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Durante la lezione non riuscii a prestare attenzione; rimasi a fissare i disegni del libro di scienze, con odio profondo verso i bulli, che per di più erano nella classe accanto alla mia. A ricreazione, le ragazze mi presero in giro per futili motivi, e i ragazzi cominciarono a canticchiare ritornelli col mio nome. Li ignoravo, ma non riuscivo a trattenermi dal mollargli un pugno in faccia. Una strana sensazione mi percorse il corpo. Rabbia, forse.
Serrai i pugni, mostrandomi indifferente si loro insulti.
Frequentare il secondo superiore non è molto bello, specialmente in un liceo classico e con compagni così.
La campanella finalmente suonò, e tutti noi tornammo al proprio posto.

Durante l'ora di italiano, sul mio quaderno disegnai dei ritratti dei miei compagni e dei bulli, sentendo ancora la milza pulsare. Disegnai prima Frank, poi Waigh è anche John, morti sotto di me. Io impugnavo un coltello insanguinato e sulle labbra avevo macchie del loro sangue, i capelli davanti al viso.
Avrei voluto che quel disegno di avverasse.

L'ultima ora, pianificai il tutto. I tre bulli andavano nel vicolo subito dopo il suono della campanella. Dovevo arrivarci prima di loro.
«Ehi, scema!» esclamò Fray, una mia compagna di classe.
Mi voltai di scatto. «Stai ancora disegnando i cartoni animati, per caso?»
Tornai a guardare il foglio del quaderno pieno di disegni e macchie di inchiostro rosso sangue. Qualcuno mi lanciò un pezzo di carta sulla testa. Guardai alla mia destra. Era stato Mike. Il più ciccione della mia classe. Mi fece una smorfia e fece ridere tutti gli altri. Li guardai con odio profondo, nascondendomi dietro i miei lunghi capelli castani sciolti. La prof non si accorse di nulla, era troppo distratta.
«Ciuccia calzini?!» mi chiamò Peter, un ragazzo alto e magro alla mia sinistra. «Vuoi il biberon?»
Di scatto e senza accorgermene, lanciai le mie forbici contro Peter, che lo colpirono nell'occhio. Un urlo acuto, gli schizzi di sangue e i pianti disperato degli altri compagni echeggiarono per tutta la stanza. La professoressa gridò e corse verso di lui. «ENNY ROSE!?» mi gridò. «In presidenza! Subito! Chiamate un'ambulanza!!!»
Una bidella entrò, mi condusse fuori dalla stanza, che iniziò a colorarsi di rosso e di paura, come i miei pensieri.

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