» missing-moment: there's no place like home
Brandy osservò il suo riflesso specchiarsi nella grande vetrata che occupava un lato del salotto del suo attico. Vedeva solo i suoi capelli biondi come l'oro arruffati e dei grossi solchi che le segnavano la porzione di pelle sotto agli occhi. Al di là del vetro la metropoli del crimine si estendeva a macchia d'olio, con i suoi edifici alti ed aguzzi, la facciate austere e scrostate da cui penetravano delle luci spettrali che brillavano nel buio della notte gothamita come gli occhi di un gatto affamato e famelico. Stava piovendo, l'acqua si infrangeva sul catrame lurido e creava densi banchi di condensa nell'aria, che si elevavano fino all'atmosfera sembrando dei fumi tossici. Il cielo tenebroso era solcato da qualche lampo che rischiarava il sudiciume di quella città che stava sempre più cadendo a pezzi.
Ma Brandy riusciva a vedere un bagliore in mezzo a tutto quello squallore: Batman. Era passato più di un anno da quando il Cavaliere Oscuro si era presentato per la prima volta a Gotham e da allora i concittadini della giovane Knight-Wayne avevano riposto fiducia nel loro eroe mascherato e nelle forze della polizia. I grandi boss della mafia erano stati incarcerati, scoraggiando i pesci piccoli a farsi vedere in giro tra i vicoli buio. Ma era durato tutto troppo poco, perché da settimane una nuova minaccia era calata sulla città del crimine: il Joker.
Commetteva i crimini più disparati e lasciava come biglietto da visita la carta da gioco che ritraeva il jolly - un chiaro e succulento invito per il Pipistrello a stanarlo. Il Pagliaccio Pazzo chiamava a gran voce il suo compagno di merende preferito, ma il Giustiziere non era ancora riuscito a trovarselo davanti per iniziare i giochi.
La giovane donna appoggiò una mano sul vetro gelato, percepì il freddo insinuarsi fin dentro le ossa e con l'altra si sfiorò il ventre coperto solo dalla camicia bianca di suo marito. Il tessuto era impregnato del suo profumo deciso ed avvolgente. Le gambe le si erano ricoperte di brividi ed il cuore le palpitava nel petto. Di riflesso si toccò la fede dorata che poco più di due mesi prima aveva sigillato il suo amore per Bruce in una promessa che sarebbe durata all'infinito. Aveva paura. Teneva troppo al suo uomo per perderlo all'improvviso e saperlo in giro di notte a combatte i cattivi da solo la faceva impazzire.
Lei aveva appeso la maschera ed il mantello al chiodo, il solo pensiero di rimetterci la vita adesso che era felice la faceva accapponare. Si strinse maggiormente nell'indumento candido, cercando di scacciare la pelle d'oca che le aveva rivestito l'epidermide nivea, e poi lanciò uno sguardo all'orologio appeso in salotto.
Erano le 4.23 del mattino ed il cielo cominciava a rischiararsi; aveva persino smesso di piovere.
Brandy aveva passato un'altra notte insonne, con lo stomaco corroso dall'ansia e dall'agitazione. Sospirò e poi sconsolata decise di coricarsi, aveva bisogno di essere riposata e carica di energie per affrontare le lunghe ore di pattuglia. Il rumore metallico della serratura di casa però la fece fermare sui suoi passi. Poi sentì sussurrare: "Brandy, sei sveglia?"
Si precipitò con il cuore che le palpitava in gola tra le braccia di suo marito e lo strinse forte a sé, inspirando a fondo il profumo della sua pelle. Era avvolgente, caldo e sapeva di famiglia.
"Ero così tanto preoccupata, Bruce..." Allacciò le sue esili braccia intorno al busto di Wayne, come per assicurarsi che lui fosse davvero lì con lei. Aveva il disperato bisogno di toccare con mano il suo corpo per avere la certezza che quello che aveva davanti non era una perversa proiezione della sua mente che si prendeva gioco di lei. "Non posso perdere anche te. Ti amo così tanto, tesoro mio." Gli sussurrò all'orecchio ed una lacrime le solcò la guancia. Lui non disse niente, le accarezzò i capelli per farle sentire che era presente, che era vivo e che non l'avrebbe abbandonata per nulla al mondo.
Rimasero in quella posizione plastica per istanti interminabili, ascoltando solo i reciproci battiti dei loro cuori e i loro respiri. Brandy percepiva sotto ai suoi polpastrelli la pelle di suo marito tremare e il leggero strato di sudore che la ricopriva.
Poi lui spezzò il silenzio: "Ti amo." Sciolse quell'abbraccio e si sfilò la maglietta. Il suo torace era costellato da ferite sanguinanti e da lividi violacei. La bionda non disse nulla, si morse la lingua perché sapeva che qualunque cosa avrebbe pronunciato sarebbe sfociata in una diverbio e non aveva le forze per sostenere una lite in quel momento. Con gesti meccanici Brandy lo condusse nel bagno dell'enorme attico, estrasse da sotto il lavandino il kit per il pronto soccorso ed inizio a medicargli le contusioni. Imbevve un batuffolo di cotone con del disinfettante e iniziò a passarlo sopra ai tagli.
Bruciava, però Bruce trattenne un gemito soffocato: ormai si era abituato al dolore fisico. Gli faceva più male vedere sua moglie con le occhiaie e il fegato corroso dall'idea che potesse essergli successo qualcosa; farle passare l'ennesima notte insonne mentre lui sorvegliava la città che tanto amavano, ma che entrambi odiavano nel profondo. Gotham che era stata teatro di tante sofferenze e che al tempo stesso cullava e proteggeva il loro amore.
"Brandy, mi dispiace. Io-..." Lei gli posò un dito sulle labbra. Voleva dirle che per quanto fosse faticoso rivestire i panni di Batman, non riusciva a farne a meno. Era diventata una necessità proteggere tutti quelli che amava dal marcio dell'umanità e non avrebbe mai più permesso che un ragazzino di tredici anni perdesse entrambi i genitori in un vicolo sudicio, ammazzati dalla mano di uno sbandato in cerca di pochi spiccioli per comprarsi un grammo di cocaina.
"Non serve che tu dica niente... Io ti capisco." Bruce abbassò lo sguardo, dimostrando tutta la fragilità che cercava ogni giorno di nascondere dietro ad una maschera. Era umano, era fatto anche lui di carne ed ossa. Soffriva, era debole ed aveva dei sentimenti. La morte dei suoi genitori era stato un trauma che non era mai riuscito a superare del tutto, era stato qualcosa che lo aveva plasmato del profondo, che lo aveva trasformato nell'uomo in cui era ora.
Lasciò che le mani di Brandy curassero le sue ferite, che gli fasciassero i tagli e gli pulissero il sangue secco che aveva sulla pelle. Ma le mani di sua moglie erano state in grado anche di curargli l'anima. Si aggrappò con forza alla camicia della donna - la sua camicia - come se fosse la sua personale ancora di salvezza che non lo lasciava sprofondare in un baratro oscuro. Il profumo dolce e delicato si mischiò ad uno più pungente e deciso creando una fragranza che sapeva di casa. Perché è proprio vero, non c'è nessun posto come la propria casa e lui si sentiva così tra le braccia della sua Brandy.
Quando anche l'ultima garza fu applicata, i loro sguardi finalmente si incrociarono, lucidi e pieni di amore. La bionda gli posò le dita sulle spalle e gli accarezzò la schiena dolcemente. Era giunto il momento di rivelargli quel segreto che si stava tendendo dentro da più di una settimana: "Bruce, noi diventeremo genitori. Sono incita."
Un'espressione di puro stupore si riversò sul viso dell'uomo che si trasformò rapidamente in giubilo. Bruce Wayne stava per diventare padre e avrebbe impedito ad ogni costo che qualcuno lo strappasse via da suo figlio come era accaduto a lui diciannove anni prima. Gli si strinse il cuore e sentì un calore a lui sconosciuto diffondersi per il petto.
"Se è un maschio possiamo chiamarlo Thomas e se è una femmina Martha?" Era il suo modo per dirle che era felice, che avrebbe amato più di ogni altra cosa quella piccola creatura che stava crescendo nel ventre di sua moglie. Brandy annuì e lo abbracciò, era così contenta anche lei in quel momento che avrebbe potuto toccare il cielo con la punta del dito. Non servivano parole inutili tra di loro, avevano un'intesa così intima che bastava uno sguardo per capirsi.
L'alba aveva iniziato a rischiarare il cielo scuro di Gotham, con i suoi colori aranciati e rosati. Sembrava la tela di un pittore, un dipinto che era stato in grado di catturare tutta l'essenza di quella città: le tenebre che lasciano spazio alle luce dopo una notte di tempesta. Si sdraiarono sul letto, in un abbraccio che sapeva di casa. Erano entrambi esausti, ma felici. Si addormentarono cullati dai loro cuori e da quello spettacolo di luci pastello che rasserenava le loro esistenze. Erano a casa in quel groviglio di carne e anime.
* * *
NOTA:
Questo missing-moment era nelle bozze da più di un anno lasciato a metà e solo oggi mi è venuta l'ispirazione per completarlo. È breve rispetto agli altri, ma è più intenso perché mostra il lato fragile di Bruce (che lui si ostina tanto a nascondere). Ho deciso di pubblicarne solamente un altro, forse decisivo: quello sulla notte in cui il piccolo Wayne perde i suoi genitori. In ogni caso spero che questo piccolo frammento di vita di Brandy e Bruce vi sia piaciuto. Scusate se ci ho messo una vita per aggiornare... 🖤✨
P.S: il nome del capitolo è una dedica alla mia serie tv preferita, ovvero Lost. È il titolo del finale della quarta stagione. Vi lascio qui sotto la musica creata da Michael Giacchino, che ha contribuito a rendere questa serie il capolavoro che è. Vi posso assicurare che la colonna sonora vi arriva dritta al cuore, così come i personaggi. Se non l'avete vista, vi consiglio vivamente di farlo. 🤍🏝⛵️
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