VII ~ JAMES
Questo mondo bastardo è cambiato. È cambiato nel momento in cui l'ho guardata.
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Gilderoy Conce e Travis Heywood hanno deciso di venire a farmi girare i coglioni proprio ora. E per cosa? Vogliono che io li aiuti. Ho già detto loro di no e adesso hanno il coraggio di mostrarsi qui, a casa mia, armati, per cosa? Minacciarmi. Dio, se sono messi male.
Quella merda di Heywood è andato in cucina a prendersi da bere. Spero per lui che non faccia deviazioni.
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« Cos'altro vuoi James? Ho bisogno del vostro aiuto! Quella puttana e il suo fratello pazzo si sono presi le mie fabbriche. » ricomincia con quella sua voce infantile.
Conce ha smesso di puntarmi contro la pistola appena quell'unico neurone che ha in quel cranio si è acceso. Sa benissimo che anche da disarmato potrei sottometterlo e chissà, anche ucciderlo, se mi desse una bella motivazione. I capelli ramati sono più lunghi e meno curati dell'ultima volta che ci siamo incontrati e il viso è segnato dalle occhiaie.
Ora capisco perché è scattato l'allarme.
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«Non sono affari miei. Sei stato un idiota.»
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«Vi pagherò!» insiste.
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«Io e i miei amici non abbiamo niente da guadagnarci aiutandoti. Sarà meglio che tu ti riprenda Heywood e che te ne vada prima che io decida di chiamare i miei uomini per liberarmi dei vostri cadaveri.»
«Ma che ti costa? Fate cose del genere come passatempo.»
«Ho impegni molto più importanti e ci stiamo prendendo una pausa.»
Mi verso da bere nel bicchiere e mando giù tre sorsi con calma finché una voce che oramai riconoscerei tra mille mi blocca.
Deve essere la mia immaginazione.
«Smettila. Lasciami!»
Conce si volta confuso. Stringo il bicchiere con forza.
Travis entra tenendo vicino a se' Clarisse. Mi costringo a bere un altro sorso dal bicchiere. Se li attacco ora quella scimmia troppo cresciuta potrebbe farle del male. Fare del male a Clarisse. Clarisse a cui luccicano gli occhi appena mi vede. Il suo torace riprende a muoversi regolarmente. La mia presenza la tranquillizza, perché? La sua invece sta accelerando la mia frequenza cardiaca notevolmente.
«Lasciala. Ora.» impartisco.
Non è spaventata, ciò non mi sorprende, avevo intuito precedentemente che fosse una ragazza tenace.
Heywood invece di assecondare il mio consiglio, le tira i capelli facendole alzare il viso. Sento ringhiare la bestia che è in me.
Conce la guarda sorridendo.
«E questa bellezza chi è?» il sangue mi ribolle nelle vene. Se quell'altro coglione l'ha toccata...
«Non lo ripeterò un'altra volta.» la mia voce risuona meno trattenuta di quanto volessi.
Conce cede leggermente al mio tono ma l'altro scoppia in una risata isterica che assomiglia al verso di un'oca col singhiozzo. Stringo ancor più forte il bicchiere che ho in mano.
«James Hemmings innamorato. Non pensavo fosse possibile. Uccidilo Gild. Questa cosina la porterò a casa con me, vale più dei soldi che abbiamo perso.»
La mia mano si è chiusa in un pugno. Il bicchiere è in frantumi. Sono morti.
«Io non sono la cosina di nessuno.» la voce di Clarisse spiazza tutti e tre. La guardo mentre si libera dalla presa di quel verme. Gli calpesta il piede con forza per poi tirargli una gomitata sul collo. Spintona lontano da se' Conce che prova ad afferrarla. È agile ed è avvantaggiata dall'effetto a sorpresa.
Appena si libera viene verso di me e le vado incontro. Le sorrido e sto per congratularmi con lei. Mi interrompe con gli occhi.
«Avevi detto dieci minuti.» sbotta a bassa voce.
Vorrei abbracciarla, baciarle il viso e ridere di quei imbecilli ma con la coda dell'occhio vedo quei vermi caricare i loro giocattoli mortali, mi giro per coprire Clarisse col mio corpo e la spingo dietro la parete che separa i due soggiorni. Lei inciampa e cade a terra, la sento gemere, mi farò perdonare anche per questo, penso.
Mi volto verso i due intrusi e appena il grilletto scatta, calcio con forza il tavolino rettangolare che ci separa, questo si alza e oltre a deviare i due proiettili, che non erano minimamente sulla mia traiettoria, li colpisce sulle gambe facendoli inciampare in avanti.
Mi avvicino a loro tranquillamente e calpesto con forza il polso di Travis. Non della mano con la pistola. Ma quella che teneva la mia Clarisse in ostaggio. Spero si sia rotto.
Grida e Conce ne approfitta per alzarsi e provare a colpirmi. Mi scanso e gli tiro un pugno sul mento.
Continuiamo così finché non riesco a prendere tutte e due le pistole e metterle fuori uso. Onestamente non mi preoccupa Conce, Heywood però ha un grande istinto suicida e non posso permettermi errori con Clarisse.
«Wow. Quindi anche tu hai un punto debole. Quanto pensavi di tenerci nascosto la tua fidanzatina?» mi provoca quella brutta faccia.
«Vuoi un'altra cicatrice con la mia firma sopra?»
Prendo la sedia più vicina e gliela tiro addosso. Il tempo sembra rallentarsi, la sedia gira su se' stessa fino a scontrarsi con il mio bersaglio. Al suono dell'impatto di una della gambe della sedia con le sue costole sorrido e mi rivolgo a Conce che sembra terrorizzato. Avevo bisogno di sfogare tutta questa adrenalina, gli devo un favore, potrei considerare di lasciare andare solo lui.
«Siete entrati in casa mia — incomincio, avvicinandomi mentre lui indietreggia — Armati — sorrido in modo folle pensando alla loro stupidità — e provate a... minacciarmi?»
«Quello che ha fatto Travis-» si blocca guardando sconvolto qualcosa alle mie spalle.
Mi volto aspettandomi l'ennesimo attacco dell'altro.
Come ho fatto a non sentirlo alzarsi?
Clarisse sta tremando notevolmente mentre una mano le tiene tappata la bocca e un'altra le stringe al collo una scheggia tagliente del bicchiere.
«Travis che diamine- » Conce prova a fermarlo a quanto è tornato con i piedi a terra.
Ma perché quell'idiota del suo amico non se la prende con me.
«Gild questo bastardo non ci lascerà uscire da questa casa vivi. Figuriamoci se accetterà di aiutarci.»
Sento Gilderoy provare ad avvicinarsi, decido di fermarlo.
«Me ne frega un cazzo dei vostri problemi economici Heywood. Lascia la ragazza o ti giuro, che tra poco pregherai di morire.» replico.
Heywood apre la bocca per ribattere ma viene interrotto dalla Sua voce.
«SFIGATIII LUKE CLIFFORD È ARRIVATO A CASA HEMMINGS.»
Sorrido a quel suono così famigliare, mentre Clarisse mi osserva perplessa.
Perché sì, lui è arrivato, facendosi sentire. Ovviamente. Almeno non è entrato cavalcando un cavallo come l'ultima volta. O schiantandosi da una finestra sul mio letto come un mese fa. O accompagnato da alcuni agenti alle due di notte, perché è successo anche questo.
Non mi sorprende neanche il ragazzo biondo che appare alle spalle di Travis Heywood, stendendolo nel giro di pochi secondi, evitando di ferire Clarisse.
Lei guarda sconvolta il corpo inerme del suo aggressore ed indietreggia diffidente quando si accorge della presenza di Will. La sua reazione mi diverte.
«Vuoi un consiglio Conce? Vattene dalla casa del nostro migliore amico.» continua Luke, facendo ingresso nel soggiorno.
«E riprenditi il tuo amichetto.» aggiunge Will.
Mentre loro continuano a conversare educatamente con i miei ospiti, raggiungo Clarisse e le ravvio una ciocca di capelli dietro l'orecchio, il suo sguardo è truce. Allontano la mia mano dal suo viso. Non so perché l'ho fatto.
«Ti prometto che mi farò perdonare per i dieci minuti.» scherzo, provando a scioglierla, in risposta mi sorride con freddezza.
«Pensavo mi avessi abbandonato.»
C'è una luce diversa nei suoi occhi.
«Non è quello che vuoi?»
«Io ottengo quello che voglio Hemmings, non mi viene concesso.» perché si ostina a fare questi giochi di parole?
«Rispondi alla mia domanda Petrovich.»
«Se fossi stato al mio posto, avresti voluto rimanere con lui?»
«È diverso, io non voglio che tu rimanga con qualcuno che potrebbe farti del male.»
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