Troppo da fare
CAVALLO
Provo a pensare ad altro, ma è come se avessi legato il mio cervello a quelle sbarre. «Quante ne avrà passate lontano da qui, Vic». Sono stata egocentrica ed egoista a pensare che il mio dolore fosse l'unico più lacerato nel profondo, che la mia vita fosse quella più abietta. Forse Jeremy non ha avuto tutta la fortuna che credevo, e così come lui, chissà quanti altri ignoro. «E adesso è rinchiuso nelle segrete».
«Non c'è mai fine al peggio» commenta lei, la voce tesa nello sforzo di sostenere il bacile d'acqua calda che le ho chiesto per riprendermi. Lo avrei fatto portare a un servitore, però non ho voglia di vedere nessuno nel momento del bagno, oggi in particolare. Avrei più bisogno di sentire l'acciaio delle spade raschiare contro il muro, i muscoli sfiniti, ma stancarmi di più sarebbe insensato. «È stato un bene, non averli liberati» sfreccia.
Mi viene quasi da ridere. Victoria se ne accorge e mi lancia uno sguardo complice gettando l'acqua nella vasca. Il vapore caldo annebbia i vetri delle finestre e rende l'aria pesante. Slaccio il vestito rimanendo in sottoveste, e i suoi occhi schizzano ovunque mentre mi avvicino. È nervosa. «Cosa sono queste bollicine?» chiedo. «Sicura non sia avvelenata?»
«Sali» risponde veloce. «Ho fatto mettere dei sali per farti riposare i nervi. E ho fatto bene. Perché mai dovrebbero avvelenarti?»
Scuoto le spalle, la gonna oscilla. «Non lo so...» Dopo le segrete, vedo ombre dietro ogni angolo. «Loro sanno qualcosa su Vaelian. Forse anche su quella sera» mi azzardo a dire, immergendo la mano nell'acqua. Il calore è così piacevole che mi sembra di svenire. «Non abbiamo voluto parlarne. Dopo undici anni senza vederci, avremmo rovinato tutto».
Sono in pericolo. È questo che ha detto Eiden, ma da quando vivo qui so di esserlo. Però anche lui è un principe, e lo sa quanto me.
«Quella sera?» Victoria mescola i sali con un mestolo e avvolge l'interno della vasca con un lenzuolo per non farmi graffiare.
Entro nell'acqua con un gemito per il calore sulle gambe. Mi abbasso, la veste emerge in superficie. «Quando siamo usciti da Palazzo» sussurro, godendomi il bagno. Riconosco subito che è meglio delle spade: sembro non sentire più nulla se non un formicolio fremente sulla pelle.
Victoria si allontana, standosene in piedi alla porta. Le dame devono supervisionare i bagni, sia per la nostra sicurezza, sia per qualsiasi cosa ci possa servire. Ogni volta che lo faccio, però, sembra sempre più a disagio. Non si abituerà mai.
«Comunque» riprendo, «non è giusto che stiano lì».
Si schiarisce la gola. «Mi sembra che siano molte le cose ingiuste, Diana».
«Cioè?»
«Che ti sposerai con Eiden nonostante non abbia vinto il torneo».
Affondo le braccia sotto la superficie. «Ti sembra che sia importante, adesso? Victoria, mio fratello è vivo sotto i nostri piedi. E io sono qui a farmi un bagno senza neanche poter andare da mia madre». Per il ritorno sono stata attenta a non farmi vedere dalle guardie, salendo dal passaggio dei servi della cucina e prendendo la strada più lontana dall'ala Reale, nonostante irromperei anche adesso nelle stanze di mia madre se non sapessi già che le guardie mi caccerebbero all'istante. «O da Vaelian» sottolineo. «Che sta decidendo le loro sorti. E se c'è qualcosa sotto, potrebbe non scegliere bene».
Victoria si stringe lo stomaco, le dita appena callose si toccano l'una con le altre. Riduce le labbra a una linea. «Non mi fido di lui, ma c'è pur sempre vostra madre».
Rido acidamente. «Alla quale non frega niente di noi due, evidentemente». La guardo, ma lei cerca di non osservarmi. Immergo la testa dentro l'acqua, i capelli sciolti si stendono sulla superficie e mi riscalda il cuoio capelluto. Vorrei rimanere qui sotto fino allo scoppiare dei polmoni e farmi trovare morta da mia madre. Che succederebbe a questo punto? Guadagna un figlio, ne perde un'altra. Forse non esiterebbe a condannarlo a morte per tradimento, facendo passare il mio suicidio per un suo assassinio. Invece riemergo, strofinando via le gocce dalle ciglia. Jeremy non farebbe mai nulla del genere, perché non siamo come la famiglia di Elania. Corrotti di potere.
«Non stare là sotto così tanto».
«Non ti preoccupare, Vic» dico, lisciandomi il ciuffo. «Ho tante cose da fare».
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