capitolo 46
capitolo 46/prima parte.
Nobody's Point of View:
Era freddo dentro la cella proprio come il sangue che scorreva nelle sue vene. Justin non aveva dormito per niente la scorsa notte, e tuttorà”
«Non sai di cosa stai parlando» abbaiò alzandosi in piedi. Stava iniziando ad agitarsi ora, il petto si alzava violentemente.
“Lei è tutto per te.” Una voce nella parte posteriore della sua testa cercava di riportarlo dove aveva una presa sulla sua sanità mentale.
Scuotendo la testa, Justin se la strinse tra le mani pronto a liberarsi delle voci. «Basta» pregò.
“Lei ti ha salvato da te stesso. E’ rimasta con te anche quando gli altri si erano arresi. Ti ama, non buttare via tutto.”
«SMETTILA DI PARLARE!» urlò prima di tirare un forte pungo al muro senza pensarci due volte. Sussultò, imprecò sottovoce cercando di allontanare la fitta di dolore.
«Sai, parlare da soli è una brutta abitudine»
Voltandosi, Justin fece una smorfia, non era sorpreso di vedere John in piedi accanto alla sua cella.
«Che cazzo vuoi?» Sputò, ignorando la fitta di dolore che correva per il suo braccio.
Guardandolo diritto negli occhi, tempestato da ogni emozione, John parlò “Voglio parlare di quello che hai fatto.»
Justin alzò lo sguardo, sapendo che avrebbe visto il prossimo, «io no»
«Bene, allora puoi ascoltare» John replicò bruscamente mentre si avvicinava a lui, avvolgendo le dita attorno alle sbarre verticali.
«Non sono in vena per le tue stronzate ora.» Scattò Justin.
«Peccato» si mosse, rifiutandosi di fare marcia indietro solo perché Justin non era se stesso. «Almeno sai cosa hai fatto ieri sera?”
«Sì» stringendosi nelle spalle, prendendo un pezzetto della sua camicia, chiaramente non interessato.
John strinse le labbra, «Hai rivoltato a testa in giù la vita di tutti ieri e non te ne importa nemmeno.»
Sentendo un colpo al cuore alle sue parole, Justin si costrinse a guardare lontano, per far zittire quella cosa che lo faceva soffrire. Non voleva più il peso del mondo sulle sue spalle. Non voleva più prendersene cura.
Voleva stare solo.
«No» sputò Justin, «Ho fatto quello che dovevo fare.»
«L'hai fatto perché eri fuori controllo e entrambi sappiamo perché,» John parlò bruscamente , catturando di nuovo il suo guardo facilmente . Non aveva intenzione di fare marcia indietro. Stava combattendo per il suo migliore amico, anche se aveva rinunciato alla lotta per se stesso .
«Smettila, John.» Justin ribolliva, sentendo le sue mani tremanti dalle frustrazioni che aveva accumulato. La sua testa stava urlando , gli diceva di combattere, ma l'altra parte di lui non voleva. Aveva sia l'angelo che il diavolo sulla spalla, e finora il diavolo stava vincendo.
«Tu non sai di cosa stai parlando.»
«Ti sei scagliato contro la tua famiglia, contro la tua fidanzata, come hai potuto farlo?» John urlò.
«Chi se ne frega» Justin borbottò con rabbia, «perché non posso!»
«Stai rovinando la tua vita!»
"No non lo stai facendo. E' lui l'unico che ha rovinato la tua vita. Ti ha fatto provare sentimenti per la puttana, lui ti ha detto che andava bene a prendersi cura di qualcuno diverso da te stesso."
«Stai facendo tutto questo per te stesso» ribatté pericolosamente.
«Di cosa stai parlando?» John scattò. «Tutto quello che ho sempre fatto è stato verificare che tu non ti facevi ammazzare!»
«Mi hai fatto pensare che andava bene ad amarla , prendersi cura di lei , e di avere bisogno di lei !» Justin urlò , «TU hai fatto questo a me!»
«Ti ha fatto sentire qualcosa di nuovo.» disse John, la tristezza cucita alle sue parole, «e non me ne pento nemmeno per un secondo, perché ti ha fatto umano».
«Non ho bisogno di sentire niente!» Afferrando la sedia abbandonata accanto a lui , Justin scagliò contro John, il tintinnare delle barre che li teneva separati fece eco per i corridoi .
Si scansò, anche se sapeva che c'era una barriera che gli impediva di essere colpito, John fece un passo indietro. «Tu la ami, perché sai nel profondo che lei è l'unica per te, puoi anche rifilarmi tutte queste stronzate su come non ti interessa o che era tutta una bugia, ma so la verità!
Era destino che ti trovasse quella notte.»
«Sei cieco?» Ringhiò, gesticolando intorno a lui,«Sai almeno dove siamo? Sono bloccato in una cella a causa quella puttana!»
"Sei bloccato qui perchè non sei stato in grado di lasciar perdere ieri notte, e sappiamo entrambi perchè."
"Non è una sua o tua decisione" prese a calci il muro, " Sono un uomo adulto posso prendere le mie decisioni!"
"Non quando le tue decisioni possono rovinare la vita tua e quella degli altri!" John replicò. "Ti rendi conto del danno che hai fatto? il dolore che hai provocato?"
"Stavo dicendo la verità! mi ha mentito e ho fatto quello che ritenevo giusto" camminando verso di lui, justin prese le sbarre " quindi a meno che le prossime parole usciranno dalla tua bocca non siano ' grazie justin per quello che hai fatto' ti suggerisco di andare via." Quando John non si mosse sibilò con impazienza "sto aspettando"
"Per che cosa?"
"per un po' di gratitudine" sbottò "mi hai pregato o no di fare qualcosa per Kelsey?"
"Justin non è questo che volevo dire e lo sai. Stiamo parlando di ieri sera, ricordi?" John lo guardò con occhi schettici " tu hai detto che avresti risolto il problema mai poi qualcosa è cambiato, l'hai sbattuta al muro e l'hai spaventata a morte! Che diavolo è successo?"
capitolo 46/seconda parte.
(Nobody's Point of View)
Justin serrò la mascella "io non voglio-"
"non ha senso" lo interruppe "tu eri l-"
"NON VOGLIO PARLARNE!" Justin gridò "lei mi ha chiesto di fare qualcosa ed io l'ho fatto. Qual'è il problema?"
"Il problema non è quello che hai fatto, ma come lo hai fatto e non sappiamo perchè l'hai fatto" sottolineò con l'uso delle mani.
"ti ho detto perchè" Justin parlò lentamente "avevo bisogno di insegnarle una lezione"
Non credendogli, John fece un respiro profondo. "va bene, ma tu non mi hai detto perchè hai scelto di farlo ieri sera, perchè hai fatto questa scelta." Ridacchiò senza allegria "vedi, non credo che tu abbia fatto una scelta, non credo che tu sapessi cosa stavi per dire prima di averlo detto"
"cosa vuoi? delle scuse?" Justin ribattè con sarcasmo "mi dispiace se non sono corso da te, mi dispiace se non l'ho fatto, mi dispiace sai per non aver chiesto la tua approvazione" puntò verso di lui "mi dispiace di non essere stato perfetto come vuoi tu"
Blocco stretta la mascella, John sbattè i palmi delle mani contro le sbarre della cella "hai intenzione di stare lì e dirmi che torneresti indietro?" John sussurrò. "lo faresti? bloccheresti Kelsey con una mano e poi di nuovo con l'altra?
"Non è quello che è successo"
Questo è esattamente quello che è successo, e sappiamo entrambi perchè è successo" esasperato "stai ricandendo in quel posto buio.
Justin lo fissò. "Bene, ora vai via"
"Io non vado da nessuna parte."
Girando sui tacchi Justin rifiutò il suo sguardo mentre teneva la parte posteriore della testa tra le mani "non c'è alcun motivo di essere qui, John"
"Ho intenzione di rimanere e ho intenzione di aiutarti."
Sentì il sangue nelle vene ribollire "NON HO BISOGNO DI AIUTO!"
"lo dici ogni volta ed ogni volta sbagli" John parlò con calma " Hai bisogno di me, Justin. Non puoi stare meglio da solo"
Justin sogghignò infastidito "non dirmi cosa posso o non posso fare."
"ci siamo già passati" john scosse la testa "vuoi che me ne vado? vuoi che ti porti a casa, così puoi chiuderti nella tua stanza, appendere tende scure e rompere i mobili Vuoi rimanere da solo in modo che i fantasmi escano fuori e che tu ti avvicini sempre di più a quel buio?" Lo guardò disperato "è questo quello che vuoi?"
Nonostante il modo in cui si sentiva dentro, Justin "questo è quello che voglio" sussurò, sconfitto.
Deluso dalla sua risposta, John appoggiò la testa contro la piccola quantità di spazio dato tra ogni asta "SE CONTINUI A COMPORTARTI IN QUESTO MODO, L'OSCURITA' TI INGHIOTTERA'"
"forse è questo il punto.." Justin mise una mano sul petto "sto solo cercando di arrivare in un posto dove mi piace l'oscurità"
"è la tua testa a parlare, e per questo è necessario che io ti aiuti."
'che cosa sei? la sua puttana? non ascoltare quel fottuto idiota, non sai di cosa parla'
"non farmi la predica, non sai cosa si prova", motivò mentre scuoteva la testa.
"so esattamente cosa vuol dire perchè l'ho visto" John sussurrò "so quello che stai facendo e so che pensi che sia sbagliato, ma non è da deboli chiedere aiuto. Significa solo che stai cercando di riprendere il controllo della tua vita, e va bene, ma se lo gestisci da solo, tutto finirà in un caos"
"il caos fa parte della mia vita" justin mormorò agrottando le sopracciglia "è nella mia vita ogni giorno"
'non lasciare che entri nella tua testa. Io so cos'è meglio per te, io ti rendo forte. Non lui'
"ti ricordi l'ultima volta che questo è successo? chiese John "hai tentato di ucciderti. ti sei arreso. lo so che non vuoi essere quella persona. Non vuoi avere il controllo?"
Justin lo disprezzò "no" sputò "non voglio il controllo, io voglio sentire tutto"
'è vero, dovresti provare tutto. Non chiuderti in te stesso. Si uccide per vivere, vuoi sentire di nuovo quel potere.' (questa è la mente di justin che parla)
"Pensi che Jazzy voglia questo?"
Alla menzione del suo nome, justin si bloccò.
"Pensi che lei vorrebbe che ti facessi del male in questo modo? Pensi che vorrebbe che ti facessi questo a te stesso?
'tua sorella è morta perchè era un'idiota che ti ha seguito'.
"no" Justin gemette fuori, tenendosi la testa.
'Jazzy non vorrebbe questo per te. Vorrebbe che tu vivessi la tua vita e il minimo che puoi fare è onorare la sua di vita.'
capitolo 46/terza parte.
Nobody's Point of View
'Jazzy non vorrebbe questo per te. Vorrebbe che tu vivessi la tua vita e il minimo che puoi fare è onorare la sua di vita'
"l'ho visto Justin. Ti ho visto impazzire, ho visto quanto ti spaventa la tua famiglia, ho visto che hai paura di te stesso perché sei quello che non vorresti essere. Tu non vuoi essere quella persona per tua sorella"
Indicò la guardia per far aprire la cella di Justin.
"lei sta bene" supplicò ora Justin.
"lei è lontana dallo star bene,Justin. Lei non è morta per niente. Ti ha mantenuto in vita per tutti questi anni per un motivo. Non lasciare che tutti i suoi sacrifici vadano perduti."
"è morta a causa mia" Justin contestò. Era come se lui fosse bloccato in un'altra dimensione. "è morta perché era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non dare la colpa a te. Poi è arrivata Kelsey che ha contribuito a sostenerti. Voleva darti qualcosa per cui vivere. Ti ha curato. Lei ti ama, e so che tu la ami. Non lasciare che le voci ti controllino"
Justin aprì la bocca per dire qualcosa chiedendosi come faceva a sapere tutte quelle cose.
"so che stai combattendo contro quella parte di te"
'non ascoltarlo'
Scuotendo la testa Justin fece un passo indietro.
"devo sbarazzarti di lui, fai quello che devi fare per far si che non ritornino più"
'TI RENDO PIU FORTE'
tenendo Justin per le spalle, John lo scosse un po'.
"io so cosa è meglio per te. Non loro"
Lo guardò negli occhi annuendo "questa è la cosa giusta da fare"
'TI TERRO IN VITA'
"no, non lo farai" Justin sostenne.
'io conosco il vero te, io sono il vero te. Ti ho aiutato a diventare l'uomo che volevo essere'
"mo hai trasformato in un mostro" gridò allontanandosi da John "io non voglio tornare indietro"
'si invece. Tu ami il buio. Vuoi uccidere, vuoi essere temuto. Tu vuoi il potere'
Cadendo in ginocchio, Justin tirò i capelli "esci dalla mia testa!"
'io non ti farò provare nulla. Sarai insensibile. Tu sei più forte con me'
"io non sono niente, se non un animale. Esci dalla mia testa!"
'sei diventato patetico, tutti lo sono diventati. Lei si prende cura di una cosa che nemmeno esiste. L'amore rende fragili. Ti indebolisce'
"stai zitto,cazzo!" abbaiò.
'non ricordi il modo in cui ti trattava? Pensi che se ti sbarazzassi di me, lei ti perdoni? Ritenta'
"lei mi ama"
'l'amore è uno scherzo e anche lei. Ti lascerà, e sarà tutta colpa tua'
"non mi lascerà perché mi conosce, sa che non ero il l'altra notte. Sa che eri tu. Ho chiuso con questo"
Justin cade in avanti, i palmi posati sulla superficie fredda della cella. Attese una risposta ma nulla. Nella cella c'erano solo lui e John, nessuna voce.
Non c'era nessuna voce.
Facendo un passo in avanti, John guardò come se avesse paura di avvicinarsi "Justin?"
Justin grugnì, sforzandosi di stare in piedi.
"stai..stai bene?" lo guardò aggrottando le sopracciglia in confusione.
Guardando John, Justin chiuse le labbra "ho bisogno che tu mi porti a casa."
capitolo 46 / quarta parte.
’’sei sicuro di questo?’’ marco lo interrogò mentre si poteva leggere un po’ di tristezza nei suoi soliti occhi azzurri. Se lui potesse,mentirebbe,lui ha detto di voler andare via ma la verità è che non l’ha fatto.
Kelsey ha portato della luce in casa,che lui non vede da un po’,una cosa che è cambiata da quando lui è andato a vivere con loro.
Ora è come se la sua vita fosse rinchiusa fuori da tutto,ancora una volta. Mettere l’ultimo dei suoi beni,in basso…kelsey sapeva che questo era molto lontano da tutto ciò che voleva fare,ma era l’unico suo interesse in quel momento:dargli spazio.
‘’devo’’ sussurò ‘’è la cosa migliore per tutti noi in questo momento’’.
‘’sei sicura?’’ marco sospirò,sapendo che nulla di tutto questo avrebbe portato loro nella strada verso la pace ‘’o...stai solo dicendo tutto questo perché pensi sia la cosa migliore?’’
‘’marco —‘’
‘’ha bisogno di te,abbiamo bisogno di te..’’ cercò di convincerla ‘’non puoi andare via’’
‘’non posso fare nulla’’ si volto kelsey esasperante verso di lui ‘’non posso continuare a spingere qualcosa che non si muoverà mai’’
‘’tu lo ami’’
‘’questo non centra …’’ kelsey lo rimproverò. Amava justin con tutta se stessa,ma questo non era sufficiente e lei sapeva che era meglio agire subito,invece di pagarne le conseguenze.
‘’invece centra con tutto questo’’ disse marco,cercando di cacciare la sua irritazione ‘’come puoi rinunciare così facilemente?’’
‘’credi che sia facile per me?’’ kelsey parlo di spalle ‘’non volevo questo per noi,è per questo?tutti sanno di noi,la gente sa che non è successo tutto per caso’’ fece un gesto intorno a lei con le mani ‘’ho dedicato cinque anni della mia vita solo a lui’’ in preda alle lacrime,sbuffò ‘’io non mi arrendo e non mi arrenderò mai’’ afferrò la sua borsa,facendola sciovolare fin sopra la spalla ‘’ho solo bisogno di stare sola con i miei pensieri’’
‘’sta perdendo la testa,una volta che saprà che lo stai lasciando-‘’
‘’io non lo lascio’’
‘’lui non vede la questione così,lo hai già tradito con tanner,per il segreto’’
‘’non era un segreto!mio dio…non è un problema così grande,è un amico..conosci questa parola?’’ sputò,con viso arrossato.
‘’sto solo parlando dal suo punto di vista’’ marco si strinse nella spalle ‘’e ora se lo stai lasciando,il suo sospetto aumenterà’’.
Kelsey si strinse dentro di se e sorrise,ma non era un sorriso che mostrava felicità,mostrava tristezza.
‘’sai come mi sento?’’ lo guardò quasi sfidandolo ‘’ci hai mai pensato?’’
‘’io —‘’
‘’no,non l’hai fatto. Perché c’è justin e va bene. Lui è il tuo migliore amico,il tuo capo…ma hai mai pensato a tutti gli altri?quanto questo mi colpisce?’’ disse toccandosi il petto,come se volesse indicare il cuore ‘’non pensi a quanto mi faccia paura?sta combattendo contro se stesso ed è molto più difficile di tutto quello che ha affrontato in passato.’’ Kelsey morse l’interno della sua guancia per tenere le sue lacrime a bada ‘’se vuole ritornare alla sua vecchia vita,mi va bene..ma non puà distruggere lui e tutte le persone che lo amano’’
‘’mi dispiace’’ sussurrò ‘’a dire il vero ho pensato solo a justin e …a noi,ma fidati di me,abbiamo fatto tutto per tenerti al sicuro’’
‘’hai fatto un buon lavoro,ma si tratta di me e justin e ora dobbiamo gestire noi le cose e ho preso la mia decisione,andare via,perché ora non mi lasci andare?’’
‘’perché io non sono tutti gli altri e ti sto chiedendo di rimanre…da quando sei arrivata tutto è cambiato,sei diventata una sorella per noi,certo ogni tanto c’era qualche momento ‘no’,ma sono passati’’
Kelsey non notò le guance umide che si butto tra le braccia di marco,mentre piangeva disperatamente.
‘’mi dispiace tanto ragazzi’’ scosse la testa ‘’vi amo tanto,lo amo tanto e vi ringrazio per tutto…non dimenticherò mai tutto quello che avete fatto’’
‘’io voglio che tu stia bene,la tua felicità conta molto e se questo significa lasciarti andare,dobbiamo farlo senza pensare a noi’’ marco baciò la parte superiore della testa di kelsey,formando un momento di silenzio.
Carly era sulla porta,mentre guardava ‘’mi dispiace interrompere il vostro momento,ma è ora di andare’’ sapeva quanto era difficila la situazione ‘’tra un’ora dobbiamo già essere in classe’’
‘’giusto’’ rispose kelsey ‘’allora..ci vediamo in giro ragazzi’’
‘’se hai bisogno di qualcosa,una telefonata e annuleremo la distanza’’ marco diede un bacio sulla guancia a kelsey.
‘’dai,non voglio essere in ritardo per la lezione’’
Erano rimaste sole,dato che marco era andato a prendere i bagagli per metterli in macchina.
Carly sapeva cosa sta passando e voleva starle accanto,voleva consolarla,proprio come aveva fatto quella notte.
Alzando la testa,kelsey si voltò ‘’si,se non me ne vado ora,non lo farò mai più..’’
Annuendo carly penzolò le chiavi in aria ‘’allora,si parte!’’ disse mentre camminava con kelsey,salutarno tutti.
Kelsey guardò fuori dal finestrino…guardò per l’ultima volta quella casa,lasciando in quello sguardo tutti i suoi ricordi che sparirono con una lacrima.
Parcheggiò l’auto,john tirò fuori le chiavi mentre justin apriva lo sportello,uscendo.
‘’lei è pazza?’’ disse justin
‘’non lo so ‘’ rispose insicuro john ‘’lo scopriremo’’
Uscirono entrambi dall’auto,per poi dirigersi verso la porta d’ingresso.
Una volta entrati justin si guardò intorno chiedendosi dove fossero tutti e proprio in quel momento apparve bruce,con i capelli arruffati e le borse sotto gli occhi.
‘’vedo che ti hanno rilasciato’’ disse salutandolo con un certo sarcasmo.
Justin non diede molta importanza alla sue parole e iniziò a chiedersi dove fossero gli altri.
‘’dov’è kelsey?’’
‘’perché non pensi a te stesso?’’ rispose brunce,ma marco avanzò verso di loro e colpendolo con il gomito guardò justin.
Justin alzò lo sguardo ‘’okay,è di sopra?’’
Nessuno dei due parlò,così justin si precipitò al piano superiore.
Aprì la porta della camera sbirciando ‘’kelsey?’’
Nessuno rispose,solo il silenzio. Inziò a mordersi il labbro ‘’so che sei arrabbiata,ma dobbiamo parlare’’,ma ancora una volta,solo silenzio.
Controllo in bagno,ma non era neanche lì.
Si girò e notò qualcosa,mancavano i suoi profumi sul comò.
No,pensò,questo non può succedere.
Guardò dentro l’armandio,ma neanche lì c’era traccia dei suoi vestiti,così chiuse con molta forza l’anta dell’armandio.
‘’kelsey’’ urlò questa volta.
Non poteva averlo lasciato,giusto?
Lei ha detto che lo amava,aveva promesso che non l’avrebbe mai lasciato,allora perché è andata via?
Uscì dalla camera e corse dai ragazzi
‘’lei dov’è?’’ iniziò la coversazione disperatamente.
‘’se n’è andata’’ sputò bruce,rompendo il ghiaccio.
Justin chiuse gli occhi ‘’che vuol dire?’’
‘’ha chiuso tutte le sue cose,ci ha detto addio e se n’è andata’’
‘’e tu l’hai lasciata andare via?’’ justin abbaiò.
‘’non avevo scelta’’ bruce si giustificò ‘’lei voleva andare via,non poteva costringerla’’
‘’no’’ rispose justin ‘’lei non mi lascerebbe mai’’,prese bruce dal colletto ‘’non può farlo’’.
‘’aveva solo bisogno un po’ di spazio,per schiarire le idee’’ disse marco.
‘’è la mia fidanzata,non la tua!’’ justin urlò per la seconda volta,’’non devi decidere tu cosa va bene per lei,lo devo fare io!’’
‘’allora,va bene trattare male la proprio fidanzata?’’ disse ‘’le hai fatto del male,eri fuori controllo’’
‘’zitto’’ justin lo minacciò ‘’ho fatto un errore,tutti facciamo errori’’
‘’e a volte questi errori devono essere pagati!’’
‘’no’’ justin scosse la testa ‘’voi state scherzando,ma questo non è una cosa bello,è uno scherzo di cattivo gusto-‘’
‘’non sta scherzando’’ intervenne john ‘’tutti stanno dicendo la verità’’
‘’sapevi che mi avrebbe lasciato?’’ justin lasciò bruce e si girò verso john ‘’tu sapevi tutto e non mi hai detto niente?’’ gli stava andando contro ma marco lo fermò,portanto le sue braccia dietro la schiena.
‘’uccidere qualcuno di noi non ti aiuterà’’
‘’no’’ justin si sentiva preso a pugni,si sentiva distrutto.
‘’voleva che ti dicessi che le dispiace’’ bruce sussurrò,all’altezza di justin.
‘’non sono stato io’’ lo rimproverò ‘’erano le mie voci,non le ho fatto del male io,le mie voci…loro vincono sempre’’
‘’che voci?’’
‘’quelle della mia testa’’ mormorò.
‘’qusta volta non sei riuscito a tenerle a bada..ma questa non è la fine,possiamo salvarci prima che sia troppo tardi’’
‘’non posso’’
‘’si,invece-‘’
‘’no,non posso’’ rispose justin,sottolineando la sua affermazione.
‘’guarda-‘’ disse marco ‘’so cosa ti sta succedendo,sei come un fratello e so cosa stai passando.’’
‘’forse hai ragione,ma forse voi potete farcela,voi ne avete passate tante,voi siete in grado di andare avanti’’ ragionò justin ‘’ho giurato a me stesso che non sarei ridiventato quella persona..’’ justin si spense ‘’ho perso…io non sono meglio di luke o cole’’
‘’stai scherzando?’’ ringhiò bruce.
‘’no,infondo sono un uomo dominato come loro’’.
capitolo 46/quinta parte.
Nobody's Point of View
“Non sei come loro—“
“Il suo fidanzato”, Justin mormorò come se parlasse a se stesso, “come ha potuto pensare che non le avrei più fatto del male?”
“Non hai mai, mai forzato te stesso su quella ragazza!” Bruce abbaiò forte, calmandolo. “Non l’hai mai buttata giù o cercato di mettere le mani dove non appartenevano. Sì, hai fatto alcune cose oltraggiose, ma non erano fatte apposta. Non l’hai mai ferita per dimostrare una tesi o per vendicarti di qualcuno.”
“Avrei potuto ucciderla se avessi voluto”, sussurrò Justin, in frantumi, “Avrei potuto mettere le mani attorno alla sua gola e soffocarla, e non mi sarebbe importato perché, al momento, non l’ho fatto. Era solo una sgualdrina per me”
“Non puoi lasciare che una parte di te prenda il sopravvento, l’hai spinta oltre, Dio solo sa come”, disse Bruce, mentre Justin fissava John che stava guardando verso di lui, in accordo con quello che stava dicendo Bruce, “ma l’hai fatto, e la lotta non è ancora finita. Puoi sistemare di nuovo tutto.”
“Stiamo perdendo tutto…”, Justin terminò la frase, lasciandola alla deriva, sapendo che stava crollando sotto pressione.
“Questo non significa che devi perdere anche lei.”
"Grazie a Dio", Carly si lasciò cadere sul divano dopo aver aiuto Kelsey a stabilirsi di nuovo in camera sua, "hai davvero bisogno di mettere tutta quella roba nell’armadio?”
Ridacchiando, Kelsey sedeva accanto la sua migliore amica, "Mi dispiace, ma una ragazza ha bisogno dei suoi spazi.”
Carly strinse le labbra. "Per favore, ricordami come siamo di nuovo migliori amiche.” rise come Kelsey spingendola scherzosamente sulla spalla.
"Tu mi ami" Kelsey sorrise.
"Sì, sì," Carly rispose con una smorfia divertente, ignorando il bagliore ricevuto mentre guardava fuori dalla finestra. “siamo riuscite a tornare a casa prima della tempesta.” Lei sospirò, guardando la pioggia caduta dal cielo e il vento che spostava gli alberi in ogni direzione.
"Lo so," Kelsey acconsentì, non potendo credere ai suoi occhi. Il giorno prima fu Stata Una giornata Così bella, il cielo sufficientemente chiaro per vedere le nuvole, il sole dando a tutti una quantità comodo di calore, e ora era come una scena di un film dell'orrore.
"Dovremmo farci i pop corn?" Carly si sedette sul divano. "Guardiamo un film stasera?"
"Credo di si," Kelsey si strinse nelle spalle.
"Bene, perché voglio essere onesta e se stiamo andando a guardare un film, abbiamo bisogno di popcorn." In piedi, si tirò i jeans su. “Scegli un film, ma niente che ti ci faccia piangere. Non abbiamo bisogno di ricordare di quanto è triste la nostra vita ugh.”
Alzando gli occhi, Kelsey scese sul pavimento proprio come fece Carly, strisciando sopra verso la pila di DVD che erano appollaiati accanto al loro televisore. Passando le dita tra i bordi, decise il ‘21 Jump Street’ proprio quando il suo telefono incominciò a squillare a tutto volume.
Confusa su chi potrebbe essere, Kelsey si alzò in piedi, avvicinandosi al tavolo, accettò la chiamata senza guardare il numero. “Pronto?”
“Mi dispiace”
Facendo cadere il Dvd sul pavimento, Kelsey sentiva tutto il suo corpo come se fosse andato in fiamme. "Justin?"
Kelsey incontrò il silenzio, ma il martellante della pioggia fuori rese il dolore nello stomaco triplo. "Dove sei?",
"Perché te ne sei andata?"
“Justin—”
So di essere un cazzo di.." si schiarì la gola, “io ho d-detto”
“Dove sei?” Kelsey ripetè. Aveva bisogno di sapere se stava bene anche se qualcosa dentro di lei diceva si stacchare la chiamata.
“Dove il mio cuore mi porta.”
“Sentendo il dolore nel petto alle sue parole, Kelsey silenziosamente si avvicinò alla finestra, spingendo le tende vide fuori una figura scura in piedi in mezzo alla strada. Si coprì la bocca con la mano. non potendo credere ai suoi occhi, si allontanò con cautela. "Devi andare a casa, Justin."
“Tu sei la mia casa.”
“Per favore, Justin—”
"No", la interruppe. "Non finché ti vedo."
“Cosa sta succedendo?” chiese Carly preoccupata. “Kelsey?
Ignorandola, Kelsey non sapeva cosa fare. E 'venuta qui per allontanarsi da lui, e ora eccolo lì, in attesa fuori sotto la pioggia battente. "Hai intenzione di ammalarti?"
“Non me ne frega ", sputò. "Non mi importa se finisco in polmonite. Ho bisogno di vederti per sapere che stai bene. "
"Sto bene, ora va.” Kelsey parlò a dentri stretti.
"Kelsey" Carly si avvicinò a lei fino a quando diede uno sguardo fuori dalla finestra. "Che diavolo ci fa qui?" Sussurò urlando.
"Vuole vedermi," Kelsey coprì il telefono in modo che Justin non senta.
"Ora, a quasi mezzanotte? Ha perso la testa?"
Kelsey aggrottò la fronte, "forse se mi vede, se ne andrà."
"No," Carly sospirò: "Non è così che funziona e lo sai. Tu lo conosci! Cercherà di convincerti a tornare con lui Kelsey. Deve imparare che non può continuare a trattarti in questo modo se ti vuole nella sua vita."
"E se si ammala o succede qualcosa, Carly? Fuori piove, SI CONGELA." Mordendosi il labbro, Kelsey scoprì il telefono "Va bene."
“Okay?” Disse felicemente, come un bambino felice il giorno di natale prima di aprire I regali.
"Kelsey" Carly sibilò, battendo il piede a terra, chiaramente deluso in lei.
"Okay," Kelsey confermò. Prima di aprire la porta di casa prese un respiro profondo. Contò fino a dieci nella sua testa, l'aria fredda immediatamente inghiottì tutto il corpo causando la pelle d'oca a salire su ogni centimetro della sua pelle.
Mantenendo il telefono al suo orecchio, Kelsey uscì con una lunga t-shirt, pantaloni e pantofole.
Camminando lungo il sentiero per il vialetto, si fermò vedendo Justin.
Justin fissò l'amore della sua vita, i suoi occhi quasi supplicandola di perdonarlo.
"Va bene," Kelsey gridò attraverso la pioggia battente, i capelli arruffati giù contro il lato del suo viso, "mi hai visto, ed ora va! Non c'è niente che devi dirmi.”
"Non farmi questo," la sua voce vacillò come se lei potesse sentirlo perfettamente da dove si trovava, nonostante la distanza tra di loro. Vedendola per la prima volta dalla la scorsa notte, si sentiva come se qualcuno lo avesse colpito allo stomaco ripetutamente.
"Non sono venuta qui per tornare indietro Justin."
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