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» diciotto



"Brandy..." Ivy appoggiò la fronte sul legno duro della porta ed attese un cenno da parte della sua amica. Il silenzio regnava sovrano nella camera della giovane Knight: raramente si alzava dal letto e passava gran parte delle sue giornate a fissare il vuoto.
La mora aprì il battente ed entrò nella stanza. Il puzzo di chiuso rendeva l'aria irrespirabile, così spalancò entrambe le finestre e lasciò entrare la luce solare tra quelle quattro mura. Un mugolio infastidito si sollevò dal bozzolo di coperte che si trovava sul materasso.

"Ivy, lasciami in pace!" La bionda si alzò a sedere e si scrollò di dosso il piumone. Aveva gli occhi arrossati dal pianto ed i suoi capelli color oro erano un groviglio informe. Jane Carter-Knight era morta da ormai cinque giorni e lei non riusciva a smettere di piangere.

"So che stai soffrendo. Il destino è stato così ingiusto con te: prima tua sorella e tuo padre, poi tua mamma... Però, Brandy, non lasciarti andare proprio adesso. Devi andare avanti con la tua vita, devi entrare nella polizia e combattere il crimine come hai sempre sognato." La Jackson si sedette accanto a lei sul letto. "Non sprecare la tua esistenza all'Iceberg Lounge a fare la spogliarellista. Anche il sergente Gordon ti ha detto che hai stoffa, ma che devi abbandonare il tuo triste passato alle spalle."

"Non è così semplice come sembra, Ivy."

"Lo so, tesoro. Vieni di là, c'è una persona che vorrebbe parlarti." Le stampò un bacio sulla guancia e si alzò in piedi, tornando poi in salotto. Anche Brandy abbandonò controvoglia il letto e le coperte calde. Si domandò più volte chi potesse cercarla. Aaron e DJ erano al lavoro, Ivy a casa con lei e per di più non aveva molti amici.
Le venne subito in mente Bruce Wayne, non si vedevano dal giorno del funerale e dubitava che potesse essere lui. Si vestì con le prime cose che le capitarono sottomano - una vecchia felpa grigia e dei pantaloni neri - poi si lavò e cercò di darsi una sistemata ai capelli.

Non appena mise piede fuori dal suo rifugio, sentì la voce squillante della sua coinquilina che stava intrattenendo il loro ospite inatteso. Brandy si avvicinò lentamente al ragazzo girato di spalle, non riconoscendolo.
Si schiarì leggermente la gola per annunciare la sua presenza e lo sconosciuto si voltò immediatamente nella sua direzione.

Era alto una decina di centimetri più di lei ed aveva un fisico slanciato, i suoi capelli neri erano cortissimi. Ma la cosa che incantò di più la ragazza furono gli occhi del giovane: azzurri chiarissimi, quasi trasparenti.

"Ciao, Brandy. Io sono l'agente Michael Miller, piacere di conoscerti." Il ragazzo non aveva più di trentacinque anni, le sorrise in modo dolce e le allungò una mano.

La bionda la strinse ed accennò un timido sorriso. "Come posso esserti utile?" Lo fissò per qualche istante. I suoi tratti del viso gli davano un'aria gentile, in contrasto con i jeans neri e la camicia scura che indossava. Brandy non seppe il perché, ma quel Michael Miller le ispirava fiducia e sentiva di potersi fidare di lui.

"Il sergente Gordon mi ha chiesto di parlarti del caso di tua mamma, ci sono delle novità." Miller si mosse a disagio, poi tirò fuori una cartellina gialla da sotto il cappotto nero. La porse alla giovane, che la sfogliò subito.
C'erano alcune foto del cadavere di sua mamma, probabilmente fatte dal medico legale. Per un attimo la vista le si annebbiò ed un conato di vomito le minacciò di uscire dalla labbra, ma ricacciò quella sensazione di nausea e nascose le foto sotto al plico di fogli nella busta.

"Gordon mi ha detto che si è suicidata e che avrebbe archiviato subito il caso..." Si passò una mano sul volto, per scacciare le lacrime che le erano scivolate sulle guance arrossate.

"Si è sbagliato. Tua mamma è stata uccisa." Michael le si avvicinò lentamente, per paura di spaventarla e le appoggiò una mano sulla spalla. "Mi dispiace per la tua perdita e farò in modo che il colpevole sia messo in prigione, Brandy."

La bionda lo guardò negli occhi chiari e gli sorrise: "Grazie."
Poi si sedette sul divano, le gambe le tremavano come gelatina e non l'avrebbero sostenuta ancora per molto. Miller si accomodò accanto a lei e le porse un bicchiere di cartone con dentro del caffè bollente, che aveva precedentemente appoggiato sul tavolino del salotto.

"Ti ho portato del cappuccino, spero che ti piaccia." Le sorrise, alzando gli angoli delle labbra carnose e rosee. Brandy notò solo allora che aveva un piccolo neo accanto all'occhio destro.

"Grazie, Michael. Sei stato gentile a venirmi ad informare di persona della svolta del caso. Avete già qualche sospettato?" Anche la ragazza gli sorrise - come forse non faceva da giorni - e si sentì sollevata che finalmente qualcuno si fosse interessato alla morte di sua mamma. Lei era più che convita che non si fosse suicidata.

"Per adesso no. Il medico legale le ha fatto un esame tossicologico ed è risultato che nel suo sangue era presente una massiccia dose di una sostanza allucinogena, che combinata agli psicofarmaci e agli antidepressivi che prendeva è stata letale. Inoltre il suo corpo era ricoperto da ecchimosi, ciò ci fa intendere che abbia lottato prima di morire, ed i tagli ai polsi non sono compatibili con un suicidio. Qualcuno le ha tagliato le vene per inscenare la sua morte."

Brandy si piegò in avanti ed appoggiò i gomiti sulle sue cosce, poi sussurrò flebilmente: "Chi è stato?! Mia mamma era una donna così dolce e solare, prima della morte di Violet e di mio papà. Poi si è rinchiusa in se stessa ed è impazzita, ma non avrebbe mai fatto del male a nessuno e dubito che qualcuno ce l'avesse con lei."

"Chiunque sia stato, lo prenderemo. Te lo prometto, Brandy. Finisci di bere il cappuccio, dopodiché ti porto in centrale perché Gordon vuole vederti." 

*

Il viaggio con l'auto della polizia era stato silenzioso. Miller non aveva parlato più granché, anche se Brandy si era fatta l'idea che fosse un chiacchierone.
La ragazza si era limitata ad appoggiare la fronte contro il finestrino appannato dalla pioggia notturna e non aveva più aperto bocca. Vedere le foto di sua mamma l'aveva sconvolta nel profondo, più di quando l'aveva vista inerme sul tavolo freddo dell'obitorio. Jane era morta.
Le facevano male la testa e le ossa per aver passato così tanto tempo a piangere a letto, ma il dolore più forte e pressante era quello al cuore. Anche sua madre l'aveva abbandonato per sempre.

Quando lei e Michael varcarono la soglia del commissariato di Gotham City, il caos regnava sovrano nell'enorme androne.
I poliziotti continuavano ad andare avanti ed indietro per i vari uffici, evidentemente in subbuglio per qualcosa che era successo. Gordon li affiancò subito: "Miller, vai con il resto della squadra. Stamattina abbiamo trovato il corpo morto di Carmine Falcone. Nonostante l'avanzato stato di decomposizione, siamo riusciti ad identificarlo."

Il giovane salutò Brandy con un sorriso e riservò al sergente un cenno referenziale del capo.
Poi sparì tra la marmaglia di agenti. La donna lo fissò, fino a quando sparì completamente dalla sua visuale.

"Vieni, ragazza. Ti devo parlare." James la accompagnò nel suo ufficio. Era già stato per ore sulla scena del crimine e non aveva trovato indizi rilevanti su chi avesse ucciso il boss mafioso, così aveva deciso di staccare per un po' dal lavoro sul campo. La Knight si accomodò su una delle due poltroncine di pelle consumata difronte alla scrivania del sergente ed attese che lui parlò. L'ufficio di Gordon era come se lo ricordava: piccolo, spoglio e puzzava di tabacco, misto ad una colonia dozzinale. "Spero che l'agente Miller ti abbia informata sui risvolti del caso di tua madre."

Brandy annuì. Gordon si accese una sigaretta - doveva smettere di fumare in centrale. "Dopo una lunga riflessione, ho deciso di assumerti. Inizierai da settimana prossima a prestare servizio nella polizia. Affiancherai Miller, visto che il suo compagno è deceduto. È un bravo ragazzo, ti insegnerà molte cose e ti sarà utile lavorare con lui."

James Gordon odiava i giochi di parole, preferiva di gran lunga andare dritto al nocciolo della situazione. I lunghi anni di servizio avevano forgiato il suo carattere un po' burbero, anche se sotto a quella scorza ruvida era un uomo dal cuore tenero ed aveva preso sotto alla sua ala protettiva quella ragazzina dai capelli biondi che aveva sofferto tanto nella sua breve esistenza.

La giovane Knight sgranò gli occhi incredula e riversò il poliziotto di ringraziamenti: "Grazie per avermi dato una seconda possibilità così presto! Davvero, le sono infinitamente grata e riconoscente."

"Non c'è bisogno di tutti questi complementi. Sono sicuro che mi dimostrerai quanto vali sul campo e non a parole." Gordon le fece un cenno con la mano e la congedò con un saluto affrettato.

* * *

"Che buon profumino, Brandy!" Ivy e DJ si affacciarono alla porta della cucina e sorrisero alla loro amica. Erano sollevati di vederla fare qualcosa che non fosse dormire o rimuginare a letto.

"Ho una bella notizia che merita una buona cenetta. Tra poco ci raggiungerà anche Aaron." La bionda si voltò in direzione dei due ragazzi e sollevò leggermente gli angoli della bocca in un sorriso sincero. "Vi ho preparato il risotto allo zafferano con salsiccia."

Derek si avvicinò alla giovane donna e le accarezzò la guancia con il pollice, dopo averlo inumidito con la punta della lingua: "Sei sporca."

Brandy ridacchiò, poi tornò ai fornelli e girò il riso con un cucchiaio di legno. "Ho invitato anche un mio amico..."

"Bruce Wayne?" Le parole uscirono di getto dalla bocca di Ivy, che si beccò un'occhiata di rimprovero da parte della sua amica ed una sbalordita da parte di Jones. Il campanello interruppe quello scambio di frecciatine silenziose, annunciando l'arrivo di Aaron. La bionda si fiondò ad aprire la porta e salutò il suo fidanzato con un bacio veloce a fior di labbra. Dietro di lui c'era anche Miller, che le sorrise e le porse una bottiglia di vino.

"Buonasera, Brandy. Grazie per avermi invitato!" Il ragazzo le sorrise raggiante. Non usciva spesso di casa; gli ultimi mesi erano stati difficili per lui, perché aveva visto il suo migliore amico morirgli tra le braccia dopo una sparatoria finita male.

"Sono contenta che sia venuto anche tu, Michael." Sorrise ad entrambi e li fece accomodare in salotto. Sparì in cucina per qualche istante, lasciando la Jackson ad interloquire con gli ospiti dal momento che aveva un'ottima parlantina.

"Chi è quel ragazzo?" Aaron la affiancò subito, incrociando le braccia al petto e scrutando Brandy con un cipiglio severo sul volto. "Non l'ho mai visto..."
Aaron Palmer era un ragazzo geloso. Odiava quando qualcuno si avvicinava a ciò che riteneva essere di sua proprietà e si infastidiva specialmente quando gli altri uomini ronzavano intorno alla sua fidanzata.

"Sarà il mio partner, volevo dirtelo dopo. Mi hanno presa a lavorare nella polizia. Affiancherò Michael ed inizierò a prestare servizio già da settimana prossima."

"È una fantastica notizia! Anche se quel Miller non mi piace per niente." Palmer attirò la sua donna tra le braccia e le lasciò un bacio tra i capelli. "Non piace quando gli altri maschi ti girano intorno."

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