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» uno



"Brandy, svegliati!" Uno scossone fece aprire bruscamente gli occhi alla ragazza bionda.
Whisky iniziò a leccarle il viso e a mugolare, voleva uscire per fare la sua passeggiata mattutina.
Si mise a sedere sul letto e si passò una mano sul volto, ancora tramortita dal sonno.
"Ivy..." Brontolò, reprimendo uno sbadiglio. "Che ore sono?"

"È ancora presto, ma devi assolutamente vedere una cosa!" Mormorò eccitata la sua amica, sventolandole sotto agli occhi un giornale fresco di stampa. "Un eroe mascherato di nome Batman ha catturato Falcone e l'ha consegnato alla polizia."

Ivy Jackson applaudì e poi si catapultò sul letto sfatto, accanto a Brandy e al piccolo Whisky.
Era una ragazza di ventitré anni, frizzante ed allegra. I suoi lunghi capelli color caramello le incorniciavano il volto dai tratti fini, su cui erano incastonati due occhi azzurri come lapislazzuli. Un sorriso smagliante le dipingeva sempre le labbra carnose e rosse come ciliegie. 
Era la migliore amica di Brandy da quando avevano entrambe sei anni e si erano conosciute alle scuole elementari.
Da allora erano diventate inseparabili.
Entrambe si ricordavano ancora vividamente il loro primo incontro.

Brandy piangeva, mentre stringeva con la mano paffutella quella calda e rassicurante di sua mamma. La donna teneva tra le braccia la piccola Violet di appena tre anni e sorrideva rassicurante alla figlia maggiore.
"Tesoro, sono sicura che ti divertirai. Infondo la scuola non è così male! Potrai conoscere nuovi bambini ed imparare tante cose." La consolò la trentenne dai lunghi capelli biondi, inginocchiandosi accanto alla bimba. Vi sgattaiolò dalle grinfie di Jane Carter - era da poco diventata la signora Knight - e corse sulle altalene vicino al cortile ormai poco affollato della scuola elementare di Gotham.
La maggior parte dei piccoli studenti era già entrata in classe.
"Mamma, io ho paura! Non voglio lasciarti..." Mugugnò Brandy, facendo un piccolo broncio che la intenerì.
Erano uguali, genitrice e figlie: bionde, occhi azzurrissimi ed un sorriso solare e contagioso.
Ma soprattutto di una bellezza delicata e raffinata, come una rosa appena sbocciata.
Anche Jason Knight era un bell'uomo, ma l'alcol aveva consumato il suo volto, rendendolo vecchio e stanco nonostante avesse solo trentacinque anni.
"Piccola, stai tranquilla, oggi pomeriggio sarò qui a riprenderti." Jane stampò un bacio sulla fronte della figlia, che poco convinta trascinò il manico della sua cartella fucsia di Hello Kitty con le rotelle fino alla scalinata dell'imponente edificio grigio ed austero.
La mamma la seguì in silenzio, rimuginando su quanto fosse cresciuta la sua piccola Brandy in quei sei anni, da quando l'aveva stretta tra le braccia la prima volta ed aveva pensato che non ci fosse cosa più bella che dare alla luce un figlio. Anche Violet le raggiunse, le trecce dorate ondeggiavano sulla sua schiena come spighe di grano in una giornata ventosa.
La maggiore delle sorelle Knight si girò un'ultima volta e, prima di salutare la mamma e Vivì, notò una bambinetta della sua età correre per il cortile.
Indossava un grazioso vestitino azzurro ed i suoi lunghi capelli color caramello erano raccolti in due codini ordinati.
La ragazzina raggiunse l'entrata della scuola e si girò verso Brandy.
"Io sono Ivy, vuoi essere mia amica? Non conosco nessuno..." Aveva detto schietta e con un sorriso sdentato che aveva subito rallegrato la bimba bionda; aveva annuito con la testa e poi aveva mormorato il suo nome con una punta di timore.
"Andate adesso, sennò arriverete in ritardo!" Jane aveva stretto un'ultima volta sua figlia e le aveva sorriso materna e dolce.
Violet aveva bisbigliato: "Ciao sorellina."
Poi si era nascosta dietro alle gambe della madre.
Brandy e la sua amica Ivy erano corse subito in classe, mano nella mano. La bimba aveva meno paura di iniziare la scuola, aveva trovato qualcuno che le stesse vicino.

A distanza di diciassette anni, le due ragazze erano ancora inseparabili. Vivevano insieme in una squallida piccionaia nella periferia di Gotham: era il meglio che due giovani studentesse potevano permettersi, ma erano riuscite a crearsi una casetta accogliente e carina.

Ivy frequentava l'Accademia di Belle Arti ed il suo sogno era quello di diventare un'affermata pittrice, mentre Brandy aveva appena concluso quella di polizia e di lì a poco avrebbe incominciato a lavorare come agente nel dipartimento della sua città.

La prima cosa che avrebbe fatto una volta indossata la divisa sarebbe stata quella di licenziarsi e di scappare da quel buco di nightclub - l'Iceberg Lounge - in cui faceva la spogliarellista. Anzi la ballerina come era solito affermare il suo capo, un buffo ometto panciuto e con uno strano naso aquilino, vestito sempre in frac e con la tuba sulla testa a coprire la sua calvizie.
Oswald Cobblepot si faceva chiamare Pinguino ed era risaputo che nel suo squallido locale si contrabbandassero anche armi.

Odiava con ogni fibra del suo essere quell'impiego: i clienti brilli che allungavano le mani, il viscido ed inquietante proprietario che trattava lei e le altre ragazze bruscamente, il doversi spogliare tutte le sere davanti a sconosciuti che la fissavano bramosi...

L'unico lato positivo era la paga alta e le laute mance da parte di quei pervertiti che le sbavano dietro. Ma soprattutto odiava dover sorridere forzatamente quando l'unica cosa che desiderava era quella di mandare tutti a quel paese e sottrarsi da ogni responsabilità e fuggire il più lontano possibile da quella città che le aveva dato solo dispiaceri nei suoi ventitré anni di vita.

Brandy guardò accigliata il Gotham Times stretto tra le mani della sua coinquilina e si alzò dal letto, con una smorfia di rabbia dipinta sul volto.
Whisky la seguì scodinzolando.
"Non sei contenta?" Le domandò Ivy con una punta di delusione nella voce. Sapeva quanto rancore e quanta vendetta riservasse la bionda nei confronti di Falcone.

"Sì, certo che lo sono, ma volevo ucciderlo con le mie mani.
Non avrei voluto di certo che un pagliaccio mascherato lo consegnasse alla polizia." Sbottò, si passò una mano sul volto e prese in braccio il cucciolo di Husky che reclamava con dei mugolii insistenti la sua attenzione. I ricordi della notte precedente le tornarono limpidi alla mente: quel Batman le aveva soffiato Falcone dal naso con una facilità disarmante ed assurda.

"Brandy, è meglio così. Fidati di me." Ivy le strinse un braccio intorno alla vita e la bionda si lasciò andare a quel contatto famigliare che le infondeva calore per tutto il petto e la faceva sentire al sicuro. Si staccò quasi subito ed aprì le ante dell'armadio a muro di fronte al suo letto. Whisky scappò in cucina alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare.

Estrasse un paio di jeans neri ed una camicetta bianca elegante.
"Stamattina ho il colloquio con il sergente Gordon per vedere se sono idonea. Ho paura che non mi prendano per la storia di mia mamma." Confessò Brandy, guardando negli occhi la sua amica in cerca di conforto.

Entrare nella polizia era il suo grande desiderio ed aveva bramato quel giorno fin da quando era piccola.
Adesso era ad un passo dal realizzarlo e non voleva che tutto andasse in fumo per colpa del crollo emotivo di Jane.

"Sono sicura che capiranno. Infondo è impazzita - Ivy tentennò sull'usare quel termine, ma Brandy sembrò non badarci più di tanto - in seguito ad un forte trauma. Sei la migliore del tuo corso e ti sei impegnata molto in questi anni, lavorando persino in un nightclub per avere i soldi per pagarti la retta universitaria." La ragazza mora sapeva sempre cosa dire per tranquillizzarla.
Brandy borbottò un speriamo e poi la invitò ad uscire dalla stanza, visto che doveva prepararsi per andare in centrale.

*

Le strade di Gotham erano affollate alle otto di mattina. C'erano mamme che accompagnavano i figli a scuola, uomini stretti in giacche e cravatte pronti a dirigersi in ufficio, adolescenti con le cuffie alle orecchie che pompavano musica a a tutto volume e la cartella sulle spalle. E poi c'era Brandy Knight.
I lunghi capelli biondi stretti in una treccia adagiata dolcemente sulla spalla destra che le ricadeva sul petto. Le mani tremolanti per l'ansia ed il respiro leggermente irregolare.

Doveva calmarsi.

Si era impegnata molto in quegli anni e si era diplomata a pieni voti: il posto come agente nella polizia di Gotham sarebbe stato sicuramente suo.
Aveva passato tutte le prove efficientemente, mancava solo il colloquio e sperava che la situazione di sua mamma non interferisse con il sogno di tutto la sua vita.

In lontananza vide il grande e minaccioso palazzo che ospitava la centrale. Alcuni agenti entravano ed uscivano dalle grandi porte a vetri. Prese un profondo respiro per darsi coraggio e poi con passo incerto varcò l'entrata.

Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, fino al suo primo giorno di scuola.
Solo che adesso non c'erano Ivy a stringerle la mano, Jane che le sorrideva dolce e Violet che la salutava con la manina da dietro le gambe della mamma.

Adesso era da sola.

Il sorriso di una giovane donna stretta in un tailleur elegante grigio a costine la investì in pieno.
La poliziotta era seduta dietro ad un grosso bancone posto a qualche metro dall'entrata e salutava cordialmente chiunque le si avvicinasse.

Brandy avanzò con passo incerto e la salutò con voce flebile che tradiva la sua emozione.
"Buongiorno, sono qui per parlare con il sergente Gordon."

"Certo, la sta aspettando. L'ultima porta infondo al corridoio." Le indicò la direzione e poi tornò a dedicarsi alle sue faccende.

La bionda mosse qualche passo titubante. L'ansia la stava divorando e cercò di prendere qualche respiro profondo per tentare di scacciarla.
Si concentrò su quello che la circondava: sul lungo corridoio dai toni neutri si affacciavano numerose porte, su ognuna delle quali era presente una targhetta con il cognome ed il grado del proprietario dell'ufficio.

Le postazioni degli agenti si trovano da un'altra parte e per questo non si imbatté in nessuno mentre percorreva la distanza che la separava dall'abitacolo di Gordon e che le sembrò un'infinita camminata verso il patibolo. Quando finalmente si trovò di fronte alla porta di legno lucido, bussò per annunciare la sua presenza.

Il sergente la invitò ad entrare.
"Buongiorno, signorina Knight. Si accomodi pure." La voce dell'uomo risultava sicura e traspariva autorità.

Brandy lo osservò per qualche istante: indossava un paio di occhiali da vista dalla montatura di metallo, dei baffi folti ricoprivano il suo labbro superiore e sembrava non aver più di quarantacinque anni.
I suoi occhi scuri erano concentrati sulla figura della ragazza.

"Buongiorno, sergente Gordon." Allungò una mano e strinse quella del poliziotto che ricambiò in modo deciso. Era un uomo autoritario, ma tutto sommato non incuteva paura e il simpatico sorriso che rivolse a Brandy la mise subito a suo agio e si accomodò sulla poltrona di pelle di fronte alla scrivania.

James Gordon sfogliò un piccolo fascicolo, mentre porse qualche domanda di rito alla bionda.
Era rimasto impressionato dalla media più che eccellente della giovane, ma sapeva bene che ci voleva molto di più di qualche valutazione per essere un ottimo agente.

Lesse con cura le informazioni stampate elegantemente sul plico di fogli, senza perdersi una sola parola che usciva dalla sua bocca. Poi la interruppe: "Signorina Knight, noto con piacere che si è diplomata con il massivo dei voti."

Brandy annuì, esibendo un sorriso soddisfatto e trionfante.
Essere la prima del suo anno la rendeva molto orgogliosa di se stessa.

"Qui inoltre leggo che sua madre è rinchiusa ad Arkham, ovviamente nel braccio degli incensurati. - Gordon si tolse gli occhiali e li appoggiò sul tavolo, notò subito che il viso della bionda aveva perso una tonalità di rosa. - È un fatto di cui noi teniamo conto e suppongo che lei lo sappia."

Brandy fece un cenno con la testa: "Lo so. Ma in mia difesa posso che mia mamma è impazzita in seguito alla morte di mio padre e di mia sorella minore. Sono stati entrambi uccisi da Falcone."

"Mi ricordo di quel caso, i miei agenti ci avevano lavorato...
È stato terribile. Mi dispiace per la sua perdita. - Commentò. - Sono sicuro che sia stato un duro colpo per sua madre."

"Sì, proprio così. È stata dura per entrambe, signore."

"Qui è riportato anche che lavora come spogliarellista all'Icerberg Lounge e questa cosa non le fa onore. Il suo capo - il Pinguino - è ben noto qui in centrale per il suo traffico illecito di armi, ma è riuscito a comprare gli agenti giusti e da allora è intoccabile. Signorina Knight, in questo momento abbiamo la necessità di avere poliziotti incorruttibili e con un passato indiscutibile alle spalle. Io immagino che lei sia qui per riscattare la sua famiglia, però penso che non sia pronta per entrare a far parte delle forze dell'ordine. Si presenti qui tra un anno, si trovi un lavoro più dignitoso nel frattempo e le assicuro che cambierò idea. Ora ritengo che sia troppo presto per lei."

Gordon le riservò un sorriso sconsolato, era fermo sulla sua decisione anche se gli dispiaceva dover mandare via la ragazza.
Ma era sicuro che con il passare del tempo sarebbe maturata e allora sì che sarebbe diventata un'ottima agente.

Brandy annuì nuovamente.
Il cuore le batteva all'impazzata e sentiva le lacrime pungerle gli angoli degli occhi.
Le scacciò e salutò il sergente.
Si fiondò fuori dalla centrale, senza badare all'arrivederci della donna alla reception.

Si sentiva male, voleva solo piangere disperatamente perché era così delusa da se stessa.
Aveva lavorato sodo in quegli anni ed adesso il suo obbiettivo stava sfumando davanti ai suoi occhi e lei non poteva farci nulla.

Era stata una sciocca ad accettare il lavoro all'Iceberg Lounge, ma ai tempi era disperata ed avrebbe fatto di tutto pur di pagare l'affitto del suo squallido appartamento e le tasse scolastiche. Inoltre si incolpava anche di non essere stata abbastanza vicina a sua mamma in un momento delicato come quello che stavano passando entrambe.

Se solo quel giorno non fosse rientrata da scuola più tardi del solito e se non avesse fatto in modo che Jane si sentisse abbandonata... Forse non l'avrebbe trovata nella vasca da bagno con una bottiglia di brandy - il liquore preferito di suo papà Jason - in mano ed una confezione quasi vuota di antidepressivi nell'altra.
Le lacrime iniziarono a rigarle le guance, lente e calde.

Jim Gordon le aveva dato una seconda opportunità e in quell'anno avrebbe fatto di tutto pur di maturare, per poi guadagnarsi un posto nella polizia di Gotham.

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