» ventuno
"Forse dovremmo dare delle spiegazioni alla tua amica." Bruce ridacchiò e si mise seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto. "Mi hai sequestrato e portato in camera tua senza dirle niente."
Brandy mugugnò, infastidita per il fatto che Wayne avesse cambiato posizione, però non smise di cingergli il busto con le braccia.
"Sai vero che Ivy non ti lascerà in pace per un solo istante? Ti farà un sacco di domande ed alcune saranno molto imbarazzanti."
Alzò la testa e fissò Bruce negli occhi, sorridendogli dolcemente.
"Hai ragione, forse è meglio stare così." Si piegò verso di lei e le stampò un bacio sulle labbra.
La bionda gli appoggiò le mani sulle spalle e poi si mise a cavalcioni su di lui. "Sai che se fai così, non uscirò più da questa stanza?"
Brandy sorrise e gli accarezzò il petto nudo: "Era il mio intento. Non ti lascerò più andare, sei tutto mio adesso." Incollò le labbra a quelle dell'uomo in un bacio passionale. Un intreccio di mani, braccia e lingue. Erano bastati pochi secondi per far sì che l'aria della stanza diventasse bollente.
Lei e Bruce avevano fatto l'amore per tutto il pomeriggio, ma nessuno dei due si sarebbe mai stancato di quel contatto così intimo ed intenso. Erano due metà che combaciavano perfettamente e che si incastravano come i pezzi del Tetris.
"Non mi stancherò mai di te, Brandy." Le accarezzò la guancia e con il pollice le solleticò le labbra. Poi la fece sdraiare sul letto, sotto di lui. La ragazza era già pronta ed in visibilio, fremeva sotto al corpo possente di Wayne. "Ti amo così tanto."
"Ti amo, Bruce." Si aggrappò alle sue spalle, non appena lo sentì entrare in lei con un gemito.
Le morse il labbro, le baciò il collo con passione. Era una turbina di emozioni e di sensazione afrodisiache. Le spinte possenti la mandarono subito in estasi e Brandy raggiunse il culmine del piacere nel giro di qualche minuto. Quell'uomo la faceva sentire come mai si era sentita in vita sua. Le inondava il petto con il suo amore puro e sincero.
Anche Bruce raggiunse l'apice, sentendosi il cuore caldo di un sentimento a lui sconosciuto.
Era innamorato di quella giovane donna, l'amava con tutto se stesso e come mai aveva fatto prima.
Si sdraiò accanto a lei, con il respiro ansante e gli occhi liquidi per il piacere. La bionda appoggiò la testa sulla sua spalla e gli circondò i fianchi con le braccia, stringendolo contro il suo petto.
Wayne le accarezzò dolcemente i capelli e la schiena. Rimasero così, stretti l'uno all'altra, per un tempo indefinito fino a quando il telefono della ragazza non squillò. Si alzò dal letto, il corpo indolenzito le scricchiolò e raggiunse la sedia ricoperta di vestiti in fondo alla stanza, dove c'era il suo cellulare.
"Agente Knight, è richiesto il suo immediato intervento." La voce del sergente Gordon che di solito appariva tranquilla e pacata, mal celava ansietà. Mormorò un arrivo subito e chiuse la chiamata. Si rivestì in fretta, la divisa nera della polizia le fasciava il corpo come una seconda pelle e la faceva sentire sicura di se stessa, fiera della donna forte che era diventata.
Wayne la scrutò in silenzio e si rivestì anche lui. Si avvicinò ed appoggiò il mento sulla spalla di Brandy: "Devi proprio andare?"
La giovane annuì e si voltò verso di lui. Lo baciò dolcemente.
"Ci vediamo stasera?"
La bionda gli mise a posto il colletto della camicia e gli sorrise: "Sì, mi manchi già. Però adesso devo proprio andare, Bruce. Mi dai un passaggio fino in centrale?"
Nell'appartamento regnava il silenzio, segno che Ivy fosse uscita a fare una passeggiata con Whisky. Uscirono, tenendosi per mano e godendosi quegli ultimi istanti insieme. Il viaggio in Lamborghini fino alla stazione di polizia fu silenzioso. Brandy lanciò qualche occhiatina di soppiatto a Bruce, sorridendogli quando lui la beccava a fissarlo. I loro occhi scintillavano d'amore ed erano lucidi come pietre preziose.
"Eccoci arrivati." Bruce accostò difronte al mastodontico edificio che ospitava la sede del GCPD. Si sporse verso la ragazza e la baciò dolcemente. "Ci vediamo più tardi."
"A dopo, mi manchi già." Strinse il colletto della camicia dell'uomo tra le dita e gli accarezzò la guancia, poi scese dall'auto sportiva anche se - a dirla tutta - avrebbe preferito rimanere tra le sue braccia forti e calde.
L'aria gelata le frustò il volto, non appena abbandonò l'abitacolo della Lamborghini di Wayne.
Era da poco calato il sole, ma la temperatura era scesa drasticamente. Si strinse nel giubbotto della polizia, cercando di scaldarsi il corpo. L'agente Miller la stava aspettando accanto all'ingresso della centrale, vicino alla sua volante bianca e blu.
"Ciao, Brandy. Il tuo sorriso oggi è più raggiante del solito." Le disse Michael quando fu vicina a lui.
La ragazza gli tirò un pugno scherzoso sul braccio ed alzò gli occhi al cielo. Nel corso delle settimane erano entrati in sintonia, come se si conoscessero da anni. Andavano molto d'accordo e lavoravano bene insieme.
"Cosa è successo, Miller? Gordon mi è sembrato preoccupato al telefono. E comunque sì, sono felice oggi." Prese posto nell'auto della polizia ed aspettò che anche lui si sedesse e partisse.
"C'è stata una sparatoria davanti all'Iceberg Lounge; è tutto quello che so, Gordon non si è lasciato scappare altre informazioni. Ma non cercare di cambiare discorso con me. Voglio - anzi, pretendo - sapere chi era quell'uomo che ti ha portata qui."
"Bruce Wayne." La donna sorrise e si morsicò il labbro inferiore. Percepiva ancora il sapore dei suoi baci focosi su di esso.
L'espressione di Michael Miller, nel sentire quel nome, fu di puro stupore.
*
Intorno all'Iceberg Lounge aleggiava un'aria tesa ed opprimente. Tutte le spogliarelliste ed i clienti erano stati fatti evacuare dalle forze dell'ordine ed erano sotto torchio dagli agenti, che cercavano di estrapolare il maggior numero di informazioni da quel gruppo variopinto di persone.
Il Pinguino in persona era accanto al sergente Gordon che gli stava facendo alcune domande su quanto fosse successo.
Brandy analizzò la scena del crimine, un uomo era riverso a terra con il cranio fracassato e alcuni frammenti di materia grigia sporcavano il cemento nero.
C'erano altri segni di colluttazione, i muri del night erano impregnati di sangue e molti bossoli erano sparsi in giro.
"Agente Knight." Gordon si avvicinò a lei e la salutò con un cenno del capo. "Cinque uomini sono entrati nel locale ed hanno iniziato a sparare in aria. Non erano interessati all'incasso della serata, bensì ad uno dei buttafuori. Lo hanno portato fuori di peso, a quanto pare volevano giustiziarlo, ma sono intervenuti gli uomini del Pinguino. L'unica vittima dello scontro a fuoco è quell'uomo riverso sulla strada, anche se sono sicuro che ci siano altri feriti. La scientifica analizzerà il sangue ed i proiettili, sperando di trovare qualche traccia."
"Un mio amico lavora qui, si chiama Derek Jones. Sa se lo hanno ferito?" Brandy scrutò la piccola folla che occupava l'ingresso del nightclub, in cerca del sorriso contagioso di DJ.
"Tranquilla, il tuo amico sta bene. Ma secondo alcuni testimoni oculari il buttafuori che è stato preso di mira era una tua conoscenza. Si tratta del tuo ragazzo Aaron Palmer." James si sistemò gli occhiali sulla punta del naso. Non voleva sganciare quella bomba, ma gli sembrava giusto che Brandy - in quanto civile e non solo come poliziotta - fosse informata sulla realtà dei fatti.
"Aaron?" Sibilò, sentendo il cuore batterle all'impazzata nel petto. Nonostante si fossero lasciati solo il giorno prima, voleva bene a Palmer. I sentimenti nei suoi confronti erano stati veri, ma non forti come quelli che provava per Bruce. Si lasciò andare con un tonfo sul marciapiede lercio e si prese la testa tra le mani. "Cosa diavolo è successo?!"
"Brandy, calmati. Gli agenti lo stanno già cercando e mi tengono informato, anche se per adesso non c'è nessuna novità. Tu sai per caso se avesse dei nemici?" Gordon si sedette accanto lei e le mise una mano sulla spalla. Sembrava quasi che il destino si fosse accanito contro quella giovane ragazza. Era forte, ma Jim aveva paura che prima o poi si sarebbe spezzata.
"So che Salvatore Maroni lo ricattava, ma niente di più. A dir la verità ieri ci siamo lasciati... Ed io adesso mi sento così in colpa, perché se è successo tutto ciò è solo colpa mia." Singhiozzò la ragazza, sembrava così fragile in quel momento. Una bambola di porcellana pronta a frantumarsi in mille pezzettini.
La colpa è di Batgirl. Continuava a ripetersi nella mente. Maroni è pronto ad uccidere Aaron perché non l'ha ancora catturata.
"Non sappiamo se sia ferito o meno, però ho già mandato qualche poliziotto a controllare se è stato ricoverato al pronto soccorso. Forse è meglio se vai a casa. Non è stata una buona idea farti venire qui, ma non volevo darti queste informazioni per telefono." Gordon si alzò e porse una mano alla ragazza, che si tirò in piedi anche se le gambe le tremavano come gelatina. "Appena avremo qualche notizia ti chiamerò, te lo prometto."
*
Non doveva essere lì, non con la mente annebbiata dal dolore e dai sensi di colpa, ma le era sembrata la scelta giusta. Il Batsegnale proiettava il fascio di luce a forma di pipistrello sul cielo scuro.
Brandy non si era nemmeno messa il suo costume.
"Mi stavi cercando?" La voce cavernosa di Batman la giunse alle orecchie come una secchiata d'acqua fredda. La sua figura imponente comparì davanti ai suoi occhi, uscendo dall'ombra in cui si era nascosto.
"Ho bisogno del tuo aiuto. Aaron, il ragazzo che era con me quando ci hai salvato la vita, è stato rapito dal boss mafioso Maroni. Potrebbe essere ferito o addirittura morto. Ti prego, devi trovarlo." Le lacrime solcavano copiosamente le guance della giovane donna. Bruce avrebbe voluto avvicinarsi a lei ed abbracciarla, ma non poteva.
"Lo troverò, te lo prometto." Batman annuì deciso e scomparì nel buio, così come era apparso solo qualche istante prima.
Brandy pregò con tutto il cuore che riuscisse a mantenere la sua promessa.
* * *
Il sangue caldo colava dalla bocca tumefatta di Aaron Palmer e gli imbrattava la maglietta bianca.
Il liquido denso colava da ogni ferita aperta e pulsante che aveva ricoperto il suo corpo livido.
La testa gli penzolava sul collo, sembrava che lo avessero spezzato in due. Si era rassegnato ormai e non aveva nemmeno più tentato di liberarsi. I polsi gli sanguinavano e la sua pelle era a brandelli. Inoltre faceva fatica a respirare, il laccio che lo teneva legato alla sedia era talmente stretto che gli impediva di incanalare aria nei polmoni.
"Non te lo chiederò una seconda volta, dov'è Batgirl?" Maroni gli alzò il volto, tirandolo per i capelli. Gli occhi di Palmer erano sbarrati e lividi. "Se non me lo dici, ti ucciderò e poi ucciderò quella puttanella bionda che ti scopi. Scommetto che i miei uomini si divertiranno con quella troietta da quattro soldi."
"Non lo so, non so nemmeno chi sia." Le parole gli uscirono come un rantolo dalle labbra tagliate e poi si piegò in avanti a vomitare un grumo di sangue e saliva, imbrattando le scarpe del Boss.
"Cazzo!" Urlò e gli rifilò un destro sulla mascella. Si sentì uno scricchiolio, non appena il metallo del tirapugni entrò in collisione con l'osso del ragazzo, fracassandolo. Poi vociò ai suoi uomini di gettarlo nelle fogne di Gotham. Che morisse in mezzo al suo sangue ed al suo vomito.
Le luci sfarfallarono e per un istante il sotterraneo del vecchio edificio calò nel buio più totale. Un'ombra lo spinse a terra con un calcio ben assestato, si ritrovò ad annaspare in cerca di ossigeno mentre tentava di capire cosa fosse successo. Un pugno sferrato alla testa lo fece ruzzolare rovinosamente al suolo.
Batman, dopo aver steso il mafioso, si precipitò a controllare in che condizioni si trovasse Palmer. Respirava a fatica, ma il battito del suo cuore rassicurò l'eroe mascherato del fatto che fosse vivo - incosciente, ma vivo.
Facendo attenzione a non fargli ulteriormente male se lo caricò sulla spalla e lo portò fuori dal palazzo fatiscente. Lo appoggiò con un briciolo di delicatezza sul sedile della Batmobile e partì sgommando.
Era una corsa contro al tempo: Aaron aveva la mandibola spaccata ed era sicuro che fosse in condizioni ancora più gravi dell'ultima volta che lo aveva salvato. Aveva bisogno di un medico, qualcuno che fosse in grado di curarlo decentemente.
Accostò in un vicolo buio accanto al Gotham Mercy; l'entrata era pattugliata da due agenti della polizia. Trascinò il corpo del ragazzo sul marciapiede, in modo tale che i due poliziotti lo vedessero e gli prestassero soccorso. Poi, una volta sulla sua auto, sparì tra i vicoli della metropoli del crimine.
Chiamò Brandy sul telefonino satellitare che le aveva dato per contattarla. La voce della bionda era irrequieta e traspariva ansia, lo capiva dal modo in cui balbettava e dal tremolio che producevano le lettere che pronunciava. La rassicurò più volte, dicendole che Palmer era in ospedale.
Bruce non sapeva come sentirsi a riguardo: la mattina stessa lui e Brandy avevano fatto l'amore fino a quando erano rimasti senza fiato ed adesso lei si preoccupava per un altro uomo. Ma pensò che fosse normale: infondo lei voleva bene ad Aaron ed amava Wayne con tutta se stessa, quindi non doveva preoccuparsi.
Il rumore del suo cellulare interruppe tutte le sue elucubrazioni. Il nome della donna amata apparve sullo schermo, non appena lo recuperò dal vano porta-oggetti della sua Batmobile. "Pronto, Brandy?" Spense l'alteratore della voce e si finse disinvolto. "Hai finito il tuo turno?"
"Bruce..." Sussurrò flebilmente. Wayne notò che si era apparentemente calmata. "Aaron è in ospedale, io adesso sto andando da lui. I medici che mi hanno contattato mi hanno riferito che ha una commozione cerebrale e che potrebbe andare in coma. Ho tanta paura."
La giovane Knight singhiozzò.
"Hey, vedrai che andrà tutto bene. Sarò da te il prima possibile. Non avere paura, ci sono io con te. Ricordatelo sempre."
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