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Il diadema

PEDONE

Mi scardino dal fondale del mare del tempo, riemergendo nella superficie.

Non riesco più ad afferrare le redini, è così che mi accorgo di non avere più il controllo, quindi tutto ricomincia a scorrere nella sua normalità.

Elania mi lascia la mano. «È finito?»

«Non vedo più i libri che hai fatto cadere».

Alza il mento verso l'alto, dove fino a poco fa piovevano a ritroso pagine ingiallite. Faccio la stessa cosa, perché riesco a crederci poco anche io. L'ho rifatto. Ho mosso il tempo.

Adesso controlla il pavimento, camminando lentamente. Lo strascico scuro del vestito la segue. «Così ci credi, alla fine».

«In cosa?»

«Keyos» risponde ovviamente. «Adorazione per potere, è questa la nostra religione».

«Io non lo adoro» ribatto.

«Non importa, se ci credi. È il tuo sangue che fa tutto» taglia corto, congiungendo le mani. Si ferma a studiarmi, ma io non riesco a fare la stessa cosa. Mi guardo le mani come se fosse tutto merito loro, e mi sembrano estranee. Hanno toccato il sangue di Eiden prima che lo salvassi. Hanno toccato Elania. «Il tempo è pericoloso» mi dice «e affascinante».

«So fare poco» scuoto la testa.

«Ancora». Non mi sta studiando, mi scruta. «Ciò che sai è un granello di polvere in mezzo a questi libri».

«E a cosa serve sapere tutto questo?»

«La conoscenza è chimerica come le sue applicazioni. La realtà lo è anche, lo hai appena visto. Avresti potuto riavvolgere questa mattinata e non presentarti qui, perché avresti saputo cosa sarebbe successo. Avresti potuto bloccarmi quando, prima, sono andata dietro di te e ho fatto cadere il primo libro. E quello che in realtà è successo... di questo cosa ne sarebbe stato? Non lo sappiamo, nello stesso modo in cui non sai quello che hai fatto o che farai».

Non capisco cosa vuole dire, ma rimango ad ascoltarla in silenzio. «C'è mai stato qualcuno con le mie stesse capacità?» Non riesco a credere di averlo detto: capacità. Eppure, se ci sono riuscito una seconda volta, vorrà dire che è tutto vero, e che non sono il difetto.

«Poche persone. Se la corona le reputava pericolose, venivano soppresse finché non abbiamo preso il controllo totale. Il tuo è il dono più divino che ci sia, Jeremy. Devi stare attento a come lo userai» sussurra, avvicinandosi. «Le scelte che facciamo non possono essere cambiate» fa, sillabando.

Volgo lo sguardo verso la porta. «Abbiamo finito?»

«Non finiremo mai» mormora, le sue pupille si dilatano dentro le mie. Sul suo capo, lo scintillio del diadema pare trascolorare.

«La pietra...» comincio a dire.

«Ognuno è l'artefice dei suoi stessi mali» socchiude gli occhi. Poi annuisce. «Per oggi abbiamo finito, sì» dice.

Rimango solo al centro della biblioteca.

Mi sento un granello di polvere in mezzo a tutti i libri.


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