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Bruce Wayne era rimasto sveglio per tutta la notte, sdraiato tra le morbide coperte di vera piuma del suo letto e lo sguardo rivolto al soffitto. Il pensiero fisso di quegli occhi incredibilmente azzurri gli aveva martellato la testa ed aveva ripetuto quel nome fino allo sfinimento, fino a quando la bocca gli era diventata arida come il deserto e le labbra stremate avevano iniziato a fargli male.
Brandy Knight.
Si sentiva uno sciocco perché non gli era mai capitato di comportarsi così, di rimanere sveglio dopo aver incontrato l'ennesima bella biondina che gli girava intorno da quando aveva fatto la sua ricomparsa in città. Ma quel nome, quegli occhi, lo avevano scosso nel profondo e Bruce non riusciva a capacitarsi del perché. Avrebbe potuto avere ogni singola donna di Gotham, bastava un sorriso languido e quelle si sarebbero gettate ai suoi piedi accondiscendenti.
Anche Rachel Dawes era passata in secondo piano da quando il suo sguardo si era posato nelle pupille della sua alleata, da quando quelle iridi azzurre come lapislazzuli avevano incontrato le sue scure come la notte. Alle quattro di mattina non ce l'aveva più fatta, si era catapultato giù dal letto ed aveva raggiunto il salotto con il pianoforte che gli permetteva l'accesso al suo covo.
Si era soffermato con lo sguardo su quello strumento musicale che solo qualche ora prima era stato sfiorato dalle dita di Brandy, creando quella dolce melodia che lo aveva incantato.
Aveva scosso la testa per cacciare quei patetici pensieri e - dopo aver pigiato la giusta sequenza di tasti - si era ritrovato nella sua caverna con il cuore che gli palpitava nel petto come se fosse impazzito.
Si era fiondato alla scrivania su cui erano posizionati numerosi computer dall'aria altamente tecnologica ed aveva digitato dodici lettere, le dita gli tremavano.
B-R-A-N-D-Y-K-N-I-G-H-T.
Ora era lì, con gli occhi incollati davanti allo schermo in attesa che il database contenente informazioni su ogni singolo cittadino gothamita crackato alla polizia caricasse quelle riguardanti il suo pensiero fisso.
Lesse la sua scheda personale che conteneva notizie perlopiù superflue come la sua data di nascita (aveva ventitré anni) e le scuole frequentate da bambina.
La sua attenzione venne catturata dall'indirizzo di residenza - che si appuntò mentalmente - e sul fatto che Brandy avesse frequentato l'accademia di polizia, anche se l'impiego attuale risultava all'Iceberg Lounge gestito da quel pagliaccio del Pinguino.
Rimase un po' deluso nel constatare che una giovane donna promettente come lei stava sprecando la sua vita a fare la spogliarellista, piuttosto che fare domanda per diventare agente dato che aveva tutte le carte in regola ed i voti con cui era uscita dall'accademia ne erano una prova lampante. Allegato al fascicolo di Brandy trovò anche degli articoli di giornale che riguardavano una tragica vicenda famigliare - come riportava il Gotham Times di cinque anni prima.
"Nella notte tra giovedì e venerdì, sono stati trovati i cadaveri di due persone al porto di Gotham. Trattasi del quarantenne Jason Knight e di sua figlia Violet di appena tredici anni.
Si sospetta che dietro all'efferato crimine ci sia la firma di Carmine Falcone o di qualche suo sgherro. Knight aveva dei debiti in sospeso con il malavitoso, dovuti alla sua dipendenza dal poker e dalle scommesse. Il GCPD sta indagando."
Lesse anche il fascicolo della polizia che aveva chiuso il caso incolpando ignoti a causa della mancanza di prove.
Bruce pensò che qualcuno avesse sicuramente insabbiato il tutto per non minare alla sicurezza del boss. Essere ricchi ed incutere paura in una città come Gotham aveva sempre i suoi vantaggi e tutti erano consapevoli che il Romano avesse contatti diretti con alcuni poliziotti interessati più alle mazzette che alla loro integrità morale.
Lo spezzone successivo di giornale riguardava invece la madre di Brandy.
"In seguito al suo tentato suicidio, Jane Carter-Knight - cognome acquisito dal marito - è stata internata nell'ala dedicata agli incensurati dell'Arkham Asylum.
La donna è caduta in un grave stato di psicosi in seguito alla perdita prematura del marito e della figlia minore avvenuta quasi un anno prima.
È stata trovata dalla primogenita Brandy - una ragazzina appena diciottenne - che ora è stata presa in custodia dalla famiglia di una sua cara amica. La morte di Jason e Violet rimane ancora un mistero e la polizia ha deciso di chiudere il caso per mancanza di prove. Carmine Falcone è stato assolto."
Wayne spense di colpo il computer, inorridito da ciò che aveva appena letto.
Quella ragazza aveva perso la sua famiglia, proprio come era successo a lui quando era poco più che un bambino. Solo in quell'istante si rese conto di cosa fosse realmente quel sentimento che animava gli occhi di Brandy: ira.
L'ira irrefrenabile che strangola il dolore al punto tale che la memoria dei tuoi cari non è che veleno nelle tue vene, finché un giorno desideri che quelle persone tanto amate non siano mai esistite per poter smettere di soffrire. Quelle parole gliele aveva dette tempo prima Henri Ducard, vedendo la collera che offuscava la mente di Bruce ed ora lui si era ritrovato a pensare la stessa cosa della giovane donna.
Solo che lei - a differenza sua - riusciva a controllare quella sensazione devastante e lo aveva capito da come era riuscita a mascherare il dolore sotto ad uno strato di vendetta accecante.
Brandy soffriva, ma lo faceva in silenzio perché non aveva mai incontrato qualcuno che sapesse cosa significava perdere la famiglia in una frazione di secondo. Ma Bruce Wayne era a conoscenza di quel sentimento che ti corrode le vene come acido, quel dolore martellante che non smette un secondo di attanagliarti il corpo e la mente, per ricordati che è presente, per ricordarti tutto ciò che hai perso.
Bruce sapeva cosa significava e voleva trovare al più presto Brandy Knight per dirle che non era sola al mondo, per farle sapere che anche lui capiva cosa stesse provando da cinque anni a quella parte. Lui voleva trovarla per smarrirsi all'interno di quegli occhi meravigliosamente azzurri.
*
Okay, forse non è una buona idea - pensò Wayne, valutando minuziosamente per l'ennesima volta i pro ed i contro di quella situazione estremamente imbarazzante. E al momento stava vincendo l'opzione di rimettere in moto la sua Lamborghini - che era fottutamente fuori luogo in quel vicolo lercio e puzzolente, stracolmo di immondizia - e scappare verso la sua villa. Inoltre cosa avrebbe pensato la gente vedendo uno come lui all'interno di un nightclub? Fortunatamente aveva smesso di preoccuparsi dell'opinione altrui.
E se non avesse trovato Brandy? Era sicuro che fosse lì quella sera, perché aveva controllato più volte sul sito dell'Iceberg Lounge gli orari delle varie spogliarelliste.
Quindi si stava comportando da codardo, temporeggiando con inutili elucubrazioni, pur di evitare di mettere piede in quel locale e trovarsi faccia a faccia con il motivo di tanta insicurezza.
L'uomo seduto nella macchina sportiva non era lui: Bruce Wayne non si fermava difronte a niente, perché sapeva sempre che avrebbe ottenuto ciò che voleva.
Doveva solo acquistare un briciolo di autocontrollo e prendere la situazione di petto.
Una ragazzina come Brandy Knight non avrebbe mai dovuto mettere in dubbio il coraggio di uno come lui, di Bruce Wayne.
Fece un profondo respiro, si sistemò il colletto della camicia perfettamente amidata e smontò dalla Lamborghini.
Cercò di assumere un'aria totalmente indifferente e di mettere la sua solita maschera da uomo autoritario e freddo, cosa che gli riuscì assolutamente bene.
Varcò la soglia dell'Iceberg Lounge che a quell'ora della notte era completamente pieno - meglio così: nessuno avrebbe notato la sua presenza fuori luogo - e si diresse subito al bancone del bar per ordinare da bere.
Il barista gli servì un Martini senza oliva senza fare domande e lui potè gustarsi il cocktail, sbirciando da sopra al bicchiere quel locale che gli era estremamente poco famigliare.
Notò la presenza di qualche viso conosciuto: perlopiù ricchi anziani della Gotham bene, stretti a ragazze che sarebbero potute essere tranquillamente loro figlie e che avrebbero negato difronte al Creatore in persona di frequentare locali poco raccomandabili come quello, giusto per mantenere la loro facciata di uomini integri di successo.
Alcune giovani donne seminude ballavano sui tavoli ed una si stava esibendo sul grande palco al centro del night, ma di Brandy ancora nessuna traccia.
"Cerco una ragazzina bionda con degli occhi incredibilmente azzurri. C'è stasera?" Si girò e si rivolse al barman, cercando di nascondere lo stato d'impazienza che lo stava assalendo.
"Mi sa che si riferisce a Misty! Sì, stasera c'è e si è appena esibita. Gliela vado a chiamare, il capo è sempre contento quando le ballerine devono fare gli straordinari." Bonfacchiò il ragazzino dai capelli arancioni.
Pel di carota sparì dietro ad una porta posta infondo al bancone e comparve qualche istante dopo.
"Si sta cambiando, arriva subito! Ma la avviso che un suo spettacolino privato costerà molto. Qui è la ragazza più ambita ed il Pinguino vuole che si sborsi parecchio per poterla vedere danzare."
Se non stava zitto, gli avrebbe annodato la lingua senza troppi pretesti. Gli lanciò un paio di banconote di grosso taglio, il rosso si rabbonì e smise di blaterare.
Si guardò attorno, in cerca della ragazza. Il cuore gli batteva forte alla sola idea di rivederla e si dovette pulire le mani sui costosi pantaloni, poiché erano appiccicaticce di sudore.
Ma cosa diavolo gli stava succedendo?! Perché si comportava come un ragazzino arrapato difronte alla prima tipa che gli mostrava il seno.
No, lui era un uomo maturo ed inoltre voleva solo parlare con Brandy.
Poi la vide e tutto il resto sembrò essere stato inghiottito nel vuoto. C'era solo lei, che gli veniva incontro avvolta da un bustino di pizzo nero che le metteva in mostra il fisico slanciato. I capelli dorati le ricadevano dolcemente sulle spalle, gli occhi azzurri come il cielo - quelli che aveva tanto sognato - lo scrutavano incuriositi e le sue labbra laccate di rosso erano contratte in una smorfia di stupore. Sembrava un angelo.
Bruce Wayne per un attimo parve vacillare, ma poi si ricompose ed assunse la sua solita espressione d'indifferenza, quasi come se fosse superiore a quella situazione strana. Brandy era vicinissima ormai e poteva percepire il delicato profumo alla pesca della sua pelle liscia e rosea.
"Buonasera. Venga, la porto in un posto più appartato." Disse esibendo un sorriso di circostanza. Per lei era lavoro, Bruce capì immediatamente che non era contenta di vederlo lì.
Lo prese per mano e lo condusse fino ad un tavolino appartato, lontano da occhi indiscreti e finalmente assunse un'espressione sbigottita, ma al tempo stesso arrabbiata: "Cosa ci fa qui, signor Wayne? Questo posto non è adatto ad uomini come lei."
"Non direi, è pieno di signori dall'alta società gothamita e la maggior parte di loro li conosco o sono in affari con me." Ribatté con sicurezza, poi aggiunse: "Adesso, se non ti dispiace balla per me, perché non penso che tu voglia far innervosire il tuo capo."
Con la coda dell'occhio aveva notato il Pinguino aggirarsi tra i tavoli del night e sembrò essersi accorta anche lei della sua presenza goffa, perché iniziò a dimenare i fianchi a ritmo della musica scadente che il dj stava passando.
"Perché è qui, Wayne?" Sputò con sufficienza, senza smettere di muovere il corpo a debita distanza di sicurezza dall'uomo.
Bruce notò subito quanto fosse più sicura in quell'ambiente, la timida ragazzina che suonava quella dolce melodia al pianoforte che aveva avuto modo di conoscere la sera prima aveva lasciato spazio ad una donna sicura di sé.
"Sono qui per godermi un buono spettacolo di strip-tease."
"Allora è quello che avrà, poi le consiglio di andare. Non è un posto per lei questo." Ripeté l'ultima frase con fermezza e poi si avvicinò all'uomo. Si mise a cavalcioni su di lui e gli prese le mani fra le sue. Le mosse con decisione sui suoi fianchi, poi salì fino a quando non arrivarono sopra al seno sodo della ragazza coperto solo da quello strato sottile di pizzo nero.
Wayne sentì i capezzoli turgidi della giovane sotto al palmo della sua mano. Lo stava provocando e ci stava riuscendo benissimo visto che un fremito gli attraversò tutto il corpo, forse se avesse preso la scossa non avrebbe tremato così tanto. Brandy lo fissava negli occhi, senza mai perdere il contatto visivo con lui. Quelle pozze limpide come l'acqua, ma al tempo stesso insidiose gli fecero ricordare il vero motivo per cui era lì.
"So cosa è successo alla tua famiglia." Gli disse ed allontanò le mani dal petto della ragazza, lei cambiò espressione in una frazione di secondo. "Anch'io ho perso entrambi i genitori quando avevo tredici anni."
Brandy si allontanò si scattò con gli occhi in fiamme e sbottò: "Come si è permesso di curiosare tra il mio passato!"
"Lo so, non avrei dovuto farlo. Scusami, ma volevo solo dirti che anch'io so cosa si prova a svegliarsi una mattina sapendo che le persone che più ami al mondo non saranno lì con te."
"Non avrebbe dovuto invadere la mia privacy, nessuno a Gotham si ricorda cosa è successo alla mia famigli ed è meglio così: non voglio essere compatita da nessuno. Nemmeno da lei." La voce di Brandy si era alzata leggermente, tanto che richiamò l'attenzione di uno dei ragazzi della sicurezza.
Il giovane si avvicinò alla bionda e le mise un braccio sulle spalle: "Ti sta dando fastidio, piccola?"
Era biondo scuro, muscoloso e la scrutava con i suoi occhi ambrati come se fosse la persona più importante sulla faccia della Terra. I pantaloni cargo neri e la maglietta a maniche corte che lasciava scoperte le braccia tatuate gridavano gorilla da tutte le parti.
Bruce decise che non era il caso di creare ulteriori problemi e così si affrettò a dire prima che Brandy aprisse bocca: "Nessun problema, me ne stavo andando."
Il buttafuori portò l'attenzione su di lui e lo fissò con sguardo truce. A Wayne non piaceva quel tizio e tantomeno lo rassicurava il modo in cui lui guardava la bionda.
"Sarà meglio." Asserì stringendo gli occhi in due fessure e stringendo le labbra carnose.
Brandy era non aveva ancora proferito parola e Bruce rimase un po' deluso dal fatto che non lo avesse difeso e che fosse rimasta in silenzio.
Okay, aveva ragione: aveva invaso la sua privacy ed aveva cercato cose su di lei che forse non avrebbe dovuto curiosare, ma negli anni in cui era successo quel putiferio alla sua famiglia era lontano da Gotham e nessuno gli aveva riferito niente di ciò che era accaduto in sua assenza.
Uscì dall'Iceberg Lounge, prima di creare altri casini e si rifugiò nella sua Lamborghini. Non voleva di certo compartirla per la sua perdita - anche lui odiava quando le persone lo facevano con lui - ma voleva solo conoscerla meglio e farle capire che era lui l'uomo dietro alla maschera di cui si era fidata ed aveva accettato di essere alleata. Bruce aveva capito al primo sguardo che c'era lei sotto al costume di Batgirl, mentre per lei non era stato così facile riconoscerlo.
*
Mezz'ora più tardi, Brandy Knight uscì dal nightclub. Era vestita con un paio di jeans chiari strappati ed una felpa grigia. Ai piedi aveva un paio di scarpe da ginnastica di tela bianche. Bruce Wayne la osservò nell'oscurità del vicolo in cui aveva parcheggiato la sua auto grigia scura. Non si era ancora accorta della sua presenza e forse era meglio così.
Dopo qualche istante la ragazza venne raggiunta da quel presuntuoso del gorilla che l'aveva soccorsa qualche manciata di minuti prima. Si avvicinò a lei con un sorriso dipinto sulle labbra carnose e la strinse tra le sue braccia muscolose. Brandy gli gettò le braccia al collo ed avvicinò il viso a quello del giovane uomo. Lo baciò, con passione.
Bruce riusciva a sentire quel sentimento fino a lì, attraversava prepotente i finestrini dell'abitacolo della sua Lamborghini. Non ci pensò un solo istante e mise in moto la macchina, il ruggito potente della vettura squarciò il silenzio della notte di Gotham. Era tristezza quella che sentiva martellargli il petto?
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