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8

Riuscii a tornare di corsa nel vicolo, senza dare nell'occhio. La cosa bella del mio paese era che potevi pure passare in mezzo alla folla con una macchia di sangue sul viso e nessuno si accorgeva di niente, perché tutti erano troppo stupidi per stare attenti.
Il micio nero stava rosicchiando una lisca di pesce davanti al cassonetto, mentre dei piccioni si spaventarono non appena misi piede lì. Posso lo zaino a terra e mi appoggiai al muro. Sorrisi soddisfatta. Dopo aver sfilato dallo zaino il mio quaderno, segnai con un "check" il volto di John. Sotto di lui, disegnai la faccia di Weigh. Aveva visto troppo e quindi era il prossimo.
«Niente scuola. Lo ucciderò a casa sua.»

La sera il buio pesto nel quartiere dove viveva Weigh mi fece sentire più riparata. Non ero più io. Avevo sempre avuto paura del buio, ma in quel momento no. Anzi, mi piaceva.
"Oscurità. L'oscurità è intorno a te, ma anche dentro di te." Sussurrò quella voce nella mia testa.
«Già... Ma é proprio quello che mi fa andare avanti.» risposi piano, afferrando il martello dallo zaino dietro di me è una corda che avevo acquistato in un negozio.
Per fortuna, ancora non avevano detto di me ai lavoratori dei negozi, altrimenti mi avrebbero già arrestata.
Mi avvicinai alla finestra di casa sua e diedi una sbirciata. Casa sua era composta da due piani e un giardinetto sul retro. Una volta ci aveva anche fatto una festa. Aveva invitato tutti della sua classe e della mia, tranne me, ovvio. Anzi, dopo la festa ha anche iniziato a spruzzare vernice sulle pareti di casa mia, insieme agli altri due e i compagni maschi della mia classe.
Gliel'avrei fatta pagare per questo.
Salii agilmente sul piano superiore e vidi la stanza di Weigh. Lui era al computer con le cuffie e stava parlando. Non sentii nulla, ma non mi importava. Ruppi col martello il vetro della finestra e poi mi abbassai velocemente, avanzando verso l'altra finestra che portava al bagno. Sentii Weight aprirla del tutto e imprecare. Dal bagno, corsi in camera sua e, senza che mi vedesse, mi nascosi sotto al letto. C'era una puzza orribile di sudore là. Sua madre entrò di colpo.
«Weigh! Che cavolo è successo?» domandò spaventata.
Lui impallidì. «L-la finestra... Si è rotta.»
Lei gli andò vicino e controllò fuori. «Vandali ragazzini. Tranquillo, caro. Domani la ripareremo.»
Weigh annuì, con la faccia ancora bianca. La madre uscì e lui si rimise a sedere davanti al computer.
«Scusate tanto, avevo sentito un rumore.» disse nella video chat che stava facendo con Tom e Frank.
«E ti fai ancora proteggere dalla mammina?» lo stuzzicò Tom.
«Dopo quello che è successo, sì! Cioè, John è morto e voi state ancora facendo le cazzate su FaceBook?» esclamò Weigh.
«Calmati, scemo.» disse Frank. «Da quello che mi hai detto, la signorinella assassina ha ferito anche te.»
«Si! Perché invece di fare i cretini non venite a casa mia. Quella mi ha quasi perforato un braccio...» si scoprì il braccio che era però ricoperto da un gesso. «... Possiamo proteggerci a vicenda, ma voi ancora vi ostinate a non credermi che sia stata lei.»
«Certo che ti crediamo.» replicò Frank. «È solo che mi sembra strano credere che una bastardella come Enny Rose possa aver fatto tutto questo, e ferito anche Peter nella sua classe.»
Era il momento!
Mi tirai fuori dal letto lentamente e alzai il martello, riflettendomi sulla webcam. Tom mi notò per primo e gridò:«Weigh!!»
Lui si voltò e io gli martellai il braccio ferito, poi le gambe, tappandogli la bocca con il cuscino del suo letto che mi ero portata dietro. Weigh si agitò e per poco non mi gettò per terra. Gli martellai più forte le gambe e il braccio buono, mentre dalla webcam Tom e Frank strillavano; le cuffie attaccate al computer impedivano però di sentirli. Io guardai nella webcam e li salutai, scostandomi agilmente una ciocca di capelli dal viso. Tom e Frank sgranarono gli occhi. Tenni il cuscino premuto sulla faccia di Weigh, che sembrò esserci placato un po'. In gli tolsi il cuscino e lui fece per urlare, ma glielo impedii con una mano sulla bocca. Presi il martello e sorrisi. «Ecco cosa succede quando picchi i più deboli e sporchi i muri delle loro case con vernice.»
Weigh sgranò gli occhi, e tra la mia mano soffocante gli sentii dire:«Ti prego, no!»
Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai: «Sono io.» e colpii più forte che potei la sua testa col martello.
Schizzi di sangue imbrattarono il letto, le pareti, lo schermo del pc e il pavimento, su cui cominciò a formarsi una pozza di sangue. Sorrisi.
«Weigh, ma che cazzo...?!» sentii dire da Frank dal computer.
Mi misi le cuffie di Weigh alle orecchie e guardai prima Tom e poi Frank.
«Tu sei pazza! Chiamo la polizia!» esclamò Tom.
«No.» risposi nascondendo il mio volto sotto i capelli. «Sono una Giustiziera, e il prossimo a pagare per il suo comportamento sarai tu, Tom!»
Lui divenne furente. «Perché fai questo?!»
Lo guardai con furia. «E me lo chiedi? Dopo tutti questi anni mi avete sempre trattata male, insultata e picchiata. Ora voglio la mia vendetta, e non ci andrò leggera. Frank, tu sarai ultimo. Voglio vederti soffrire, come io ho sofferto per tutti questi anni!»
«Chiamo la polizia, e ti metteranno in...» Frank non finì la frase che io spensi il pc e tornai a concentrarmi sul corpo di Weigh.
La sua faccia era spappolata, il cervello era uscito dal cranio e il naso era diventato un foro di sangue. La bocca era nascosta dai pezzi di pelle strappati, un paio dei suoi denti sul pavimento. Presi un po' de suo sangue e scrissi sul muro "It's me".

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