5. Non mi fai respirare
Roxie
Sono per terra, stanca e stremata dai giorni di prigionia.
Shawn non si è fatto più vivo, ha mandato sempre i suoi scagnozzi a portarmi cibo e acqua o ad accompagnarmi in bagno.
Dio, chiamarlo bagno è un parolone! Scommetto che la povera Eli ha rischiato di vomitare più volte per l'odore nauseabondo che usciva da lì. Per non parlare di com'è vecchio, sporco e malridotto!
Voglio tornare nel mio minuscolo appartamento. Voglio tornare alla normalità.
Ho bisogno di vedere la luce del sole, mi sembra di impazzire!
E poi... poi vorrei rivedere Elizabeth, riabbracciarla, chiederle come sta.
So che sta soffrendo terribilmente e il fatto che non posso impedirlo mi fa uscire fuori di senno.
Sarà terrorizzata, triste... si sentirà sola.
Mi chiedo quanto ci metta quello stronzo del padre a trovarci. Ha soldi, conoscenze, potere. Perché non ci tira fuori da qui?
O meglio, perché non tira fuori lei da qui? Sono sicura che nessuno ha collegato la mia sparizione alla sua. Anzi, probabilmente, nessuno si è accorto della mia assenza.
Mi chiedo se almeno i miei colleghi di lavoro si siano chiesti che fine io abbia fatto, perché sia sparita così all'improvviso.
Mi chiedo se qualcuno è venuto a cercarmi e ha denunciato la mia scomparsa.
Sono sola al mondo, a nessuno importa di me, solo ad Eli.
Eppure lei è qui con me e non può aiutarmi così come io non posso aiutare lei.
Penso alla serata in cui ci hanno prese, a come si sia trasformata in un incubo.
Ridevamo felici all'interno del locale e non immaginavamo che poco dopo sarebbe accaduto tutto questo. È terribile, è spaventoso!
Il rumore della porta che si apre mi fa sussultare, e quando i due scagnozzi di Shawn entrano nella stanza, mi chiedo cosa ci facciano qui, insieme.
Il più magrolino chiude la porta, mentre quello robusto si avvicina a me, guardandomi in un modo così disgustoso che mi fa accapponare la pelle.
«Bellezza! A quanto pare siamo soli soletti. Tutti e tre» esordisce quello robusto, accovacciandosi davanti a me e prendendomi per il mento.
«Che volete? Sparite!» ringhio, facendo la spavalda, ma dentro di me ho paura.
«Sta tranquilla, piccola, vogliamo solo divertirci un po'. Ti piacerà, te lo posso assicurare» interviene il tipo magro, raggiungendo me e il suo amico.
«Non vi azzardate a toccarmi, altrimenti...»
«Altrimenti cosa? Andrai da Shawn a piagnucolare? Adesso lui non c'è e, per tua sfortuna, noi non abbiamo il cuore tenero come il nostro capo» ribatte il biondino, strattonandomi forte.
«Sta fermo!» gli intimo, ma lui ride e fa un cenno all'amico.
Questi si accovaccia e mi prende per un fianco, spostandomi di poco la maglietta.
Provo a difendermi, perché ho capito cosa vogliono farmi, ma mi spingono, facendomi finire distesa.
Mi tengono ferma in due, mentre io resto impossibilitata a muovermi.
Urlo, ma uno dei due mi tappa la bocca mentre l'altro mi sbottona i pantaloni.
Il più grosso scansa la mano, ma solo per infilare prepotentemente la lingua nella mia bocca.
Provo a dimenarmi ma non ottengo alcun risultato.
Ho ancora i polsi legati e il tipo più mingherlino mi abbassa di forza i pantaloni, provando a inserire una mano nella mia intimità.
Mordo forte le labbra di quello più grosso che si allontana di scatto, tenendosi il labbro e urlandomi "Puttana!".
Do un calcio al più magro e urlo con quanto fiato ho in gola, anche se non servirà a nulla.
Provo ad alzarmi per fuggire, ma uno dei due mi prende per le caviglie e mi fa ricadere per terra.
Urlo ancora mentre uno dei due mi schiaffeggia forte per farmi stare zitta.
Il più grosso dei due mi strappa la maglietta con ferocia, mentre l'altro mi cala le mutandine.
Urlo ancora, mi dimeno, ma so che nessuno verrà a salvarmi.
Il più robusto dei due posa il suo pesante corpo su di me e si cala i pantaloni quel tanto che basta per far uscire la sua orribile erezione fuori.
«Sei nostra, puttana, non ci sfuggi!» grida quello più grosso, ma io urlo più di lui, continuando a dimenarmi.
In un attimo il biondo prende la sua erezione per sistemarla vicino al mio ingresso, ma non piango. Grido un'ultima volta, fortissimo, e la porta si spalanca con un calcio.
«Che cazzo state facendo?»
È lui, è la sua voce. Sembra assurdo, ma la riconoscerei tra mille!
Si avventa sui due uomini togliendomeli da dosso.
Assesta due pugni al più magro, prendendo a calci quello più grosso. Sembra furioso, fuori di sé.
«Uscite fuori di qui, adesso!» urla, e i due vanno via spaventati.
Approfitto del momento per provare a ricompormi, ad alzarmi mutandine e pantaloni, ma le mani legate non aiutano.
Shawn si avvicina cauto a me, e allunga una mano verso il mio corpo, ma io urlo.
«Non toccarmi!»
Non so perché, è come se lui avesse abbassato le mie difese. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e io faccio tutto ciò che posso per trattenerle.
«Voglio solo aiutarti» sibila piano lui, ma io scuoto la testa.
«Lascia solo che ti dia una mano ad alzarti i pantaloni, non riuscirai da sola» propone, ma io urlo ancora.
«Toglimi queste cazzo di manette!»
Shawn respira forte e poi prende qualcosa dalla tasca sei suoi pantaloni. Una chiave.
Si avvicina a me e io gli allungo le mani. Mi libera e finalmente posso ricompormi.
Uso finalmente le mani per stropicciarmi gli occhi e impedire alle lacrime di uscire, e Shawn si fa più vicino, mettendomi una mano sulla gamba.
Non in maniera sporca o maliziosa. Vuole calmarmi, riconosco quel tocco. Bert mi toccava così quando ero agitata e volevo calmarmi.
Cristo, Roxie, hai appena paragonato il tocco di questo mostro al modo in cui il tuo padre adottivo di tranquillizzava? Sei fuori di testa?
«Mi dispiace per quello che hanno fatto. Non avrei mai immaginato che...
Avrei dovuto stare più attento» dice e io lo guardo negli occhi.
«Non c'è bisogno. Sto bene» rispondo, allontanandomi di poco, quel tanto che basta per fargli togliere la mano da lì.
Sono brusca perché provo rabbia. C'è una furia incontrollabile dentro di me.
Shawn non si arrende e si avvicina ancora, stavolta chiude a coppa il suo corpo davanti al mio.
Lo guardo sconvolta, ma lui mi prende il viso tra le mani.
«Non permetterò mai più che quelle bestie ti facciano del male. Se c'è una cosa che odio è la violenza sessuale, di qualsiasi genere. So che può sembrarti assurdo ma... ti puoi fidare di me, ti difenderò sempre.»
Lo guardo stranita e non allontano le sue mani dal mio viso perché, che mi piaccia o no, la verità è che sto bene così. Mi sento un po' meno sola.
«Perché dovrei fidarmi? Di te, che ci hai fatto rapire?»
«Tu non eri...» prova a dire e allontana le mani dal mio viso.
«Prevista, lo so. Ma hai fatto rapire Elizabeth, sei un mostro!» ringhio e lui scuote il capo, come se ciò che ho detto fosse una grossa eresia, come se fossi completamente fuori pista.
«Elizabeth sta bene, non le ho torto un capello. E i miei scagnozzi non sono mai stati completamente soli, prima di oggi, quindi posso assicurarti che non l'hanno toccata con un dito» dice serio e io continuo a fissarlo.
«Potrebbero averlo fatto prima di venire da me» ribatto, e mi rendo conto che solo l'idea mi terrorizza più che se l'avessero fatto a me.
«Non ne avrebbero avuto il tempo. Ero uscito solo da poco. Avevo dimenticato una cosa e sono tornato indietro» replica, sicuro di ciò che dice.
«Fammela vedere» chiedo, ma lui fa cenno di no.
«Ti prego. Voglio solo vederla, pochi minuti. Solo per sapere come sta, per favore» imploro e lui sorride.
«Ti hanno quasi violentata e tu pensi ancora a lei?!» dice, in un misto tra affermazione e domanda.
«Ha bisogno di me.»
«E tu?» chiede e, stavolta, è una mano sola a finire sul mio viso. «Tu di cosa hai bisogno?» chiede e comincia ad accarezzarmi piano col pollice.
Sussulto, mentre dentro di me, tutto, di nuovo, si infuoca.
«Di...» provo a dire, ma non mi esce niente. Fisso le sue labbra come se mi ci volessi fiondare sopra, e nonostante mi renda conto di quanto questo sia stupido, non posso farne a meno.
Shawn si avvicina di più e poggia la fronte alla mia.
È un momento folle, completamente assurdo!
«Roxie...» sibila, senza tuttavia fare di più. Rimane solo lì, appoggiato alla mia fronte.
«Shawn...» lo imito e so che sto giocando a un gioco pericoloso.
«Tu...»
«Cosa?» chiedo, e la sua risposta mi spiazza.
«Non mi fai respirare.»
***
Shawn
«Non mi fai respirare» dico e non so da dove cazzo mi sia uscito.
L'ho pensato ma non dovevo dirlo ad alta voce. Ora penserà che sono un cazzo di rammollito e proverà in tutti i modi a fregarmi per scappare via.
Non posso permetterlo, non devo.
«Io...» balbetta, e io mi allontano di poco.
«Conosco la tua storia» invento e li sgrana gli occhi.
«Dici davvero?» chiede e io annuisco.
«Vieni da una grande sofferenza, per questo non hai paura di niente.
Non so cosa sia ma so che c'è, che esiste. Ecco perché provo per te questo strano senso di protezione.
Siamo molto più simili di quanto credi, occhi belli» dico con un mezzo sorriso, mentre lei continua a scrutarmi.
«Io non credo. Io sono una normale cameriera, mentre tu un rapitore. Magari hai anche rubato, assassinato. Io non lo farei mai» dice sicura.
«Non giudicare. Non conosci la mia storia» ribatto un po' offeso.
«Raccontamela, allora» azzarda e io scuoto la tesa, mi alzo e mi allontano da lei.
Faccio per andarmene, ma lei mi parla facendomi arrestare.
«Fammi vedere Elizabeth, ti prego.»
«Non oggi.»
«Quando?» chiede.
«Quando sarà il momento» replico freddo e faccio di nuovo per andare via, ma la sua voce mi fa di nuovo fermare.
«Dimmi almeno che significava quello che hai detto!» urla e io mi giro di scatto.
«Cosa?»
«Quella roba sul... sul respirare» sibila e io ingoio un bel po' d'aria.
Mi accosto di poco, senza tuttavia allontanarmi dalla porta.
«Tu sei... la tua vicinanza mi confonde. Non sono mai stato un bastardo figlio di puttana, non ho mai alzato le mani su una donna e non ho mai ucciso nessuno. So benissimo che ciò che ho fatto non è bello, ma, credimi, non c'è altra scelta per me.
Vorrei poter essere melma come i miei scagnozzi. Vorrei non provare niente e averti fatto fuori senza pietà, quel giorno, ma non ci riesco.
E non ci sono riuscito, non solo perché non sono un assassino. Roxie, io non ci sono riuscito perché quella da uccidere eri tu. E ogni volta che ti penso, o che ti sono vicino, l'unica cosa certa è che... è che mi si mozza il respiro» confesso senza pudore e lei sgrana gli occhi.
Complimenti, Shawn, bel discorso, davvero! Sei un coglione!
«Shawn...»
«Ma sappi che questo non cambierà le cose. Andrò fino in fondo col mio piano, otterrò la mia vendetta...»
«Vendetta per chi?» chiede, parlandomi sopra, ma io vado avanti.
«...costi quel che costi! E se per farlo dovrò diventare quello che non sono, se dovrò essere spietato con te o con la tua amica non esiterò come ho fatto l'altra volta. Non accadrà! Perché questa è la cosa più importante di tutte, per me! E adesso riposati, più tardi ti porterò da mangiare» dico e vado via, richiudendomi la porta con violenza.
Sento che mi chiama un'ultima volta, ma proseguo il mio cammino lontano da quegli occhi azzurri che mi stanno dannando l'anima e stanno facendo andare tutto a puttane!
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