CAPITOLO QUARANTAQUATTRO - Broken.
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Buona lettura! 🌸
La canzone del capitolo è 'Down' di Jason Walker.
Io e Justin siamo seduti al nostro tavolo al parco mentre sorseggiamo la solita birra e fumiamo la solita sigaretta. I suoi modi mi incantano come sempre, non sembra ma Justin è davvero un ragazzo d'oro.
I miei piedi sono poggiati sul tavolino ed osservo il mio con l'aria corrucciata. Mi ha scritto un messaggio dicendo che aveva urgenza di vedermi, per cosa ancora non lo so, siamo qui da quindici e non mi ha ancora detto nulla.
"Mio Dio.. Sembri un fantasma.." Mi dice scruta attentamente, osserva ogni mio lineamento.
Il fatto che ho perso peso non si nota poiché la felpa a enorme lo nasconde, ed inoltre oggi sono vestita abbastanza da stracciona, proprio perché non avevo la minima voglia di tirare fuori qualcosa di decente dall'armadio. E sono anche struccata, le occhiaie sono visibili ed avendo il contorno occhi rosso non posso nemmeno metter la matita. Perciò si, dire che potrei sembrare un fantasma.
"Grazie Jay, sai ti voglio bene anche io." Le mie dita tremanti prendono a rollare lo spinello fino a chiuderlo. Lo porto al labbro e lo accendo con il massimo della tranquillità, mentre Justin è visibilmente preoccupato.
"Barbie devo parlarti" mi dice. Punta i suoi occhi nei miei ed io scruto le sue iridi come sa da esse potessi capire ciò che vuole dirmi, ma in realtà non ho la benché minima idea di cosa voglia dirmi e non so nemmeno cosa aspettarmi da lui in realtà, perché non ho mai visto così tanta serietà sul suo viso.
"Certo Giustino, ti ascolto." un brivido mi attraversa quando lui serra la mascella e deglutisce rumorosamente. Spero che non si metta a farmi la predica come stava facendo il mio ragazzo prima che venissi da lui, perché è la volta buona che prendo a pugni qualcuno. Nate voleva costringermi a parlargli dell'incubo che mi aveva svegliata durante la notte trascorsa a casa sua, ma non ero minimamente intenzionata a farlo. Il ragazzo, perciò, ha iniziato a dirmi che non andava bene che mi tenessi tutto dentro e bla bla, ho smesso di ascoltarlo dopo quella frase ed ho iniziato a guardare quanto ridotto male era il mio smalto, per cui mi sono alzata ho estratto lo smalto nero dalla borsa ed ho iniziato a stenderlo sulla dita mentre parlava.
"Devi promettermi che non mi giudicherai." Prosegue Justin.
Continuo a non capire dove vuole andare a parare. Questa frase mi irrita parecchio, non sono proprio nelle condizioni di giudicare ed inoltre, lui sa bene che ho sempre odiato le persone che puntano il dito sugli altri senza guardarsi allo specchio. "L'ho mai fatto?"
Sorride e scuote la testa. "No."
"Dai parla, mi hai già fatto innervosire pensando che io ti possa giudicare."
Beve un lungo sorso di birra e abbassa lo sguardo sulle sue mani intrecciate. Giocherella con le dita nervosamente e posso sentire la sua agitazione, quasi è palpabile. Non riesco ad immaginare cosa possa volermi dire di tanto brutto e sinceramente inizio a preoccuparmi per il ragazzo, perché più i secondi passano più la sua espressione si fa terrorizzata. "Ti posso assicurare che non ti mangio. Non puoi aver fatto nulla di tanto brutto Giustino, non sei me." Gli dico con l'intenzione di incoraggiarlo.
"D'accordo. Parto dal principio. La mia famiglia è ... Strana." Farfuglia il ragazzo gesticolando. Scuote la testa.
"Justin, respira." Gli dico allungando una mano verso la sua e stringendola. "Non ho fretta."
Annuisce e prende un respiro profondo. "Cioè non è strana, io sono strano. Niente scherzavo, ricomincio da capo." Si passa una mano fra i capelli ed io lo guardo scuotendo il capo. "Quando io e mio fratello eravamo piccoli, i miei genitori ci davano molte attenzioni, ci trattavano come se fossimo i re della casa, e nonostante fossimo una famiglia non molto ricca, anzi in realtà eravamo quasi sul lastrico, cercavano di accontentarci come potevano. Io e Zac avevamo sempre e comunque ciò che volevamo, non ci mancava nulla.
A scuola però, dato che comunque come avrai ben capito di americani poveri non ce ne sono molti, la situazione era pesante. Io e Zac eravamo in due classi diverse, gli insegnanti erano convinti che due gemelli non potevano stare nella stessa classe, per quale motivo ancora non lo so. I miei compagni di classe mi prendevano in giro perché io a differenza loro non portavo scarpe di marca, non avevo giubbini di pelle, non cambiavo i vestiti tutti i giorni come facevano loro. La situazione degenerava sempre di più e alle medie ero una vittima di bullismo. Ora non sto qui a raccontarti tutto quello che mi facevano perché ci sono le cose più stupide come gli spintoni in corridoio ma anche quelle più serie, come la testa nel water. Nel frattempo anche la situazione a Casa precipitava, per i miei genitori non esistevamo più, a volte di dimenticavano pure di preparare la cena a me e Zac, per cui ci dovevamo quasi sempre arrangiare. Un giorno mio padre e mio fratello andarono ad una partita di football, avevamo 11 anni. Io non avevo mai amato il football, preferivo il basket, tanto che papà una volta al mese portava me a vedere una partita di basket e Zac a vederne una di football. Quel giorno era il tuo di Zac di andare con papà alla partita. Io ero rimasto a casa con mamma a guardare un film. Il telefono di casa suonò all'improvviso e risposi io. Dall'altro capo della cornetta c'era una voce maschile, che mi disse che a fine partita, nel tornare a casa, mio padre e mio fratello ebbero un incidente. Uno ubriaco alla guida andò addosso alla loro macchina e li fece ribaltare. Zac morì sul colpo, mentre papà andò in coma e si svegliò pochi giorni dopo. Io non riuscivo ad accettare la morte del mio gemello, mio fratello era stato il mio primo amico, e molte volte mi ritrovavo a guardarmi allo specchio parlando con il mio riflesso, questo perché immaginavo Zac. Essendo gemelli, eravamo davvero due gocce d'acqua, e più mi guardavo, più sentivo la sua mancanza. Ero piccolo, ma non stupido, sapevo che mio fratello non l'avrei più rivisto e non sarebbe più tornato. Comunque, dopo l'incidente mia madre iniziò ad odiare mio padre, incolpandolo della morte del figlio. Io convivevo con loro che litigavano, si urlavano addosso in continuazione, non riuscivamo a stare insieme cinque secondi senza iniziare a discutere, anche per le cazzate. Il loro amore era svanito nel momento stesso in cui mio fratello perse la vita, e le loro energie le incentravano sulle litigate e sul tentare di sistemare i cocci, di rincollare il vaso che ormai era rotto da un pezzo. Mia madre dopo qualche mese, stufa di litigare chiese il divorzio ma mio padre non ne voleva sapere e iniziò a bere, non accettava che mia madre volesse la separazione, lui era molto innamorato di lei. Dato che mio padre non concesse il divorzio a mia madre la sua unica scelta fu quella di andarsene di casa. Una mattina mi svegliai ed trovai mio padre in lacrime mentre leggeva una lettera seduto al tavolo della cucina e accanto a lui ce n'era un'altra indirizzata a me" mentre racconta questo con la voce spezzata mi porge una lettera estratta dal portafoglio. Si vede che è vecchia, la carta è ingiallita ed è piuttosto stropicciata e a vederla cosi mi ricorda molto quella di Caleb e Natasha. Me la porge e mi sorride. "Leggila Barbie"
Spiego il foglio con mani tremanti, mentre non riesco a togliere gli occhi da quelli di Justin. Mi fa cenno di leggere le parole scritte in una calligrafia perfetta, e dopo avergli lanciato un'altra occhiata, leggo la lettera fra le mie mani.
"Ciao figlio mio,
Mi dispiace non poterti portare con me, ti ho sempre amato e sempre ti amerò. Scusami amore mio, ma non riesco più a stare nella casa dove sta tua padre, e in una casa piena di ricordi di Zac. Ti voglio bene, addio per sempre.
La tua mamma."
Rimango interdetta e sbatto le ciglia scuotendo il capo, non ho parole, come può una mamma dire cose del genere? Sento la rabbia salire nelle mie vene e dopo aver ripiegato la lettera la restituisco al suo legittimo proprietario.
"Quanti anni avevi?" chiedo osservandolo.
Torno a poggiare i piedi sul tavolo ed incrocio le braccia al petto.
"12." Sospira e rimette la lettera nel portafoglio. "Comunque, l'abbandono di mia madre si faceva sentire sempre di più, sia in casa che dentro di me ed unito alla morte di mio fratello generò il caos più totale. Non lo ammettevo ne a me stesso, ne a mio padre e ne a nessun altro, ma la presenza di mia madre mi è sempre mancata e sempre mi mancherà. In un momento del genere avevo bisogno di lei più di chiunque altro al mondo. In meno di un anno avevo perso mio fratello e mia madre. La cosa che mi fece più male di tutte fu che non mi salutò nemmeno ed io, tutt'ora, non la vedo e non la sento dalla sera prima che mi lasciasse, non so neppure se è viva o morta." Dice il ragazzo con lo sguardo basso. Osservo i suoi lineamenti tesi e sofferenti mentre racconta, e mi domando sempre più come una madre possa essere capace di una cosa del genere. Proprio mentre racconta questa storia, penso alla mia di madre. Il nostro rapporto non è sempre stato rose e fiori, così come quello con mio padre, ma arrivati a questo punto direi che non è il caso di lamentarsi. Con tutte quelle che avevo combinato era già tanto se mi rivolgevano la parola, ma, a parte ciò, non mi hanno mai abbandonata. Le loro mani sono sempre state tese verso di me, pronte a risollevarmi se fossi caduta, ed io non so cosa avrei fatto se loro due e mio fratello non ci fossero stati. Mi lamentavo costantemente quando litigavamo, ma mia madre è sempre mia madre è lei sa che per quanto io e lei possiamo litigare, tornerò sempre,e dico sempre, da lei. Per abbracciarla e sostenerla come lei ha sempre fatto.
"Non l'hai più cercata?" Domando al mio amico dinanzi a me.
Lui mi scruta attentamente e scuote la testa. "Che senso aveva? Mi aveva abbondanato e aveva scritto addio sul biglietto, non provai nemmeno a cercarla, non ho intenzione di farlo nemmeno tutt'ora." Mi spiega. Si passa una mano sul viso e riprende. "Insomma, mio padre iniziò disprezzarmi e a bere sempre di più. Quando tornava a casa veniva a cercarmi in camera mia e mi picchiava. Diceva che ero un maledetto pidocchio e le ricordavo troppo lei è mio fratello, tanto che io non riuscivo a guardarmi in faccia o negli occhi proprio per questo, e ad essere sincero anche io fatico molto a farlo, proprio perché lui è uguale a me, o almeno lo era, e così anche mia madre. Visto gli atti di bullismo, vista la mancanza di una madre e di un padre e la perdita di Zac, iniziai a rifugiarmi nella droga. Entrai in un pessimo, ma davvero pessimo giro, non mi limitavo all'erba, ho fatto uso di qualsiasi sostanza. Ne ero totalmente dipendente, la sensazione di potere che mi dava, la libertà che sentivo, non era paragonabile a nulla, il vuoto che sentivo si colmava all'improvviso. A mio padre non importava in che condizioni tornassi a casa a 16 o 17 anni quali avevo, lui neanche mi vedeva e quando lo faceva diventavo il suo pungiball, per cui me ne fregavo altamente. Dato che io non avevo soldi per comprarela droga un ragazzo della compagnia mi propose lo spaccio, in questo modo non avrei dovuto chiedere soldi a nessuno ed una piccola parte del ricavato restava a me, inoltre potevo avere la roba senza pagare e lo trovavo una gran figata. Continuai così per un paio di anni, forse anche 3, non ricordo se avevo 16 o 17anni quando ho iniziato a spacciare. Comunque le cose andarono una favola per un pò, poi un giorno un ragazzino venne da me e mi chiese della coca. Disse che ne aveva già fatto uso ed io per mio errore non gli chiesi l'età, ad occhio e croce pensai avesse 18-19 anni e non mi misi a fare raccomandazioni particolari dato che disse di averne già fatto uso. Quello stesso giorno la sera ero in giro, andai ad una festa dove un ragazzo della compagnia era stato invitato ma in quel periodo vigeva la regola del "o tutti o nessuno", così andammo tutti quanti, purtroppo per loro. Il ragazzino, che quella sera alla stessa festa, tornò da me per chiedermi altra cocaina dicendo che quella dose non gli sarebbe bastata per tutta la sera ed io, divertito e sballato quanto lui gli diedi un'altra dose, non pensando che quella gli sarebbe stata fatale. Quella sera il ragazzino morì per overdose ed io mi sentii completamente caduto nell'abisso. E la mia vita andò in pezzi, del tutto. Ho ucciso un ragazzino Sky, ho maledettamente ucciso una persona. Sarei da galera ed invece mi trovo qui con te a bere una cazzo di birra come se nulla fosse." Sospira prendendosi la testa fra le mani.
"Non è colpa tua, tu non lo hai ucciso." Stringo la sua mano fra le mie e cerco i suoi occhi. La mia espressione è dura e tesa.
"Si Sky. Io l'ho ucciso, io gli ho dato la droga fidandomi della sua parola, io non gli ho chiesto l'età, e sai quanti anni aveva in realtà?"
Scuoto la testa e lo fisso. "Non lo so quanti anni aveva, e nemmeno mi interessa. Non so perché lo ha fatto, non so cosa avesse in testa quel ragazzo, ma una cosa la so e tela posso dire. Guardami." Gli dico scuotendo le sue spalle e spingendolo a guardarmi negli occhi. "Quando una persona si droga, sa a che cosa va incontro. È consapevole del fatto che anche solo una dose può portarti alla morte. Cazzo Justin ci ero dentro anche io nella droga, le ho provate tutte, non solo l'erba o la cocaina come te, l'unica che non ho provato è l'eroina ma se Luca non mi avesse presa per i capelli a quest'ora sarei in un centro di recupero per eroinomani probabilmente. Ero fuori controllo Justin, non ero affatto lucida, non pensavo alle consegue, volevo solo provare il brivido del pericolo, volevo sentirmi viva e ci sono riuscita, per un po'. Justin io ho fatto e detto cose orribili sia in quel periodo che dopo quel periodo e sono la persona che sono per questo. Non avevo controllo della mia mente e del mio corpo. Ma quando ho iniziato a drogarmi sapevo cosa sarebbe potuto succedere e nella mia testa c'era solo un mantra: 'ad ogni azione corrisponde una conseguenza'. Perciò non è colpa tua Jay, smettila di incolparti, perché non è colpa tua, non lo è."
"Non sapevo avessi problemi con la droga Barbie." Mi dice con un sorriso.
"Mi sembrava di averne parlato una volta anche con te, va beh, se non lo sapevi, ora lo sai. Ho molti scheletri nell'armadio Jay Jay, non ne hai nemmeno idea." Lo informo.
"Cosa avrai mai fatto di tanto brutto?" Mi domanda scrutando i miei scuri e pieni segreti, due pozzi senza fondo.
"Ripeto, non ne hai idea. Ora abbracciami cretino, sei il mio amico di bevute e siamo più simili di ciò che pensi." Gli sorrido e gli tendo la mano.
"Grazie Barbie. Ti sposerò." ridacchia e mi da un bacio sulla fronte.
"Ti sposerò e se è La vita che fugge io non fuggiròòò" canticchio la canzone di Nesli ricordandomi solo dopo che sto cantando in italiano.
"Che stai dicendo?" Domanda infatti il mio amico.
"È una canzone, italiana. Dai andiamo a prendere a botte il mio sacco?" Gli chiedo dandogli una gomitata.
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"Certo. Ma prima ti devo un abbraccio. Vieni qui n
Mi accoglie fra le sue braccia con un grande sorriso di gratitudine e mi stringe a se.
"Ti voglio bene Sky e non mi importa ciò che hai fatto, ci sarò sempre per te."
Sorrido e lo stringo forte sentendo gli occhi pizzicotti. "Andiamo a fare botte ti prego , ne ho bisogno."
Ridacchia ed insieme ci incamminiamo verso casa mia.
Mentre prendo a pugni il sacco con lui dietro mi torna alla mente che Domenica Justin è andato a cena da Lucinda e non mi ha raccontato nulla, così chiedo.
"Com'è andata da Lucinda, Jay?"
Gli chiedo ricordandomi che aveva la cena a casa della sua ragazza pochi giorni fa. In questi giorni sono parecchio smemorata, ancora più del solito.
"Ho due osservazioni." Alza le mani dal sacco mentre io mi fermo con le braccia a mezz'aria per ascoltarlo. "Uno, da quando sono Jay?" Tira su l'induce ed osserva le sue dita affusolate. "Due, sua madre mi mangiava con gli occhi e suo padre mi odia."
"Che esagerato, come sempre. Senti, sarai anche bello ma non credo che una madre pensi a sbattersi il ragazzo della figlia." Scoppio a ridere mentre tiro un altro pugno al sacco.
"Non puoi capire Sky, le sue facce erano da.." si ferma, sgrana gli occhi e mi guarda "incubo" dice mollando il sacco e sollevando le mani in aria gesticolando.
Scoppio a ridere nel vedere la sua faccia e scuoto la testa abbastanza divertita. Bussano alla porta e Sarah fa capolino "Volete da mangiare? Ormai è ora di cena e pensavamo di andare a mangiare il sushi io e Luca, venite?"
Guardo Justin che fa spallucce e poi mi rivolto verso Sarah. "Gli altri?"
Scuote la testa ed alza le mani facendo il segno dell'ok. La sua espressione è terribilmente divertente, poiché ha gli occhi socchiusi e le labbra messe a papera. "Serata tra amici stasera vecchia"
Scoppio a ridere perché quel nomignolo lo usiamo in Italia ed infatti Justin è piuttosto stranito da ciò. "Beh in questo caso va bene, Giustino?"
"Che party sarebbe senza Jay Jay?" Si avvicina e si appoggia con un braccio sulla mia spalla. Gli lancio un'occhiataccia e lo guardo dal basso.
"Ego smisurato come sempre" dico tirandogli un pugno sul braccio e facendolo ridere.
Sarah alza gli occhi al cielo e ci fa il pollice in su "Alle otto usciamo perciò lavatevi che puzzate, schifosi" detto ciò se ne va sbattendo la porta e facendoci ridere.
Tolgo i guantoni e Justin lascia andare il sacco, viene verso di me e mi spintona un pò fino a quando non spalanco l'armadio e comincio ad osservarlo, come se i vestiti da indossare potessero uscire da soli.
"Sei in attesa che i vestiti prendano il volo? Oppure aspetti che la Madonna arrivi in carrozza? No! So io a cosa stai pensando!" Si indica la testa e stringe gli occhi a fessura. "Stai aspettando che io mi trasformi in fata turchina e ti crei il vestito perfetto."
Mi volto sconvolta da ciò che ha detto e lo spingo di nuovo facendolo indietreggiare ed alzare le mani in segno di resa. "Aiutami a scegliere invece di fare il coglione."
"Lo fa Nate?" Domanda osservando i capi del mio armadio.
"Nate non mi sopporta quando non so cosa indossare, nel momento in cui spalanco le ante dell'armadio scuote la testa e se ne va lasciandomi affogare nella mia indecisione e disperarmi perché non ho vestiti. Lui afferma che starei bene anche se indossassi un sacco della spazzatura, e magari sembra una cosa carina, ma mi fa penserà alla spazzatura e quindi penso di puzzare." Gli spiego sbuffando. Ho così tanti vestiti che davvero non so mai cosa indossare.
"Sei assurda. Vediamo cosa hai in questo castello di vestiti." Farfuglia mentre infila la testa nell'armadio.m
"Castello?"
Sbatto le palpebre mentre Justin tira fuori vestiti e li lancia per tutta la stanza. Seguo con gli occhi i suoi movimenti tentando di non ridere, ma quando tira fuori la testa e mi osserva con le sopracciglia inarcate scoppio a ridere senza sosta.
"Si beh, è più grande di quello di Lucy! Potresti usarlo come negozio di vestiti" scuote la testa "ma come fate voi ragazze ad avere così tanti vestiti? Il bello è che non sapete mai cosa indossare! Guardate che se usate gli stessi abiti due volte non muore nessuno sapete?"
"Cretino." Gli dico ridendo.
Comincia a frugare di nuovo nell'armadio ed estrae jeans neri strappati a vita alta ed una canotta bianca. "Questi dovrebbero andare, mi piacciono."
"Bene, allora metto le vans bianche e nere. Mentre io mi faccio la doccia vai a cercare qualcosa da mettere in camera di Luca che ha un assortimento di jeans e magliette che 'minchia cosa sei una donna?' " dico facendo un gesto con le mani. Justin scoppia a ridere e scuote la testa, dopodiché usciamo insieme dalla stanza e corro in bagno.
Mugolo quando il mio palato viene a contatto con la pallina di riso e il pezzo di salmone che vi è sopra.
Credo che l'unica cosa della mia vita che sarà per sempre, è il mio amore per il sushi.
"Koala se non mangi più piano finirà che avremo un funerale da celebrare. Il tuo, morte per soffocamento da sushi." mi dice Luca indicandomi con le bacchette
Il fatto è che quando mangio il sushi, non riesco a controllarmi.
Ricordo che una volta io e Jade andammo al sushi con Luca e Davide, io e lei mangiammo 20 spiedini di gamberetti a testa e ci portarono 5 giri di piatti pieni di sushi. Inutile dire che sono stata con il mal di stomaco per tutta la settimana a seguire.
"Oh ma sta zitto cazzone, io e il sushi ci completiamo." Ribatto mettendo in bocca un altro pezzo di sushi.
"Tu ti completi con qualsiasi cosa sia commestibile Sky" ridacchia Sarah lanciandomi un pezzo di tovagliolo.
"Ha parlato quella che non mangia mai no? Ti devo ricordare il giorno in cui hai svuotato il mio vasetto di nutella? Hai mangiato la nutella assieme alle patatine fritte perché non c'erano grissini, parliamone."
Sarah è una di quelle persone che fa esperimenti con il cibo, e prova di tutto, la cosa che mi stupisce di più è che non le fa schifo nulla. Sarebbe capace pure di mettere ketchup e nutella nello stesso panino, oppure la nutella sul pesce. Ed è magra come uno stecchino.
Per non parlare dei suoi 'spuntini' che fa in piena notte. Sandwich pieni di roba che non so come fa a mangiarsi, la mia bocca non è abbastanza grande per mordere i suoi panini.
"Fai schifo" annuncia Justin annuendo e guardandola con ammirazione. "Sono fiero di te!" e gli da un cinque.
Scoppiamo tutti a ridere quando Luca cerca di utilizzare le bacchette e l'unica cosa che ottiene è uno spargimento di salsa di soia e schizzi ovunque.
"È colpa tua Sky, se non mi avessi distratto a quest'ora quel bel pezzo di pesce sarebbe nella mia bocca."
Si indica la bocca con la bacchetta e tira fuori la lingua per mostrarmi che è vuota.
"Certo ovvio, sempre colpa mia. Tu sei un rincoglionito di merda ed è colpa mia." dico alzando gli occhi al cielo. "Chiudi quella bocca schifoso di merda, mi fa schifo vedere la tua epiglottide, mi mette ansia." Sbotto osservandolo disgustata.
"Amico era un pò ambigua la frase" ride Justin. Mentre beve un sorso di birra.
"Pensa a mangiare idiota" lo riprende Luca.
Sarah è così presa dal cibo che non parla e quando si accorge che tutti noi la stiamo guardando si ferma con il boccone a mezz'aria e la bocca piena. "Beh, che c'è?" esclama.
"C'è che fai schifo e sei un cesso fiorellino" le dico ridendo di lei e scattandole una foto con il telefono mentre ha la bocca piena. "Questa va su Instagram" rido divertita mentre osservo la foto. Più la guardo, più mi viene da ridere.
"Zitta e mangia stronza, un pezzo di sushi potrebbe finire tra i tuoi capelli."
"Preferisco che mi finisca direttamente in bocca, sai non vorrei dover togliere tutti i capelli, è una scocciatura."
Scoppiano tutti a ridere e continuiamo a ridere e scherzare per un po'.
Il mio telefono suona un paio di volte mentre è accanto a me, segno che ho ricevuto dei massaggi. Guardo il display e noto che è il mio ragazzo.
Nate: "Dove sei?"
Sky: al sushi con i ragazzi.
Trenta secondi dopo squilla di nuovo, stavolta è una chiamata.
"Ciao occhi di ghiaccio."
"Mangi sushi senza di me?" Chiede. La sua voce è strana, sembra diversa. Ha parlato mangiando le parole, e questo mi fa pensare che lui sia ubriaco. Non ci faccio caso e rispondo.
"Ehm.. Si (?)" È così divertente prenderlo in giro, il ragazzo inizia a farsi le paranoie anche se gli dico che sto andando al centro commerciale senza di lui.
"Stronza. Con chi sei?"
"Luca, Sarah e Justin." Replico dando un'occhiata ad ognuno dei ragazzi. Un risolino esce dalla mia bocca quando vedo Justin fare smorfie a Sarah e Luca spalancare la bocca e mostrare il contenuto all'interno della sua bocca.
"Ah." Sento dire dal ragazzo dall'altro capo della cornetta.
"Perché?"
"Sembra che tu non voglia rendermi partecipe della tua vita."
Rimango interdetta e sbatto le palude per qualche secondo, dopodiché mi alzo da tavola ed esco, in modo da poter parlare tranquillamente senza i ragazzi che mi rompono le scatole. "Ma che stai dicendo?"
"No sai, esci senza di me, tutti sanno tutto tranne me.." ribatte serio il ragazzo.
Ha dei seri problemi, questo ragazzo deve iniziare ad usare roba buona. Ma i deficienti me li becco tutti io?
Per me si buca con l'acqua dei caloriferi.
Per me invece si spara paranoie in endovena.
Che abbiamo fatto secondo te?
Ne so tanto quanto te.
"Che vuoi dire con questo?" Chiedo cercando di mantenere la calma.
"Niente Sky, divertiti. Buona serata." E stacca.
Nessuno mi attacca il telefono in faccia, ora mi sente, poi lo ammazzo.
Roteo gli occhi al cielo e sbuffo quando provo a richiamarlo e non mi risponde.
Ma che ho fatto di male per meritarmi ciò?
Sei scema e imbecille, ecco che hai fatto.
Muta.
Rientro e osservo tutti, poi mi siedo e sbuffo. "Devo andare da Nate." dico prendendo la borsa.
"Ma non hai finito di mangiare!" mi dice Luca.
"Lo so Luchi, ma gli è scoppiata la merda nel cervello e voglio andare a vedere che cazzo ha. Vi lascio i soldi per pagare, mi prestate una macchina?"
"Ti accompagno io. Poi vado da Lucy, abita lì dietro." si offre Justin mentre Luca gli da le chiavi dell'audi.
"Grazie Jay" sorrido e gli stampo un bacio sulla guancia "Non so ne se torno, ne quando torno, perciò non aspettatemi, mi farò sentire."
Usciamo e ci dirigiamo verso casa di Nate.
So che è a casa da solo, quindi non mi preoccupo nemmeno di avvisare che arrivo, così come non mi preoccupo di suonare e scavalco il cancellino. Sbatto le mani con forza sulla porta e comincio ad urlare come una pazza isterica.
"Nate apri questa cazzo di porta perché giuro che salgo in camera tua arrampicandomi sull'albero ed entro dalla finestra."
Nessuna risposta.
"Porca puttana Nate!" insisto.
Alla decima volta che do calci e pugni alla porta la serratura scatta e mi trovo davanti un Nate a torso nudo.
"Che ci fai qui?" Domanda osservandomi dalla testa ai piedi.
Porta una bandana in testa, ed il suo ciuffo di capelli ricade su di essa. Il tatuaggio sul costato è bene in vista ed indossa un paio di pantaloncini da calcio. È scalzo e senza ciabatte.
Sento arrivare al naso il profumo di alcool e subito i miei occhi scattano su di lui.
"Beh fammi fare due conti. Il mio ragazzo mi chiama facendomi una sceneggiata napoletana per telefono affermando che non voglio che faccia parte della mia vita, quindi io, dato che ne sono innamorata e ci sto di merda sono venuta fin qui per vedere che cazzo gli passa per quella merda di testa." Gli dico portando l'indice al suo petto.
Afferra il mio dito e mi trascina addosso a se, dandomi un bacio sulla fronte.
"Entra." si sposta poi per farmi passare e si chiude la porta alle spalle.
"È ovvio che entro, non resto sulla soglia per la tua bella faccia, ora parla, sto perdendo la pazienza." Sbotto.
Lancio la borsa in terra ed incrocio le braccia al petto inarcando un sopracciglio. Il mio sguardo scatta sulla sua mano e corrugò la fronte: una bottiglia di bourbon è stretta nel suo pugno e si porta la bottiglia alle labbra prendendo un lungo sorso.
Ma che gli prende? Non ha mai fatto così.
Chiediglielo.
Si avvicina a me e siamo occhi negli occhi, ad un millimetro dal suo viso. Sento il suo fiato caldo sul viso e per un momento chiudo gli occhi godendomi quella sensazione.
"Sei ubriaco?" chiedo sentendo l'odore di bourbon uscire dalla sua bocca.
"Si, che c'è tu puoi farlo ed io no?" Ribatte prontamente.
Mi sta profondamente irritando. Lo spingo indietro con violenza e mi fissa in cagnesco.
"Dimmi che cazzo hai o giuro che non rispondo delle mie azioni, Nate."
"Non posso salvarti se tu non me lo permetti." Mi scruta da lontano ed il suo sguardo gelido mi mette i brividi.
"Che vuoi dire?"
La mia voce inizia a tremare. Non possiamo litigare per questo, non adesso.
"Tu pretendi che io ti resti accanto, che ti sostenga, ma come posso farlo se non so nemmeno cosa ti tormenta tanto?" Domanda alzando il tono della voce e bevendo un altro sorso bourbon.
"Perché me le dici adesso queste cose?" Rispondo cercando di mantenere la calma e non farmi prendere dal panico.
"Perché sembra che tu non voglia farti aiutare, sembra che tu non voglia uscirne da questa merda che ti circonda."
Sbatte la bottiglia quasi vuota sul tavolo ed alza le mani in segno di resa dinanzi a me.
"Non sai quello che dici.." Scuoto la testa e mi passo una mano sul viso. I battiti accelerati del mio cuore mi indicano che devo calmarmi, che se non respiro piano rischio di andare in iperventilazione.
"Ah no?" Inarca un sopracciglio e mi fissa.
Non ho mai visto Nate in questo stato e non ha mai avuto uno sguardo così freddo e distaccato nei miei confronti, non sembra nemmeno il ragazzo che conosco e che mi ha sempre e solo dato amore, regalandomi meravigliosi sorrisi.
Faccio un passo avanti e divento altrettanto fredda, mentre la corazza attorno a me non fa altro ispessirsi, di nuovo. Stringo le mani a pugni e abbasso la testa. "No."
"Spiegami allora"
"Mi ameresti lo stesso se io ti mostrassi il mio lato oscuro? Resteresti comunque al mio fianco, anche se una volta che hai saputo tutto non riconoscessi la persona che hai davanti?" Alzo gli occhi su di lui, che nel frattempo si è avvicinato di qualche passo e non è molto distante da me.
La stanza illuminata dalla sola luce che viene dalla cucina mi permette di vedere le sue luminose iridi azzurre, il colore si intravede solo, poiché l'effetto dell'alcol ha allargato le sue pupille.
"Ma che cazzo stai dicendo? Ti stai arrampicando sugli specchi! Non so più in quale cazzo di lingua dirti che ti amo e che ti puoi fidare di me, ma non lo fai, continui a tenermi lontano da te. Ogni volta che mi sembra di essere più vicino a te mi rendo conto che sono invece più lontano di prima, mi rendo conto che io non ti conosco affatto e non lo farò fino a che tu non mi riterrai abbastanza degno per conoscerti. Quando qualcuno sta affogando puoi provare a salvarlo, ma non se porta a fondo anche te." Sbotta arrabbiato.
Sbarro gli occhi, sento che la mia più grande paura si sta avverando, tutto questo non può essere vero. "Che cosa vuoi dire con questo?" mi trema la voce e mi tremano le mani, sto per crollare. Mi sento fragile come un pezzo di carta, una folata di vento e volo via assieme ad esso. "Cosa mi stai dicendo?"
"Che sono stufo Sky, che così non posso, non ce la faccio." Alza le mani in segno di resa e le lascia cadere lungo il corpo in modo pesante.
"Mi stai lasciando per caso?" Chiedo leggendo tra le righe.
Ti prego fa che dica di no.
Ho bisogno di lui per andare avanti, lui non mi può lasciare.
"No. Non lo so. Si. Dammi tempo, ora sono io a chiedertelo." Sia gita e prende a fare avanti e indietro per la stanza come un pazzo.
Non ci posso credere, lui non può farmi questo, così mi distruggerà del tutto, se mi lascia è la fine per me. "Non puoi dire sul serio, tu non mi puoi lasciare Nate, io ho bisogno di te per andare avanti, non mi lasciare ti prego. Resta con me, me lo hai promesso."
Abbassa lo sguardo e chiude gli occhi scuotendo la testa. Le mani strette a pugno lungo il suo torace,
"Ti prego Nate..." Non sta succedendo davvero, non può farmi questo, non mi può lasciare. Aveva detto che non se ne sarebbe mai andato. Non ricevendo alcuna risposta mi volto verso la porta e la apro. Lo guardo per un'ultima volta con sguardo basso e completamente a pezzi mi volto facendo per andare verso la macchina. "Avevi promesso che non te ne saresti mai andato. Questa è l'ennesima dimostrazione che distruggo tutto ciò che tocco. Ciao, Nate."
Se resto qui un secondo di più vado completamente a pezzi e non ci sarà modo per me di restare in piedi.
Alza lo sguardo, gli occhi rossi e le iridi azzurre bagnate dalle lacrime. "Sky!" urla.
Ma è troppo tardi perché sono già fuori dalla porta diretta in macchina.
Sono di nuovo di nuovo sola, spezzata e sola.
Come sempre, pensavo che avrebbe potuto salvarmi, invece ho ricevuto solo un'altra pugnalata.
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🦄🦄🦄
Buongiorno a tutti!
Ecco a voi il capitolo 44.
Scusate per il finale, ma dovevo farlo.
A domani con il 45.
Un bacio,
Ila _ 🌙💘
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