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Perdono

CAVALLO

Seguo Vaelian.

Mi sembra di essere tornata al torneo, quando pensavo di essere al patibolo. No, al patibolo ci sto andando adesso con i miei stessi passi. Il torneo era solo un monito di ciò che sarebbe stato.

Io non l'ho ascoltato.

Le ultime ore mi stanno annebbiando: il rapimento è stato architettato da Vaelian come tutto il resto, e io ci sto camminando accanto - adesso, anche lui ha i poteri. Li hanno tutti, in cambio abbiamo liberato Eris.

In cambio di Victoria, la gilda vuole la regina.

In cambio della libertà, io sto causando una rivolta sotto il mio stesso tetto. E se era la cosa che desideravo da più tempo, perché mi sento stordita invece di essere soddisfatta?

«I cancelli?» chiedo a Vaelian.

«Sono chiusi» risponde.

Mi accompagna lungo il corridoio come se potessi svenire da un momento all'altro. Forse è così che appaio. Ripenso alla sera che l'ho incontrato nel tempio, prima di fuggire da Palazzo, e lo guardo. Non sembra cambiato affatto. Da quanto tempo trama con Elania, resta un mistero.

Usciamo nel cortile, il palco carbonizzato in fondo mi riscuote. Avevo già dimenticato di Althea. Mi rendo conto, quindi, perché Vaelian mi sta accompagnando.

Non dovrò più uccidere mia madre, questo mi fa sentire meglio. Abbiamo collaborato per ridare al popolo i poteri. E loro ci ripagano così. Tutto il piano era una trappola tesa dal Sole Nero. Da Pykre sicuramente, e forse Mykah.

Vedo alcuni punti della città in fumo, una striscia rossa si innalza in lontananza e sussulto appena diventa una colonna di fuoco. «Cosa succederà?»

Vaelian non risponde.

Supero il palco carbonizzato, ponendomi davanti al cancello con Victoria e Mykah dietro. Non avrei creduto di poter vedere questo.

E invece Mykah spinge la faccia di Victoria contro le sbarre metalliche, puntandole il pugnale alla gola. Quando mi vede, ci tiene a stringere la presa sulle braccia trattenute. Un'altra esecuzione pubblica. Le gilde di Althea vivono di terrorismo.

«Diana» boccheggia lei, fremente. È stravolta, non riesce nemmeno a tenere gli occhi fermi. «Aiutami»

Mi sembra di rallentare, creandomi un vuoto che mi risucchia le interiora. La testa volteggia all'allarme: Victoria è in pericolo.

L'allarme più interiorizzato che possa avere, impossibile da seppellire e opprimere in nome dell'orgoglio. Se pensavo che non me ne sarebbe importato più nulla, sono stata stupida a crederlo. Lei è la mia dama. Lei mi ha amato, al contrario di Vaelian. Mi è stata sempre vicina, e avrei desiderato con tutto il cuore non avere un punto debole. Reciderlo, come ho pensato di fare in quest'ultima settimana.

Senza, sei meno vulnerabile.

Ma non sei reale.

Sono stata confusa dalle sue parole, dalla frenesia di ribaltare il destino che Elania ci aveva affidato, e non mi sono resa conto della terra bruciata attorno a me.

«Mykah» la voce mi traballa, quindi tossisco per mantenere un tono autorevole. «Lasciala andare».

«Diana. Vuoi proprio scoprire il mio potere?» ride. «Potrei lanciarti questo pugnale dritto nella fronte senza che te ne accorga e farti rimanere col dubbio, scelta tua. Elania è nella sala del trono, lo so. Tutto si risolverebbe».

È solo, noi siamo in sei. Vorrei dirlo a Vaelian, ma ho paura che se distogliessi lo sguardo lui potrebbe farci del male. «Ci ha aiutati a distruggere il diadema» gli spiego, invano. Non capirà mai cosa ha voluto significare, né gli importa. Schiaccio il tacco per la frustrazione di non potermi muovere. «Non vogliamo fare del male a nessuno. Elania si deporrà».

«Lei non lo farà!» Tira i capelli di victoria, facendole sporgere il pomo. Lei rantola, il collo marmoreo si contrae. «Ha conosciuto il potere, credi che rinuncerà?»

«Non la conosci» ringhio.

«Apri il cancello e fammi entrare. Non ho la pazienza per discuterne con te» taglia corto.

«Vorresti combattere contro la regina?» rido nervosamente dallo stomaco, non riesco a trattenermi.

«Mykah» Vaelian si mantiene come un blocco. «Althea non c'è più. Qualsiasi cosa ti abbia promesso...» inclina la testa a sinistra, alla brace. «Andato».

Il pugnale affonda nella pelle superficiale di Victoria espellendo un rivoletto di sangue. Rabbrividisco al pianto della mia amica. «Fermo» strillo, il calore mi avvampa dentro gli strati di vestiti. «Fermo».

Toglie la punta, una goccia cade sul terreno.

Soppeso la situazione all'istante. Victoria non si merita il rischio di essere uccisa davanti ai miei occhi per la mia indecisione. Possiamo prevalere su Mykah. «Aprite i cancelli» mi volto, il viso paralizzato dall'ansia.

Vaelian emetto uno sbuffo contrariato mentre il cancello si apre.

Mykah fa alzare Victoria strattonandola dalla spalla, liberandola. Lei corre da me, abbracciandomi col viso bagnato. «Scusami. Scusa. Scusa» singhiozza.

Non riesco a trattenere a lungo l'abbraccio, così lo sciolgo, trattenendola per riportarla verso dentro. Vaelian tiene sott'occhio Mykah, entrambi dietro di noi.

Nel corridoio centrale, alcuni membri della corte si fermano a guardarci incuriositi, altri corrono a provare le loro nuove distrazioni. Ne vedo un paio che ci seguono nella sala del trono. Lady Carph.

«Mykah?» chiama Jeremy.

Mia madre aguzza la vista, accipigliandosi vedendo solo loro due, ma non dice nulla.

M'incontro a metà sala con Jeremy che va verso Mykah, mentre io porto Victoria a sedere sugli scalini del trono. «Stai bene?» le chiedo, lei annuisce.

«Cosa pensi di poter fare da solo?» domanda Jeremy, innoquo. Vorrebbe far ragionare questo soldatino automatico, tanto ingenuo. Le sue parole però risuonano nelle mura, e piuttosto che mostrare pietà, sembra vogliano ridicolizzarlo. «La violenza non estirperà il male».

Mykah scuote la testa, l'irritazione gli si legge sul viso. «Non capirai mai». Uno scatto fulmineo, il pugno di Mykah contro la tempia di Jeremy.

Lui cade a terra senza neanche muoversi.

«No!» grida Eiden, cominciando a correre verso Mykah.

Il mio respiro si affanna, mi giro verso Elania comprendendo l'errore che ho fatto un'altra volta. Dietro di me, noto troppo tardi lo scintillio del pugnale di Victoria. Lei salta al fianco di mia madre, affondando la lama.

Mi blocco alla vista del sangue che zampilla sotto l'abito, Victoria si ferma un secondo a guardarmi, poi corre verso Mykah ed Eiden. Adesso non ci penso, e scatto all'inseguimento.

«Clara! Sposta Jeremy da lì» urlo, sorpassandolo.

Sgancio la gonna pesante, lasciandomi lo strato di sotto per non rallentarmi. Oltre le porte, dei cortigiani ci stanno seguendo in volo. «Prendetelo!» ordino. Qualcuno davanti a me scaglia una pioggia di proiettili appuntiti e rimango sorpresa dall'aiuto che non mi aspettavo, anche se non servono a nulla.

Sul prato, sento Sylo gridare: «Adesso!»

Mi fermo.

Vaelian torna indietro da me. «I cancelli non si sono più chiusi».

Adesso.

Dove prima non c'era nessuno, cominciano a sbiadirsi delle ombre che tengono i cancelli aperti. Dietro, la luce sembra sfilarsi di lato, togliendo il manto all'esercito della Gilda del Sole Nero, prima nascosto dai mangialuce.

Impreco arretrando.

Prendo la manica di Vaelian e lo tiro con me per non farlo rimanere nell'esplosione che evoco, alzando la polvere.

L'erba del giardino comincia a crescere sulla strada, pronta ad afferrarci le caviglie. Arrivo sugli scalini dell'ingresso, e tento di polverizzarli. Uno sta già salendo, quindi rimane intrappolato mentre disfo le sue gambe.

Un conato di vomito mi sale lungo la gola, lo ritiro indietro e vado avanti. Sono riuscita a distruggere i primi gradini, ma so già che servirà per poco.

«Fai qualcosa anche tu!»

«Non posso mentre mi muovo» ribatte. «Mi serve...»

«Sali sul trono, anche se sarai più visibile» gli dico. Ordino alle guardie di chiudere le porte, e spero così di rallentare l'invasione.

«Stanno arrivando». Sembra che lo dica la sala del trono, ma credo di essere io.

Mia madre si tiene la ferita, ancora in piedi. Riprendo un pizzico di speranza e deduco che l'abbia presa di striscio. Però è debole.

Nemmeno il tempo, un boato si propaga sull'entrata.

Le guardie schizzano all'indietro e l'onda di rivoltosi entra nella sala del trono.

Era una trappola.


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