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Ricordi dal passato

CAVALLO

Passa solo qualche ora ed eccoci riconvocati nella sala del trono. L'ultima volta che sono stata qui, la sorpresa l'aveva pianificata mia madre; stavolta è merito mio, e sento lievitare l'eccitazione nelle vene.

Ma a che costo? No. Voglio gustarmi la scena finché posso, sbatto fuori quel pensiero. Sarei affondata ugualmente in questa corte, ma almeno adesso tirerò con me Elania. Una piccola parte di me sa che Mylai potrebbe essere un male per tutti. Sono Diana Wyllin, e non posso darla per vinta.

L'eccitazione, l'ansia e il divertimento mi si scolpiscono nel viso: se Elania e Vaelian mi guardano, sembrano volermi impalare su una pira. Sfoggio i denti e tanto basta per cancellare qualsiasi preoccupazione su cosa mi capiterà.

Mi focalizzo su cosa capiterà prima alla regina.

«Bene» fulmina mia madre, incastonata nel suo trono, di fronte alla nobiltà.

Victoria, accanto a me, si irrigidisce, serrando le labbra. Non sono seduta sul piccolo trono, ho preferito stare ai limiti della sala, sotto il portico sorretto dalle colonne marmoree. L'ho fatto come simbolo che quel posto non mi deve appartenere, ma anche per stare con Victoria dopo quello che ci siamo dette ieri.

«Vi ho chiamati qui per un motivo che non ho specificato per non creare... scompiglio».

Scandalo. La famiglia è sempre un nido di scandalo.

«Per un puro atto di cuore, è stato deciso di perdonare un membro della mia famiglia dopo undici anni di esilio». Pittura sopra pittura, strati per nascondere la verità che la sminuirebbe: è questo che sento. I cavalieri e alcuni degli ospiti della corte tra i più alti nobili sussurrano tra di loro, accigliandosi o spalancando la bocca. Ora hanno di che parlare.

«Atto di cuore» scimmiotto, sottovoce. Come se lo avesse.

Victoria mi strizza un fianco per farmi stare zitta. Poi lo rifà, più curiosa. «Ma non hai il corsetto?» domanda, scossa.

Mi mordicchio il sorriso sul labbro, e nel frattempo nasce addirittura in lei. «Non ho il corsetto» affermo, fiera. E mi sento libera. Lei si copre la bocca con la mano, forse per soffocare il suo solito risolino che mi era mancato.

«Stai meglio» commenta, guardandomi il busto.

Alzo il mento. «Grazie, mia dama».

«Silenzio». Elania taglia il fumo di chiacchiericcio con uno schiocco di dita. Tutti hanno paura di ciò che potrebbe fare con quelle mani. Non io, di certo. Mentre la osservo, mi vedo ricambiare un'occhiata che non decifro. «Mylai è stato accolto nella nostra corte» dice, ruotando il polso verso l'ingresso della sala che si apre. «Mio fratello». La voce aleggia attorno alle orecchie di ognuno di noi, depositando due parole che per me sono melodiose e orrende insieme. Mio fratello significa passato. E io ho fatto centro, riportando il passato tra di noi.

Dei passi corti e secchi. Mi volto verso mio zio, diverso da come l'avevo lasciato. Lo sporco è andato via, lasciando spazio a dei fili d'oro intrecciati nei capelli.

Mi accorgo che il brusio è cessato, ghigliottinato dalla tensione per il loro incontro. Adesso si allontanano dal centro, lasciando passare Mylai Wyllin. So cosa pensano, mentre assistono. La regina assassina. Non ci vuole molto. Distruttrice della famiglia. Fratricida.

Quanto tempo ci metterà a far uscire quella parte di sé?

Posso sentire la mia saliva scendere lungo la gola mentre deglutisco, e il respiro lento di mia madre. Gli occhi che scorrono lungo il tappeto scrutano il futuro movimento che Mylai potrebbe fare.

La bocca inclinata di Mylai mentre aggancia se stesso a sua sorella. Il luccichio di disprezzo.

Rancore.

Si ferma a poca distanza dagli scalini del trono, non si inchina. «Sorella». Questa è la risposta alla melodia, la nota complementare che compie un volteggio acuto.

«Regina» rimbecca lei, inclinando il collo. La corona rimane fissa sul capo. «Faresti meglio a non dimenticare certi particolari. Noterai che sono cambiate molte cose dall'ultima volta che ci siamo visti, e la corte può confermare, no?» punta della rabbia sulla domanda, i cortigiani annuiscono fortemente. Lei sorride. «Ecco. Ma adesso, Mylai, non cambierà più niente».

«Certamente».

Potrebbe farlo inginocchiare, ma una bugia detta in piedi è più onorevole. Puro atto di cuore. Deve essere coerente con ciò che dice, per questo resiste condendogli quel poco di dignità.

«Certamente» ripete lei. «Il tradimento comporta ciò che i traditori meritano, sta a te decidere da che lato combattere e accettare le conseguenze».

Victoria mi sussurra all'orecchio. «Vaelian ti sta guardando».

Quando ricambio, lui volta lo sguardo rigido verso Mylai. «Che mi guardi pure». Ci siamo osservati abbastanza stanotte e se nota qualcosa di nuovo, ora, è perché ho distrutto la sua idea di me. Io non vivo nella testa di nessuno.

Mylai si schiarisce la gola. «Combatto sempre per il lato giusto».

«Il tuo?»

Lui apre la bocca per ribattere, poi la richiude.

«Sei invecchiato, fratello» si accarezza il viso, il mignolo si insinua nella fessura tra i denti senza essere masticato.

«E tu sei rimasta sempre la stessa, mia regina» pronuncia quella formula come solo a chi è stato rubato tutto potrebbe. Come se volesse rimandare al passato che stiamo disseppellendo, resuscitando desideri e ricordi bruciati.

«Esattamente ciò che speravo. I miei modi di fare sono gli stessi, per cui...» la folla trattiene il respiro. «Il sangue dei traditori è il mio preferito».

Una vena nel collo di Mylai si gonfia rossastra. «Un vero traditore, nostro fratello» dice lui, attirandomi nel tono contrario al senso della frase. È una cosa che fa spesso anche mia madre e comincio a credere sia di famiglia giocare con le parole. «Potrei chiamarlo in questo momento, lo sai».

«Lui era infido!» grida. Arretriamo tutti per istinto, Victoria mi prende la mano. «Malvagio, perverso e imperdonabile come tutti voi».

Si alza dal trono, lo strascico nero scivola giù dal piedistallo. Mylai drizza la schiena, sostenendo lo sguardo di Elania, le dita che si sollevano lentamente.

Avverto una pressione sulla pancia. Stanno chiamando i poteri. È come se volessero attirare i miei insieme ai loro, e faccio un passo avanti.

«Diana» chiama Victoria, l'unica a parlare, stringendo la mano per tirarmi indietro.

Mylai si distrae, voltandosi verso di me, ed Elania scatta con la mano bloccandole braccia di Mylai con una forza invisibile che le porta giù.

Ma a lui non servono le braccia, forse mia madre lo dimentica. Mylai stringe le dita sui palmi, dietro di lui scaturiscono delle ombre proiettate da un'altra dimensione e le urla dei cortigiani sembrano perforarle tutte. Loro non hanno alcun tipo di difesa contro di loro, e adesso si sentono come dei topi in trappola nel fuoco incrociato fra due divinità.

Mentre Elania con una mano tiene fermo Mylai inutilmente, con l'altra apre le porte lasciandoli uscire. Altri rimangono, o pietrificati o vogliosi di uno spettacolo.

Dietro Mylai si forma una schiera di forme sollevate e indistinguibili. «Io non ho mai fatto niente».

Elania divampa, ignorando i suoi fantasmi. Contrae la mano e Mylai viene avvolto nella stretta, l'aria increspata attorno a lui. Mia madre scende i tre scalini e si staglia davanti al suo naso. «Appunto». Stanno parlando di qualcosa che nessuno sa.

Mylai riesce a muovere ugualmente i fantasmi, che si spostano alle spalle di Elania, circondandola. Uno schiocco sonoro si propaga, facendomi chiudere gli occhi all'istante. La mano di Elania in aria, il viso di Mylai di lato, la guancia arrossata.

Le guardie di Elania si avvicinano, puntando le lance contro le ombre. Ridicoli.

I fantasmi sembrano attaccarsi al corpo di mia madre, Vaelian dietro si stringe la collana, sembrando indeciso se intromettersi o meno.

«Perché sono qui?» la punge lui, fermano l'alone dei fantasmi che si avvolge alle caviglie di mia madre. Ricordo la sensazione fredda, nella cripta.

«Il sangue è famiglia» recita.

«Non osare parlare come Althea».

Elania sorride, rilassando le mani. Adesso Mylai sembra respirare liberamente, e i fantasmi dietro mia madre si dissolvono. Le guardie con le lance puntante sembra vogliano cacciare via lei, ma qualche secondo dopo ritornano al loro posto.

Mi accorgo di stendere i muscoli delle spalle e di rilasciare un sospiro lungo, il che non mi piace. Non dovrei agitarmi per questo.

Elania risale sul trono senza sedersi, guardando i cortigiani che sono rimasti. Sa che ciò che ha detto è una falsità, vuole solo vedere quanto Mylai sia fedele alla sua origine. Il sangue non è famiglia. Una volta lei me l'ha alitato in faccia. «Ti declasso da qualsiasi titolo tu avessi, fratello. Ti concedo di essere un membro della nostra corte, nulla di più».

Vaelian si schiarisce la gola dopo qualche istante di silenzio. «Sei ufficialmente accolto a corte» annuncia, avvicinandosi a lui. «Questa è la spilla che ogni membro deve possedere per essere riconosciuto, tra gli ospiti».

Mylai non rivolge la minima attenzione su Vaelian. Collo rigido, mascella contratta e il continuo dialogo di sguardi tra i due fratelli.

Il consigliere della regina appunta la spilla del palazzo: il serpente che morde la propria coda, e all'interno due mezzelune cinte dalla corona.

«Ai rappacificamenti» mormoro.

Un applauso di terrore si leva lungo i bordi della sala fatto solo di mani che battono l'una sull'altra, pochi i rimasti.

Finito, Elania mi rivolge il mento mentre si massaggia il lobo e io le sorrido. Finalmente mi guardi direttamente.

«Uscite tutti».

Muovo un passo.

«Tu no».

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