» diciannove
"Ciao, Michael. Ti ho portato il cappuccino." Brandy sorrise al ragazzo e gli passò il bicchiere con la bevanda calda. Era contenta di vederlo, perché le era sembrato dal primo istante un ragazzo gentile e disponibile.
L'agente Miller era appoggiato al cruscotto della volante del GCPD, con le braccia incrociate al petto ed un sorriso radioso dipinto sulle labbra rosse. La divisa nera era in netto contrasto con il suo viso dai lineamenti dolci. "Hey, come va?" Poi afferrò il contenitore di cartone e la ringraziò.
La bionda prese posto sul sedile dell'accompagnatore ed aspettò che anche il poliziotto si sedesse accanto a lei. Brandy era agitata, l'uniforme - nonostante le calzasse a pennello - la stava soffocando e sentiva un caldo inspiegabile propagarsi per tutto il corpo.
Seguì attentamente le istruzioni che le diede Michael, in religioso silenzio e senza perdersi una sola singola parola.
Il resto della mattinata trascorse lentamente. Le strade di Gotham erano particolarmente tranquille quel giorno e passarono tutto il tempo sull'auto della polizia, ammazzando la noia con discorsi futili ed impersonali. Una domanda però premeva sulla punta delle lingua della ragazza, ma aveva paura di essere indelicata nei riguardi del suo nuovo collega: "Come è morto il tuo partner?"
Miller si irrigidì, chiuse gli occhi per un istante e poi si voltò verso la donna: "In una sparatoria. Luke ha esalato l'ultimo respiro tra le mie braccia ed io mi sento così in colpa per non essere riuscito a salvarlo." La voce di Michael si incrinò leggermente e Brandy potè giurare di aver visto le sue iridi chiare e limpide velarsi di lacrime.
"Gli volevi tanto bene, non è così?" La bionda allungò una mano e strinse quella del suo collega, tremava leggermente ma la pelle calda e liscia della bionda gli diede conforto.
"Io lo amavo..." L'agente sorrise, c'era una punta d'amarezza e tristezza sulle sue labbra rosee. "Che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa, Brandy?"
Si divincolò dalla presa della ragazza e sgattaiolò fuori dalla volante. Lo seguì nel locale, senza aggiungere altra parola.
* * *
"Brandy?" Una voce maschile fece voltare la diretta interessata.
La bionda era esausta, dopo il pranzo lei e Michael avevano fermato una gang di ragazzini che spacciavano sostanze stupefacenti nel parco di Gotham, in mezzo alle mamme che spingevano i passeggini e ai bambini che giocavano a palla. Si voltò e ci mise qualche istante per mettere a fuoco il volto dell'uomo. La figura possente e sicura, i capelli neri come la pece e lo sguardo severo non potevano appartenere che ad una sola persona. "Bruce Wayne?"
"Come stai? à da un po' che non ci vediamo." Bruce le sorrise dolcemente e si avvicinò a lei.
Era tutto così surreale: il vicolo poco affollato e buio, la donna con addosso la divisa della polizia e Wayne che sembrava più bello che mai.
"Bene, sono riuscita a diventare agente ed ho finalmente realizzato il mio più grande sogno." Brandy alzò le labbra in un sorriso timido e si avvicinò al miliardario. Lo abbracciò, respirando a fondo il suo profumo costoso e maschile che le inebriava i sensi, tanto era avvolgente.
"Congratulazioni!" Si staccarono da quel groviglio di braccia e sentimenti inespressi. "Dobbiamo festeggiare allora. Che ne dici di venire a casa mia stasera? Alfred sarà più che felice di vederti."
"Grazie, Bruce." La bionda si rigirò i polsini della camicia nera tra le dita, nervosa. Una parte di lei avrebbe voluto dire subito di sì ed accettare quell'invito senza troppi ripensamenti, ma la parte di lei innamorata follemente di Aaron le diceva che non era una buona idea. Decise solamente di mettere a tacere tutte le sue insicurezze e di ascoltare il suo cuore. "Sì, verrò volentieri!"
"Ci vediamo più tardi allora..." Le prese una mano tra le sue e le baciò dolcemente il dorso.
A Brandy non passò inosservato il sorriso radioso e vittorioso di Bruce.
* * *
Due ore più tardi, Brandy Knight era difronte all'imponente ingresso di Wayne Manor, stretta in un abito luccicante e dorato. Suonò il campanello ed attese impaziente che qualcuno venisse ad aprirle. Il volto gentile e segnato dal tempo di Alfred si palesò dietro al portone di legno intarsiato, la salutò educatamente e la invitò ad entrare: "Signorina Knight, le auguro una piacevole serata. Mi ha fatto piacere vedere che sta bene, ma adesso devo andare. Il signor Wayne mi ha concesso del libero svago."
Brandy gli sorrise e lo salutò con un cenno della mano. Poi seguì una dolce melodia che la portò fino al salone dove era avvenuto il loro primo incontro. Bruce stava accarezzando con maestria i tasti del pianoforte, con gli occhi chiusi e le labbra serrate per la concentrazione. La giovane prese posto accanto a lui e gli sfiorò il braccio con la mano: "Non sapevo che sapessi suonare il piano."
"Mi ha insegnato mia mamma quando ero bambino. Lei passava ore a suonare, era bravissima. Penso che questa fosse la sua stanza preferita della casa." Bruce le sorrise dolcemente e le sfiorò il volto con le nocche dalla mano.
Lo sguardo di Brandy si incatenò a quello del miliardario, quegli occhi così scuri le facevano battere il cuore all'impazzata e sentiva il respiro morirle in gola. I suoi occhi si spostarono sulla bocca sottile ed invitante di Wayne, sentiva il suo respiro solleticarle il collo sempre più vicino. Dischiuse le labbra aspettando quel contatto tanto agognato.
"Forse è meglio se andiamo di là , spero che ciò che ha cucinato Alfred ti piaccia." Wayne si era allontanato di colpo da lei. Desiderava con tutto se stesso baciarla di nuovo, ma non voleva farlo in un momento di vulnerabilità di Brandy.
Sua mamma era morta da poco e gli sembrava quasi di approfittarne di lei.
"Sono sicura di sì." La bionda sbatté più volte le palpebre e gli sorrise, cercando di mascherare il nodo in gola che le si era formato per la delusione. Bruce la aiutò ad alzarsi e la condusse fino alla sala da pranzo che era stata riccamente decorata. Alcuni vassoi erano posti ordinatamente al centro del tavolo, sulla tovaglia di lino bianco. Wayne afferrò subito due calici e versò ad entrambi del delicato vino bianco.
"Accomodati, Brandy." Le spostò la sedia e la fece sedere, da bravo gentiluomo qual era. Poi prese posto difronte a lei ed alzò il flûte. "A noi due che non ci arrendiamo mai davanti agli ostacoli che ci impongono le nostre vite."
"A noi." Brandy si morse un labbro e poi bevve in un sorso il vino. Cercò di non pensare al fatto che solo qualche minuto prima Bruce l'aveva velatamente rifiutata, nonostante fosse quasi sicura che anche lui provasse qualcosa nei suoi confronti.
Era così tra loro: era tutto surreale ed imprevedibile, un passo avanti e due indietro. La giovane Knight stava iniziando ad ammettere a se stessa la miriade di sentimenti ed emozioni che quel uomo affascinante scaturiva in lei.
Era come un fiume in piena, come essere in balia di una tempesta.
"Non ti ho ancora detto che sei bellissima questa sera." Bruce le fece l'occhiolino. Sembrava così rilassato e a proprio agio, mentre lo stomaco di Brandy era in subbuglio e non riusciva a stare ferma un solo istante sulla sedia. Aveva iniziato a strapparsi le pellicine delle unghie, pur di non soffermarsi più di qualche secondo sul viso di Wayne.
Anche tu sei magnifico, mi hai stregata dal primo istante che ti ho visto. Avrebbe voluto dirgli, ma le parole non uscirono dalle sue labbra e gli sorrise imbambolata.
Bruce Wayne era affascinante, misterioso, elegante, raffinato. Tutto l'opposto di Aaron che aveva iniziato ad opprimerla con la sua gelosia. Ogni volta che tornava a casa dal lavoro le faceva mille domande su come si fosse comportato Michael Miller con lei, se avesse fatto il casca morto e se avesse anche solo osato sfiorarla.
Brandy aveva solamente bisogno di qualcuno che l'amasse incondizionatamente, che la guardasse come se fosse la cosa più preziosa al mondo e che si fidasse di lei. Bruce la faceva sentire così: amata e preziosa.
"Ad Alfred piace sperimentare piatti nuovi, ma ti avviso che è un ottimo cuoco. Per stasera ha optato per la cucina francese." Wayne servì a Brandy una crema dall'aspetto invitante e l'aspetto delizioso.
"Sei sempre così gentile con i tuoi ospiti?" Aspettò che anche lui riempisse il piatto e poi si portò alla bocca un cucchiaio di vellutata.
"Solo con quelli che mi piacciono particolarmente." Alzò il labbro in un ghigno malizioso e poi assaggiò anche lui la pietanza. "Devo dire che anche questa volta è stato impeccabile."
"Concordo! Sei fortunato ad avere nella tua vita il signor Pennyworth, ti vuole bene come se fossi suo figlio."
"Lo so, è come un secondo padre per me. Però adesso parliamo di te e del tuo nuovo lavoro. Il
sergente Gordon ha fatto bene a non farsi scappare una ragazza determinata come te."
"Grazie, Bruce. Sono proprio contenta di avere finalmente il distintivo e di collaborare a sbattere tutti i delinquenti di Gotham dietro alle sbarre.
à sempre stato il mio sogno."
*
Brandy aveva completamente spento il cervello, il subconscio e la ragione. Dopo cena lei e Bruce si erano spostati in salotto, con la scusa di bere un bicchiere di cognac e vedere qualche vecchio album di famiglia. Avevano riso e scherzato, ma non aveva neanche immaginato per un misero istante che la serata potesse finire così.
Il bacio era arrivato un po' impacciato. Bruce le stava mostrando delle sue foto di quando era all'università , aveva un sorriso radioso ed i capelli spettinati. La bionda si era protesa verso di lui ed aveva incollato le labbra alle sue, interrompendolo dal raccontarle un aneddoto sulla sua gioventù.
Si erano staccati quasi subito, Brandy con le guance rosse e Wayne con gli occhi liquidi.
"Vorrei tanto ricambiare, ma ho paura che domani a mente serena ti pentirai di questo bacio."
"Bruce, mi sono innamorata di te. Del resto non mi importa più niente. Voglio solo te. Tu e basta. Aaron non è la persona che pensavo." La donna gli appoggiò le mani sulle guance e si avvicinò ancora a lui. Si baciarono lentamente, assaporandosi a vicenda. Le labbra di Bruce erano calde, sottili e sapevano di liquore.
Le inebriavano la mente e la mandavano in estasi. Poi il contatto diventò più sbrigativo, più passionale.
Strinse il colletto della sua camicia nera tra le dita e si mise a cavalcioni su di lui. Le loro lingue danzavano in un vortice di passione e lussuria, come se la loro vita dipendesse solo da quel bacio proibito. Bruce le appoggiò le mani sui fianchi, accarezzandole la schiena e le cosce lasciate scoperte dal vestitino dorato della giovane.
Sollevò appena i lembi e Brandy si affrettò ad aiutarlo a toglierlo.
Con le dita tremolanti gli slacciò la camicia scura, mettendo in mostra la pelle liscia e pallida di Wayne.
"Sei bellissimo." Gli sussurrò contro le bocca e poi lo baciò con urgenza. "Mi piaci davvero tanto."
Gli passò le labbra sul collo e gli morsicò un lembo di pelle chiara.
Bruce perse completamente quel briciolo di ragione che gli era rimasta in corpo. La sollevò e la portò fino in camera sua, facendola stendere sul letto.
Era stupenda con i capelli dorati che le incorniciavano il viso angelico e gli occhi lucidi che lo scrutavano lussuriosi.
Gli vennero in mente alcuni versi di un poeta italiano:
Onde dorate, e l'onde eran capelli, navicella d'avorio un dì fendea; una man pur d'avorio la reggea per questi errori preziosi e quelli;
e, mentre i flutti tremolanti e belli
con drittissimo solco dividea,
l'òr delle rotte fila Amor cogliea, per formarne catene a' suoi rubelli.
Per l'aureo mar, che rincrespando apria il procelloso suo biondo tesoro, agitato il mio core a morte gìa.
Ricco naufragio, in cui sommerso io moro, poich'almen fur, ne la tempesta mia, di diamante lo scoglio e 'l golfo d'oro! *
Quelle parole scritte più di cinquecento anni prima descrivevano alla perfezione come si sentiva in quel momento.
Brandy Knight con la sua bellezza e la sua chioma dorata lo facevano sentire un naufrago in mezzo al mare, lasciato in balia dell'Amore e dei sentimenti forti e profondi che provava per quella giovane donna che lo aveva incantato dal primo istante in cui l'aveva vista.
Le accarezzò dolcemente il viso.
Lei chiuse gli occhi ed intrecciò le dita alle sue, il suo petto si muoveva freneticamente in su ed in giù. La baciò lentamente, per imprimersi per sempre quell'istante nella memoria.
"Voglio fare l'amore con te, Brandy." Le sussurrò sulle labbra e poi le tolse il reggiseno e le mutandine rosse. "Voglio sentire la tua pelle sulla mia ed i nostri respiri fondersi in un unico sussurro."
La ragazza gli accarezzò il petto marmoreo, sembrava quello di una statua greca talmente era definito, e poi si inginocchiò difronte a lui sul materasso.
I loro occhi erano incatenati e le mani bramose esploravano il corpo dell'altro. Brandy gli slacciò i pantaloni del completo scuro e lo spogliò completamente, poi si sdraiò sul lenzuolo di seta bianca.
Bruce si chinò su di lei, la baciò sulle guance, sul volto, sul collo.
Si insinuò tra le sue gambe e la fece sua, trattenendo a fatica un gemito. Era tutto così perfetto in quel momento.
La donna sospirò, lasciando ricadere indietro la testa ed inarcando la schiena.
I suoi polpastrelli percorsero in una lenta carezza la schiena tonica del miliardario e le unghie si aggrapparono alla carne.
Ogni spinta, tocco e bacio li mandava entrambi in paradiso.
C'erano loro solo Bruce e Brandy in quella stanza: due corpi, un cuore ed un unico respiro.
Il calore che si diffuse nei loro petti, caldo ed avvolgente, fece capire loro che si amavano.
Che erano fatti per stare insieme per l'eternità .
* * *
NOTA:
* "Donna Che Si Pettina" di Giovan Battista Marino (1569 - 1625).
Parafrasi:
I capelli sono come onde dorate, che una navicella d'avorio sta solcando; una mano bianca come l'avorio la conduce attraverso quelle preziose e disordinate ciocche di capelli. Mentre la navicella crea dei solchi attraverso i capelli, l'Amore raccoglie l'oro di quelli spezzati, per formare catene per coloro che non sono abbagliati dalla sua bellezza. Il mio cuore muore alla vista di questo mare dorato, che mostra il suo biondo tesoro. Il naufragio in cui sto morendo è prezioso, perché durante la mia tempesta lo scoglio è di diamante e il golfo d'oro.
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