Sei stato l'unico che ho chiamato "mio amore"
e ora che non sei più qui
mi sento come se il mondo
si fosse fermato,
il cielo piangesse,
il cuore dolesse.
Sei stato l'unico che ho chiamato "mio amore"
e ora le canzoni non hanno lo stesso significato,
le lacrime appaiono come il mare:
infinite.
E le mie lacrime sono coltelli,
mi feriscono, aprono immense ferite sul cuore.
Non sei più il "mio amore"
e forse è la cosa più giusta,
ma non riesco a vedere la cosa giusta
nell'oscurità,
non riesco a vedere assolutamente
nulla.

Non so perché, ma sento di dover dare una spiegazione a questa poesia.
Prima di tutto, grazie mille ai miei pochi ma ottimi lettori, vi voglio bene.
In secondo luogo, questa poesia l'ho scritta in un giorno terribile per me che ricordo ogni giorno come se fosse accaduto il giorno precedente. L'undici gennaio di quest'anno è finita per sempre con il mio primo amore. Quanta banalità, vero?
Sì, credo anch'io sia banale, ma credetemi se vi dico che credo che sia stato uno dei giorni più tristi e difficili della mia vita, il giorno in cui ho distrutto tutto per una paranoia. Non me la sento di darmi ogni colpa, perché non è tutta colpa mia, ma la sensazione di vuoto profondo rimane ancora dopo mesi. Mi manca spesso, non lo nego, ma so che io non potevo più renderlo felice come desiderava ed io desidero soltanto che lui sia felice, che si merita questo e molto altro. Questa poesia non mi piace, non mi è mai piaciuta, ma volevo condividere con voi un pochino di me, così che mi possiate conoscere meglio. La "poesia" è nata in inglese, non so perché, quindi vi ho allegato l'originale, ma ho pubblicato la versione italiana perché si va a formare un gioco di parole con qualcosa di collegato ad M., la persona che ho amato tantissimo.