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3

CARLOS

La mia vita è come un fuoco che cresce lentamente diventando sempre più potente, e cosa più importante, brucia.

Sono forte. Potente. Sono io.

L'Avana è la mia città, in tutti i sensi. Vuoi un favore? Chiami Carlos Gardosa. Hai un problema? Chiami sempre e soltanto Carlos Gardosa.

L'unica cosa che la gente non deve mai fare è...rompermi il cazzo.

Odio le perdite di tempo, i giri di parole e cosa più importante odio le bugie.

Per mia fortuna le riconosco, è una dote, e per questo devo ringraziare il mio passato. Le persone mentono continuamente, talmente abituate a mentire che non riconoscono più la verità, ma io si.

Basta osservarle attentamente, studiare i loro movimenti, il respiro, lo sguardo, e il gioco è fatto.

Prendiamo in esempio questo preciso istante. Ho davanti l'ennesimo coglione senza palle.

È il titolare del Club Diablo, forse dovrei dire il mio Club, ma per varie ragioni ho usato un prestanome, e ora la sottospecie di uomo davanti a me crede di avere voce in capitolo.

L'ho già detto che odio quando la gente mi rompe il cazzo? Forse si, ma lo ripeto. Lo odio.

Mi manda letteralmente su tutte le furie e questo non è una buona cosa. Non voglio essere violento, cattivo si, violento no.

Eppure l'uomo davanti a me sta facendo di tutto, istigandomi così alla violenza.

Gran pezzo di merda.

«Lei non può...», protesta, ma la mia mano si alza di scatto verso di lui, un gesto che nessuno può confondere.

Chiudi quella cazzo di bocca.

Mi alzo in piedi e abbottono la giacca del mio completo blu.

Vediamo di ricordargli chi sono.

«Chiariamo una volta per tutte la situazione Diaz.»

Giro intorno alla scrivania con calma poi mi fermi quando gli sono abbastanza vicino.

Leggo la tensione nei suoi occhi. Se la sta facendo sotto.

«La prossima volta che porti il tuo culo in questo ufficio e mi manchi di rispetto, ti taglio le palle e te le faccio ingoiare.»

Lui sgrana gli occhi. La cosa mi diverte perché so quanto posso mettere paura.

«Signor Gardosa», mormora abbassando lo sguardo.

Che coglione.

«Non mi cercare, non rompermi i coglioni un'altra volta. Ogni mese ricevi il tuo compenso e per nessuna ragione tu devi interferire con le decisioni del Club. Sono stato chiaro?», ringhio.

Il mio sguardo truce lo trafigge quando mi guarda nuovamente.

«Porta fuori il culo, ora.»

Diaz esce dal mio ufficio richiudendo la porta e allora mi rilasso.

Dimmi tu se devo perdere tempo con queste cazzate. Devo darmi una calmata, ne va del mio benessere.

Decido di controllare le fatture del mese appena concluso, giusto per ammazzare il tempo in attesa dell'appuntamento con il nuovo pilota.

Mentre osservo i documenti annoiato, picchietto la penna sulla superficie della scrivania. L'incasso di questo mese è maggiore, bene. Come potrebbe essere altrimenti. Ogni cosa scivola liscia come l'olio nella mia vita. Eppure un tempo non era così, ho dovuto imparare a vivere all'inferno e ora ne sono il capo, il diablo.

Guardo il Rolex al polso e penso che a breve dovrei incontrare il nuovo pilota. Uno dei miei uomini mi ha mandato il video della corsa, sono rimasto sbalordito perché è veramente sveglio, ed è quello che mi serve per le consegne.

Un pilota nuovo ogni due ordini al massimo e la catena si spezza, è questo il piano.

Ma diventa sempre più difficile trovare gente affidabile e non mi piace perdere tempo con colloqui e domande, oltre alle indagini sul loro conto che sono un costo non indifferente.

Qualcuno bussa due volte alla porta per poi aprirla.

«Carlos, è arrivato», annuncia Diego, l'uomo della sicurezza.

«Perfetto», rispondo con voce composta.

Abbandono le fatture e poi sollevo lo sguardo verso la porta.

È uno scherzo?

Rimango sorpreso nel trovarmi davanti una donna. Aspettavo il pilota, non un angelo dai capelli lunghi e biondi. I suoi occhi luminosi incontrano i miei e mi blocco di colpo. Sono di un verde intenso, e ne rimango incantato.

È bellissima.

Ispiro in modo prepotente infuriandomi con me stesso.

Riprenditi cazzo, è solo una donna.

Il mio sguardo percorre il suo corpo perfetto. Racchiusa in un abito rosso, corto in modo esagerato, mettendo in evidenza le gambe lunghe e snelle.

Ritorno velocemente in me e mi prendo un attimo per osservarla.

È attraente, alta, magra e sembra molto sicura di sé. Non immaginavo che le donne arrivassero fino a questo punto pur di venire a letto con me.

Ha quanto pare stasera ci sarà da divertirsi.

VALENTINE

Trattengo il fiato, il cuore si sgretola lentamente e in modo doloroso.

Lo fisso senza timore mentre lui mi studia sospettoso e sorpreso di trovarsi davanti una donna.

Non mi aspettavo che fosse giovane, dalle foto mi ero fatta un'altra idea e non dimostra trentasette anni.

Si alza dalla sedia, il mio sguardo lo segue.

Gira attorno alla scrivania e cammina lento verso di me.

La sua presenza intimorisce.

Lui è pericoloso e io sto offendendo la sua intelligenza presentandomi qui come il suo nuovo pilota. Scommetto che tutto si aspettava tranne che trovarsi di fronte una donna.

I capelli neri curati e tirati indietro alla perfezione danno l'idea di quanto lui sia attento.

Ha gli occhi azzurri, intensi, una trappola mortale. La pelle liscia, la barba ben fatta, lineamenti che farebbero invidia alla migliore scultura, carnagione tipica dei cubani. Vestito con un completo blu di alta sartoria, scarpe nere lucide, andatura sicura.

«E così tu saresti il nuovo pilota.»

La sua mano si muove verso di me, gli porgo la mia e lui la prende nella sua, la bacia con eleganza e solleva lo sguardo su di me.

Sento il battito cardiaco pulsarmi ovunque e lui sembra accorgersene.

«Voleva vedermi e io mi sono presentata.»

«Sai chi sono?».

Lo diverte intimorire le persone, lui gode della paura altrui.

Annuisco e cerco di riprendere il controllo.

Non capisco cosa mi sia successo, ma è sicuro che non si ripeterà. Faccio un passo indietro, allontanandomi da lui. Mi osserva incuriosito e inclina la testa di lato.

«Come ti chiami?», chiede con voce profonda.

«Valentine Harper.»

«Valentine», ripete in modo sensuale.

Il suo sguardo si sposta alle mie labbra, si passa la lingua sull'angolo della bocca e poi riporta gli occhi nei miei.

«Cosa posso fare per te, Valentine?».

Non mi guarda furtivamente, ma deciso e minaccioso, se uno sguardo potesse uccidere, io sarei morta.

Mi siedo su una delle due poltrone di pelle nera e accavallo le gambe in modo sensuale.

Lui si posiziona davanti a me, appoggia il suo corpo alla scrivania di legno scuro e mi guarda spudoratamente le gambe.

«Se vuoi essere scopata non c'è bisogno di spacciarsi per un pilota di moto», commenta accigliato.

Stronzo. Diretto. Irritante.

«Non ho bisogno di elemosinare una scopata» lo provoco.

L'uomo picchietta le dita sulla superficie della scrivania indeciso. Pensa che non sarei arrivata a tanto, la mia sicurezza dovrebbe convincerlo.

«Supponiamo che sia vero...perché vuoi lavorare per me?».

Continuiamo a guardarci finché Carlos distoglie lo sguardo e si avvicina al vassoio posto sul mobile oltre la scrivania. Versa del whisky in due bicchieri di cristallo e ne porge uno verso di me.

«Perché vuoi perdere tempo in discorsi inutili?» gli domando sfacciata.

«Ti sembra il caso di parlarmi in quel modo?» chiede lui in tono minaccioso.

Non mi scompongo, non sono sorpresa della sua reazione. So abbastanza di lui e di cosa è in grado di fare.

«Hai ragione, scusami», rispondo falsamente, mentre giro il bicchiere tra le mani.

«Bevi», ordina in tono autoritario.

Mando giù in un'unica volta. Mi chino in avanti e poso il bicchiere sul piano della scrivania mentre lui osserva ogni mio movimento. Mi sento sotto esame.

La tensione si può quasi toccare, ma non sono disposta ad arrendermi. Uscirò da questo ufficio con l'accordo.

Mi alzo e inaspettatamente, lui mi afferra attirandomi a sé. Per un attimo, rimango circondata dalle sue braccia. É molto più alto di me, ma il modo con cui si curva su di me porta i nostri occhi quasi allo stesso livello.

Vedo le labbra dell'uomo avvicinarsi alle mie, non mi scosto e lui le appoggia.

Un'elettricità sale fra di noi, un po' brutale, ci preme l'uno contro l'altra.

Apro leggermente la bocca e si fa più vicino, premendo il grosso corpo solido e forte contro il mio, avanza costringendomi a indietreggiare e alla fine m'inchioda al muro.

La mia mano scivola sulla sua schiena, sotto la camicia, imbattendosi nel contorno dei suoi muscoli. Mi sfugge un gemito dalle labbra e il mio corpo comincia ad affondare in quello di lui.

Non dovrei sentire niente, eppure lo sento. È qualcosa che arriva dalle viscere, divampa e poi mi scorre nel sangue come un veleno.

È attraente, ha uno sguardo magnetico e i suoi modi di fare sono singolari, forse è questo a scatenare qualcosa dentro di me.

Carlos mi mette le mani dietro la nuca e mi bacia con una passione che è sempre mancata nella mia vita.

Quando lui sposta la coscia muscolosa fra le mie, le braccia si chiudono intorno al collo dell'uomo, attirandolo a me il più vicino possibile.

Staccando le labbra dalle mie, Carlos mi bacia il collo, poi il lobo dell'orecchio, scendendo con le sue mani lungo la schiena. Si sofferma sulle natiche e le stringe forte.

Mi sposta in modo che il mio peso appoggi sulla sua coscia. Passa la mano lungo la mia gamba e la solleva, sistemandola intorno alla propria vita.

«Deduco abbiamo raggiunto un accordo», dico con respiro affannato a un soffio dalle sue labbra.

«Nell'accordo verrà aggiunta una clausola inderogabile», risponde lui.

Lecca il contorno delle mie labbra e poi dice ancora «ti voglio nel mio letto.»

Mi sposto, interrompendo il contatto fisico e vado a sedermi sulla poltrona, mentre cerco di riprendere il pieno controllo.

«Un'unica volta», affermo decisa.

So bene che lui non accetterà mai. Mi sono preparata all'idea di dover usare il mio corpo per arrivare allo scopo ultimo.

Carlos si avvicina, solleva il mio mento con le dita e mi guarda con un ghigno malefico.

«Diventerai uno dei miei piloti, guadagnerai molti soldi, se è quello che vuoi...ma in cambio...ti voglio anche nel mio letto finché ne avrò voglia.»

Stronzo. Arrogante.

Trattengo il respiro consapevole di non avere altra scelta.

«Spiegati meglio» gli dico poco convinta.

Non c'è bisogno di spiegazioni in realtà, so perfettamente cosa mi aspetta.

Lui si abbassa, mi bacia e poi dice: «Diventerai una mia proprietà. Sarai il mio giocattolo e farai tutto ciò che ti chiederò» si ferma e attende una mia reazione che però non arriva.

Lo guardo impassibile e lui prosegue.

«Una volta entrati nella mia vita c'è solo un modo per uscirne» sussurra avvicinandosi ancora di più «la morte».

Un brivido mi percorre, consapevole di quanto sono vere quelle parole. Lui è l'origine di ogni male. Il diablo.

Ho fatto molte ricerche, ho osservato molto il suo ambiente e tutto ciò che ho scoperto non mi ha spaventato. Voglio entrare nella sua vita, voglio essere il suo pilota anche a costo di dover andare a letto con lui. Non mi ribellerò perché è questo che voglio.

Soffrire e alla fine pagare per ciò che ho fatto.

Sto per vendere l'anima al diavolo perché voglio vivere all'inferno.

L'uomo, ignaro delle mie intenzioni prende la mia mano e mi costringe a mettermi in piedi davanti a lui.

«Che c'è bambina, hai paura?», domanda malefico.

Non mostro nessuna debolezza, rimango impassibile guardandolo negli occhi.

Non ho paura di te perché mi trovo esattamente dove voglio essere.

«Accetto la tua proposta. Ma vorrei sapere cosa devo fare esattamente.»

Lui con un ghigno scuote la testa mentre le sue mani mi cercano, e quando mi raggiunge, attira il mio corpo bruscamente a sé.

«Non sai di cosa parli donna. Io comando, tu obbedisci. Il resto non è affare tuo» dice in tono che pare voler uccidermi.

Ancora una volta non ho paura, gli poso le braccia intorno al collo e gli sorrido falsamente.

«Tu comandi, ma io ti servo. Ti manca un pilota esperto e io sono l'unica che farà veramente tutto quello che mi chiederai» gli sussurro provocatoria, mentre le nostre labbra si sfiorano.

Sto giocando con il diavolo di mia spontanea volontà.

Mi sento sicura e l'idea di rischiare la vita non mi spaventa affatto. Forse è proprio questo che mi rende unica agli occhi di Carlos, io non ho paura di lui.

I suoi occhi brillano, accesi e caldi. Prende le mie mani, le avvicina alle labbra e dice «non mi fido facilmente e sai bene che nessuno può prendersi gioco di me.»

Cerco d'ignorare le strane sensazioni che sto provando e spero che lui non senta il furioso battito nei miei polsi, che quasi inconsciamente ha cominciato ad accarezzare con l'indice.

«Farò tutto quello che vuoi, ma prima devi dirmi se accetti.»

Lui mi guarda severo, odia perdere tempo e non è abituato a supplicare nessuno. Prende ogni cosa di ogni persona senza troppi preamboli.

La vita di chi lo circonda gli appartiene.

«Fatti scopare ora e poi si vedrà», dice mentre i suoi occhi percorrono il mio corpo.

Ora? Subito? Non gli piace proprio perdere tempo.

Alzo la testa e le mie mani salgono ad accarezzargli il viso. Tanto bello e letale.

Le dita sfiorano delicatamente la sua mascella, indugiando sulle labbra.

«Scopami se è quello che desideri. Devi solo dirmi se abbiamo un accordo» lo sfido apertamente.

So per certa che mantiene la parola data. Voglio solo avere la certezza di essere entrata nella sua vita.

«Stai danzando con il diavolo e la cosa strana è che non sembri impaurita da me» dice perplesso, facendo scivolare la mano nella profonda scollatura del mio vestito.

Chiudo gli occhi e trasporto la mente lontano in un luogo tutto mio. Il mio fisico è qui, ma non la mia mente.

Sento il capezzolo stretto dalle dita frementi e poi dalle labbra calde e avide del diablo.

Se questo è l'inizio, ed è in grado di farmi vacillare, non voglio pensare cosa accadrà dopo.

Con voce bassa lui mi ordina «siediti sulla scrivania.»

Obbedisco, mi sistemo meglio e il vestito inevitabilmente risale coprendo ben poco.

Le mani di lui scivolano sulle mie cosce e risalendo si porta via il tessuto, spogliandomi. Mi guarda con stupore scoprendo che sotto non porto nulla e si concede qualche secondo per ammirarmi.

«Allarga le gambe», ordina impaziente.

Lo sguardo illanguidito, il corpo teso, scivolo sul bordo della scrivania e allargo le gambe. Lui si toglie la giacca e anche la camicia, ed è allora che vedo il tatuaggio che gli percorre entrambe le braccia.

Una volta nudo si avvicina e lascia scivolare le mani nell'interno delle mie cosce.

Dal suo sguardo si vede che è impaziente.

«Voglio sentire il tuo sapore», commenta un attimo prima di abbassarsi e far scomparire il viso tra le mie gambe.

Attendo e quando sento la lingua di lui lascio andare la testa indietro.

Odio quest'uomo con tutta me stessa.

L'adrenalina, l'odio e l'eccitazione si mescolano e io non posso far altro che lasciare che succeda.

Lui è il proibito, l'oscuro e cosa più importante, la causa di ciò che sono ora.

Mi concederò al diavolo, mi farò trascinare nel suo inferno e poi brucerò finché ...non sarà la fine.

La lingua di lui viaggia all'interno della mia fica mentre le labbra sfregano sulla superficie.

Riesco a percepire quanto è voglioso e ansioso di affondare in me e farmi sua.

La pressione aumenta e le mie mani s'insinuano tra i capelli folti di lui.

Eccola di nuovo quella scossa che mi attraversa. Il mio corpo risponde al suo tocco e questo mi uccide.

Trattiene fra i denti le labbra del mio sesso e io tiro ancora i suoi capelli costringendolo a spingersi ancora di più verso di me.

Esigente, ardo come un fuoco e dalle mie labbra esce un gemito di piacere.

«Nel contenitore dietro di te ci sono i preservativi», sussurra mentre mi penetra a fondo con le dita.

La mia mano si muove velocemente verso il cofanetto di legno e prendo un preservativo. Quando tento di passarlo a Carlos, quest'ultimo mi afferra il polso in modo rude, «devi farlo tu.»

Sorpresa per la richiesta indugio per un istante, ma poi prendo l'angolo della bustina argentata tra i denti e la strappo. Lascio scivolare la mano sul suo petto e scendo lentamente mentre gli occhi di lui mi divorano sempre di più.

Arrivata al suo pene lo avvolgo e avvicino il preservativo preparandomi mentalmente. È arrivato il momento e non posso tornare indietro.

Di tutti gli ostacoli che ho dovuto superare questo è il più arduo.

Mi abbasso fino ad arrivare all'altezza del suo pene, è grosso e la lunghezza non è indifferente.

Faccio scivolare l'involucro finché non è del tutto disteso e solo allora sollevo lo sguardo verso di lui.

«Stai per fare un patto con il diavolo», commenta tirandomi su.

Un brivido mi percorre perché le sue parole sono dannatamente vere.

Sto cominciando a pagare il conto per ciò che ho fatto.

Le mie dita tracciano la linea del tatuaggio, sento qualcosa, sono cicatrici lunghe, non si vedono, ma le sento. Ha lottato molto nella vita e il suo corpo ne è la dimostrazione.

«L'inferno è accogliente», ribatto decisa.

L'espressione incuriosita lo attraversa ma non ribatte.

In modo rude e prepotente mi penetra senza preavviso.

Stringo i denti mentre conficco le unghie nella sua pelle e lui ruggisce mordendomi sulla spalla. Spinge con violenza, colpi precisi e intensi fino in fondo che mi invadono lasciandomi senza respiro.

«Benvenuta all'inferno» dice tra i denti.

Il suo mondo schifoso si è appena mescolato al mio, ma non può sapere quanto sia peggiore il mio di mondo.

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