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9


Vivere nella stessa dimora con Carlos è come non viverci. Lo vedo di rado, non parliamo perché l'unica cosa che mi è concesso è appagare le sue richieste sessuali. Aspetto quando gli sbatterò tutto in faccia, quando la verità verrà a galla lui sarà distrutto, e con lui tutto il suo impero.

Busso delicatamente alla porta, per tre volte e una voce maschile mi invita a entrare. Di colpo, perdo tutto il sangue freddo che ho. Le mani mi tremano. Mi addentro nell'ufficio e trovo Carlos alla sua scrivania. Il suo volto corrucciato, gli occhi che scorrono sul mio corpo e le mani che continuano a sfogliare alcuni documenti sul tavolo. Lui è così...potente, minaccioso e...devastante.

Un gioco di luci esterne si riflette sul suo viso scolpendo il suo profilo praticamente perfetto.

«Sei pronta?», chiede. Congiungendo le mani sul tavolo e assume la sua espressione preferita, quella del diablo.

Mi avvicino lentamente, puntellando le mani sul bordo della poltrona davanti a lui.

«Sono sempre pronta, dovresti saperlo.»

«Segui il piano, niente colpi di testa.»

«Seguirò le istruzioni alla lettera. Ormai dovresti sapere che eseguo gli ordini.»

Sul suo volto appare un ghigno divertito.

«Specialmente quando vieni a letto con me» specifica.

Trattieniti, non rovinare tutto proprio ora.

«Non è vero Valentine?».

«È vero.»

Si appoggia lentamente allo schienale della poltrona, picchiettando le dita sul piano della scrivania. I suoi occhi brillano, carichi di desiderio.

«Serve fermezza, decisione e forza per fare in modo che non ci siano imprevisti», spiega.

«Sei tesa, hai bisogno di scaricare la tensione e sappiamo entrambi qual è il modo migliore» dice con una punta di malizia. Non avrà il mio corpo oggi, se è questo che spera.

«Sto bene, non ho bisogno di niente», dico decisa.

Si alza e fa il giro della scrivania sospirando pesantemente. «Mi stai rifiutando?» chiede serio. La sua mano mi sfiora il viso fino a sollevarmi il mento in modo da guardarmi dritto negli occhi.

«Oggi si.»

Mi guarda contrariato.

«Né oggi, né mai», insiste in tono aspro.

Mi sottraggo al suo tocco e guardo altrove.

«Guardami», ordina.

Sto rischiando di scatenare la sua furia ed è l'ultima cosa che mi serve in questo momento. In un primo istante esito, poi alzo lo sguardo incrociando il suo. Riesco a intravedere nei suoi occhi quella soddisfazione di chi sente di avere la vittoria in pugno.

«Voglio scoparti proprio ora, sopra questa scrivania» dichiara.

Trattengo il fiato, mentre lui si avvicina sempre di più. Le sue mani mi avvolgono in vita e mi attira a sé bruscamente, facendo scontrare i nostri corpi.

«Baciami come non hai mai baciato nessuno» sussurra, mentre le sue labbra sfiorano le mie, «desiderami come non hai mai desiderato nessuno», continua, mentre la sua lingua calda scivola sul mio collo fino a fermarsi nella scollatura della camicetta di seta.

«Godi con me, solo per me Valentine.»

Trattengo il respiro perché sono terrorizzata del fatto che il mio corpo freme per lui. Sono matta, non ci sono altre spiegazioni. Chiudo gli occhi nel tentativo di trasportare la mente lontana, ma non ci riesco, sono esattamente dove voglio essere. Voglio le sue mani su di me, voglio sentire il suo sapore e voglio che lui mi possegga perché è in grado di risvegliare una parte di me che pensavo e speravo morta.

«Mi vuoi?» chiede provocatorio, ritornando a torturare le mie labbra con le sue.

Solo un folle può rimanere sapendo che sarà la sua fine e io sono folle quanto lui.

Mi aggrappo alla sua camicia e in unico gesto la allargo facendo saltare i bottoni. Lui mi guarda con stupore perché è la prima volta che prendo l'iniziativa. Con uno slancio inaspettato, mi spingo verso le sue labbra, la sua lingua cerca esigente la mia e io non posso fare altro che assecondarlo. Il bacio è focoso, un miscuglio di odio, rabbia e passione. Ansimiamo uno nella bocca dell'altro mentre ci spogliamo in modo selvaggio, quasi a volerci strappare i vestiti di dosso.

Aggrappata alla sua schiena, conficco le unghie nella sua pelle e le trascino verso il basso, graffiandolo nel tentativo disperato che possa fermarsi, almeno lui.

«Fammi male angelo, fammi provare qualcosa», supplica ansimante.

Mi morde sulla spalla, scende fino a raggiungere i miei seni turgidi, la sua lingua danza intorno ai capezzoli che poi trattiene torturandoli tra i denti.

Conficco le unghie ancora di più nella sua pelle, mentre il suo viso affonda in mezzo ai miei seni.

«Io sono il diavolo e tu sei l'angelo caduto.»

Quelle parole mi eccitano, lui è in grado di farmi male e allo stesso tempo riesce a scatenare quella parte morta e perversa di me.

«Fermati», provo a dire, in un ultimo tentativo disperato, ma il mio corpo non si ferma, continuo a toccarlo.

«Stanotte devi guidare come non hai mai fatto. Quando tornerai da me, avrai il tuo premio.»

La sua voce è carica di eccitazione.

«Baciami», ordina affondando le unghie nei miei glutei, attirandomi ancora più esigente.

Con un gemito, bacio con foga le sue labbra cercando la sua lingua con la mia.

Pessima idea. Più il mio corpo si abbandona alla passione più lui ricambia con

altrettanto trasporto, finché le nostre lingue si scontrano in duello e ogni muscolo del mio corpo

comincia a fremere.

«Devo scoparti subito, il mio cazzo è dolorante», dice a un certo punto. Mi prende per i fianchi e stringe con forza.

Ho superato il limite. Io desidero essere scopata da Carlos Gardosa.

«Fallo», dico contro la sua bocca. «Scopami.» Ansimo.

«Uccidimi ancora», sussurro appena.

Inarco la schiena e lui si prende tutto di me nel suo stile. Rude, violento, senza pietà.

E la cosa sconcertante è che mi piace.

«Il mio angelo obbediente», dice tra un bacio e l'altro.

«Voglio guardarti mentre godi per merito mio.»

Prima che possa parlare, mi cattura la bocca.

Impaziente, eccitato, smanioso strofina il membro sulla fessura in modo frenetico. Senza staccare gli occhi dai miei, si china riprendendo in bocca un capezzolo e succhiando.

Ansima assatanato, mentre continua a strusciare il membro sul mio sesso.

«Stai per esplodere?». La voce è profonda, un suono che fa male, mi graffia interiormente. «Ammettilo.»

Dannazione è vero.

«Sì...», rispondo con un gemito.

Fa scorrere le mani all'interno delle mie cosce, spalancandole.

M'irrigidisco e lui si ferma. «Non fermarti. Lasciati trasportare dal piacere che provi.»

«Carlos», provo a dire nel tentativo di fermarlo. Le mie mani gli stringono le spalle con forza, sento i suoi muscoli contrarsi.

«Voglio vederti godere veramente, non mi capacito che tu non provi piacere.»

Sospiro profondamente e lui continua a parlare, mentre le sue dita mi graffiano la pelle.

«Ti voglio scopare senza pietà.»

I suoi movimenti diventano più decisi, mi pizzica la pelle. «Non mi fermerò finché non avrai detto quelle quattro parole.»

Non so di cosa parla. Il mio corpo s'irrigidisce ancora mentre abbassa il viso tra le mie cosce. La sua lingua scivola sulla mia pelle e poi i suoi denti mi mordono l'interno coscia

«Di quelle parole Valentine», sussurra sulla mia pelle.

«Non so di cosa parli», provo a dirgli mentre mi morde ancora facendo pressione.

Stringo i denti mentre le dita si conficcano nella pelle delle sue spalle. Mi aggrappo a lui, gli faccio male. Vorrei staccare la sua carne a morsi, vorrei farlo in mille pezzi, vorrei ucciderlo ora. Vorrei che si fermasse, ma poi qualcosa in un angolo remoto di me mi fa desiderare il contrario.

Solleva il viso di scatto ruggendo.

«Ti piace violento, vero Valentine? Vuoi essere scopata senza pietà come se non ci fosse un domani. Devi solo dire quelle parole e ti fotto come si deve.»

Il mio corpo vibra, e sento un brivido che mi attraversa. Terrore, paura, eccitazione, odio, si mescolano creando un vortice che mi risucchia al suo interno annientandomi.

«Fottimi Carlos, senza pietà.»

«Risposta esatta.»

Il suo viso s'illumina, gli occhi profondi m'incatenano e allora il Diablo si risveglia annunciando la mia fine. Mi attira trascinandomi in aria e istintivamente avvolgo le gambe intorno ai suoi fianchi. Si china verso la scrivania e con un gesto animalesco spazza via qualsiasi cosa è presente sul piano. Appoggia il mio corpo, ma non mi lascia andare.

Senza smettere di guardarmi negli occhi, infila la mano tra le mie cosce e poi afferra il mio sesso. Gemo mentre la sua bocca si impossessa della mia, mentre la sua mano libera mi afferra i capelli selvaggiamente.

«Questa», mi sussurra all'orecchio,«la prendo come piace a me», continua mentre stringe ancora di più il mio sesso.

Sollevo i fianchi di scatto quando lui infila due dita prepotentemente.

«Mmh, non vedo l'ora di infilarci il mio cazzo». Affonda ancora di più e io rabbrividisco.

«Oh», sfugge dalle mie labbra.

«Sei impaziente di avermi dentro di te?».

«Sì.»

Mi morde il lobo dell'orecchio. «Allarga di più le gambe.»

Tremo mentre faccio ciò che mi ordina.

«Sei perfetta», mormora mentre il suo sguardo si sposta sul mio sesso.

Ammaliato, indietreggia per guardarmi meglio.

Preme le labbra sulla sommità della mia coscia mentre le sue mani mi afferrano le gambe, cercando di aprirle ancora.

Man mano che lui si avvicina, sento che sto perdendo il controllo sul mio corpo.

Spalanca le cosce al massimo e la sua lingua mi penetra in modo grottesco. Le sue mani mi fanno male.

Inizia a succhiare, forte, sempre più forte finché piacere e dolore non si confondono e io perdo del tutto il controllo su me stessa.

La sua bocca mi divora, la lingua mi penetra con prepotenza e io mi aggrappo a lui e stringo la sua carne facendogli male. Il fuoco m'invade, divampando sempre più in basso. Gemo e lui affonda ancora di più la lingua dentro di me. Il piacere è al culmine e io vorrei trovare una via d'uscita perché non dovrei provare piacere.

Mi maledico, odio me stessa per quello che sto sentendo. I muscoli si contraggono e lui insiste, trattiene la carne tra le mani e affonda con un ritmo frenetico, rude.

Sto per venire.

Con un urlo cerco disperatamente di liberarmi dalla sua stretta. «Fermati.»

«Mai.» ribatte furioso, insistendo sul mio sesso.

Cerco di spingerlo via per le spalle, ma lui mi ferma afferrandomi i polsi con violenza. Continua senza sosta a darmi piacere, mentre io mi contorco e cerco di ribellarmi.

Mi sta uccidendo dentro.

«Facciamola finita. Lasciati andare e vieni per me, ora», ordina sollevandosi.

Sposta il mio corpo capovolgendolo, il seno si schiaccia sul piano della scrivania e poi arriva una sonora sculacciata.

«Aggrappati». Sento lo strappo della confezione del preservativo, le mie mani stringono il bordo di legno e chiudo gli occhi sospirando. Concentrati, non cedere.

Le sue mani mi afferrano le natiche, le stringe con forza e le allarga. Entra dentro di me con un colpo deciso e sospira.

Lui è il male. Dentro e fuori.

«Finalmente», ansima.

Il ritmo è frenetico da subito e io devo aggrapparmi sempre più forte mentre il mio corpo sobbalza.

Piacere.

Dolore.

Piacere.

Dolore.

«Continui a contrarre i muscoli, ora ti faccio vedere io cazzo», tuona severo mentre mi volta verso di lui. Allarga le mie gambe trascinandomi in avanti verso di lui.

«Guardami negli occhi mentre ti fotto.»

Lo guardo.

Mi penetra e io mi aggrappo a lui. Gli graffio le spalle, il petto. Sono al limite e disperata. Non vedo nessuna via d'uscita se non quella di cedere, ma non voglio.

«Fammi male e io ne faccio a te», dice ansimante mentre affonda con colpi decisi e violenti. Era un avvertimento, ma non m'importa. Voglio fargli male, voglio ucciderlo come lui uccide me giorno dopo giorno.

Cerca di catturare la mia bocca, ma io mi scosto e allora lui mi schiaffeggia le cosce. La pelle brucia.

«La tua bocca, ora.»

Se qualcuno desidera la fine della propria vita, quella sono io.

Lo odio.

I nostri respiri ansimanti si mescolano in un bacio infuocato, un bacio che fa male più di ogni altra cosa perché è desiderato.

«Sei rigida. Non vuoi venire?».

Affondo deciso.

Ansimo.

«Arrenditi.»

Mi rifiuto di cedere. Cerco di serrare le gambe e lui mi penetra più a fondo scatenando in me un istinto animalesco.

«Come cazzo ci riesci?», chiede sorpreso. «Come puoi controllare questo?».

Non ho mai avuto un orgasmo con lui. Ogni

rapporto sessuale precedente mi ha disgustata, e ora sono terrorizzata perché qualcosa sta cambiando. Spalanco gli occhi sorpresa quando il piacere diventa insostenibile.

«Oh, cazzo». Il suo corpo si scontra con il mio.

Il dolore è del tutto scomparso e al suo posto c'è qualcos'altro. Il piacere.

«Carlos.»

Le spinte sono più decise e costanti.

Affondo di più le unghie, perdendo del tutto il controllo del mio corpo.

Mi arrendo.

Le nostre bocche affamate non si lasciano, le mie mani sono sul suo corpo, mi aggrappo disperata a lui e sento i suoi muscoli rigidi.

Gli spasmi mi divorano a ogni spinta.

«Lo sento», dice sulla mia bocca. Mi morde il labbro. Mi afferra i cappelli mentre le spinte diventano incontrollate.

Selvaggio. Si stacca dalla mia bocca e si puntella

di nuovo sulle braccia, spingendo con decisione.

«Dimmi che vuoi venire, implorami». Ha la mascella contratta, lo sguardo serio.

«Sì.»

«Implorami.»

Sto per impazzire.

Aumenta il ritmo delle spinte e io mi aggrappo con forza alle sue braccia per spingere ancora di più.

«Oh si.»

«Così, angelo.»

Tutto è frenetico, il nostro respiro, le urla, il sudore.

«Implorami», insiste mordendomi la spalla. Sento i suoi denti nella carne e per qualche strana ragione questo non fa che aumentare la voglia di sentirlo ancora di più.

«Ti prego, non fermarti», lo supplico.

Non riesco più a fermarmi, accompagno i suoi movimenti come una forsennata e poi lo sento...il fuoco scende sempre più in basso verso il mio sesso.

Il mio corpo è fuori controllo, le mie mani si intrufolano tra i suoi capelli e stringo forte. I nostri sguardi si mescolano in un'esplosione senza precedenti. Urlo mentre l'orgasmo incontrollato m'invade, liberandosi per la prima volta. Lui si unisce a me urlando a sua volta, il suo corpo si schiaccia del tutto contro il mio mentre continua a baciarmi avido.

«Spettacolare», commenta con il respiro affannato.

Non dico niente perché in questo momento mi odio. I sensi di colpa riaffiorano, la rabbia si fa avanti. Lo spingo poggiando le mani sul suo petto e lui mi guarda sorpreso.

«Devo prepararmi per la consegna», dico mentre raccolgo ciò che rimane dei miei vestiti.

Mi guarda severo e contrariato.

«Chi ti ha ridotta così?», chiede pensieroso.

Tu bastardo. È colpa tua se io sono diventata quella che sono.

«Non ha importanza, Carlos.»

Mi avvicino alla porta e la sua mano mi blocca afferrandomi il polso. Lo guardo e allora vedo una cosa che non ho mai visto prima. Compassione.

«Conosco bene i sentimenti come odio e dolore, non c'è un modo per farli andare via, ma puoi conviverci cercando di trovare delle scappatoie.» Perché mi dice questo?

Turbata faccio un passo indietro e poi esco in fretta.

Sono una persona orribile. Senza dignità. Senza controllo. Malata.

Arrivata nella mia stanza, corro verso il bagno e allora il mio riflesso allo specchio arriva come un pugnale diritto al cuore. Chi sono diventata?

Un mostro.

Afferro la prima cosa che mi capita tra le mani e la scaglio contro lo specchio. Le lacrime scendono sul viso e allora furiosa più che mai tiro un pugno allo specchio che si frantuma in mille pezzi. La mia mano sanguina, ma io non sento il dolore. Piango amaramente, consapevole di ciò che è appena successo con Carlos. Ho provato piacere con l'uomo che odio. Mi rivedo nei suoi occhi, mi perdo. Non esisto più.

Come ho potuto pensare che tutto questo non avesse un prezzo? Per quanto ancora sarò in grado di sopportare prima che tutto finisca?

Flashback

La pioggia a Miami è intensa e breve, ma quando capita sembra il diluvio universale. I tergicristalli continuano a spazzare via le gocce, ma la visuale è limitata. Svolto a destra, verso la strada di casa con il cuore in gola. Non sto per niente bene. Provo una strana sensazione, mi sento lacerare il cuore continuamente. In fondo al vialetto alcune sirene attirano la mia attenzione. Smetto di respirare man mano che mi avvicino. Bum. Il vialetto di casa mia. Bum. Pattuglie ovunque. Bum. Gente che guarda verso casa mia. Bum. Ambulanze. Bum.

Inchiodo improvvisamente e scendo dalla macchina senza distogliere lo sguardo dalla mia casa. Bum. Il cuore rallenta mentre mi avvio verso il caos. Scatto in avanti, corro disperata verso casa urlando il nome di mio marito, del mio bambino. Qualcuno cerca di trattenermi, ma riesco a liberarmi ed entro. Un urlo straziante riempie la mia casa. Davanti ai miei occhi si presentava l'inferno. Il tempo si ferma, il mio cuore smette di battere, il mio corpo si paralizza. Avevo lasciato Richard e Davis a giocare sul tappeto, sono ancora lì. Ma ora era tutto diverso. Giacciono privi di vita mentre intorno a loro vi è una pozza di sangue. Urlo ancora con gli occhi fissi sulla vita che mi è stata strappata. Qualcuno mi stringe tra le braccia impedendomi di avvicinarmi. Urlo, cerco con tutta me stessa di liberarmi, ma non ci riesco. Non riesco a distogliere lo sguardo da quei corpi privi di vita e prego fino all'ultimo di svegliarmi dall'incubo che mi sta uccidendo. Non può essere vero. I corpi vengono coperti, il mio mondo svanisce, precipito nel nulla, è tutto buio. Mi contorco su me stessa cercando di liberarmi, ma vengo sollevata di peso e trascinata fuori da quell'inferno. Chi ha potuto fare una cosa del genere? Perché? Domande che da quel momento si ripetono senza sosta.

OMG!
Nuovo aggiornamento con rivelazioni importanti. Che ne pensate?

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