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Lo sciabordio dell'acqua che ticchettava sul tetto di lamiera risvegliò dolcemente Brandy dal suo sonno profondo. Si stropicciò il volto con il palmo della mano e si mise seduta sul letto, ad osservare dalla finestra accanto alla sua alcova il profilo dei grattacieli che si estendevano a perdita d'occhio sotto al cielo plumbeo e grondante di nubi grigiastre.
Le era sempre piaciuta la pioggia, anche se a volte la associava inevitabilmente a ricordi brutti come la sera della morte di Violet o il tentato suicidio di sua mamma. Era un paradosso, ma da quando era rimasta sola al mondo il temporale le infondeva un senso di pace e tranquillità.
A Gotham pioveva spesso.
Le nuvole avvolgevano come una soffice e gelata coperta i palazzi della città ed inondavano le sue strade con l'acqua scrosciante.
Brandy sarebbe rimasta per ore ad osservare lo spettacolo che creavano le gocce trasparenti in quei giorni tempestosi e le intricate decorazioni che formava il vapore acqueo che si sollevava dall'asfalto lercio e puzzolente.
Nel piccolo appartamento il silenzio regnava sovrano segno che Ivy non fosse ancora rientrata in casa. Si alzò dal materasso e si sgranchì le ossa, aveva dormito per quasi dieci ore. Si strinse infreddolita nella felpa che indossava come pigiama e si mise un paio di pantaloni della tuta per coprire le sue lunghe gambe nude. Legò i capelli biondi in una crocchia disordinata, dirigendosi poi verso la cucina per prepararsi qualcosa da mangiare visto che lo stomaco aveva iniziato a brontolarle in modo insistente.
Non era un'ottima cuoca ed i piatti che le venivano bene si potevano contare sulle dita di una mano, ma sapeva fare delle deliziose uova strapazzate e bacon. Inoltre era la regina dei pancake alla banana e cioccolato - i suoi preferiti.
Dopo aver acciuffato l'iPod dalla tasca dei jeans che aveva la sera prima ed aver selezionato una colonna sonora adatta a quel pomeriggio uggioso, mise sul fuoco due padelle - una per le uova e l'altra per il bacon.
Ruppe i gusci e rovesciò il contenuto in una ciotola, sbattendolo poi con una forchetta in modo che l'albume ed il tuorlo si amalgamassero.
Mise le fette di pancetta e le uova sul fuoco ed aspettò con un certo languorino che il tutto fosse pronto per essere gustato.
Dalla dispensa prese il preparato per i pancakes, a cui aggiunse il latte fresco. Nel frattempo tagliò una banana a rondelle e la mise ordinatamente in un piatto, guarnendola con una generosa quantità di crema al cioccolato e nocciole. Lo sfrigolare del bacon le suggerì che la pietanza fosse pronta, così spense il fuoco e rovesciò la pancetta e le uova in una fondina.
Scaldò anche l'impasto per le frittelle americane. Quando anche quelle furono cotte poté finalmente sedersi sul divano e godersi il suo gustoso brunch.
Ivy le vietava di mangiare in salotto, perché diceva che Brandy era una pasticciona e che sporcava dappertutto. La bionda la rimbeccava chiamandola scherzosamente mammina ed entrambe scoppiavano a ridere.
Si mise in bocca una forchettata di uova strapazzate e con l'altra mano accese la televisione. Stavano trasmettendo l'ennesimo telegiornale della giornata. Non badò molto alla trasmissione, le notizie riguardanti la politica non le interessavano più di tanto, ma la sua attenzione venne richiamata dal consueto servizio dedicato alla criminalità dilagante a Gotham.
La polizia - dopo l'arresto di Falcone e di alcuni dei suoi collaboratori - aveva iniziato a pattugliare con più frequenza i quartieri malfamati della città e c'erano state parecchie catture di malavitosi. Ma il vero eroe, colui che sembrava essere l'unico in grado di ridare un barlume di speranza ai gothamiti, era Batman.
Brandy drizzò le orecchie non appena sentì il nome del Cavaliere Oscuro e prestò più attenzione allo schermo della televisione.
La forchetta colma di pancetta gravitava a mezz'aria tra il piatto e la sua bocca.
"Ieri sera Batman ha sventato una rapina a mano armata alla Banca Centrale di Gotham. L'intervento tempestivo dell'eroe ha assicurato alla giustizia quattro uomini, successivamente scopertosi appartenenti alla malavita gestita da Carmine Falcone, anch'esso dietro alle sbarre. La polizia è arrivata sulla scena del crimine troppo tardi.
Il sergente James Gordon assicura che le forze dell'ordine stanno facendo il possibile per arrestare i membri del clan di Falcone." Disse la reporter dai lunghi capelli ramati ed un sorriso severo dipinto sul viso. Alle sue spalle si vedeva l'austero edificio che ospitava la sede della Banca Centrale.
Brandy sbuffò e spense il televisore. Ingollò il resto della colazione e si fiondò in cucina per bere un sorso di succo all'arancia direttamente dal cartone.
La Jackson - se fosse stata lì - l'avrebbe sicuramente rimproverata. Sorrise e si affrettò a mettere i piatti nella lavastoviglie.
Aveva il resto del pomeriggio libero. Il suo turno quel giorno sarebbe iniziato alle nove di sera.
La sua amica non c'era, Whisky era con lei e la bionda si sentiva dannatamente sola. La sua mente volò ad Aaron Palmer, l'affascinante ragazzo che solo qualche ora prima l'aveva baciata con voracità e l'aveva stregata con il suo sorriso malizioso. Brandy istintivamente si morse le labbra e si domandò se anche lui stesse pensando a lei in quel momento. Si maledisse per non avergli chiesto il suo numero di telefono.
Scosse la testa, scacciandosi dalla mente il fisico statuario del giovane ed i suoi occhi ambrati.
Decise di indossare dei vestiti comodi: una corsa per il parco l'avrebbe aiutata a liberarsi là mente dalla miriade di pensieri che l'affollavano.
Batman però rimaneva il principale cruccio della giovane.
*
"Misty, non distrarti. Ai clienti non piace quando vedono che hai la testa da un'altra parte e non sei concentrata su di loro." La voce rauca del Pinguino arrivò alle orecchie di Brandy come una secchiata d'acqua gelata appena svegli.
"Mi dispiace per la mia negligenza." Si limitò a rispondere, abbassando gli occhi in segno di rispetto nei confronti del suo datore di lavoro.
"Brava ragazza!" Gracchiò l'uomo mostrando i denti affilati e marci. "Adesso torna al tavolo dieci, il signor Newman è uno dei nostri clienti più facoltosi, nonché un assiduo frequentatore dell'Icerberg Lounge."
Accompagnò le sue parole con una leggera pacca sul sedere della bionda che fu percorsa da un brivido di disgusto. Cercò di sfoggiare un sorriso nei confronti dell'uomo dalle sembianze di un pennuto e si allontanò in fretta.
Era distratta, era vero.
Ma nessuno poteva biasimarla: non aveva ancora visto Aaron e per di più il simbolo del pipistrello di Gotham aleggiava minaccioso sopra la città da quando era uscita da casa più di un'ora prima.
Cercò di concentrarsi sulla lauta mancia che il signor Newman ed i suoi compagni stretti in completi gessati le infilarono nelle mutandine di pizzo blu e sfoggiò a tutti un sorriso - anche se dentro di sé era completamente schifata.
Quella era la peggior specie di clienti: ricchi uomini, padri di famiglia ed imprenditori fino al midollo che pretendevano di più solo perché avevano i soldi necessari per comprarsi ciò che volevano.
"Dopo ti va di farti un giretto in limousine con me?" Le domandò con lussuria nella voce l'anziano, un uomo stempiato e con degli occhi arcigni quanto velenosi. Afferrò Brandy che stava ballando in piedi sul tavolino per un braccio fino ad avere il viso della donna difronte al suo.
"Mi dispiace, ma qui non facciamo quel genere di servizio." Rispose piccata e si allontanò, contando il gruzzolo che aveva tirato su scuotendo il corpo per quel branco di vecchi pervertiti.
La lingerie che indossava all'improvviso le sembrò trasparente di fronte agli occhi di Newman che la fissavano languidi e con rabbia fiammante per il rifiuto. Nessuno gli diceva di no.
Brandy si rifugiò nello spogliatoio e chiese a Monique se poteva sostituirla in sala, cosicché lei avrebbe fatto lo spettacolo sul palco. L'altra ragazza, una giovane donna dai capelli dorati a caschetto e gli occhi più verdi che la Knight avesse mai visto, acconsentì con un sorriso sornione sulle labbra dipinte di blu cobalto.
Quando ballava sulla pedana sopraelevata rispetto ai tavolini a cui sedevano i clienti dell'Iceberg Lounge, Brandy si sentiva al sicuro lontano dagli artigli di quegli uomini e dai loro occhi che avrebbero voluto spogliarla più di quanto non lo fosse già.
Le piaceva mantenere una certa distanza dai frequentatori del nightclub, anche se a volte era costretta ad intrattenerli da vicino.
Non era di certo il lavoro che avrebbe voluto fare, ma sicuramente guadagnava parecchio e non era costretta ad andare a letto con i clienti del night. Aveva pur sempre una certa dignità anche se faceva la spogliarellista e non avrebbe mai permesso a quegli sciacalli di metterle le mani addosso.
Si cambiò velocemente, indossando un completino bianco formato da due pezzi, accompagnato da un boa di piume del medesimo colore e si preparò a salire sul palco.
La voce del dj annunciò l'esibizione successiva e Brandy chiuse gli occhi, pronta a lanciarsi in pasto a quegli squali affamati.
Ancheggiò sensualmente a ritmo della musica, immaginandosi per tutto il tempo che ci fosse Aaron davanti a lei ad infonderle sicurezza con il suo sorriso e a farla sentire donna grazie agli sguardi liquidi resi tali dall'eccitazione che le riservava.
Quando la canzone finì, aprì gli occhi e tornò di corsa nel camerino. Per la fretta si scontrò contro a qualcuno.
"Ti sono mancato così tanto, piccola?" Sussurrò Aaron Palmer cingendole con le mani i fianchi, per sorreggerla. La bionda boccheggiò, le gambe le erano diventate molli come gelatina e rischiava di ruzzolare a terra se non fosse stato per la presa salda dell'uomo che la stringeva contro il suo corpo muscoloso.
Brandy sbatté le palpebre un paio di volte e senza dire una parola si fiondò sulle labbra di Palmer lasciandolo senza respiro.
Le assaggiò come aveva fatto la sera prima, chiedendo accesso alla bocca dell'uomo picchiettando la lingua su di esse che erano incredibilmente carnose e morbide. Aaron le dischiuse subito, permettendole di entrare e la ragazza si affrettò ad esplorare ogni anfratto di quella cavità calda e vogliosa.
Gli fece passare le dita fra i capelli che quella sera erano setosi e lasciati indomati, poté assaggiare la loro morbidezza con i polpastrelli. Alla giovane Knight piacevano più così che tirati all'indietro con il gel.
"Sì, evidentemente ti sono mancato." Rispose l'uomo boccheggiando, aveva gli occhi lucidi per il desiderio e le labbra leggermente arrossate. Era semplicemente bellissimo e a Brandy mancò il fiato difronte a tanta perfezione.
"Ciao, Aaron." Sussurrò la ragazza, allentando la presa dal suo corpo massiccio. Si affrettò a dirigersi verso il suo armadietto per potersi cambiare. Palmer la fissò in silenzio, scrutando ogni dettaglio della figura longilinea dalla donna. Partì dalla schiena su cui erano presenti alcune lentiggini, per poi fermarsi sulle sue natiche sode, fino ad arrivare alle sue gambe lunghe e snelle.
Brandy sentiva il suo sguardo bruciarle la pelle ed una scarica di calore le inondò il basso ventre, per poi andare più in profondità.
"Sei libera adesso?" Le domandò di getto lui, mordendosi poi un labbro ed incrociando le braccia al petto. Quella sera indossava una maglietta a maniche corte blu che gli lasciava scoperte le braccia e metteva in mostra l'inchiostro nero che gli macchiava la pelle.
"Mi dispiace, ma ho da fare." Brandy si voltò imbronciata. Si era infilata un paio di jeans neri ed una t-shirt grigia. "Se vuoi possiamo sentirci per domani sera. Io ho il turno al pomeriggio."
"Per me va bene, tanto ho il giorno libero." Aaron le sorrise e per un istante il cuore della ragazza smise di battere. "Ti do il mio numero."
Brandy estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni e lo passò a Palmer che digitò in fretta le cifre sul piccolo apparecchio.
"Perfetto, ti chiamo io." La bionda si avvicinò a lui e gli stampò un bacio su quella bocca carnosa che la faceva impazzire tanto. "Scusami, ma devo proprio andare adesso: il mio turno è finito."
Si allontanò di qualche passo, poi si fermò di scatto e si girò verso Aaron. Gli sorrise un'ultima volta e si affrettò ad uscire dall'Iceberg Lounge.
Il cuore le batteva all'impazzata.
*
Bruce Wayne non era il tipo che si arrendeva alla prima difficoltà, non lo era mai stato. La perdita dei suoi genitori in tenera età lo aveva plasmato ed aveva fatto si che crescesse come un uomo forte, sicuro e perseverante.
Era da un paio di ore che stava aspettando la donna misteriosa in cui si era imbattuto qualche sera prima, immobile accanto al Batsegnale posto sul tetto del distretto di polizia di Gotham.
Il cielo era tetro e senza stelle, scuro come in ogni altra notte nella metropoli del crimine.
Si sentivano le sirene delle volanti rimbombare per i vicoli bui, ma nonostante quello era una sera tranquilla e non era successo niente che avesse catturato l'attenzione del Vigilante.
Batman attendeva in silenzio, scrutando la strada a ridosso del commissariato. Erano le tre di notte ed aveva quasi perso la pazienza: forse la figura misteriosa non si sarebbe presentata neanche quella sera.
Un fruscio leggero catturò la sua attenzione e il Cavaliere Oscuro si girò di scatto: "Ti stavo aspettando."
Una figura longilinea sbucò dall'oscurità e si palesò difronte alla sagoma del pipistrello, illuminata solo dal Batsegnale.
Il corpo era fasciato da una tuta di pelle nera ed il viso della donna era nascosto dietro ad una maschera.
"Ho avuto da fare." Rispose lei con sicurezza nella voce. Non le faceva più paura quell'individuo; aveva capito che erano fatti della stessa pasta: entrambi volevano vendicarsi e ridare speranza ai gothamiti.
"Il crimine non dorme mai e tu in queste notti non ti sei fatta vedere in giro." La voce metallica di Batman interruppe la quiete della notte senza stelle. Brandy rimase in silenzio, scrutando con occhio vigile la figura difronte a sé. La corazza nera gli proteggeva il corpo robusto, mentre la maschera gli nascondeva i tratti fisionomici del viso severo.
Batman continuò: "Non so cosa tu ci facessi al porto l'altra sera, Falcone è un uomo pericoloso e tu non hai esitato un'istante ad attaccarlo, ma sappi che da sola non potrai fare niente contro i criminali di Gotham. Sei forte e determinata, però questo non basta; servono anche il giusto addestramento ed i giusti mezzi."
Brandy esitò, non capendo dove l'uomo volesse arrivare: "Cosa intendi dire? Non ti seguo."
"Ti propongo un'alleanza. Insieme possiamo essere più forti di loro, dei criminali. Io non so cosa ti abbia spinto ad affrontare Falcone, non voglio neanche saperlo perché ritengo che ognuno abbia i propri scheletri nell'armadio, ma mi ha colpito la tua risolutezza."
La bionda era titubante, Bruce lo percepiva dagli occhi celesti della giovane che lo fissavano con riluttanza. Li avrebbe riconosciuti ovunque: erano così grandi, dalle mille sfumature azzurrognole e lo fissavano come se volessero leggergli l'anima. Brandy Knight deglutì, ma non sembrava intenzionata a parlare.
"Di me ti puoi fidare. Anch'io voglio ridare serenità a questa città." L'uomo mascherato fece un passo avanti verso la ragazza.
"Sì, accetto." Le labbra di Brandy tremolavano per il freddo e non vedeva l'ora di rintanarsi tra le morbide coperte del suo letto.
Batman - tutto sommato - non le sembrava una minaccia, ma le pareva più una vittima di una società corrotta.
Come lo era lei stessa: una vittima di uomini assetati di sangue e potere.
"Sai come contattarmi." Il Cavaliere indicò il segnale luminoso alle sue spalle e poi con una piroetta sparì nel buio della notte, lasciandola imbambolata sul tetto del commissariato.
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