi il capitolo 41.
-9 alla fine!!

Spero vi sia piaciuto 😘
A domani con il 42!
Un bacio,
Ila_ 🌙💘

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