capitolo 44
Punto di vista di nessuno:
mano a mano nel tempo le cose nel gruppo erano andate male, ma questa era la cosa peggiore che potesse capitare. Il silenzio era insopportabile e doloroso mentre aspettavo che la notte prendesse il sopravvento e la mattina arrivasse.
C’era stato solo un numero ristretto di volte in cui la casa era caduta in questo strano stato, tranquilla, angosciante e inquietante, ma non cosi male da quando ci fu la morte di Jazmyn Bieber, questo fu sufficiente a far capire ai ragazzi che le cose non sarebbero finite bene.
Ogni speranza fu buttata fuori dalla finestra poco dopo la prima ora passata.
Quando John fece la sua strada verso l’ingresso, dopo aver passato del tempo con Justin, tutti trattennero il respiro, in attesa delle sue parole.
Guardando ognuno di loro indugiò su Kelsey e John scosse la testa prima di fissare le sue scarpe.
“è un male” fu tuto quello che disse, raggiunse poi la mano di Carly e fece cenno di prenderla “andiamo” mormorò “andiamo”
“che ha detto?” Bruce lo richiamò tranquillamente
“domani” disse John, mantenendolo vago ma abbastanza chiaro da far capire a Bruce cosa volesse dire.
Cenni di comprensioni. John e Carly si fecero strada per le scale e verso la camera da letto.
“posso..” Kelsey interruppe, mordendosi il labbro, sapendo che non era il momento adatto per dire qualcosa.
“stai attento” lui disse incrociando lo sguardo. Lei strava attraversando delle acque pericolose, ed era un po’ presto per immergersi.
Andò tranquillamente dietro Carly e John e scomparve dietro la porta della sua camera.
Chiudendo la porta, Kelsey notò che la sua stanza non cambiò dall’ultima sua visita. Nessuno spostò nulla, era un disastro. Justin era seduto su un angolo del letto con la testa tra le mani.
Justin sospirando fece cadere le sue mani e intrecciò le dita mentre fissava davanti a lui.
Imprecando silenziosamente a se stessa, Kelsey voleva parlare, voleva rompere il silenzio che li soffocava.
Ma, prima di aver la possibilità di parlare, Justin lasciò un sospiro che trattenne a lungo, e girò il collo in direzione della sua ragazza e il senso di colpa scorreva dal petto fino alla punta dei piedi.
Non sarebbe dovuto arrivare a quel punto, ed era l’unico pensiero che aveva in testa, bloccò i suoi occhi nesi suoi, ed era pentito.
“cazzo” gracchiò con calma, e affondò le dita nel suo cuoio capelluto tirandone l’estremità, prima di tendere una mano verso lei “vieni qui” mormorò dolcemente.
Ansimando leggermente, lei era stata presa alla sprovvista. Lui era sincero, ed era tornato ad essere se stesso, ma in situazioni come queste non si poteva mai dire. Fece un passo in avanti per assicurarsi che era ciò che voleva, Justin si lasciò sfuggire un sospiro aggravato dimenando le dita “ho detto vieni qui, dannazione” sibilò umilmente, e prese la sua mano e la trascinò tra le sue gambe.
Aveva gli occhi spalancati, con la paura di dire qualcosa che potesse turbarlo, Kelsey teneva stretta la sua mano mentre l’altra pendeva al suo fiando.
“mi dispiace” sussurrò e lei poteva dire di aver sentito i muscoli di Justin rilassarsi.
“va tutto bene” sussurrò con dolcezza, si formo un sorriso sulle labbra, il pollice si soffermò sul sangue secco sulle nocche e lei sentì i tagli sulla sua pelle.
“no, non va bene” Justin ribattè “niente di tuttò ciò va bene”
"Justin-"
“Kelsey” scosse la testa. Sapeva che stava per incolpare se stesso come aveva fatto altre volte.
Con le labbra serrate Kelsey mordicchiò l’interno delle guance mentre pensava alle parole da dire ma non riuscì a dire niente. Allora non parlò, afferrò la sua mano e ispezionò i tagli un po’ più chiaramente questa volta.
Vedenndo la preoccupazione dietro le sue iridi, Justin strappo’ via la mano “sto bene” disse roteando gli occhi “comunque è stata colpa mia”
“non farlo” Kelsey parò tranquillamente scuotendo la testa “non arriverai a nulla di buono, alimenterai solo la tua rabbia”
“non puoi preoccuparti per me per il resto della mia vita piccola” Justin disse umilmente “io non avrei dovuto farlo, ma l’ho fatto, ho preso a pugni il muro. Ho scelto di farmi male e nulla di ciò che farai o dir—“
“eri furioso”
“porca puttana! “ justin ringhiò mentre rivelava al sua altezza “non puoi continuare a inventarti scuse per me, sono un mostro! Non lo hai capito o sei cosi stupida da credere che ci sia qualcosa di buono in me?”
“c’è qualcosa di buono in te” sosteneva “e vorrei sapere dov’è quella parte perché io l’ho vista”
Justin sbuffò, scuotendo la testa, "stai delirando”
“io ho ragione e tu lo sai” Kelsey si avvicinò “forse non dovevi prendere a pugni il muro ma eri arrabbiato ed è comprensibile. Questo è quello che sto dicendo” si mise le mani in difensiva “e tutti noi abbiamo un modo diverso di affrontare le cose”
Kelsey posò le mani sul petto di Justin “solo.. non essere cosi duro con te stesso..”
“cazzo” Justin buttò indietro la testa, gemendo “perché sei cosi difficile?” chiese più a se stesso
“scusami?” Kelsey fece un passo indietro, lasciando cadere le mani sui fianchi.
“no,intendo, oh dannazione” sibilò con le mani lungo i fianchi “tu non hai fatto niente—è solo che” scansò i capelli di Kelsey poggiandoli dietro la sua spalla.
“ehi” dolcemente lei mormorò chiudendo le mani intorno alle sue, il suo corpo cadde sul suo mentre lei lo guardava dal basso, notò la barba e con le sue dita l’accarezzò “diventerai calvo se continui cosi”
Il silenziò che seguì dopo fu preoccupante, Kelsey si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato, ma un sorriso comparve sulle lbbra di Justin, e una profonda risata seguì.
Aggrottando le sopracciglia insieme, fu confusa Kelsey, ma iniziò a sorridere anche lei mentre vedeva quella luce negli occhi di Justin.
Agganciò un braccio intorno alla vita, improvvisamente l’atmosfera cambiò, erano felici.
Gli occhi di Justin la catturarono in uno sguardo fulminante, Kelsey trattenne il respiro mentre Justin si leccava le labbra, quella lingua poteva quasi toccarla data la vicinanza “lo sai che ti amo, vero?” mise in discussione, come se volesse convincere non solo lei ma se stesso.
Kelsey non perse tempo e annuì avvicinando la testa, una mano sulla base del collo mentre lentamente accarezzava la mascella “lo so” sussurrò con tristezza, la sua mente cadde indietro nel tempo quando le labbra di Justin sputavano velenosamente nella sua direzione, sputando cose che non dimenticherà mai, non importa quanto sforzi facesse, non le avrebbe mai dimenticate. Punto di vista di nessuno:
‘tu sei il diavolo sotto mentite spoglie piccola’ la sua voce suonava incessantemente nelle orecchie facendola sussultare interiormente.
Notando il cambiamento nel suo aspetto, le mani di Justin scesero fino alla fine della schiena, stringendola e prese i suoi capelli tirandoglieli, un cipiglio di terrore poteva leggersi sul suo volto e cercava di capire cosa non andava.
Nascondendo il viso nel suo petto, aspirò il suo profumo della colonia e quello suo naturale che puzzava tanto di fumo ecannella, ma quest’odore mandò un’ondata di sicurezza e Kelsey avvolse le braccia strette intorno alla vita come se lui potesse scappare da un momento all’altro “mi hai spaventato” ammise con calma, con voce soffocata a causa del contatto con la t-shirt di Justin.
Socchiuse le labbra, era a corto di parole, Justin ascoltò con attenzione ciò che aveva da dire con il cuore a mille.
“non ti ho mai visto cosi..turbato con me o in generale, per questo credo che qualcuno si sia impossessato del tuo corpo completamente..” trattenne un singhiozzo che teneva nascosto, Kelsey si rannicchiò nel suo calore non volendolo guardare negli occhi.
Era titubante all’inizio se toccarla, Justin si morse la lingua mentre l’accarezzava dolcemente, le due dita accarezzavano i suoi lunghi capelli “è..complicato” sospirò pizzicando la punta del naso con la mano libera.
“che cosa ti hanno detto, Justin?” Kelsey si staccò da lui e tirò su col naso anche se le lacrime non erano presenti sul suo volto “so che hanno fatto o detto qualcosa per sconvolgerti, cosa hanno detto?”
Senza bisogno di altre parole, Justin afferrò la parte posteriore della sua testa, e la tirò in modo che le sue labbra si unissero “non preoccuparti piccola” mormorò “ce ne occuperemo noi”
"Noi?" Kelsey fissò con curiosità verso di lui, i suoi denti scavate in profondità nel paffuto del labbro inferiore, la cattura di un po 'la sua attenzione mentre distrattamente tirò il mento, rilasciando la presa su di esso.
“io e i ragazzi” Justin annuì per conferma “non preoccuparti di niente, presto sarà tutto finito”
“quando sarà finita?” Kelsey era ansiosa, desiderosa di trovare informazioni. Era stata all’oscuro per troppo tempo. Questa volta voleva sapere.
“andiamo a letto” disse Justin cogliendo di sorpresa Kelsey.
“justin..” cominciò nervosamente, non del tutto sicura. Sapeva che qualcosa andava male o meglio che qualcuno fosse già dietro l’angolo per attaccare, pronto per colpire, pronto a rivoltare questa città.
“E’ per Lyndon?” Il nome fece immobilizzare Justin causando i brividi sulle braccia, e il suo silenzio diede la conferma che Kelsey voleva.
I suoi occhi ardevano drasticamente, un’emozione che lei non riusciva a decifrare. Justin serrò la mascella “vai a letto, Kelsey” ringhiò umile ma quello sì, era un ordine e lei non voleva disubbidirlo.
Si guardò intorno per trovare qualcosa per coprirsi per la notte e lo trovò nell’angolo sinistro della camera da letto, prese una delle tante tshirt di Justin.
Sistemò il materasso, Justin posizionò il piumino e incitò Kelsey a salire sul letto. Una volta che luì salì sul letto e si rimboccò con la coperta fino al mento diede un leggero bacio a Justin sulla tempia prima di dargli le spalle.
“non dormi con me?” La sua voce uscì dolce, come se fosse un bambino che chiedeva alla madre la stessa cosa per paura che i mostri uscissero da sotto al letto.
Sospirando Justin si tolse la maglietta, si slacciò la cintura e con dei calci se li tolse. Si fece da parte dall’altro lato del letto per far entrare anche Kelsey, le braccia istintivamente la trovarono e l’avvolsero in un abbraccio stretto che quasi le fermava la circolazione.
“Buonanotte Kelsey” le sue labbra sfioravano l’orecchio.
Kelsey sentì il suo cuore svolazzare “Buonanotte Justin”
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La mattina seguente arrivò velocemente e silenziosa e Kelsey non si mosse dalla posizione della notte passata.
Kelsey si mosse per preparare le sue cose per la scuola. Quella mattina pioveva e lo avrebbe fatto fino al pomeriggio.
Scrollandosi piano da lui, Justin la cercò nel letto, si sedette e strinse le sue dita intorno alla coperta dove una volta c’era Kelsey.
La mattina è venuto da abbastanza rapidamente e Kelsey non ha perso tempo svelare se stessa dalla presa ferrea di Justin come ha iniziato rimescolando per raccogliere le sue cose per la classe di quella mattina che correva fino a buona parte del pomeriggio.
Strofinando i suoi occhi, Justin si alzò dal letto “che cosa stai facendo?” parlò, la sua voce era impastata di stanchezza.
“mi preparo per la scuola, cosa ti sembra che stia facendo?” sbuffò soffiando un pezzo di capelli caduti di fronte al viso mentre recuperava una borsa “devo essere pronta in 20 minuti, o faro’ tardi”
"Ti accompagno, non devi preoccuparti di essere in ritardo." Justin suggerì.
“oh..uhm, Carly mi accompagnerà..” Kelsey si fermò nel mezzo della stanza per prendere i vestiti dal bagaglio che che era riuscita a portare giù le scale con l’aiuto di Marco in mattinata—lui non era riuscito a dormire per tutta la notte.
Qualcosa di oscuro fece spazio sul suo volto “no-“ balbettò “voi due non andate da nessuna parte da soli. No, dop—“
“ce la caveremo. Inoltre, tu hai cose da discutere..con i ragazzi..” Kelsey goffamente giocava con l’orlo della camicia.
Justin venne a patti con se stesso e capì che questo non era un normale giorno. Questo è l’inizio della fine, la fine non era stata ancora decisa.
“oh” fu tutto quello che riuscì a dire mentre si dondolava suo talloni evitando il suo sguardo.
Kelsey scomparve dietro il bagno, fece una doccia veloce prima di vestirsi con un paio di jeans e un top, uno che era facilmente copribile con un cardigan. Legò i capelli in una cosa di cavallo e fu pronta.
Afferrò la borsa e andò dritto verso le scale,non si preoccupò nemmeno una volta di guardarsi indietro per vedere se aveva dimenticato qualcosa.
Afferrò il polso di Carly, Kelsey tirò entrambe fuori e oltre la macchina dopo aver velocemente salutato.
“chiamami se hai bisogno di qualcosa!” John urlò dall’ingresso “voglio dire, se c’è qualcosa che non va, anche se non c’è niente, chiama, capito?”
Rispose con un un pollice in su in segno di risposta, Carly mando’ un bacio, e John lo prese volentieri con un sorriso prima che l’auto partisse mentre sfrecciavano fuori dal vialetto e giù per la strada con solo otto minuti di ritardo per la lezione.
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“mi ha chiamato diavolo” Kelsey ruppe il silenzio in macchina, i suoi occhi fissi sulla strada mentre Carly guidava.
“cosa?” Carly sorpresa mentre guardava la sua migliore amica chiedendosi cosa volesse dire.
Mordendosi il labbro, Kelsey guardò le sue mani, le lacrime bruciavano agli angoli degli occhi mentre minacciavano di cadere “ieri sera” deglutì “quando sono andata per calmarlo… si è scagliato contro di me e mi ha detto che ero il diavolo sotto mentite spoglie”
“Kelsey..” Carly era shockata, non si aspettava potesse dire qualcosa del genere. Ha detto diverse cose, la chiamava in vari nomi, quando non era in se, ma questo era la cosa peggiore che potesse dire.
“so quello che stai per dire…” lei parlò con calma, la voce leggera come un soffio, quasi un sussurrò “ma tu non lo hai visto..”
“Kelsey, quel ragazzo ti ama più della sua vita e te lo ha dimostrato anche più di una volta..” scuotendo la testa si fermò per formulare i suoi pensieri “Justin.. dice e fa le cose che lui non pensa..”
"Io so che, ma-"
“ma niente” dichiarò Carly “significa che devi insistere con lui. Ha chiaramente molte cose sul suo piatto, ed è pieno di stress”
“il suo sguardo Carly..era cosi..buio, sai?” lei la guardo’ prima di scuotere la testa “è stato come guardare un lago di sangue, invece di lui…” Kelsey chiuse gli occhi cercando di dimenticare il modo in cui la guardava.
"Kelsey-“
“Non so cosa sta succedendo, ma qualcosa sta accadendo a lui Carly..lo sento..”
"Che cosa vuoi dire?"
“mi sento come se lo stessi perdendo di nuovo..” giocherellò con le dita, e giocò con l’anello al dito “ma questa volta, credo che non ci sia qualcosa che possa salvarlo.” Con solo un paio di pantaloncini da basket e una canotta. Justin passeggiò in salotto dove tutti e quattro i ragazzi erano seduti in attesa di una sua comparsa. Le borse sotto i loro occhi erano evidenti e dopo quello che stava per succedere, Justin era quasi sicuro che sarebbero moltiplicate.
Seduto sulla sedia che affacciava ai divani, posò i gomiti sulle ginocchia, non sapendo che fare. Doveva lasciarsi andare? Spiegare tutto dettaglio per dettaglio o far cadere l'intera bomba su di loro e sperare per il meglio?
Con frustrazione, Justin asciugò il palmo della mano sul viso prima di bloccarla dietro al collo, sfregandola contro la pelle, cercò di alleviare la tensione nei suoi muscoli che era stata lì per anni.
Trovando lo sguardo di Bruce, lui sapeva che ora o mai più—doveva farla finita, “Avevi ragione,” Parlò lentamente, consumando il contatto visivo con ciascuno di loro. “Non avremmo mai dovuto essere stati coinvolti in questo. Tutto questo.” indicò la stanza.
La confusione illuminò lo sguardo di Bruce, “E' questo quello che hai ottenuto irritando tutti?” Scosse la testa, “Siamo in grado di eliminare il problema Justin.”
“Questa è la cosa,” Justin sottolineò, “Non possiamo liberarcene.”
“Di cosa stai parlando? Abbiamo già discusso di questo, abbiamo capito tutto ora e quello che dobbiamo fare è seguire il piano—“
“No,” Justin scosse la testa, “Non stai capendo cosa sto dicendo. Ciò che abbiamo pensato, le cose di cui abbiamo parlato, non si possono più fare.”
“E perché diavolo no?” Bruce strinse ermeticamente le labbra, con gli occhi socchiusi, “Che cazzo non mi stai dicendo?”
“Perché quello era prima e questo è ora. Non avremmo dovuto iniziare una guerra che noi sapevamo non sarebbe finita,” Justin esasperato, sentendo il suo petto sul punto di scoppiare. Una volta che fece uscire le notizie, lo sapeva, le cose in questa casa non sarebbero più state uguali.
“Che cazzo ti hanno fatto quegli stronzi? Cosa ti hanno detto?” Bruce ringhiò, l'oscurità lampeggiava sul suo viso, un improvviso acuto di rabbia pulsava nelle vene mentre sbatteva le mani sul tavolo, avanzando in avanti, “Justin—“
“Questa è una scelta tra inviare il mio culo di nuovo in prigione o lasciare andare tutto... e sto scegliendo di lasciare andare.” Justin parlò con calma, il suo stomaco si muoveva in ogni direzione.
“Cosa intendi per lasciare andare?” Bruce si sedette sul divano più lontano, i suoi occhi bruciavano parzialmente Justin.
“Questo, la gang, deve fermarsi...” Justin si spense, “Diamo a Lyndon quello che vuole e sarà lui a fare marcia indietro. Non dovremmo uccidere nessuno. Noi giocheremo sul sicuro, lo manderemo fuori, le nostre offerte di spedizione, il magazzino—tutto.”
“E perché mai dovremmo farlo?” bruce abbaiò da dov'era seduto, “Abbiamo lavorato duramente per tutto questo!”
“E ho lavorato duramente per mantenermi fuori di prigione e non c'è modo che ci ritorni!” Justin urlò.
“Quindi questo è per te?” Bruce sputò pesantemente, rivelando i denti. Si guardò intorno come fosse pronto ad uccidere e Justin fosse il suo bersaglio.
“No, questo vale per tutti noi! Non finisce mai bene. Noi li seppelliamo sotto terra e loro ancora riescono a ritorcerci il culo!”
“Tu l'hai fatto prima, tutti l'abbiamo fatto! Possiamo solo andare e coglierli quando meno se l'aspettano!”
“Sei sempre tu quello che ci dice di stare attenti e per una volta nella mia vita, sto cercando di ascoltare!” Justin cercò di ragionare ma fecero solamente irritare Bruce ulteriormente.
“Stai scherzando? Ora, quando tutto sta cadendo a pezzi hai scelto di ascoltarmi?! Dov'eri MESI fa quando ti ho detto di fare marcia indietro?” Bruce gridò, le vene delle braccia e del collo si gonfiarono leggermente.
“La polizia a ora!” Justin sputò con rabbia, la pressione sulle spalle si moltiplicò vedendo che Bruce non avrebbe fatto marcia indietro, “Sanno degli Snipers e dei loro legami con noi. Conoscono la guerra tra gang e sanno che nessun altro oltre a noi è coinvolto. Se muore, andranno contro di me e hanno tutte le prove per incastrarmi di nuovo.” Il suo petto si muoveva ad una rapida velocità, Justin scosse la testa, “L'ho fatto una volta, e non ho intenzione di sedermi di nuovo e lasciare che accada di nuovo.”
“Così li lasciamo vincere? Li lasciamo andare con con i nostri guadagni anche dopo che hanno distrutto tutti noi?” Bruce tese le sue parole, cercando che Justin lo sentisse chiaramente. “Ha preso tua madre e ha preso Kelsey—“
“Lo so,” Justin ringhiò, veleno gocciolava dalle sue parole. “Lo so, ma—“
“Lui deve pagare per quello che ha fatto! Abbiamo già gestito Spencer, siamo in grado di farli fuori tutti!”
“Non so voi, ma io preferisco spendere il resto della mia vita con la mia ragazza piuttosto che dietro le sbarre.”
Un improvviso silenzio cadde su di loro mentre Bruce si leccava le labbra, guardando più da vicino Justin, “Quindi è per lei?”
“E' sempre stato per lei,” Justin scattò, guardandolo, “Sempre, dietro ogni decisione che ho fatto, questo ha coinvolto lei e qualunque cosa succeda. Ne ha passate abbastanza, noi tutti.”
"Perché è lei sempre quella dietro ogni problema dimenticato da Dio che viene sulla nostra strada?" Bruce schernì, una risata sarcastica attraversò le labbra screpolate, "Ci sta rovinando e sta rovinando tutto quello che abbiamo costruito per—"
“Zitto,” Justin ribolliva, la mascella era serrata strettamente, "Sta 'zitto Bruce! Niente di tutto questo è colpa sua!"
“Lei ti ha fatto il lavaggio del cervello! Anni fa, non esitavi a risolvere il problema ma da quando lei è nella tua vita, hai trascurato il tuo lavoro! È come quando lei è in giro o è coinvolta in qualsiasi modo, perdi completamente la testa e ti concentri solamente su di lei!”
“E' la mia fidanzata!”
“DANNAZIONE, LEI E' UNA MALEDIZIONE, ECCO COS'E'!” Bruce urlò così forte, che il lampadario sopra di loro si scosse leggermente data la forza delle sue parole.
“Non dire questo cazzo,” Justin fece una mossa per alzarsi, pronto ad attaccare nel caso Bruce perdesse le staffe un'altra volta, “Ti strappo il vostro diritto di gola dove ti trovi, mi hai capito?"
“Guardati,” Bruce fece un gesto verso di lui, “è quasi patetico come sei legato a questa ragazza.”
“Lei non è solo una ragazza—“
“Sì, sì, lei è la tua fidanzata,” Bruce derise amaramente, “Lo so. Ce lo ricordi sempre ma una parte di me non può permettere di fare a meno di pensare che anche tu sai che non durerà a lungo.”
“Di cosa stai parlando?” sibilò Justin.
"Oh, per favore, non essere ingenuo." Bruce rise senza umorismo, "Mio zio aveva ragione..."
“Non,” Justin lo mise in guardia, sapendo esattamente quello che stava per dire ma questo non fece fermare Bruce dal dirlo comunque.
Inclinandosi in avanti, sussurrò minacciosamente, portando un brivido dietro la schiena di tutti. “Lei ti farà uccidere,” dichiarò bruscamente, “e tu lo sai.”
Se gli sguardi potessero uccidere, l'intero posto sarebbe stato bruciato in un sguardo, ormai, la tensione quasi insopportabile mentre i ragazzi che circondavano sia Justin e Bruce guardavano la scena svelata, spostandosi maldestramente non sapendo cosa dire.
Anche se i due non erano vicino come Justin e John erano, c'era un legame indissolubile lì. Bruce era come una figura paterna, assicurandosi sempre che Justin stesse bene e che fosse tutto sotto controllo. Lo guardò come fosse suo figlio, e quando la sua famiglia non ha voluto avere niente a che fare con lui, Bruce lo accettò di buon grado a braccia aperte.
Vederli in quel modo era quasi surreale. Hanno litigato prima e in più di un'occasione ma questa era molto più di una discussione riguardo alla spedizione. Questo non era solo l'inizio della fine per la loro gang, ma il legame che hanno creato.
Passarono alcuni secondi prima che Justin afferrò Bruce dalla sua camicia, tirandolo attraverso il tavolo da caffè e sbatterlo contro la sedia sulla quale ero seduto, "questo non ha nulla a che fare con lei, hai capito cazzo?!"
“Ha abbastanza a che fare con lei come tutto questo,” ribatté.
Justin lo scosse, la sua faccia diventò rossa, “No non lo fa! Questo ha a che fare con me, noi, Lyndon e questa cazzo di contesa! È una merda senza fine e se non lo fermiamo subito e gli diamo quello che vuole—saremo noi che finiremo morti alla fine!”
“Col cavolo che lo faremo!” Bruce gridò, “Lo manipolerò io se devo!”
"Hai intenzione di rischiare la vita in carcere per quel pezzo di merda?" Justin urlò, "Hai perso la testa?"
“Questo non ci ha mai fermati prima!” Bruce lo spinse, stando in piedi alla sua altezza mentre si alzava in punta di piedi con Justin.
"Non avevamo niente per cui vivere allora!" Justin urlò, il petto ansante, pericolosamente, gli occhi fiammeggianti con furia, “Non ci importava se vivere o morire. Siamo tornati a casa con niente, con nessuno se non l'un l'altro! Quando abbiamo perso qualcuno all'interno del nostro territorio, abbiamo dato le nostre condoglianze e poi abbiamo continuato con le nostre vite! Ora è diverso!"
“Come è diverso?” Bruce lo sfidò.
“Abbiamo le nostre ragazze!” Si girò, calmando Bruce immediatamente, “Può pensare di Kelsey come vuoi, ma alla fine della giornata, tutti noi abbiamo qualcuno che ci sta a cuore. Tendi a dimenticare che hai una ragazza anche tu.” Justin fece un passo più vicino in modo che i loro petti si toccassero, “Sono la nostra famiglia ora, questo è ciò che è diverso. Quando arriviamo a casa, non arriviamo in una casa vuota, non più—arriviamo per loro. Vuoi davvero vedere Steph per tutto il resto della tua vita da dietro a una barriera di vetro o vuoi tenerla, baciarla e fare l'amore con lei ogni volta che vuoi?”
Quando Bruce non disse nulla, le sue spalle crollarono per la sconfitta sapendo che aveva ragione, Justin la prese come una possibilità per continuare. “Non importa ciò che scegliamo, qualcuno si fa male alla fine,” Justin parlava con calma ora, gli occhi incappucciati, “Questo è il modo più sicuro...”
“Ha ragione, lo sai...” Marco annuì, dopo aver ascoltato l'intera cosa non volendo interrompere l'argomento, “Potremmo finire questo nel modo più semplice, senza doverci preoccupare dei poliziotti che ci perseguitano.”
Justin abbassò la testa, vergognandosi di essersi lasciato andare solo ora, quando avrebbe potuto gestire la situazione tempo fa. Hanno speso troppo tempo a giocare, volendo dimostrare a Lyndon come vanno le cose a Stratford quando avrebbero decisero di eliminarlo il secondo in cui ha messo piede sul loro territorio.
“In pratica si parte da zero, è questo che mi stai dicendo?” Bruce si leccò le labbra, gli occhi addolorati, conoscendo la risposta alla sua domanda senza che nessuno debba dire una parola. “Dobbiamo lottare per il nostro territorio indietro, stiamo tornando ad avere le nostre vecchie abitudini—lo sai cosa significa vero?”
“Un paio di anelli di droga non fanno male,” Marco agitò la mano con noncuranza, "Sappiamo come configurarlo, i legami che devono essere fatti, faremo abbastanza per cavarcela in acquisto da Wilson di nuovo e da lì possiamo affondare i denti nel Benny's club."
“Non pensi che ci abbia già pensato?” Justin sputò irritato, “Basta aggrapparti a false promosse. Se dovessimo ricominciare tutto da capo, che vorrebbe dire che dovremmo partire dal basso e lavorare al nostro modo per la parte superiore e l'unico che ci sarebbe stato è Lyndon.”
“Quindi in pratica sarà tutto per niente,” Marcus parlò ad alta voce dopo averci pensato, prendendo le parole di Justin in considerazione. “Non ha senso tutto questo se significa combattere Lyndon a guadagnare la metà di questo. Non ha senso—stiamo facendo questo per sbarazzarci di lui. Se vogliamo tornare, ti basta riportarlo a Stratford."
“Esattamente,” Justin confermò.
“Non c'è vittoria in tutto questo,” John avanzò, “Se molliamo—è questo. Sarà la fine.” Mordendosi l'interno della guancia, sentì il suo stomaco in calo all'uso delle parole di Justin ripensando a parte della loro conversazione.
“ "La fine?" John scosse la testa, "che cosa vuoi dire?"
"Lyndon vuole ciò che abbiamo, vuole tutto e lui ha dimostrato più e più volte che egli passerà attraverso tutte le lunghezze per ottenere ciò che vuole..."
“Sì, e?” John aggrottò le sopracciglia, “Che cosa ha a che fare con qualcosa?”
Intrecciando le dita insieme dietro il collo, Justin soffiò un sospiro frustrato, desiderando in quel momento di sparire. "La polizia ha reso chiaro a me che se facciamo qualcosa, se uccido Lyndon, mi metteranno dietro le sbarre."
John scosse la testa, “Stanno cercando di entrare nella tua testa.”
“No, hanno abbastanza prove. Hanno capito, sanno che c'è una guerra tra gang e che noi siamo gli unici coinvolti. Non sono stupidi come pensiamo a volte.”
Cadde il silenzio, nessuno di loro disse nulla, dopo cinque minuti buoni, John trascinò i piedi, “Allora, che cosa facciamo?”
“Lasciamo tutto.” “
“La fine—“ Bruce scosse la testa, cercando di dare un senso a tutto questo, “La fine di cosa? Di che cosa stai parlando?”
“La fine di noi. Non ci saranno più i Kings. La nostra terra sarà la sua, avrà tutto quello che abbiamo lavorato con le nostre mani e non c'è niente che possiamo fare al riguardo.”
Una nube nera si eliminò da Justin mentre se ne stava lì, spalle curve come un leone pronto ad attaccare la sua preda. La responsabilità lo stava mangiando vivo e lo sapeva, se lui avrebbe semplicemente messo da parte il suo ego per appena un secondo, niente di tutto questo sarebbe successo al momento.
Niente èfu detto quando un basso ululato venne dal retro della gola di Bruce prima di buttare il bicchiere d'acqua che prima aveva bevuto fuori la stanza, il suo piede a colpiva indietro il tavolino da caffè con tutta la forza di cui era capace. "Tutto ciò per cui ho lavorato, per anni ho trascorso la vita a costruzione questa cazzo di gang... tutto si brucia in cenere!"
“Mi dispiace,” Justin parlò a denti stretti.
“Fai bene ad esserlo!” Bruce urlò, "ti ho portato dentro, ti ho trattato più come un figlio ed è così mi ripaghi? Facendo precipitare la mia attività fino a terra?" Bruce gemette le braccia attorno, incredulo attraversando il suo volto, "Come hai potuto farmi questo? Come hai potuto farci questo?”
"Bruce," John teso, posò una mano sulla spalla per fermarlo prima che fosse troppo lontano, ma era già troppo tardi. Justin assorbì tutte le parole di Bruce come una spugna e non c'era modo di tornare indietro.
"Ha ragione," Justin disse, le sue mani stringevano i fianchi in ricordo dei suoi errori, "Non c'è bisogno di negarlo. Ho rovinato tutto," Si guardò intorno tutti e quattro di loro con gli occhi vetrati, senza trapelare emozioni, "Sono uscito di prigione solo per gettarmi nuovamente dentro la stessa situazione che avevo prima della mia liberazione. Sono stato egoista e ho pensato solo a me stesso."
“Justin—“ John si voltò verso di lui, cercando di ottenere qualcuno che ascoltasse, ma nessuno stava ascoltando.
"Stiamo perdendo tutto perché ero troppo preso a mantenere il mio nome sulla linea che sono stato accecato dal fatto che ci potrebbe essere qualcuno là fuori che è abbastanza volenteroso e forte abbastanza per portarmi giù.” Lui annuì, come per accettare le sue parole, per la prima volta, finalmente venendo a patti con loro.
"Siamo in grado di risolvere questo problema," John premette, vide che tutti stavano rivoltando contro l'altro e che era l'ultima cosa di cui avevano bisogno.
“Non possiamo.”
“Abbiamo sempre un modo—ci deve essere un modo.” John cercò di negoziare, nonostante sapesse già la risposta.
“Non questa volta.” disse Justin, tutta la serietà presente mentre lui ha inanellato una dichiarazione che ha scosso tutti per la loro ani—
“A quest'ora la prossima settimana, i Kings non esisteranno più.”
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