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Succederà

CAVALLO

Salgo in cima alla torre più alta, i fuochi accesi da poco vicino alle finestrelle. Il pomeriggio colora di rosa le nuvole, il cielo d'oro.

La mia schiena di rosso.

Il pugnale mi affonda nelle spalle, il sangue comincia a scivolare in ritardo, quando mi rendo conto che è lo stesso pugnale che mi ha protetto per tutti questi anni.

Victoria mi ha tradito. La mia Victoria.

Mi ha seguito dopo la sfilata, quando mi sono rifugiata dietro l'altare, ma non è entrata nel tempio per lasciarmi un po' di spazio. Però non sono più uscita, e ha fatto mandare le guardie a cercarmi, mettendo Eiden in pericolo quanto me.

Se lo ha fatto una volta, niente le vieta di rifarlo. Perché? Li sento cadere dalle mie mani: Vaelian, Victoria. Chi altro manca?

Coi denti, tiro troppa pelle dal pollice e il sapore salato, misto al bruciore, mi risveglia. Recita. Agisci come sempre da quando sei nata. Sorridi amabilmente alla tua amica, anche se fa amabilmente male. La nube sotto le pupille si dilegua, osservo la corte sul ponte interno sotto di me, la fontana nel cortile verde ancora più giù sembra un puntino bianco. Al centro dello stomaco si forma una pozza di vomito pronto a risalirmi dalla gola.

Ingoia anche questo, adesso.

Rientro la testa, mi sento vorticare. I fuochi si mischiano e provo a concentrarmi sul suono della corte, ma anche quel brusio e quelle risate sembrano diverse. Cosa c'è di divertente?

Sputo la saliva, levandomi il sapore dalla lingua.

«Ecco perché mi sembrava piovesse». All'istante, la voce mi sembra quella di Victoria e alzo la testa di scatto, ma dietro quelle parole c'è Clara, che si accorge del mio sguardo. «Stai bene?»

«Come ci sai arrivare qui?» dico rauca.

«Con le scale» risponde, ovvia, tentando di non far sembrare stupida la mia domanda. «È facile». Cammina sul perimetro circolare della torre, appoggiando la mano alla pietra. Le torri sono senza tetto, quindi il vento ci accarezza gentilmente e Clara sembra annusare l'aria.

Ma io non lo voglio sentire. Mi copro il collo con i capelli.

«Riusciresti a dissolvere il palazzo, da qui su?»

«Morirei anch'io, se ci provassi» replico. I poteri non sono infiniti. «Potrei disgregare il ponte» ammetto, e tenendomi al muro provo a guardare giù.

«E perché non lo fai?»

La guardo sconvolta e immediatamente si mette a ridere. Mi contagia, così accenno una risata e scuoto la testa. «Pensavo fossi seria».

«L'ho detto perché sembra ti serva» rotea il dito attorno alla mia faccia per chiarire il concetto. Farò schifo. «Cosa ti serve?»

«Capire cosa fare» rispondo, ondeggiando il palmo sopra la fiamma. Se ci fosse stata Victoria, mi avrebbe sgridato. Clara osserva trepidante, quasi in attesa che mi bruci.

«Per il diadema?» domanda, delusa.

«No, no» mi affretto a dire, dileguando quell'umore. Ho sempre voluto liberare il flusso. Ieri sono stati loro a farmi capire che è arrivata l'ora di concretizzare il mio desiderio. Ero troppo scossa dalla soluzione di mia madre per accorgermi subito del vantaggio. Non più regina, non più capro espiatorio. E Althea non ucciderebbe Jeremy per il trono, se scoppiasse una guerra mossa da Albert Pyros. Elania lo ha sbeffeggiato davanti a Eiden e alla corte. Un re non può ignorare questi atteggiamenti, se ne venisse a conoscenza.

Però.

«Abbiamo sbagliato a parlarne con la mia dama, ieri» mormoro. Dillo ad alta voce. Fallo diventare reale. «Mi ha tradito, per colpa sua Eiden è stato preso dalla gilda» espiro. «Victoria ha fatto la spia con Vaelian, e temo che potrebbe rifarlo». Un blocco opprimente si leva dal mio petto, facendo entrare più aria nei polmoni che mi porta a singhiozzare. La mia migliore amica è una spia di Vaelian. Le lacrime sgorgano senza sforzarmi. Ho fatto il bagno con lei. Abbiamo guardato le stelle e parlato del futuro.

Niente di questo era vero.

Mi copro gli occhi con la mano calda che era sulla fiamma, ma Clara la prende e mi abbraccia. Mi sento rigida, come se non sapessi più come lasciarmi andare, poi preferisco affondare nelle braccia di Clara piuttosto che spronfondare dentro di me e reprimere tutto.

Il groppo in gola si gonfia mentre Clara mi picchietta sulla schiena, sussurrando qualcosa che il mio lamento soffocato copre. Premo il viso sulla sua spalla immaginando per qualche secondo che sia ancora Victoria, immaginando che tutto ciò che stiamo facendo sia solo un incubo con mille vie d'uscita.

Ma so che non è così.

Il mio corpo sa che non è così.

Mia madre aveva ragione. Non voglio essere come lei e cadere nella convinzione che chiunque tradisce chiunque. Victoria lo ha avverato. E chi sto abbracciando non è Victoria, perché lei non potrà più avvicinarsi a me in questo modo.

«Devi parlarle» mi consiglia Clara all'orecchio. «Forse ti saprà spiegare perché è successo».

Tiro su col naso e annuisco.

Vitoria non si può permettere di intralciarci.

Lei mi deve spiegare perché l'ha fatto.

***

Torno nelle mie stanze quasi subito dopo.

Appena spingo la porta, la luce soffusa delle candele mi accoglie già pronta, mischiandosi a quella serale. Non dovrebbero essere già accese. «C'è qualcuno?» Nessuno risponde.

Cammino con passo felpato superando l'atrio. Sguardo veloce, nella mia stanza non c'è nessuno, così mi avvicino al letto. Il porta-candela sul comodino attira la mia attenzione: da sotto esce un triangolino di carta. Qualcuno è entrato senza il mio permesso. Non ho chiuso a chiave la porta. Mi guardo attorno, sentendomi mirata dagli angoli bui della stanza.

Lo sfilo con la punta delle dita come se potesse esplodermi in faccia. Tasto la carta ruvida. Buona qualità.

Lo dispiego. La scrittura di Vaelian mi è familiare, non riuscirebbe mai a camuffarla. In un primo momento vorrei gettare il bigliettino nel fuoco, ma la prima parola mi incatena i polsi.

Fyll.

Guardo a terra dove due anni fa ho trovato il suo cadavere.

Continuo a leggere. E vorrei non averlo fatto.

Il potere comincia a espandersi sotto la pelle quanto più la rabbia ammonta.

Esco dalla stanza con un tornado nelle viscere.

La vedo che sta per entrare nella sua stanza, e quando sta per afferrare la maniglia io gliela dissolvo sotto le mani.

«Come hai potuto?» urlo. La voce si annoda nella gola e sento che potrei smettere di respirare da un momento all'altro. La spingo contro il muro, accanto un mobile che tiene un mezzobusto. «Come hai potuto?» Due cortigiani mi passano dietro.

Sbatte sulla schiena, il mezzobusto si frantuma a terra. «Cosa? Cosa stai dicendo?» ansima. Le avrei dovuto parlare, ma non sarei in grado di sopportare la sua falsità. È esattamente come loro.

Prendo il biglietto e lo muovo vicino alla sua faccia.

«Cos'è?»

«La verità». Cerco di domare la forza che sento palpitarmi fino alle punte dei capelli.

Victoria deglutisce.

«Fyll» sussurro. Lo sussurro ancora, così che possa capire tutto Ho scoperto tutto, Victoria. «Fyll. Fyll. Fyll. Te lo ricordi?».

«Diana, lasciami».

«Dillo». La trattengo. «Avanti».

Stringe i denti e fatica a guardarmi negli occhi. Immagino di averli iniettati di sangue e che vedermi in questo stato le fa paura. Una volta mi hanno detto di somigliare a mia madre. Non parla.

«Allora te lo leggo, no?» mi sento estranea alla mia voce.

«Smettila».

«No, no. Te lo dico direttamente io» tiro su col naso. Mi fa male il petto. «Hai fatto la spia, Victoria. Guardati le mani, perché le hai macchiate di sangue» ringhio. «Il sangue di Fyll. Tu hai fatto la spia, l'hai fatto uccidere due anni fa. Non era stato lui a spifferare tutto, ma tu».

«No...» biascica. Le spingo il gomito nella gola.

«Hai detto ad Elania ogni cosa e mi hai venduta. Le avresti macchiate del sangue di Eiden, se Vaelian non fosse un cospiratore viscido come te». Lancio il bigliettino nell'aria. «Guardami e dimmi che non è così. Dimmi che sei la mia migliore amica».

Da lontano, la sento singhiozzare. Faccio un passo indietro per guardare interamente la persona che mi è sfuggita. «Non volevo farti del male» dice. «Volevo proteggerti».

Una conferma.

Mi spezza un cuore già fatto di vetro scheggiato.

«L'ho fatto per te, sempre!» grida, riecheggiando nel corridoio.

«L'hai fatto per te» ribatto. «Hai fatto uccidere Fyll per te. Hai fatto fuggire Eiden per te. Che cosa ci guadagnavi, però? Avevi detto che non ti saresti mai separata da me, ma mi sei mai stata vicina?».

«Sempre» cade sulle ginocchia. «Non potevi sposare Fyll. Non puoi sposare Eiden. Io ti amo, Diana. Avrei guadagnato te, se loro si fossero allontanati».

Amore. L'ha fatto perché mi ama. «Me lo avresti potuto dire» suono atona. Drizzo la testa. «È questa la cosa che ti rende peggiore». Me l'ha nascosto per tutti questi anni. Quando sbuffava perché le persone chiedevano del mio consorte. Quando s'innervosiva se prendevo l'argomento del matrimonio. Quando abbiamo litigato dopo che le ho rivelato di Fyll. Io non le ho raccontato di Vaelian perché lei si sarebbe ingelosita. «Hai fatto uccidere una persona per gelosia» mi rendo conto. Arretro. Tutto ciò che ha fatto era perché mi avrebbe allontanato da lei. «Victoria, tu...»

«Non t'importa di me?»

Mi piego verso di lei. «Io confidavo su di te» faccio sprezzante. Prendo il bigliettino da terra e lo strappo in piccoli pezzi, gettandoli sopra di lei. «Hai rovinato tutto».

Afferra i pezzetti di carta, le mani che tremano sembrano composte da una sostanza liquida. «Ti prego, ritorniamo come prima».

Scuoto la testa. «Perdonarti? Tu puoi fare solo una cosa, Victoria» sibilo. «Io non ti caccerò da corte. Non lo farò, ma tu non devi azzardarti a parlare del nostro piano con Vaelian».

«E poi?»

Rido. «E poi tra noi due non ci sarà più niente».

Me ne vado.


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