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» quindici



Brandy passò lo straccio sul bancone, eliminando ogni traccia di birra e di briciole di patatine.
Poi gettò un'occhiata all'orologio a parete sopra alle mensole dei super alcolici, disposti ordinatamente e divisi per colore delle bottiglie. Erano le due passate di notte: non vedeva l'ora di buttarsi tra le coperte calde del suo letto e dormire per una settimana intera. Il turno al bar era più faticoso di quanto avesse potuto immaginare, ma almeno aveva ancora un lavoro.

Quando qualche sera dopo l'aggressione all'Arkham Asylum si era presentata all'Iceberg Lounge con il grosso taglio sullo zigomo ed il ventre fasciato, aveva temuto che Oswald Cobblepot la licenziasse in tronco. Il Pinguino, tuttavia, era stato clemente con lei: le aveva lasciato il lavoro e finché non fosse ritornata in forma avrebbe dovuto aiutare Eddie al bancone. Il ragazzino dai capelli rossi era stato contento di averla accanto a sé ed avevano subito stretto amicizia. Era più piccolo di lei - aveva diciannove anni - e faceva il barman per racimolare qualche soldo per la sua famiglia. Era un bravo ragazzo.

"Ciao, Brandy. Ti accompagno a casa, ti va?" DJ occupò la visuale della bionda e prese posto su uno sgabello difronte al bancone. Aveva finito da poco il suo turno, ma nonostante la stanchezza il sorriso che le riservò la rallegrò.

"Sì, grazie. Io stacco, Eddie. Ci vediamo domani." Lo salutò velocemente stampandogli un bacio sulla guancia e si affrettò a raggiungere il suo amico.

"Volevo anche parlarti già che c'ero." Derek assunse un'espressione seria, ma continuò a camminare finché non raggiunsero il parcheggio ed il fuoristrada nero del giovane.
Brandy prese posto accanto al sedile del guidatore ed aspettò che Jones mettesse in moto il pick-up. Entrambi avevano rimandato quella discussione troppo a lungo, sia per evitare di far preoccupare Ivy sia perché non erano ancora pronti a parlarne.

Erano passati dieci giorni da quando Aaron e Brandy erano stati aggrediti da Maroni e Crane. Dieci lunghissimi giorni in cui Palmer aveva troncato ogni rapporto con la sua fidanzata.
Dopo essersi risvegliati nella Batcaverna non si erano più visti.

"Cosa è successo tra te e Fulmine?" DJ la guardò negli occhi per un istante e poi tornò a concentrarsi sulla strada poco affollata e buia.

"Non so cosa ti abbia detto lui, né tantomeno se vi siete parlati. Io mi sono trovata semplicemente nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Lui penso che avesse qualche conto in sospeso con dei mafiosi." Brandy appoggiò la fronte contro il finestrino freddo dell'auto. Le scoppiava la testa in quel momento. Rivivere la notte dell'aggressione era ancora doloroso per lei. Aveva avuto seriamente paura di morire, ma era terrorizzata ancora di più dall'idea di perdere Aaron per sempre.

"Perché non vi parlate più? Non credo a quello che hai detto ad Ivy... È impossibile che abbia deciso di lasciarti da un momento all'altro senza una spiegazione! Lui è innamorato perso di te, lo conosco da anni e non si è mai comportato così con qualcuno a cui tiene davvero. Aaron ti ama." Il ragazzo dalla pelle color caramello accostò il pick-up.

Brandy si guardò intorno spaesata e quando si accorse di essere difronte al palazzo di Aaron impallidì: "Cosa ci facciamo qui?"

"Tu adesso vai da lui e gli parli, gli chiedi spiegazioni. Neanche a me ha detto niente, era sconvolto e lo posso capire, dato che avete visto tutti e due la morte in faccia. Ma non ho la più pallida idea sul perché abbia deciso di lasciarti così di punto in bianco."

"Ivy non deve sapere la verità sull'aggressione, per favore. Per lei io ed Aaron ci siamo trovati in mezzo ad una rissa in un locale, okay?" Sussurrò Brandy e si preparò mentalmente ad uscire dalla jeep. "Mi aspetti nel caso lui non voglia vedermi?"

"Va bene. Buona fortuna, B." Le accarezzò la guancia incerottota e le schioccò un bacio sulla fronte.
La Knight per lui era come una sorella minore e le voleva un bene immenso. Le mise tra le mani le chiavi dell'appartamento di Palmer - erano quelle di riserva che il suo amico gli aveva dato in caso di necessità.

Scese dalla macchina con il cuore che le batteva all'impazzata.
Una volta entrata, fece le rampe di scala lentamente, concentrandosi bene su cosa dire al suo ragazzo. Non era sicura di provare dei sentimenti per Bruce Wayne, ma era più che certa di amare il giovane dagli occhi dorati ed il sorriso più bello che avesse mai visto in vita sua. Bussò incerta alla porta di casa sua, le gambe le tremavano e non appena sentì la serratura scattare il suo cuore fece una capriola nel petto.

"Perché sei qui? Pensavo che fossi stato chiaro quando ti ho detto di di cercarmi mai più." Aaron era arrabbiato, il suo viso era segnato da un'espressione seria e fredda, ma almeno la maggior parte dei tagli era sparita. Brandy non rispose. Si ricordava ancora con tristezza le parole che lui le aveva rivolto fuori dalla Batcaverna, prima di sparire completamente dalla sua vista. Le aveva spezzato il cuore. Lo osservò per qualche istante. Aveva dei pantaloni della tuta neri, mentre la felpa grigia era lasciata aperta e aveva indossato solo una manica. Si vedeva il braccio immobilizzato contro il petto, stretto nella fasciatura nera che gli aveva messo Batman.

"Aaron." Lo supplicò, cercando di prendergli la mano libera tra le sue, ma lui la scansò con un cipiglio contrariato sul volto. "Mi devi delle spiegazioni, per favore."

"Vieni dentro." Si spostò e la lasciò entrare nel suo appartamento. Brandy notò subito con disappunto che Palmer aveva affogato i dispiacere nell'alcol ed il posacenere sul tavolo difronte al divano strabordava di mozziconi.

"Tu non immagini minimamente in che casino mi trovo..." Non terminò la frase. Sparì in cucina e tornò qualche secondo dopo con due bottiglie di birra in mano. Ne allungò una alla bionda che intanto si era seduta sul sofà e prese posto accanto a lei.

"Sei tu, vero?" Indicò la televisione con l'indice.
Palmer - prima di essere interrotto da lei - stava riguardando per l'ennesima volta il campionato che l'aveva fatto arrivare ad un soffio dal titolo di artista marziale migliore del mondo.

"Sì." Sorrise malinconico, poi bevve un sorso di birra ghiacciata. Brandy lo imitò e per una manciata di minuti rimasero in silenzio a fissare lo schermo. Aaron era davvero bravo a lottare.

"Perché sei finito nei casini?" Gli chiese la bionda, interrompendo quella situazione surreale che si era creata. Riusciva a percepire persino il suo cuore e quello del giovane uomo palpitare.

"Brandy..." Spense la tele ed appoggiò la bottiglia sul tavolino. "Stando con te rischierò solo di farti del male. La prossima volta Maroni potrebbe ucciderci entrambi e non voglio che accada. Devi stare lontana da me."

La Knight abbassò lo sguardo, non riuscendo a reggere gli occhi di Aaron ricoperti di lacrime. Allungò una mano e sfiorò quella dell'uomo, la sua pelle era liscia e calda. Strinse la presa e fece intrecciare le loro dita.


"Affronteremo questa cosa assieme. Se sarà necessario chiederemo aiuto anche a Batman. Però ti prego non mi abbandonare, amore mio." Si avvicinò lentamente a lui e si accoccolò al suo petto, facendo attenzione a non toccargli la spalla fracassata.

"Facendo così complichi solo le cose..." Cercò di allontanarla dolcemente, ma fu inutile. Brandy non lo avrebbe lasciato andare per nulla al mondo in quell'istante.

"Cosa vuole quell'uomo da te?" Sussurrò contro il suo petto, aggrappandosi con tutte le sue forze alla felpa grigia di Aaron.

"È da anni che mi ricatta, prima faceva leva su mia mamma malata di cancro ed adesso su di te. In genere mi chiede di spaventare qualche uomo di famiglia che si indebita con lui... Ma qualche settimana fa mi ha chiesto di consegnargli Batgirl per arrivare a Batman." Si passò una mano sul volto e con voce incrinata continuò a parlare: "Non avrei mai immaginato che sotto quella maschera ci fossi tu, cazzo."

Brandy singhiozzò e dai suoi occhi iniziarono a scendere lacrime calde e silenziose, fu confortata solo dalla voce dolce di Aaron e dalle sue carezze sui suoi capelli dello stesso colore dell'oro.
"Ti prometto che troveremo una soluzione, te lo giuro." Continuava a ripetere tra un singulto e l'altro. Ma lui scosse più volte la testa, perché non aveva altra via d'uscita.

"Voglio fare l'amore con te." Gli sussurrò Brandy contro il petto, quando si fu ripresa completamente dal suo pianto disperato. Palmer le asciugò le guance con le dita e poi la baciò dolcemente. Si alzarono in silenzio e raggiunsero la camera, ad entrambi mancava il fiato ed il sangue ribolliva nelle vene, a causa delle forti emozioni che stavano provando in quel momento. Si sdraiarono sul letto, Aaron faceva fatica a muoversi e la spalla gli faceva male, ma ignorò il dolore all'arto e si concentrò solo sugli occhi della donna.

La ragazza gli sfilò la felpa, scoprendo il suo petto che si muoveva freneticamente in su ed in giù. Poi gli tolse i pantaloni, con le mani che le tremavano come gelatina. Si spogliò in fretta, senza rovinare l'atmosfera con inutili parole.


Accolse Aaron dentro al suo corpo e si mosse lentamente, per paura di fargli male alla spalla.
Il ragazzo chiuse gli occhi e si lasciò andare contro il cuscino.
Strinse con la mano quella di Brandy e la attirò a sé.
"Ti amo, piccola." Le sussurrò contro il collo.

La Knight si piegò verso di lui e lo baciò dolcemente: "Ti amo, Aaron." Gli passò l'altra mano tra i capelli e si godette i sospiri che uscivano dalle labbra carnose di Palmer. Tutto in quel momento era perfetto: i loro corpi si stavano fondendo in un'unica anima, i loro sospiri ne formavano uno solo ed i loro cuori battevano in sincronia.
Raggiunsero il culmine del piacere, la bionda si sdraiò accanto al corpo caldo del suo amante e si accoccolò al suo petto.
Si addormentarono appagati, ma con la mente annebbiata dalla paura di perdersi.

* * *


Bruce stava inseguendo un ragazzo incappucciato per le stradine buie e deserte di Gotham, ma ad un certo punto sparì nel nulla - come se non lo avesse mai visto. Batman si guardò intorno spaesato e poi la figura misteriosa ricomparve, ma non era solo.
Puntava una pistola alla testa di una ragazza dei lunghi capelli biondi. Wayne riusciva a vedere gli occhi della donna brillare nella luce fioca dei lampioni, ricoperti di lacrime.

"Brandy..." Sussurrò, con la voce strozzata ed il cuore in gola per la paura. Si avvicinò, ma l'uomo incappucciato gli fece cenno con la testa di indietreggiare.

"Fermati o le faccio saltare in aria il cervello!" Rise, sembrava la risata di uno psicopatico tanto era stridula e forzata, ma quella voce gli era famigliare. "Anzi la uccido lo stesso. Tu non potrai mai amarla come faccio io."

Il rumore dello sparo squarciò il silenzio della notte gothamita, seguito da un tonfo.
La ragazza cadde sull'asfalto sporco. I capelli si sparpagliarono sul bitume nero, come un'aureola dorata, e la maglietta bianca si macchiò di sangue caldo.
Bruce si inginocchiò accanto al corpo freddo di Brandy, che lo osservava con le palpebre spalancante e gli occhi vitrei, privati della loro lucentezza.

Era morta.

Aaron Palmer intanto era fuggito, lasciando dietro di sé solo dolore e disperazione. La canna della pistola giaceva ancora a terra, fumante e colpevole di aver privato una ragazza così dolce e bella della propria vita.

"Brandy, ti prego, non abbandonarmi! Io ti amo e non posso perdere anche te." Bruce si era chinato sul cadavere della giovane donna e le aveva baciato le labbra screpolate, ma ancora calde. "Ti amo e non ho mai avuto l'occasione di dirtelo."

Le lacrime di Batman stavano inzuppando la maglietta della Knight, mescolandosi al sangue che le sgorgava dal petto.
Con le dita tremanti le abbassò le palpebre - così sembrava che dormisse. La strinse un'ultima volta tra le sue braccia e poi la appoggiò sull'asfalto umido.
In lontananza sentiva le sirene delle volanti della polizia e doveva scappare al più presto. Ma c'era una forza invisibile che lo tratteneva a terra inginocchiato.

Aveva perso tutto, aveva perso la donna che amava e si sentiva dannatamente solo. Avrebbe voluto morire lui al posto di Brandy, avrebbe dovuto salvarla da quel pazzo di Palmer. Ma invece gli aveva permesso di portargliela via per l'ennesima volta. Bruce sentiva il cuore dilaniato, come se mille coltelli l'avessero trapassato più e più volte. Squartato. Fatto a brandelli. Distrutto per sempre.

Il GCPD era vicino, qualche secondo e lo avrebbero trovato lì a terra, coperto del sangue che sgorgava dalla ferita aperta di Brandy. Non gli avrebbero creduto, gli sbirri volevano la sua testa su una picca da troppo tempo e non si sarebbero fatti scappare un'occasione come quella. Forse - una volta scortato in centrale - lo avrebbero picchiato fino a quando non avrebbe emesso un refolo dalle labbra tagliate e li avrebbe implorati di ucciderlo.
Sapeva che non l'avrebbero accontentato. Avrebbe passato tutta la sua esistenza in prigione, bruciato vivo dai sensi di colpa per non aver salvato la persona che amava.

"Alza le mani o ti spariamo!" Il Capitano Gillian Loeb imbracciò un megafono ed il suo vocione cavernoso lo fece sobbalzare.
Batman si arrese ancor prima di lottare, tirò su le braccia al cielo e rimase fermo immobile.
Qualcuno lo ammanettò, non diede importanza a chi fosse.
Poi il sergente Gordon si affiancò alla sua figura imponente e appoggiò una mano sulla spalla.

"Non penso che tu abbia ucciso questa ragazza." Sussurrò, sollevandolo dal suolo. "Sai, Brandy voleva diventare un agente della polizia, ma le ho detto che non era pronta per via del suo lavoro da spogliarellista. Mi dispiace averlo fatto, forse a quest'ora sarebbe viva."

Wayne annuì e si lasciò scortare in macchina da Jim. Le lacrime continuavano a scendergli dagli occhi, come un piccolo fiume in piena. "Io la amavo, Gordon. Non avrei mai potuto ucciderla." Sibilò, non appena il sergente ebbe preso posto nella vettura della polizia. James lo guardò attraverso lo specchietto retrovisore. Poteva vedere il volto rigato dal pianto e l'espressione addolorata dell'uomo che si celava dietro alla maschera del Giustiziere di Gotham. Non disse nulla e continuò a guidare tra le strade della metropoli del crimine.

Bruce Wayne era ormai il ricordo di ciò che era stato. Aveva perso l'ultimo brandello di lucidità con la morte della sua dolce e bella Brandy Knight. Si sentiva solo un involucro di carne, senza anima e senza cuore.

Si svegliò di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore ed il respiro ansante. Si guardò attorno spaesato e solo allora si rese conto di essere a casa sua, nel suo letto.
Inghiottì a fiotti l'aria, cercando di placare il fiatone che lo stava soffocando. Gli occhi erano secchi, come se avesse pianto per tutta la notte e gli sembrava di sentire il sangue di Brandy imbrattargli le dita.

"Si calmi, signor Wayne. Era solo un brutto sogno." Alfred Pennyworth entrò di corsa nella camera da letto di Bruce e si avvicinò all'uomo che intanto si era seduto sul bordo del materasso.

"Alfred, la uccideva." Balbettò il giovane con il volto sconvolto. "Lui uccideva Brandy. Non posso perdere anche lei, l'ho già vista una volta in fin di vita..."

Il maggiordomo si sedette accanto a lui e gli passò la mano sulla schiena, cercando di tranquillizzarlo: "Bruce, lei è viva e sta bene. È sotto, la vuole vedere."

"Brandy è qui?" Wayne si alzò di scatto dal letto e si diresse verso il bagno di camera sua. Voleva lavarsi via tutto il sudore freddo e le lacrime. "Dille di aspettarmi, per favore."

Alfred annuì e sparì dalla sua visuale. Bruce chiuse la porta del bagno alle sue spalle e si gettò sotto il soffione della doccia. L'acqua era gelata, ma lo aiutò a riprendersi completamente.
Non era pronto, non sarebbe riuscito a guardarla negli occhi dopo averla baciata la sera di qualche settima prima. Non sarebbe riuscito a sostenere il suo sguardo dopo che l'aveva vista lambire le labbra di Aaron con così tanto amore la sera della loro aggressione.

Lui amava Brandy più della sua vita, se ne era reso conto nell'istante stesso in cui l'aveva vista suonare il pianoforte ed era arrossita leggermente. Gli occhi lucidi, la bocca invitante e la cascata di capelli che sembrano oro colato. Bruce Wayne amava Brandy Knight, ma lei ricambiava i suoi sentimenti?

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