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» ventitré



Brandy si lasciò andare sul morbido piumino del suo letto. Era stanca, esausta, con le palpebre che si serravano da sole.
Non dormiva decentemente da un paio di notti ed il caffè ormai le scorreva nelle vene al posto del sangue da quanto ne aveva bevuto. L'operazione sotto copertura di Aaron era durata parecchio - forse fin troppo - ma almeno avevano assicurato una gran parte dei collaboratori di Maroni alla giustizia gothamita. Nonostante ciò, il Boss era riuscito a scappare e si trovata latitante chissà dove, su qualche isola tropicale e lontano dalla giurisdizione cittadina.

La ragazza era stata coinvolta direttamente ed aveva partecipato all'intervento affiancando Palmer. Si erano dati forza entrambi, ne avevano bisogno, ma alla fine tutto si era concluso nel migliore dei modi. L'abbraccio che aveva dato ad Aaron, ad operazione finita, sapeva di felicità e ottimismo.

Brandy chiuse gli occhi e si godette per qualche minuto il caldo tepore delle coperte del suo letto. Whisky si catapultò sul materasso e si accucciò accanto a lei, non prima di averle leccato il viso ed aver scodinzolato come un pazzo. Gli tirò un buffetto sul musetto e poi si addormentò, sentendo tutta l'adrenalina scivolarle all'improvviso fuori dal corpo. Non si preoccupò nemmeno di togliersi la divisa del GCPD. 

"Brandy, svegliati! Sei in super ritardo!" La bionda si alzò di scatto dal letto, sentendo la testa girarle per qualche istante. Mugugnò infastidita, perché percepiva ancora tutta la stanchezza addosso alla sua esile schiena.

"Ivy... Stavo facendo un bellissimo sogno." Borbottò, ma decise comunque di uscire dal bozzolo di coperte calde in cui era avvolta. Poi si sedette sul materasso e guardò negli occhi la sua amica. "C'eravamo io e Bruce, avevamo due splendidi figli e ci trovavamo lontano da questa città che non ha fatto altro che darci dolore e sofferenza."

La Jackson sorrise e prese posto accanto all'amica: "Sono più che sicura che un giorno tutto questo si avvererà e potrai vivere una vita felice lontano da qui. Ma adesso, Brandy, ti devi preparare ed andare alla festa di Bruce."

Quella sera si sarebbe celebrato il trentunesimo compleanno di Wayne. La giovane avrebbe preferito di gran lunga stare da sola con lui, piuttosto che festeggiare con quella miriade di palloni gonfiati della Gotham bene che si definivano amici del suo fidanzato e della sua famiglia.

"Oh, a proposito. Prima Bruce è passato di qui e ti ha lasciato questo pacco. Tu stavi dormendo così beatamente che ha preferito non disturbarti. Sei fortunata, è un ragazzo fantastico!" Ivy appoggiò una scatola sul letto e si affrettò ad uscire dalla camera con un'espressione sognante dipinta sul volto.

"Immagino che tu abbia già visto di cosa si tratta." Brandy alzò gli occhi al cielo. La sua amica a volte era fin troppo curiosa e non riusciva a resistere alla tentazione di ficcare il naso negli affari altrui.
Sollevò il coperchio, gli occhi le si sgranarono e la sua bocca assunse la tipica forma ad O per lo stupore. Tirò fuori dal cartone il vestito che le aveva regalato il suo magnifico uomo. Il tessuto morbido e tempestato di paillettes inondava la stanza con piccole scintille dorate. Allegato c'era un bigliettino bianco candido, scritto a lettere eleganti e precise con l'inchiostro nero: era la calligrafia di Bruce - ormai aveva imparato a riconoscerla.

"Sono sicuro che ti starà d'incanto. Illuminerai tutti
con la tua bellezza.
Ti amo - B"

Si morse il labbro, cercando di trattenere un sorriso e poi si fiondò in bagno per farsi una doccia. Aveva solo un'ora per prepararsi e farsi trovare pronta a Wayne Manor.

* * *

Il lungo abito dorato che indossava non era certo passato inosservato tra le signore altolocate della metropoli del crimine. Erano trascorsi solo pochi minuti da quando aveva varcato il portone della Villa ed era già stata assaltata da mille complimenti e presentazioni inutili. Aveva più volte scandagliato il grande salone con lo sguardo, ma del suo Bruce non c'era traccia.

Accettò di buon grado lo champagne che le offrì un cameriere e si mise a sorseggiarlo in disparte, lontano da quel mondo che non le apparteneva, ma che avrebbe dovuto imparare ad accettare. Si mise in bocca anche qualche tartina al salmone, giusto per non far andare l'alcol subito alla testa e perché erano deliziose.

Mentre masticava l'ennesimo stuzzichino, la sua attenzione venne catturata da una figura elegante che scendeva la mastodontica gradinata della villa. Il suo cuore smise di battere per un'istante, così come le era successo la prima volta che aveva messo gli occhi su Bruce Wayne.

Gli invitati iniziarono ad intonare la canzoncina di tanti auguri, Bruce passò in mezzo alla marmaglia di gente salutando e stringendo mani, ma si lasciò alle spalle tutte quelle persone per dirigersi da Brandy. Le sorrise dolcemente e la strinse tra le sue braccia. Poi le sussurrò all'orecchio: "Sei incantevole."

La ragazza gli cinse le spalle, sfiorandogli il collo con il volto e lo baciò con trasporto.
"Anche tu sei meraviglioso. Auguri, amore mio."
Wayne era stretto in un completo nero, con papillon e camicia bianca. Brandy era sicura di non averlo mai visto senza giacca e cravatta in tutti quei mesi in cui l'aveva conosciuto. Era sempre elegante e non aveva mai un capello fuori posto.

Le diede un ultimo bacio a stampo e poi si fece serio: "Devi aspettarmi giù, al sicuro. Io cercherò di mandare via queste persone e poi ti raggiungerò. Crane ha in mente qualcosa, Gordon l'ha arrestato. La polizia ha fatto irruzione all'Arkahm ed hanno visto che stava riversando una sostanza altamente tossica nei condotti idrici. Stanotte succederà qualcosa di pericoloso, Brandy, e noi dobbiamo essere pronti a combattere. Vorrei tenerti al sicuro, però ho il timore di non farcela da solo."

"Io non ho paura finché sono con te." Gli prese una mano e la strinse tra le sue, per infondere coraggio più a se stessa che a Bruce. "Sono pronta a riscattare la nostra città, so che c'è ancora un bagliore di speranza in fondo al tunnel della disperazione."

"Bruce, chi è questa bella ragazza?" Una signora con un tailleur viola ed i capelli biondi a caschetto si avvicinò ai due giovani ed appoggiò una mano anellata sull'avambraccio di Wayne.

"Lei è Brandy, la mia fidanzata, Mrs Delane." Le passò una mano intorno ai fianchi e la strinse leggermente a sé. Sulla bocca della donna comparve una smorfia di stupore, ma si ricompose subito. "Stava andando però."

La bionda gli lanciò uno sguardo d'intesa e si affrettò a salutarli.
Mrs Delane tornò all'attacco, anche se il giovane uomo non aveva tempo da perdere in futili chiacchiere: "È davvero una bella ragazza, Bruce... Ma c'è una persona che lei deve assolutamente conoscere! Spero 'sta volta di dirlo bene, signor Ra's Al Ghul?"

Un uomo asiatico si presentò davanti a loro, lasciando Wayne stupefatto: "Tu non sei Ra's Al Ghul. Io l'ho visto morire."

"E se Ra's Al Ghul fosse importale?" Una voce maschile fece capolino da dietro le spalle di Bruce. "E i suoi metodi fossero soprannaturali?"

"O trucchi banali da salotto per nascondere la tua vera identità, Ra's?" Ribatté il miliardario. Per tutto quel tempo si era fatto abbindolare dalle parole del suo mentore, era caduto nella sua trappola come uno sciocco.
Henri Ducard era il vero Ra's Al Ghul ed era arrivato a Gotham per distruggere per sempre la metropoli del crimine. O come diceva lui: per redimerla.

* * *

Stava aspettando da un periodo di tempo che le parve infinito, con l'unica compagnia del rumore delle gocce d'acqua che colavano a terra dal soffitto roccioso della Batcaverna. Brandy era seduta su uno dei tanti tavoli di metallo che occupavano quella immensa grotta. Il costume di Batgirl le avvolgeva già il corpo, proteggendola dall'umidità e dal freddo pungente della spelonca.
La maschera giaceva accanto a lei, pronta a celare il suo volto in quella battaglia che avrebbe deciso la sorte della sua città.

Era preoccupata, non poteva nasconderlo. Le mani le tremavano leggermente e cercò in tutti i modi di tenere la mente lontana dal pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere nelle ore successive, temeva solo il peggio per sé e per l'uomo che aveva imparato ad amare più di se stessa.

Il rumore di un esplosione la fece drizzare in piedi, con la pelle accapponata per il terrore. Poi sentì lo stridio dell'ascensore di metallo che congiungeva il salotto di Wayne Manor fino alla Batcaverna. Si fiondò a vedere cosa fosse successo e per poco non lanciò un urlo disperato.
Bruce era seduto sulla grata di metallo, con il volto stravolto per il dolore. Accanto a lui c'era il signor Pennyworth.

"Che cosa ho fatto Alfred? Quello che la mia famiglia, che mio padre aveva costruito..." Osservò il fuoco che divampava sopra alla sua testa, indomabile ed inarrestabile stava distruggendo ogni singola cosa all'interno della Villa.

"Suo padre, signore, non le ha lasciato solo mattoni e malta." Il maggiordomo gli scostò con delicatezza la giacca, per vedere la ferita sanguinante al fianco. Bruce era tutto ciò che gli rimaneva e gli voleva bene come se fosse suo figlio.

"Io volevo salvare Gotham... Ho fallito." Bruce non staccava gli occhi delle fiamme ardenti che stavano divorando tutti i suoi ricordi d'infanzia.

"Perché cadiamo, signore? Per imparare a rimetterci in piedi."

"Tu non ti arrendi mai con me?"

"No, mai." Alfred lo aiutò a rialzarsi in piedi, Brandy era già corsa da loro preoccupata. Insieme lo sollevarono e lo portarono accanto ad uno dei grossi tavoli di metallo. Il maggiordomo prese da uno scaffale un kit di pronto soccorso, il taglio non era profondo ma necessitava di urgenti medicamenti.

"Come stai, Bruce?" La ragazza lo guardò negli occhi preoccupata, e gli accarezzò con dolcezza la guancia sporca di fuliggine. Gli tolse la giaccia del completo e la camicia bianca, poi analizzò attentamente il piccolo squarcio che aveva sul ventre. Prese un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante e lo passò sulla carne aperta di Wayne, poi applicò una grossa garza sterile su tutto il taglio. Lui strinse i denti per il bruciore che gli causava la soluzione, prese la mano della ragazza fra le sue per cercare di alleviare il dolore e la guardò con occhi pieni di amore.

"Ra's Al Ghul diffonderà una tossina nell'aria di tutta Gotham, essa causa allucinazioni che portano alla pazzia. Lucius Fox è riuscito a sintetizzare un antidoto, ma non riesce a produrlo su vasta scala in così poco tempo. Dobbiamo fermarlo." Disse Bruce, alzandosi dal tavolo di metallo ed indossando il costume nero come la notte di Batman. Poi estrasse dalla tasca dei pantaloni una fiala contenente del liquido giallo e lo porse a Batgirl. "Tieni, ti renderà immune al veleno."

"Qualunque cosa succederà stasera, ricordati che ti amo." Si iniettò il fluido nella vena. "Ho fatto un sogno, Bruce. C'eravamo io e te ed avevamo due figli, in un posto bellissimo. Credo che fosse l'Italia."

"Ti prometto che tutto questo un giorno si realizzerà. Ti amo, Brandy." Le accarezzò una guancia e la invitò a salire sulla Batmobile, non prima di averle detto di allacciarsi la cintura. La bionda alzò gli occhi al cielo, ma sulle sue labbra comparve un ghigno.

* * *

L'isola di Narrows era piombata nel caos più totale: la tossina si stava diffondendo a macchia d'olio e stava portando le persone all'isteria. Qualcuno era riuscito a far evadere i prigionieri detenuti nel carcere di massima sicurezza dell'isola. Assassini, serial killer, stupratori, erano tutti a piede libero e stavano seminando il panico tra gli isolani già terrorizzati. Inoltre la polizia non aveva abbastanza agenti per sedare i disordini.

Per le strade aleggiava una strana nebbiolina bianca candida, ma letale. Gordon ed i suoi uomini cercavano di catturare quanti più detenuti possibili, tutti però erano in preda alle allucinazioni e l'unico che poteva fare qualcosa era proprio il sergente. Batman gli aveva fatto arrivare una fiala dell'antidoto tramite Rachel Dawes. James afferrò il walkie-talkie e si mise in comunicazione con il capitano Loeb, aveva bisogno di altri agenti che potessero tenere sotto controllo la situazione.

"Gordon! Tutti i reparti antisommossa sono già sull'isola con voi." La voce gracchiante del comandante gli arrivò indistinta alle orecchie dalla radiolina. L'uomo aveva appena dato l'ordine di far sollevare i ponti che collegavano l'isola di Narrows al resto della cittadina.

"Allora vuol dire che sono inadeguati!" Chiuse la ricezione con la rabbia che gli ribolliva nelle vene, ma con anche la consapevolezza che non sarebbe riuscito a fare niente da solo.

"Non ho più nessuno da mandarti." Il vocione graffiante del suo superiore giunse ancora una volta dalla ricetrasmittente, ma Jim era troppo impegnato a fissare la Batmobile che aveva attraversato il ponte levatoio con un balzo. Il suo prezioso amico scese dal tambler e lo raggiunse, affiancato da Batgirl.

"La violenza sull'isola è incontrollabile." Gli disse Gordon, sollevato che fosse supportato da qualcuno in quella notte di puro terrore e follia.

"Ed è solo l'inizio. Se la tossina arriva in città, niente può impedire che a Gotham scoppi il panico." Le parole del Cavaliere Oscuro non promettevano nulla di buono.

"E come possono fare?"

"Useranno il treno che segue la conduttura fino allo snodo centrale sotto alla Wayne Tower. Se quell'ordigno arriva alla Wayne Station provocherà una reazione a catena che farà evaporare tutta l'acqua della città."

"Ricoprendo Gotham di gas velenoso."

"Io impedirò loro di usare la rotaia, ma mi serve il tuo aiuto."

"Cosa devo fare?"

"Ha il cambio manuale."
Gli lanciò le chiavi della Batmobile. "Mentre lei si occuperà di mantenere la situazione sotto controllo e di evitare qualsiasi incidente mortale."

Bruce non avrebbe voluto lasciare Brandy da sola in mezzo ai criminali più pericolosi della metropoli del crimine, ma non aveva altra scelta. Doveva salvare la vita dei suoi concittadini e poi sapeva quanto la sua fidanzata fosse un osso duro.

Il sergente ci impiegò qualche minuto prima di riuscir a mettere in moto quello strano veicolo militare, partì sgommando.

Batman lo fissò andare via e poi si avvicinò alla giovane donna: "Stai attenta." Brandy annuì e gli sorrise dolce, accarezzandogli il volto in parte coperto dalla maschera con la mano.
Lo baciò, assaporandosi le sue labbra come se fosse l'ultima volta ed infine scomparì tra i vicoli malfamati di Narrows.


* * *

Brandy aveva paura. Non si era mai ritrovata in pericolo come in quel momento, ma aveva promesso a Bruce che sarebbe stata attenta e non voleva infrangere il suo giuramento.
L'adrenalina che le scorreva nelle vene era d'aiuto, anche se non la rendeva di certo immune al terrore nella sua forma più pura.

Era circondata da una dozzina di uomini armati di coltelli, tubi d'acciaio ed altri attrezzi di fortuna. Erano criminali, riconosceva le loro divise arancioni e ciò le faceva tremare le gambe. Cercò di respingerli con calci ben assestati e pugni nei punti deboli, ma erano troppi.

Aveva perso la pistola-carrucola; si era tastata più volte la cintura, ma di essa non c'era traccia. Non aveva via di scampo: alle sue spalle c'era il muro di un alto edificio e l'unico possibile varco di fuga era quello di affrontare i dodici prigionieri che aveva difronte. Doveva combattere con le unghie e con i denti, perché Brandy non voleva morire - non adesso che aveva una ragione di vita. L'amore che la legava a Wayne era più forte di ogni altra cosa.

Raccolse da terra un tubo metallico e lo brandì in aria come se fosse una spada. I brutti ceffi le si avvicinarono lentamente, traballanti sulle gambe a causa delle allucinazioni. Uno di loro - pelato e con un grosso tatuaggio - si fiondò su di lei con furia disumana, la colpì di striscio sul fianco con un grosso coltello. L'armatura in kevlar era dura e non fu trapassata dalla lama.
Brandy gli tirò il tubo in testa e l'uomo cadde sull'asfalto stordito.

Gli altri si gettarono subito addosso a lei, si sentiva completamente in trappola, ma non poteva permettersi di arrendersi. Avrebbe combattuto fino all'ultimo. Riuscì a mettere al tappeto un paio di energumeni e li disarmò. Ma più ne metta fuori gioco uno, più gli altri sembravano inferocirsi. Notò troppo tardi la pistola che uno di loro gli puntò in pieno stomaco, premendo la canna contro la sua carne. Ci fu uno sparo e poi cadde a terra, con la vista annebbiata ed il sangue che le sgorgava copioso dal corpo.

*

Gordon era riuscito ad abbattere uno dei pilastri che reggevano la ferrovia cittadina. Il treno che conteneva l'emettitore di microonde per vaporizzare l'acqua si era schiantato al suolo, provocando un incendio enorme.
Batman era riuscito a fiondarsi fuori in tempo, ma Ra's Al Ghul era morto e questa volta per sempre.

Bruce planò sulla città, grazie al grosso mantello che faceva parte del suo costume. Localizzò subito Batgirl, ma quando la vide sentì il cuore frantumarsi in mille pezzi.
Era immobile sull'asfalto, in mezzo ad una pozza color cremisi che si stava espandendo a vista d'occhio.

Si inginocchiò accanto a lei, sorreggendole il busto con le braccia. Controllò che ci fosse ancora il battito e quando percepì la sua vena del polso pulsare, si sentì momentaneamente sollevato. Stava perdendo troppo sangue ed aveva i minuti contati; le tolse la maschera ed osservò il suo volto. Aveva le palpebre serrate e le labbra dischiuse da cui usciva un refolo di respiro. La sollevò e la strinse al suo petto.

Fu catapultato indietro nel tempo, fino alla notte in cui aveva fatto l'incubo peggiore, quello in cui Brandy veniva ammazzata per mano di Aaron Palmer.
Era tutto uguale: il vicolo buio, lo sparo, Bruce che piangeva silenziosamente e stringeva la donna che amava sanguinante tra le braccia... Ma questa volta la ragazza moriva per colpa sua. Avrebbe dovuto lasciarla al sicuro nella Batcaverna insieme ad Alfred, dove sapeva che non le sarebbe accaduto nulla.

James Gordon arrivò come una manna dal cielo ed accostò la Batmobile accanto ai due eroi.
Smontò subito dal veicolo e corse a soccorrere la bionda.
"Brandy Knight... Ci avrei scommesso che fosse lei." Mormorò vedendo il suo volto addormentato, poi aiutò Batman a caricarla sull'auto, che partì subito. Senza sprecare un minuto di più, dei pochi che restavano a Batgirl. Bruce non era pronto a perdere anche la sua amata Brandy.

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