capitolo 10
KELSEY'S POINT OF VIEW:
“Okay.” Bruce entrò in sala dopo aver parlato al telefono. “Hanno accettato di incontrarci stanotte.”
Justin non era in grado di fare nulla e io ero determinata a lasciarlo lontano da tutti i tipi di drammi che potevano ferirlo più di quanto non lo era già.
Guardai Bruce preoccupata. “E..?” Chiesi sperando che capisse.
“Justin ne rimarrà fuori.” Confermò.” John, Marcus, Marco e io andremo a vederli. Ci penso io, come promesso.” Mi strinse il braccio per rassicurarmi. “Non devi preoccuparti okay?”
Annuendo, indietreggiai. “Okay.” Forzai un sorriso. “Mi fido di te.”
“Non ti devi preoccupare Kelsey. Justin è al sicuro tra le mie mani, lo è sempre stato e lo sarà sempre. La mia posizione qui è rendere sicuro il fatto che tutti i miei ragazzi stiano lontani dal pericolo—posso garantirti che nessuno si farà male, e io farò di tutto per proteggerli.”
“Lo so.” Deglutì. “Te ne sono grata.”
Abbassandosi, Bruce mi strinse in un abbraccio amichevole. “E’ anche compito mio fare in modo che tu stia bene. Sai che farei tutto per te vero? Sei una di famiglia per me.” Mormorò al mio orecchio prima di spostarsi. Vidi la tristezza nei suoi occhi.
“Stessa cosa per te Bruce. Grazie per tutto ciò che hai fatto in questi tre anni e che continui a fare per me.”
Prendendomi la mano, Bruce la strinse nelle sue. “Fai in modo che Justin stia a letto e che non si alzi. L’ultima cosa che voglio è che scopra che ce ne siamo andati.”
“Non penso che si sveglierà, ma se succede, lo terrò lontano dalla sala.” Lo rassicurai con un sorriso e guardai mentre ordinava a Marcus e Marco di andare, mentre controllava se aveva i proiettili nella pistola.
“Ci metteremo un po’ ad arrivare lì. Torneremo il più presto possibile per controllare se Justin sta bene. Intanto se vuoi, puoi fare tutto ciò che voi ragazze fate prima di tornare su da Justin.”
Guardai mentre Marcus e Marco si sistemavano con Bruce in sala. Guardai John mentre si metteva la giacca, sistemandosi il colletto. Poi venne verso di me.
“Starà bene, dagli solo tempo. So che sei preoccupata, lo siamo tutti. Non ti preoccupare troppo.” Sorridendomi, ricambiai.
“Grazie John, se non fosse stato per te o i ragazzi, non saprei cosa fare.” Spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio mi guardai le mani. “Fate attenzione, tutti.” Dissi guardando i ragazzi.
“Anche tu piccolina.” Marcus mi baciò la fronte prima di andare via.
“Rimani qui.” Mormorò prima di uscire dalla porta.
Aspettando che la macchina cominciava ad andare, respirai profondamente, pregando Dio che tutto andasse bene.
Andando verso il divano, mi sedetti. Sembrava tutto diverso, silenzioso. L’opposto di come era di solito.
Non importava cosa facevo o cosa pensavo, niente mi poteva togliere di mente ciò che era successo prima. Tutto mi sembrava strano, è successo tutto così velocemente che nemmeno avevo tempo di pensare.
Justin aveva bisogno di me ora e mi importava solo questo. Avevo promesso a me stessa e a lui che avrei fatto andare tutto bene. Ho promesso che mi sarei presa cura di lui e l’avrei fatto.
Mi alzai, sistemandomi i vestiti. Non dovevo farmi buttare giù da tutto questo. Dovevo essere forte—forte per tutti e due.
Salendo al piano di sopra, misi la testa nella camera per vedere Justin ancora addormentato. Entrando lentamente chiusi la porta per non svegliarlo, e mi misi a letto.
Gli accarezzai la guancia, osservando tutti i suoi piccoli bellissimi particolari. Dal suo nasino, alle sopracciglia, alle labbra, alla mascella. Era dura vedere che dentro di lui c’era così tanto dolore.
Lo guardai mentre respirava, con il viso sereno.
Farei di tutto per vederlo felice.
Passando una mano tra i suoi capelli, gli accarezzai la fronte.
Justin mormorò prima di muoversi. Deglutendo, lo guardai. “Starai bene.” Sussurrai per la milionesima volta quella sera, non solo per convincerlo, ma per convincermi. Pensavo che se l’avessi detto molte volte, sarebbe successo.
Sdraiandomi, esitai prima di premere le mie labbra alle sue. Spostandomi, mi leccai le labbra assaporandole. Mi misi contro il suo petto, lasciando che la mia gamba si intrufolasse tra le sue.
“Mmm” Mormorò premendo le labbra sulla mia fronte.
Alzando la testa, vidi gli occhi di Justin aprirsi.
“Ciao.” Mi guardò stringendomi i fianchi per portarmi ancora più vicina a lui.
“Ciao.” Replicai timidamente. “Scusa, non volevo svegliarti.”
“E’ tutto apposto amore” Mi fece un piccolo sorriso. “Volevo svegliarmi.”
Annuì cominciando a disegnare sul suo petto strane forme. Mi morsi il labbro e respirai. “Come stai?” Chiesi dopo un po’ di silenzio.
Si irrigidì. Mi maledì mentalmente: Stupida, Stupida, Stupida. Lo fissai, bloccandomi.
Justin cominciò ad accarezzarmi la pelle. “Sto bene.” Mormorò mentre solcava le sopracciglia, come se non fosse sicuro delle sue parole.
“Sicuro?” Sussurrai.
Quando non disse nulla, gli accarezzai la guancia. “Hey, puoi dirmelo.” Dissi guardandolo.
“Non lo so.” Mormorò. “Mi sento bene ma…” Si fermò. “Non lo so.”
Lasciandogli la guancia, presi la mano bendata. “Ti fa male?”
Gli occhi di Justin si spalancarono. Si leccò le labbra confuso. “No? Non so nemmeno—“ Si fermò corrugando la fronte. “Cos’è successo?”
Lo guardai perplessa. “Intendi dire che.. non ti ricordi?”
Dopo un paio di secondi, scosse la testa.
“Si sei ferito con un pezzo di vetro.” Dissi
Chiuse gli occhi come se stesse cercando di pensare. “Non—Non ricordo.” Disse aprendo gli occhi, sembrava perso.
“Va tutto bene, non ti stressare. Te lo ricorderai.” Dissi. “Forse è meglio se non ti ricordi.”
“Non va bene.” Disse fissandomi. “Devo sapere cosa ho fatto. Devo sapere se ti ho ferita Kelsey.”
“Non mi hai ferita.” Lo guardai. “Non mi hai toccato con un dito.”
“Come faccio a sapere se mi dici la verità? Come faccio a sapere se non mi menti?” Si staccò da me.
“Justin non sto mentendo. Non mi hai fatto nulla. E’ più ciò che hai fatto tu per colpa mia—“Scossi la testa. “Non importa okay? Mi sono presa cura di te, è andata—“
“Ecco il punto Kelsey!” Disse arrabbiato. “Non voglio che ti prendi cura di me.”
Aprì la bocca scioccata. “Justin—“
“E’ compito mio prendermi cura di te Kelsey, non il contrario!” Mi fissò alzandosi. “Non posso crederci.” Sibilò.
“Devi smetterla Justin.” Dissi sedendomi sul bordo del letto. “Non sei nella mentalità giusta per prenderti cura di qualcuno. Devi essere concentrato su te stesso per riprenderti.”
“Non farlo.” Disse
“Fare cosa?” Chiesi disperata.
“Fare come se io non sapessi prendermi cura di me. Come se fossi un bimbo. Sto bene Kelsey—“
“Bene?” Lo guardai incredula. “Tu che ti tagli da solo perché io mi sono fatta male per sbaglio va bene?” Lo guardai “ Non stai bene Justin. “Se mai sei--”
“Cosa?” Mi sfidò. Come se stesse vedendo se avessi le palle di dirglielo.
Aprendo la bocca, pensai a cosa dire. “Non voglio litigare con te.” Mormorai.
Mi guardò, grattandosi il collo. “Nemmeno io.”
Alzandomi, andai da lui, faccia a faccia con il uomo che amo. Presi il suo volto tra le mani, costringendolo a guardarmi. “So che hai paura.” Sussurrai. “Anche io ho paura ma puoi farcela. So che puoi farcela.” Appoggiai la fronte alla sua. “Ce la faremo. Come sempre.” Dissi premendo le labbra alle sue.
Portando le mani attorno alla mia vita, Justin rese il bacio più appassionato, stringendo il suo corpo al mio. Prendendo il mio collo tra le mani, cominciò a indietreggiare con me, fino quando le mie ginocchia non finirono contro il letto. Portandomi su di esso, si mise sopra di me senza rompere il bacio. “Sei bellissima.” Disse spostandosi. “Così bella..” Disse guardandomi, sfiorandomi le labbra con le sue. “Ho bisogno di te Kelsey.” Mormorò. “Perfavore.” E in pochi secondi, tutto divenne pesante, l’atmosfera divenne diversa.
Portando le dita sui suoi capelli, lo baciai. “Sono tutta tua.” Sussurrai.
PUNTO DI VISTA DI NESSUNO:
La macchina si fermò al magazzino e Bruce spense il motore. Guardando John, lo toccò con il gomito. “Quando entriamo, ci comportiamo come se niente fosse sbagliato. Non possono sospettare nulla di Justin.”
“Lo so.” John guardò fuori dalla finestra. “Muoviamoci così possiamo tornare a casa. Francamente, mi sto rompendo le palle non solo di sentire di loro, ma anche parlare di loro.”
Bruce gli diede una pacca sulla spalla. “Andiamo.” Aprendo la porta, Bruce uscì nella fredda notte.
Quando scesero tutti, Bruce li guardò. “Sapete cosa fare.
Annuendo, Marcus prese la pistola. “Sono pronto a tutto.”
“Bene e penso che anche voi siate pronti?” Bruce guardò tutti.
“Tutti pronti Boss.” Marco sorrise.
“Bene. Andiamo.” Entrando nel magazzino, i ragazzi seguirono Bruce.
“Guardate qui ragazzi.” Una voce disse, lontana. “Sembra che non stessero scherzando.”
“Non scherziamo.” Disse Marco annoiato. “Chiaramente, voi idioti non avete fatto le vostre ricerche.”
“Perché sei insolente ragazzo?” Landon venne fuori dall’oscurità nel magazzino. “Era un modo di dire—non devi incazzarti.”
Marco si trattenne dal tirargli un pugno.
“Senti, non sono venuto qui per giocare. Sono qui per parlare di affari.” Disse fissandolo.
“Cosa devi dirci di così irrilevante?” Landon alzò un sopracciglio. “Come puoi vedere, gli affari vanno alla grande per noi.”
“E’ divertente, perché tornando a casa ho visto il vostro nome bruciare sul terreno di mia proprietà.” Disse stringendo i pugni. “Se gli affari andassero bene, non verreste a romperci, no?”
“Ho fatto ciò che ho fatto per mostrarti che non ho paura di una piccola competizione e che non mi arrendo davanti a piccoli sfigati.”
“Se non sbaglio, quel proiettile era ad un centimetro dal trapassarti il cuore.” Disse John. “E so, tanto quanto lo sai tu, che ti sei cagato addosso.” Fermandosi dietro Bruce, John prese il controllo.
Mettendo una mano davanti a John, per non farlo avvicinare, Bruce guardò John. “Rilassati.” Mormorò.
“A proposito, dov’è il bastardo?” Landon cambiò discorso, mentre i suoi occhi lo cercavano.
“Aveva altre cose da fare stanotte.” Bruce rispose. “A differenza tua, noi non sprechiamo il tempo facendo cose inutili. Noi curiamo ogni singola cosa, cose che tu non considereresti.”
“Come sta la sua piccola ragazza?” Una porta si aprì, rivelando il viso di Cole.
“Non metterla in mezzo.” Bruce rispose velocemente, guardando Cole con uno sguardo assassino. “Non ha niente a che fare con questo. Con noi.”
“Mi piace differenziarmi, sembra essere molto intima con Justin, non credi? Intendo, potrebbero togliersi le mani di dosso in quella casetta in cui hanno passato molto tempo.”
“Brutto figlio di puttana.” Mormorò Bruce disgustato. “Eri tu che li guardavi?”
“Chi altro sennò?” Cole rise sarcasticamente. “Qualcuno doveva vedere cosa stava facendo lo stronzo. Chi sapeva che era impegnato con la sua ragazza? Pensavo che voi sapeste meglio scopare con le zoccole come lei.”
“Ti avviso.” Disse Bruce furioso. “Chiudi quella cazzo di bocca che ti ritrovi o giuro su Dio che ti uccido con le mie stesse mani.”
“Perché? Provi qualcosa per lei? Chi pensava che fossi il tipo.” Cole alzò le sopracciglia. “Non hai mica una ragazza? Stephanie, penso si chiami vero?”
Andando verso di lui, Bruce prese Cole per la maglietta, i suoi piedi a momenti si alzavano da terra. “Te lo dico ora Santangelo, devi lasciarle fuori da tutto questo o ti giuro su tutto, sei morto prima ancora di avere la possibilità di sbattere gli occhi.”
“Whoa Whoa Whoa. “Landon andò a separarli. “Tieni le minacce per qualcuno a cui frega amico.”
Senza nemmeno un secondo, Bruce tirò un pugno a Landon. Quando si piegò, Bruce gli diede un altro pugno nello stomaco. Senza dargli la possibilità di ricambiare, Bruce lo alzò da terra e in pochi secondi, Cole e gli altri Snipers vennero verso di loro, pronti a lottare quando Marcus, Marco e John presero allo stesso tempo la pistola.
“Di solito non mi riduco alla violenza fisica perché non amo sporcarmi le mani con i pezzi di merda come voi, ma sono stufo. Voglio che lasciate Stratford e torniate da dove diavolo siete venuti perché qui non siete i benvenuti.” Alzandosi, Bruce fisso il corpo di Landon a terra.
Pulendosi il sangue, Landon guardò Buce. “E se non andiamo via?”
“Sei un uomo morto.” Indicando ai ragazzi di mettere via le pistola, Bruce indietreggiò fissando tutti. Fece segno a tutti di andare alla porta, e lui senza mai spostare lo sguardo, uscì.
PUNTO DI VISTA DI KELSEY:
“Mmm” Mormorò Justin, felice di quello che avevamo appena fatto. Disegnando forme sulla mia spalla, mi strinse a se. “E’ stato fantastico.”
“Si.” Gli baciai il petto. “Ti senti meglio?”
“Molto.” Baciandomi le labbra, si tirò su con il gomito. “Sai cosa ho realizzato?”
“Cosa?” lo guardai curiosa.
“Ho bisogno di te più di quanto ho mai realizzato.” Mi accarezzò il viso.
“Cosa intendi dire?” Sussurrai, rilassandomi sotto al suo tocco.
“Sei l’unica che può farmi dimenticare.” Mi guardò leccandosi le labbra. “Quando ero più giovane e stavo perdendo la testa, l’unica persona che avevo ero io. Non fraintendermi, i ragazzi mi aiutarono tantissimi, mi hanno fatto uscire dalla depressione… ma tu sei il pacchetto intero. Capiscimi, sai come comportarti con me e non te ne vai quando le cose diventano difficili. Combatti fino alla fine..”
“Combatterò sempre per te.” Sussurrai. “Sei il mio tutto, tanto quanto io sono per te. Prima di te, non sapevo nemmeno come era essere amati. Si, avevo i miei genitori e mio fratello, ma non ho mai sentito l’amore che dovevo avere.. mi sentivo intrappolata, sola.. non mi piacevo, ma tu.. tu hai fatto uscire la vera me, se ha senso.” Dissi guardandolo.
“Ha senso. “Abbassandosi, mi baciò. “Parlando dei tuoi genitori, cosa è successo?”
Cominciai a giocare con la collana che aveva al collo. “Sono a casa.”
“Vuoi dirmi che non chiamano frequentemente per essere sicuri che torni a casa in tempo?” Mi guardò scioccato.
“Non vivo più con loro.” Dissi giocando con la sua dogtag. “Vivo con Carly in un appartamento.”
“Vivi con Risi?” Disse sorpreso. “da quando?”
“Da due anni.” Quando Justin mi fissò, capì che voleva spiegazioni. “Quando sei stato arrestato, el cose a casa diventarono più difficili. I miei continuavano a voler sapere cosa facevo, dove andavo, con chi uscivo. Cercavano di non farmi avere contatti con te o con i ragazzi.. è diventato tutto soffocante che il momento in cui mi diedero il diploma mi trasferì. Avevo diciotto anni e non potevano più controllarmi.”
“E ti hanno lasciata andare? Senza una discussione?”
“Come ho detto, avevo diciotto anni. Ero praticamente un’adulta, non potevano più decidere per me.”
“Wow.” Mi guardò sorpreso. “Quindi se non fosse successo ciò che mi è successo io non avrei.. potuto vederti ogni giorno senza paura di farci scoprire?”
In silenzio sospirai. “Non voglio parlare dei se.. okay? Sono felice come le cose vanno ora. Sei qui ed è questo che importa.” Ribaciai il suo petto. “Non ti preoccupare del passato.” Sussurrai. “Preoccupati del futuro.”
“Il mio futuro è fatto di te quindi non mi preoccupo.” Mi baciò la testa. “Ti amo tanto.” Disse dopo un po’ di silenzio.
“Ti amo tanto pure io.” Dissi sorridendo, mi rilassai tra le sue braccia.
Mentre stavo per addormentarmi, un rumore al piano di sotto mi fece sobbalzare. Erano tornati. Sedendomi, cercai i miei vestiti.
“Cosa c’è?” Chiese Justin spaventato. “Che succede?”
“Niente.” Scossi la testa. “Mi sono dimenticata.. di spegnere le luci al piano di sotto!” Annuì.
“E quindi? Bruce le spegne, torna a letto—dove vai?” Alzò le braccia fissandomi.
Mettendomi i Jeans e la maglietta lo guardai. “Te l’ho già detto.”
“Kelsey—“
“Torno subito okay?” Andando verso di lui, lo baciai. Uscì dalla camera e andai al piano di sotto, felice di vederli interi. “Com’è andata?”
Girandosi, mi spaventai vedendo il taglio sul labbro di Bruce. “Che diavolo ti è successo?” Lo fissai cercando di tenere la voce bassa.
“Ho avuto una specie di discussione con uno di loro, sto bene. Va tutto bene.” Mi rassicurò. “ Come promesso.”
“Bruce—“ Dissi
“Non ti preoccupare.”
“Almeno lasciami medicarti.” Dissi speranzosa. “E’ il minimo che posso fare per te dopo tutto ciò che hai fatto per me.”
Sorridendomi, Bruce scosse la testa. “Non è necessario, è un taglietto, ci sono abituato.”
Fissandolo, incrociai le braccia. “Sei come Justin.” Mormorai.”
“Da chi pensi l’abbia imparato?” Bruce mi guardò sorridendo. “Parlando del diavolo. Dov’è?”
Grattandomi la fronte quasi mi ero dimenticata che mi aspettava. “E’ su ad aspettare che spenga le luci…” Dissi imbarazzata della scusa
“Creativa.”
“grazie.” Mormorai
“Preg—“
“Perché diavolo ci metti così tanto Kelsey?” Mi girai vedendo che Justin scendeva dalle scale incredulo.
Mentre stavo per rispondere Justin parlò. “Bruce? Che fai qua?” Guardando Marco, Marcus e John solcò le sopracciglia notando il labbro di bruce. “Che diavolo ti è successo?”
“Sono inciampato e caduto fuori.” Disse.
Se Justin avesse scoperto cosa facevano davvero mi avrebbe uccisa letteralmente.
“Oh, davvero?”
“si.”
“E allora perché siete tutti vestiti come se doveste andare da qualche parte?” Chiese fissandoli dalla testa ai piedi.
Guardandosi, Bruce notò di avere la giacca e le chiavi in mano. Cercando di trovare una scusa. “Non devi preoccupartene.”
“Invece si. Dove diavolo siete stati e non dirmi che sei caduto perché sembra che qualcuno ti abbia menato.”
“Niente, vai a dormire. Hai avuto una brutta serata.”
“Non cercare di cambiare argomento, Bruce.” Disse mentre appariva il lato di Justin arrabbiato. Quello che avevo cercato di tenere lontano per tutta la serata.
“Dovevo occuparmi di un paio di cose. Sei felice?” Bruce disse scuotendo la testa.
“Cose tipo?”
“Affari Justin. Dovevo occuparmi di affari dato che tu hai deciso di perdere la tua fottuta mente ora, dovevo fare in modo che non venissero ad un centimetro da ciò che stiamo passando. Siamo nel mezzo di una gerra Justin. Lo sanno, lo sappiamo, tutti lo sanno ma ora non è il momento giusto di inventarci qualcosa.”
“Quindi siete andati senza di me?” Chiese
“Non sei stabile per occupartene ora. Se volevi venire, solo Dio sa cosa avresti fatto.” Scosse la testa. “La tua sicurezza come quella di tutti è più importante di tutto.”
“Da quando hai deciso di fare le cose alle mie spalle Bruce?” Justin lo fissò.
“Justin..” cercai il suo braccio per calmarlo.
“Non mi toccare!” Ruggì Justin allontanandosi. “Spegnere le luci un cazzo!” Urlò. “C’eri dentro vero?” Mi guardo
“Justin—“
“Non mi mentire.” Sibilò.
“Volevo che stessi al sicuro.” Sussurrai. “Non potevo rischiare di farti cadere in un casino più grande.”
“Quindi hai pensato di venirmi contro e di fare tutto alle mie spalle.”
“Non è così—“ Scossi la testa.
“Invece si.” Disse disgustato. “Ecco perché hai fatto sesso con me? Per potermi distrarre abbastanza per farli andare?”
Aprì la bocca in orrore e imbarazzo. “Justin!” Spalancai gli occhi.
“Oh perfavore.” Roteò gli occhi. “Non fare l’innocente. Sanno che non sei una cazzo di vergine.” Disse nauseato.
Il mio corpo si bloccò, non potevo muovermi. Come se mi avessero incollato al pavimento.
Non era il mio Justin. Era qualcun altro.. qualcuno che non conoscevo.
La stanza era piena di silenzio.
“Non hai il diritto di essere così cattivo; cercavo di fare il meglio per te.” Mormorai, sapendo che se avessi usato la mia voce normale, sarei caduta a pezzi.
“Il meglio per me?” Disse sarcastico. “Non farmi vomitare cazzo. Non sapresti cos’è il meglio per me nemmeno se ti prendessi a schiaffi, cosa che penso debba fare dato che te lo meriti.”
“Basta.” Disse John.
“Cosa c’è? Sto ferendo anche i tuoi sentimenti? Devo dirti che non me ne fotte un cazzo ora o dopo?” Disse
“Sta cercando di proteggerti. A lei frega di te, non essere un cazzo di stronzo.” Disse John
“Mi sono perso qualcosa qui? Sembri troppo protettivo verso la mia ragazza, John. Te la sei scopato pure tu?” Disse. “Non sarei sorpreso se l’avresti fatto. Sono sempre le migliori ad essere le più grandi puttane.”
Rimasi a bocca aperta, non riuscendo a credere alle sue parole. Le lacrime mi riempivano gli occhi.
“Bieber, controllati.” Disse Bruce. “Potevo non andare se volevo, l’ho scelto io. Kelsey non c’entrava nulla con la mia decisione.”
“Cosa c’è? Te la sei sbattuto pure tu Bruce?” Justin scosse la testa. “Apri le gambe ad ogni ragazzo che ti mette gli occhi addosso?” Disse guardandomi.
Chiusi gli occhi, mentre le lacrime invadevano il mio viso.
“La verità fa male tesoro, tieni le lacrime per qualcuno a cui fotte.” Disse fissandomi pieno di rabbia.
“Basta Justin, fermati.” Disse Marco prendendolo per il braccio. “Non sai nemmeno cosa cazzo dici.”
Scansandosi, Justin lo fissò. “Non mi toccare. So esattamente cosa so dicendo.”
Alzando le braccia, Marco andò, lasciando Bruce e John con me e Justin.
“Sai cosa?” Disse John avanzando. “Tu domani ti sveglierai e ti dimenticherai di tutto, ma lei. “Disse John guardandomi. “Non se lo dimenticherà.”
“Non rompere il cazzo.” Disse roteando gli occhi.
“Non dire che non ti ho avvisato.”
Justin camminò, sbattendo la spalla contro John e andando via.
“Sta bene?”
Guardai altrove.
“Non ascoltarlo. “disse John scuotendo la testa. “Non sa cosa sta dicendo. So che era lui qua fermo, ma non era lui a parlare.” Si passò una mano tra i capelli. “Non sei una puttana e non hai fatto niente di sbagliato. Hai fatto la cosa giusta.”
“Allora perché mi sento colpevole?” Mi fissai i piedi.
“Hey.” John mi alzò la testa. “E’ solo la tua mente che parla perché lui non voleva. Fidati, entrambi sappiamo che non è lui. Deve solo riposarsi e non succederà stanotte.”
“Ma stava bene prima che voi tornaste. Stavamo parlando normalmente.. non so cosa sia successo.”
“Cosa sta succedendo a lui non scompare Kelsey. Potrebbe sembrarti normale ma c’è ancora una parte di lui che deve essere curata. Non è una cosa veloce ma facciamo progressi. Devi solo aspettare.” Disse abbracciandomi. “Non sei sola, ci siamo noi. Non andrà molto avanti.”
“Lo so grazie…” Staccandomi, mi misi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Non dovevate farlo..”
“Dovevamo eccome.” Disse Bruce. “John ha ragione—Justin non sa cosa dice, ma non gli da un motivo per venirti contro. E non sto a guardare mentre ti tratta di merda quando non hai fatto niente.”
“E che.. non so cosa fare.” Ogni volta che facciamo un passo avanti, ne facciamo due indietro.. Niente di ciò che faccio funziona. Mi sento un fallimento—“
“Ho visto molto episodi così di Justin, e ci mettevamo un sacco per calmarlo. Ma tu? Tutto ciò che devi fare è guardarlo e lui si calma.” Bruce si leccò le labbra. “Potresti non accorgertene, ma hai molta più influenza di noi.”
Guardando la porta, Justin entrò, pensai alle sue parole di prima in camera.
‘Hai più controllo tu su di me che nessun’altro nella mia vita. Sei l’unica che può farmi dimenticare.’
Sapevo cosa fare. “Hai ragione. Ascoltatemi, andate su e riposatevi. Gli parlo.”
“Sei sicura?” John chiese “Possiamo rimanere se vuoi.”
“No, starò bene. Se voi dite che è vero, non dovrei avere problemi a risolvere. Andate a dormire.” Dissi abbracciandoli.
“Okay, chiamaci se hai bisogno.”
“Lo farò.” Li guardai mentre andavano al piano di sopra. Aprendo la porta entrai in cucina, guardando Justin fuori sul patio a fissare il cielo.
Uscì nella fredda brezza, Justin non si mosse.
Deglutì, andando verso di lui. “Justin?” Guardai lo stormo di uccelli sopra di noi.
“So che sei arrabbiato…” Dissi fermandomi dietro di lui. “Ma avevo davvero le migliori intenzioni per te. Volevo essere sicura che non succedesse niente mentre ti riprendevi—“
“Sai cosa mi da fastidio?” Disse senza darmi tempo di rispondere. “Che mi tratti come se sono stato sparato o qualcosa del genere. Posso essere fottuto in testa, ma posso cavarmela. Mi è successo e ti ho chiesto di starne fuori.”
“Sto facendo il meglio per te—potresti non vederlo ma te ne accorgerai.” Dissi mentre i capelli venivano spostati dal vento. “Non voglio che tu mi odi.” Mormorai.
“Troppo tardi.” Mormorò spostando la testa.
Spalancai la bocca per poi richiuderla, ignorando il dolore al petto. “Voglio proteggerti ma è troppo da chiederti vero?” Scossi la testa. “Sono stufa di litigare. Farò di tutto per far si che tu stia bene. Potrai pensare che ti so tradendo, ma io penso che sia un gesto di cura.”
Spostando i capelli dagli occhi, gli diedi un bacio sulla guancia. “Ti amo.” Mormorai prima di andarmene dentro, ma Justin mi prese il gomito fermandomi. Mi bloccai, lo guardai, chiedendomi perché mi avesse fermata. Dalla sua bocca uscirono due parole che mi fecero bloccare il cuore.
“Non andartene.”
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