capitolo 34
- capitolo 34.
NO ONE POINT OF VIEW
Il cuore di Pattie mancò di un battito come se il nome dell'imprevisto avesse lasciato la bocca di Justin.
“Kelsey?” chiese sconcertata, insicura se aveva sentito bene; alzò gli occhi per guardare il figlio, confusa. Era seduta il più lontano possibile con Justin che sovrastava il suo fare protettivo, Pattie prese il suo viso tra le mani.
“Cos'hai da dire di Kelsey, Justin?”
Un silenzio inquietante cadde mentre Justin fissava frenetico verso la direzione in cui si sentì la bomba esplodere. Tutto intorno a lui era congelato e le uniche cose che poteva sentire erano le lontane urla d'aiuto, un colpo al petto, come se i ricordi familiari lo avessero travolto, facendo mente locale in cui una volta nella sua vita aveva già vissuto la stessa identica situazione.
“Tesoro, cos'è successo a Kelsey?” costringendolo a guardarla negli occhi, Pattie senza fiato trovò il buio nei suoi occhi.
“La stanno guardando.” sussurrò, il dolore inciso in ogni sillaba pronunciata. “Loro-tu.. lui mi ha fatto scegliere. Mi ha detto che avevo una scelta, tu o Kelsey. |--| ho scelto te.” Scuotendo la testa, Justin distolse lo sguardo osservando il cielo, ora sporco di fumo, soffocando il terrore dall'interno verso l'esterno. “Non potevo lasciarti morire a causa mia..”
Ripensando a quando Cole ha fatto visita a Pattie, cominciò a calciare ricordandosi la conversazione che avevano avuto. Distaccandosi le labbra, si lasciò sfuggire un respiro tremante.
“Lui-lui mi ha detto qualcosa sulla tua scelta, lui me l'ha detto, ma io-io non sapevo di cosa stesse parlando.” Pattie scosse la testa, cercando di dare un senso alla situazione. “Per tutto questo tempo ha avuto in ostaggio me e Kelsey?”
“Lui voleva che io scegliessi tra le due donne della mia vita che non potevo sopportare di perdere.” disse Justin senza fiato. “Aveva entrambe in luoghi diversi, ma avevo solo sei minuti. I-io non potevo lasciarti soffrire in una vita che ho scelto per me stesso. Non mi sarei mai perdonati se avessi perso anche te.” Justin deglutì mentre si schiuse le labbra. “Ho detto a Bruce di raggiungerla... gli ho detto che doveva salvarla. Quell'esplosione.. in cui lei era lì, lei è lì, lei è-” Faticando a stare in piedi, Justin quasi inciampò sui suoi piedi. “Dobbiamo andare.” Si precipitò fuori prendendo sua mamma per mano. “Dobbiamo esseri sicuri che stia bene.” Correndo verso la macchina, Justin aiutò sua mamma a sedersi nel lato passeggeri per poi sedersi dalla parte del guidatore. Con mani tremanti, uscì dal vialetto, passando sulle innumerevoli strade, la sua mente in una foschia. Sporgendosi, Pattie gli afferrò la mano, dandogli una stretta rassicurante. “Starà bene.” Lo confortò, facendo scorrere il suo pollice sulla sua pelle.
Chiudendo gli occhi per un istante, Justin si portò la mano alla bocca, dandogli un dolce bacio. “Mi dispiace.” sussurrò dolorosamente, guardò avanti vergognoso, rifiutandosi di guardarla negli occhi, il senso di colpa lo stava divorando dentro.
“Non hai niente per cui dispiacerti.” Pattie si ritrovò annegando nei dolori che il figlio teneva dentro di lui. Non riusciva a capire cosa fosse successo stasera e non importa quanto duramente ha cercato di dimenticare, lei non poteva, ma sarebbe stata dannata se avesse lasciato Justin prendersi la colpa.
Portando la vettura verso il lato della strada, il cuore di Justin quasi balzò fuori dal suo petto vedendo la quantità di danni. Il magazzino in cui Kelsey aveva risieduto era in fiamme, non c'era più nulla, tutto l'edificio era sul pavimento. Un nastro era avvolto tutto intorno al perimetro, permettendo a chiunque di entrare.
La zona era affollata di poliziotti e pompieri, tutti concentrati in una profonda conversazione su quello che era successo.
In fretta uscì dall'auto con Pattie dietro, Justin corse verso la scena. La sue mente pensava a dove potesse essere Kelsey.
“Kelsey!” gridò, agitandosi la mano davanti a sé per spostare il fumo che intasava la sua vista, correndo verso le porte crollate, che una volta portavano all'interno del magazzino.
“Kelsey!” Justin urlò, coprendosi la bocca con la curva del suo braccio in modo di impedirgli di respirare il fumo tossico, calciando e tirando i resti del palazzo, disperato entrò e cercò la sua fidanzata; pregando Dio di non averla persa.
“Ti prego, non di nuovo.” pregò disperato.
“Ay!” un ufficiale che non riconobbe Justin lo trattenne, fermandolo dal correre sulle macerie. “Questa è una zona chiusa e è pericoloso per tutti stare qua adesso.”
“Levati dal cazzo!” Justin lo spinse via da lui, cominciò calciare per la sua strada quando altri due si diressero verso di lui, cercando di tenerlo lontano dal palazzo in fiamme. “Non posso lasciare che tu vada là, signore. Si calmi!” uno di loro prese Justin mentre l'altro urlava istruzioni, facendo arrabbiare Justin ancora di più.
“Stai sprecando tempo! Può essere morta in questo momento!” Justin urlò in rappresaglia, il viso rosso di rabbia.
“Justin..” disse Pattie sommessa, temendo per la vita di suo figlio, mentre lo guardava cambattere contro niente e tutti quelli che gli venivano vicino. “Ascolta loro. Queste persone sanno cosa stanno facendo-”
“Loro non sanno un cazzo!” ringhiò con rabbia Justin, usando tutta la sua forza per spingerli entrambi lontano. “Se sapessero, avrebbero salvato Jazzy quella notte! Avrebbero fatto qualcosa per riportacela di nuovo da noi! Se sapessero cosa stanno facendo non sarebbero qui ora, sarebbero all'interno di questo cazzo di edificio a riscattare la mia cazzo di fidanzata!” la voce di Justin fece eco, il suo petto ansante si muoveva veloce, tutti si voltarono per vedere cosa fosse successo.
“Signore, stiamo facendo il possibile per garantire la sicurezza di tutti in questo edificio. Ho bisogno che si calmi e che ci lasci fare il nostro lavoro.” l'ufficiale parlò lentamente come se stesse parlando con un bambino, facendo incazzare Justin più di quanto non lo fosse già.
“Potrebbe essere morti e tu mi chiedi di calmarmi?” Justin sottolineò incredulo.
“Justin,” Pattie si sforzò abbastanza per catturare l'attenzione del figlio.
“Cosa?” sputò, rivolgendosi a lei con la rabbia negli occhi, tuttavia non fece sconcertare Pattie che fece un gesto con la testa accennando la sua sinistra.
Aggrottando le sopracciglia, Justin seguì la direzione che indicò, spalancando la bocca quando incontrò gli occhi di Kelsey fissando senza vita verso di lui, le labbra screpolate premute insieme in una linea ferma, il mento tremava, Bruce accanto a lei le accarezzò il braccio su e giù in maniera confortante.
JUSTIN'S POINT OF VIEW:
Senza dire una parola, rimasi a fissare Kelsey per quel che mi sembravano anni, non dicemmo e facemmo niente, si teneva stretta alla coperta di lana che le trasmetteva calore che le serviva.
Un atto di fede mi colpì nel rendermi conto che era viva, ma questo non ha impedito il mio corpo a rimanere interamente paralizzato.
Leccandomi le labbra, feci un esitante passo in avanti, incerto su cosa dire o fare. “Stai bene?” dissi distratto, mentre mentalmente mi rimproverai per la domanda ridicola, sapendo che non c'era modo che stesse bene, dopo una notte di inferno come quella.
Dischiuse le labbra, scuotendo la testa, si portò le ciocche di capelli dietro l'orecchio, Kelsey si guardò le dita, il suo corpo tremava.
“Vuoi sapere se sto bene?” sussurrò più a se stessa che a me.
Mi misi le mani in tasca, mi morsi l'interno della guancia, mentre la mia mascella si apriva e chiudeva ripetutamente. “Guardami.” dissi dolcemente. Kelsey strinse gli occhi, come se provasse dolore, scuotendo la testa. “No.”
Il mio stomaco si contorse dolorosamente. “Kelsey.. guardami,” la pregai.
Kelsey si morse il labbro inferiore, tappandosi le orecchie con le mani.
Mi costrinsi ad avvicinarmi a lei, premetti il palmo della mano sulla sua guancia. “Hey.” sussurrai dolcemente, “Sono solo io.”
Un gemito uscì dalle labbra tremanti, la paura che irradiava il suo corpo mi fece venire i brividi alla schiena.
Notando cosa stava succedendo, Bruce mi guardò, lanciandomi uno sguardo d'intesa, accarezzando la schiena di Kelsey. “Kelsey, sono Bruce. Stai bene; è solo Justin. Sei salva ora; nessuno ti farà del male.”
Ascoltando le sue parole, si rilasso lentamente nella mia mano. Afferrò la mia mano, feci un respiro di sollievo, aprì gli occhi e mi guardò. “Justin..” Tentò dire il mio nome come fosse un'allucinazione.
“Va tutto bene.” dissi delicatamente. Spostai i suoi capelli che coprivano il volto appoggiando la mia fronte con la sua, “Sono qui ora.”
Senza fiato, balzò tra le mie braccia, avvolse le braccia intorno al mio collo singhiozzando.
Tenendola stretta, chiusi gli occhi in agonia, assaporando la sensazione del suo corpo così vicino al mio, temendo che se avessi mollato la stretta, sarebbe scomparsa.
“Sono qui piccola, sono qui..” feci scorrere le mie dita nei suoi cappelli, baciandole le tempie e sentendo che il terrore si stava logorando.
Bruce di trovava a lato, dandoci la nostra privacy mentre parlava con un infermiere che era venuto presumibilmente per fare dei controlli a loro.
Tirandosi indietro, Kelsey si asciugò il viso con le mani, “Justin-” i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa. “Pattie..?” Stava ansimando, le lacrime ricaddero rigandole il viso. “Oh mio Dio, non anche tu.” si coprì la bocca con la mano, scuotendo la testa incredula. Trovando i miei occhi, guardai altrove, riuscivo a vedere la tristezza che turbinava dentro di loro e rifiutai di incontrare la sua delusione. Senti i suoi cappelli mentre mi oltrepassava per andare da mia mamma, le guardai che si abbracciavano.
Guardai Bruce mentre si avvicinava. “Che è successo?”
“Ce l'abbiamo fatta all'ultimo secondo.” mi informò Bruce, aveva la faccia piena di cenere, come Kelsey. “Si era rinchiusa in una cazzo di scatola, sarebbe stato quasi impossibile tirarla fuori se non fosse stato per la mia pistola.” Bruce scosse la testa, gli occhi asciutti di emozioni, “Sapevo che non avevamo abbastanza tempo per uscire così siamo andati in cantina e poi l'ho portata fuori dalla parte posteriore dopo che la bomba esplose.” strofinandomi il viso, guardai il cielo.
“L'hai salvata..” strinsi le spalla, “E' tutto quello che importa.” sussurrai, “Grazie.”
“Lo rifarei se fosse necessario. Ucciderei per quella ragazza, lo dovresti sapere. Non devi ringraziarmi, dimmi solo che faremo vendetta da quel figlio di puttana.” i miei occhi si oscurarono, “Non devi chiedermelo due volte.”
“Bene perché c'è qualcosa che devi sapere...”
La mia testa cominciò a battere come se qualcuno mi stava colpendo con un martello.
“Quando l'ho trovata era incatenata in un letto,” mise le mani avanti, facendosi capire non era sicuro di quello che stava per dire, alzò le spalle, “Non so cosa sia successo..” si interruppe, grattandosi la nuca, “Ma ho visto il suo collo, e qualcuno l'ha segnata, Justin.”
Stringendo i denti, ho combattuto contro la bile che mi salì in gola, all'immagine di qualcuno che la teneva giù. Strinsi i pugni. “Stai cercando di dirmi.. che si sono avvicinati a lei? È per questo che aveva paura di guardarmi?”
“Non so cosa sia successo stasera e posso essermi sbagliato ma l'ultima volta che ho controllato, non le hai fatto dei succhiotti.”
Sussultando, trattenni il respiro, non volendo immaginare qualcuno che non sia io mettere le mani su di lei in quel modo.
“Gesù Cristo,” mormorai con rabbia, portandomi le mani a pugno lungo i fianchi, preparandomi al peggio.
“Ti sto dicendo; se succede qualcosa..” mi avvertì Bruce, “Devi controllarti di fronte a lei. Posso vederlo nei tuoi occhi. Stai annegando e l'unica cosa che sai come fare ora è respingere tutto e tutti quelli che ami e non puoi farlo. Non dopo tutto quello che entrambi avete sopportato.”
Costrinsi me stesso a restare calmo, il vento cominciò a raccogliere la tempesta di erogazione che era nella mia testa e sapevo nel profondo della fossa che fosse solo questione di tempo prima che un uragano frantumi in mille pezzi tutto quello che mi era stato dato.
Espirando profondamente, i miei occhi viaggiarono fugacemente su Kelsey e mia mamma, un'ondata di responsabilità mi inondò dalla testa ai piedi.
“Non importa quello che dico o faccio o come cerco di ottenere la nostra vita di nuovo a come era prima... nulla sarà mia più la stessa cosa.”
“Non dire questo-” iniziò Bruce ma lo interruppi.
“Avevo solo otto minuti e so che sarei dovuto andare dopo da Kelsey ma il pensiero che accadesse qualcosa a mia mamma... non sarei mai stato in grado di vivere con me stesso. Lei è innocente; non voleva entrare nei miei affari, ma è stata trascinata in questo casino per colpa mia.” mi indicai, “Io ho causato tutto questo...” scuotendo la testa, guardai altrove. “non c'era nessuna bomba nel magazzino. Sapeva che sarei andata prima da mia mamma che da Kelsey, lasciandola da sola.”
Bruce sospirò catturando il mio sguardo diffidente. “Tu ami Kelsey Justin, su questo non c'è alcun dubbio, ma alla fine della giornata, tua madre ti ha portato in questo mondo. Se non fosse stato per lei non saresti nemmeno essere qui adesso. Hai fatto la scelta giuta, non importa che cosa il tuo cuore sta dicendo in questo momento.” mi cinse una spalla, avvicinandomi, “Nel profondo, sai che se accadesse di nuovo, faresti le stessa scelta.”
“Non riesco togliermi il pensiero di lei morta,” ammisi, tutto intorno stava diventando sfocato. “Quando ho sentito l'esplosione che non proveniva dal magazzino dietro di me, sapevo che nell'esplosione c'era lei e che c'era la possibilità al cinquanta per cento che lei fosse sopravvissuta.”
“Lei è viva, è tutto quello che ti dovrebbe importare.” Bruce mi mandò uno sguardo d'intesa, nient'altro che fiducia nelle sue parole ma ho potuto dire dal modo in cui ha rifiutato di incontrare i miei occhi che si sentiva troppo. La tortura di ciò che la nostra vita è diventata, ma noi avevamo scelto questa vita. Ma le persone che amavamo stavano soffrendo e in sé era una maledizione.
Leccandomi le labbra, fissai i poliziotti all'esterno dell'edificio che cercavano di capire cosa fosse successo. “Si beh solo un paio di ore fa era sull'orlo della morte.” Mormorai, allontandomi da lui prima che avesse la possibilità di dire qualsiasi altra cosa. “Andiamo.” dissi dietro mia mamma e Kelsey, “Vi porto a casa.”
KELSEY'S POV
Il silenzio stava consumando l'aria mentre tutti noi eravamo seduti goffamente, Bruce e io nei sedili posteriori e Pattie occupava il sedile del passeggero davanti.
Con la coperta ancora avvolta al mio corpo, me la infilai sotto il mento lottando contro la voglia di dire qualcosa, dando qualche occhiata a Justin, sapendo esattamente cosa stava succedendo nella sua testa. La pelle sulle nocche era bianca, dalla quantità di forza che metteva sul volante. Stava pensando troppo e nel suo caso significava dare la colpa e c'era solo una persona che incolpava dell'accaduto... se stesso.
Aprii la bocca per dire qualcosa, non uscì niente.
Ero così debole e stanca, il mio corpo stava combattendo contro il desiderio di non pensare più a niente. Il punto dolente sul mio collo bruciava la mia carne in promemoria.
“Stai bene?” sussurrò leggermente Bruce.
Annuendo mi tirai la coperta su, coprendomi di nuovo. “Sì,” mormorai, “Sto bene...” guardando dal finestrino sentii il mio stomaco rivoltarsi all'area famigliare. Ci stavamo avvicinando a casa e con ogni sfocatura degli alberi che abbiamo passato, il mio stomaco gorgogliava con l'incertezza.
Scavando le unghie nel sedile in pelle della vettura, mi morsi il labbro sapendo che Justin stava per lasciare Bruce e me fuori prima di partire e portare Pattie casa e qualcosa che mi ha fece sentire nausea dentro. La gola mi bruciava per mancanza di idratazione, deglutii cercando di idratarmi abbastanza per essere in grado di parlare.
“Justin-” sedevo lì con la bocca spalancata, le mie parole non dette persistenti nell'aria. semplicemente schiarii la voce, scuotendo la testa.
“Cosa?”
“Niente,” mormorai togliendo i capelli che caddero sul mio viso, “Io- non importa.”
“Kelsey...” iniziò Justin, riuscivo a vedere i suoi occhi di avvertimento dallo specchietto retrovisore; la sua pazienza era poca in quel momento.
Presi un respiro profondo, guardandomi le mani, “Ci-ci stai portando a casa?” feci cenno indicando Bruce e me.
“Sì.” rispose seccamente.
“Justin, non credo che dovresti-”
“No, Kelsey,” tagliò corto Justin, sapendo esattamente cosa intendessi dire, “Devo fare questo da solo, okay? Sarà a casa tra pochi minuti, non ci metterò molto, promesso. Solo... no.” ringhiò umilmente sotto il suo respiro pesante, la mascella tirata in segno di disapprovazione.
Premendo le labbra assieme, sentivo le lacrime agli occhi sapendo esattamente quando avrebbe affrontato Jeremy e Jaxon.
Vidi Justin uscire dall'auto per lasciarci a casa. Lentamente ma decisa, aprii la portiera, le mie mani tremavano. Fermandomi per un istante, guardai il prato davanti a me.
“Solo... fai attenzione.”
Saltai leggermente al tocco di una sulla mia schiena, mi voltai per vedere Bruce fissandomi con simpatia, “Andiamo,” fece un gesto verso casa.
Annuendo, camminai su per le scale, spingendo la maniglia che portava all'interno della casa, una strana sensazione percosse tutta la mia schiena non appena misi piede dentro, una volta pensavo fosse sicuro.
Immediatamente un rantolo emesso da qualcuno nelle vicinanze, alzai gli occhi.
Notai Carly frettolosamente in piedi dal divano mentre correva verso di me, due secondi piangevamo l'una nelle braccia dell'altra. “Oh mio Dio, stai bene!”
“Mi dispiace tanto,” disse Carly scuotendo la testa e stringendomi. “Avrei dovuto ascoltarti. È tutta colpa mia-”
“No, non è di nessuno la colpa,” scossi la testa, tirando su col naso.
“Sono malati in testa. Tutti loro, questo non ha nulla a che fare con te o con me.” la rassicurai, rifiutando che qualcuno si prendesse la colpa dell'accaduto. “Non potevi saperlo.. nessuno poteva.”
“Ma se ti avessi ascoltato riguardo Connie-”
“Questo è stato provocatorio Carly e tu lo sai.” la interruppi, “E' stato solo un trucco, per prenderci entrambe.” la stavo tenendo per le spalle, “So perché ti sei fidata di lei e non posso biasimarti perché avevo messo fiducia in una persona.”
FLASHBACK
“Spencer!” piansi per la sorpresa, felice di vederlo, sapendo che mi avrebbe protetta. “Mi devi aiutare a uscire da qua.”
rimasi sorpresa dal grigiore dei suoi occhi. “E perché dovrei farlo?” chiese intotito.
“Non è questo il motivo per cui sei qui..?” Domandai, mentre i miei occhi passarono tra lui e Cole iniziando a realizzare.
"Sono qui per un sacco di cose, ma salvare te non è uno di queste". Spencer alzò le spalle mentre prendeva fumo da Cole.
Leccai le mie labbra, deglutii duramente, per paura di quella che sarebbe stata la sua risposta: "Tu-tu lo conosci..?"
"Se mi conosce?" Cole derise, sfogliando le ceneri in aria mentre egli soffiò fuori il fumo. "Lavora per noi."
Chiudendo gli occhi, scossi la testa, non riuscivo a credere alle mie orecchie. "N-no... no, questo è impossibile. Spencer lavora per Justin. Lui, lui è la mia.."
“Che cosa?" Cole ridacchiò, "cane da guardia?"
Pressando le labbra, sentii le mie guance riscaldarsi all' imbarazzo della situazione. "Questo deve essere uno scherzo...tu non puoi.. -no. Questo non sta accadendo proprio ora. Spencer, tirami fuori di qui!"
"No." Rispose monotonamente. "Ora chiudi quella cazzo di stupida troia." Ringhiò, la sua espressione di pietra mentre mi fissava senza vita .
"Spencer..." Mi sentivo leggera, mentre lentamente venivo a conoscenza con quello che stava accadendo.
"Questo non è toccante?" Cole finse entusiasmo mentre metteva una mano al petto. “Deve far schifo sapere che qualcuno che ha la tua fiducia in realtà si rivela qualcun altro."
"Perché stai facendo questo? Tu... tu, " Scossi la testa, " tutto questo tempo, è stata solamente una recita?"
"Ma che diavolo altro pensavi che fosse? Che a me in realtà interessava di te o del tuo cazzo di fidanzato? "Sputò con un'espressione di disgusto. "E 'stato tutto parte del piano per ottenere che ti fidassi di me e ha funzionato. Sei caduta in esso."
FINE FLASHBACK
Sussultai al quanto fossi stata ingenua, tornai alla realtà, sentendomi le guance umide. Guardai negli occhi la mia migliore amica, potevo vedere che sapeva esattamente a cosa stavo pensando e per una volta, nemmeno Justin, sapeva come mi sentivo.
Mi strinse in un altro abbraccio, affondando la testa sulla mia spalla.
“Ti voglio bene.” sussurrò.
“Ti voglio bene anche io.”
JUSTIN'S POINT OF VIEW
Mia mamma aveva appena terminato la chiamata con mio papà e riuscivo a vedere dalla sua faccia che non sarebbe stato bello. Cercò di far sembrare che tutto andasse per il meglio, sorridendomi e stringendomi la mano ma nulla che avesse fatto mi avrebbe tolto la sensazione che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei vista.
Svoltando per la sua strada, strinsi le dita attorno al volante, in una stretta che non avevo mai avuto prima, temendo il momento in cui avrei avuto faccia a faccia mio padre dopo l'accaduto.
la familiarità della situazione era quasi troppo da sopportare, la bile mi salì in gola, lo stomaco si stava comprimendo in un grosso nodo mentre mi avvicinavo alla casa.
Trattenni il respiro, vedendo la sagoma di mio padre.
Spegnendo il motore, non mi preoccupai di direi niente a mia mamma mentre mi prese la mano stringendola un'ultima volta; mi diede un bacio sulla guancia prima di uscire.
Mio padre la strinse immediatamente in un abbraccio.
Uscendo dall'auto, rimasi a lato, guardando Jaxon correre verso nostra madre, combattendo con le lacrime intenzionate ad uscire.
“Tu,” mi costrinsi a guardare i suoi freddi, neri occhi che mostravano nient'altro che odio nei miei confronti. “Tu hai fatto questo.” disse arrabbiato avvicinandosi a me, “Tu.. animale!”
“Jeremy..” cominciò mia mamma ma si fermò quando lui mise le mani in alto, facendola tacere immediatamente.
“Non osare a difenderlo Patricia!” sibilò arrabbiato. “Non osare farlo per quel ragazzo!” mi indicò, Jaxon assistendo a tutti abbracciando ancora la mamma.
“Quel ragazzo,” sottolineò lei con incredulità, “E' tuo figlio, e se non fosse stato per lui, potevo essere morta in questo momento!” Cercò di ragionare, ma nulla di quello che avrebbe detto gli avrebbe fatto cambiare idea.
“Avresti potuto morire!” urlò, il suo volto rosso per la furia. “Dannazione, non saresti stata in quel pericolo se non fosse stato per lui!”
“Non hai idea di quello che ha passato stasera, Jeremy! Non osare a puntare il dito perché sai che nessuno è perfetto!” sputò lei.
“Ti sei sentita? Sei stata rapita a causa sua! Quelle persone potrebbe potrebbero portarti via da noi stanotte!” ruggì, “Lui probabilmente verserà una lacrima o due per la sua giornata mentre tutti noi abbiamo sofferto per le sue azioni! Ho perso mia figlia e sono sicuro che non voglio perdere anche mia moglie!” il suo petto si sollevava e abbassava dal risentimento, “Non starò qui e lasciarlo andare quando pensa che tutto vada bene!”
“Niente di tutto questo va bene!” sbottai, “Pensi che non lo sappia?” esasperato, mi indicai. “Non credi che io sappia che questa è tutta colpa mia?” urlai, “Niente di tutto questo andrà mai bene.”
“No,” Jaxon sputò verso di me, puntando il dito nella mia direzione, irradiava odio nei miei confronti, “Non devi dire questo,” scosse la testa, “Non dopo quello che è successo.” il suo mento tremava dalla rabbia che provava, “Ho provato con te... ho provato a dimenticare l'incidente del passato e andare avanti perché tu eri mio fratello e avevo bisogno di te nella mia vita...”
“Jax-”
“Mamma è quasi morta a causa tua!” urlò, portando mamma dietro mio padre mentre mi afferrava dalle spalle. “Quante persone devono morire ancora prima che tu realizzi cosa cazzo stai facendo?” Mi scosse duramente, il suo volto a pochi centimetri dal mio. “Huh?”
Serrando la mascella, guardai altrove, sentendo la frustrazione nascere dentro di me.
“No,” Jaxon afferrò il viso, costringendolo a guardarlo. “Tu non resterai qua a ignorarmi! So che nel profondo mio fratello è ancora lì...” si spense, la sua presa su di me si stava allentando, “Da qualche parte, il ragazzo che mi ha insegnato ad andare in bicicletta e giocare a basket... devi solo tirarlo fuori e seppellire il mostro che sei diventato dentro.”
“Lasciami cazzo,” mormorai, allontanando le sue mani da me mettendomi le mani in tasca, tirando fuori una sigaretta e un accendino.
Jaxon mi fissò incredulo, “Che cosa ne hai fatto di mio fratello?”
“Lo stai guardando.”
“No,” scosse la testa, facendo un passo indietro. “Sto guardando un estraneo... questo,” disse facendo un gesto con la mano, “Non è mio fratello perché mio fratello non starebbe qui a guardare inalterato. Mio fratello sentirebbe qualcosa, lui lotterebbe per noi!”
“Cosa vuoi che dica?” mi scrollai, guardandolo e facendo fuoriuscire un perfetto anello di fumo. “Hm? Vuoi che mi metta in ginocchio e implorare che mi perdoniate?” derisi, “Entrambi sappiano che funzionerebbe. Niente farà in modo che tu cambi idea di me e va bene.”
“Quello che voglio è che tu ti prenda la responsabilità delle tue azioni! Voglio che tu abbia rimorso, voglio di dirti una cosa, tu non sei del tutto morto per me.”
“Non perdere neanche tempo figliolo,” disse mio padre dietro di lui. “Tuo fratello è morto per noi quando ha lasciato questa famiglia cinque anni fa.” sollevando le braccia, mi tirò un pugno, facendo spostare il mio viso a destra.
“Jeremy!” mia madre urlò scioccata.
Sputando sangue a lato, mi allungai chiudendo le dita in un pugno gettandolo di ricambio a mio padre, che lo fece volare a terra.
Prima di accorgermene, finimmo entrambi sul pavimento, i pugni che volavano in ogni direzione, fino a quando non arrivò Jaxon a separarci.
“Bastardo!” urlò mio padre, “Sei un pezzo di merda! Con quale coraggio hai alzato le mani su di me! Tu sei quello che ha rovinato questa famiglia, non io! È a causa tua che ogni giorno soffriamo per tentare di riportare la nostra vita indietro a com'era prima!” urlò, sputando ogni parola che diceva.
“Non ho chiesto questo!” spinsi Jaxon lontano da me, raddrizzando la camicia.
“Non sapevo che sarebbe successo, pensavo che lei fosse al sicuro!” feci cenno verso di lei, “Se l'avessi saputo, avrei fatto di tutto per assicurarmi che lei fosse al sicuro fuori dai guai!”
“Nessuno accanto a te è mai al sicuro!” abbaiò mio padre, “Prima tua sorella, adesso tua madre, chi sarà il prossimo? Ho già perso due bambini nella mia vita, non voglio perdere la mia intera famiglia.”
Facendo un passo verso di me in modo tale che fossimo faccia a faccia, abbassò lo sguardo su di me come se fossi sporcizia sulla sua scarpa.
“Sei un mostro, un assassino a sangue freddo che distrugge tutto ciò che tocca.” Sibilò velenosamente. “Non metterti mai più in contatto con noi, mi hai capito?”
“Non devi preoccuparti di questo perché non sentirai parlare di me mai più.” mi avviai verso la macchina.
“No!” Mia madre gridò a voce alta, colpendo mio padre nel petto, corse verso di me, stringendo il mio braccio e tirandomi indietro. “Non ti azzardare,” avvertì, “Non ti azzardare ad andartene da me! Non ho intenzione di lasciarti andare da questa famiglia.”
“Quale famiglia?” ridacchiai senza umorismo, “Quella che distrutto?” allontanandomi, rifiutai di incontrare il suo sguardo frenetico, cominciai ad andarmene di nuovo.
“No!” Non è mai troppo tardi Justin, loro sono sconvolti e arrabbiati. Tutto quello che hanno bisogno è un po' di tempo per ricongiungere i pensieri.” Gridò, afferrando la base del mio collo con una mano mentre con l'altra girava il mio viso. “Per favore, non farmi questo, ho bisogno di te,” gemette, “Tu sei mio figlio... ti ho dato alla luce, ti ho dato da mangiare, ti ho nutrito, ho fatto tutto il possibile per assicurarmi che tu sia cresciuto bene per avere la migliore vita possibile. Non mi merito questo!”
“No.” afferrai le sua mani. “Ciò di cui non hai bisogno è di mandare tutto all'aria per un figlio. Ho accettato il fatto di avere sempre un bersaglio sulla schiena, ma sono stufo e stanco che voi viviate ogni giorno nella paura di essere sparati tal volta che uscite di casa.” Premendo le labbra sulla sua fronte, assaporai la sensazione delle mie labbra contro la sua pelle. “Voglio che tu ti dimentichi di me.”
“No,” scosse la testa, stringendo in un pugno la mia maglia. “Per favore, Justin...”
“Mi dispiace di tutto...” mormorai, “Ti voglio bene.” Mi allontanai lasciandola lì da sola in piedi, l'ultima cosa che sentii furono i suoi singhiozzi prima di sbattere la portiera e andarmene, i loro volti ormai un semplice ricordo nella mia mente.
KELSEY'S POINT OF VIEW
Facendo un passo cauto in cucina, mi sentii tutti gli occhi puntati e mi resi conto che qualcuno aveva ripulito il disordine lasciato alle spalle.
“Stai cercando qualcosa?” Marco chiese da dietro con le mani in tasca, gli occhi a guardare con diffidenza ogni mio movimento.
“Volevo solo un po' d'acqua,” la mia voce era graffiante.
Annuendo, tenne gli occhi puntati su di me mentre camminavo verso l'armadio, aprendolo e afferrando un bicchiere prima di metterlo sul banco e avviarmi verso il frigorifero.
Tirando fuori una bottiglia d'acqua, ritornai verso il mio bicchieri appoggiato al tavolo, una dolorosa sensazione si formò nel petto mentre fissavo esso.
“Kelsey...”
Girai la testa, cercai di intravedere Marco avvicinarsi a me. “Hm?”
“Vuoi che te la versa?” indicò la bottiglia nelle mie mani.
Scossi la testa, facendo un piccolo sorriso. “No, è tutto a posto.”
“Sei sicura perché le tue mani stanno tremando...” sottolineò a disagio, la preoccupazione traboccava dai suoi occhi; aggrottai le sopracciglia.
Guardai in basso, fu allora che mi accorsi che aveva ragione. Accigliata, chiusi le mie dita in un pugno, nel tentativo di calmare i miei nervi, ma nulla sembrava funzionare.
Chiudendo gli occhi, cercai disperatamente qualcosa per farmi dimenticare, ma tutto quello che vedevo era il suo volto dinanzi a me. “Mi ha ingannata facendomi venire qua...” cominciai distrattamente.
“Chi?”
“Spencer.”
Marco si grattò la nuca, mordendosi il labbro inferiore nervosamente. “Penso che dovresti aspettare Justin prima di dire qualsiasi cosa.”
“Mi ha fatto credere che fosse tutto un incidente...” scossi la testa. “Ma l'ha fatto di proposito...”
INIZIO FLASHBACK
“Hey,” Spencer mi diede un colpetto con il gomito, “Vado a bere. Vuoi qualcosa? Acqua, forse? Hai un aspetto orribile.”
“Wow, grazie.” mormorai sarcastica roteando gli occhi. “Ma sto bene.”
Spencer si strinse nelle spalle. “Accomodati.” uscì dal salotto, entrando in cucina.
Pochi secondi dopo, sentii qualcosa rompersi, saltai dalla paura al pensiero di cosa poteva essere capitato. “Specer?” squittii, in attesa di verifica.
“Sì! Sono solo io.”
Rilassandomi, mi avviai in cucina per poi vedere pezzi di vetri su tutto il pavimento.
“Che diavolo è successo?”
“Mi è caduto un bicchiere,” Spencer ringhiò con rabbia a se stesso afferrando un paio di pezzi in mano, “Merda,” sputò, lasciando cadere il pezzo vetro per terra mentre si posizionava un dito in bocca.
“Ti sei tagliato?” dissi ridendo. Mi diede un'occhiataccia. Misi le mani in avanti in segno di difesa.
“Scusa,” soffocai il sorriso sul mio volto. “E' tutto a posto, abbiamo una scopa qui da qualche parte.” controllando tutti gli armadi, riuscii finalmente a trovarla. “Trovata!” La tenni in aria in modo tale che Spencer la vedesse prima di accovacciarsi a raccogliere i pezzi.
“Non ce n'è bisogno. È un mio pasticcio da pulire.” borbottò.
Mossi la mano con noncuranza, “Non essere ridicolo, non è un problema.” Facendo in modo di non dimenticarmi di nessun pezzo di vetro sul pavimento, mi alzai, avviandomi verso il cestino per buttare i vetri, quando sentii qualcuno colpirmi alla testa.
FINE FLASHBACK
“Mi ha fatto credere che era una brava persona...” guardai in basso verso il mio bicchiere, il mio cuore martellava dentro la cassa toracica. “Credevo in lui... mi fidavo di lui... mi portava a scuola, rimanevo ore con lui e poteva facilmente uccidermi quindi perché non l'ha fatto da solo? Perché ha dovuto aspettare fino a quando ero da sola a colpirmi in testa? Perché Lyndon ha dovuto tenermi rinchiusa in quella scatola del cazzo?” Gridai, sentendo le frustrazioni accumularsi dentro di me. “Perché Cole mi ha toccata? Perché?”
“Kelsey...” iniziò Calry, facendo qualche passo in avanti ma non le prestai attenzione.
“Tu lo sai il motivo?” Guardai Marco, il quale mi stava fissando con gli occhi spalancati, piegò la testa di lato. “Sapete perché queste genere di cose succedono sempre a me?”
“Kelsey...” Bruce sussurrò sconvolto nel vedermi agire in quel modo, ma non mi importava.
“Tu lo sai?” sussurrai, “Perché io lo so...” Presi il bicchiere in mano. “Perché è tutto una cazzata.” Gettando il bicchiere per terra, lo guardai frantumarsi in mille pezzi, sentendo che un pezzo di me, si stava rompendo con essi. “Tutto,” Mi voltai per prendere un altro bicchiere e buttandolo a terra, “è,” ne ruppi un altro, “Rotto!”, e un altro.
“Fermati!” supplicò Carly afferrandomi, ma io mi scansai, prendendo un piatto dalla pila e guardandolo volare nella stanza.
“Kelsey..” sentii la voce di Justin dalla porta mentre correva verso di me, vedendomi distruggere un altro piatto. “Kelsey!”
“No, allontanati da me!” Gridai mentre mi stringeva da dietro, impedendomi di continuare.
“Voglio solo che tutto questo finisca...” Piansi, non mi reggevo più con le ginocchia, caddi. Justin scese a terra con me. “Voglio solo che che il dolore dentro vada via, voglio farlo andare via...” piansi, “Ti prego.”
“Shh,” Justin mi calmò accarezzandomi i capelli, “Va bene..”
“No,” gemetti scuotendo la testa, “Non va bene. Non andrà mai bene...” sussurrai, “Mi odierai... non vorrai mai più toccarmi...”
“Piccola, smettila,” Justin mormorò nel mio orecchio, “Ti amo, okay? Non potrei mai odiarti.”
“Questa è una bugia,” piangendo, chiusi gli occhi al ricordo di Cole, “Stai mentendo.”
“Respira per me...” sussurrò Justin mentre cullava la mia testa contro il suo e mi lisciava i capelli.
Il mio labbro inferiore tremò. “Mi dispiace.. Mi-mi dispiace così tanto.” scossi ripetutamente la testa.
“Guardami piccola, guardami,” sibilò, la sua mano mi afferrò per il mento costringendomi a guardarlo. “Non ti azzardare a pensare di perdermi,” supplicò, i suoi occhi cercavano miei, “Non farti questo.”
Tirando su col naso, annuii lentamente, spostando il mio corpo verso di lui e avvolgendo le mie braccia intorno al suo collo. “Mi dispiace.”
“Basta dirlo,” mormorò stringendomi, “Non hai niente di cui scusarti, andiamo,” Si alzò prendendomi tra le sue braccia e uscendo dalla cucina, “Ti do una ripulita.”
Camminando verso la nostra camera e in bagno, Justin attentamente mi fece sedere in cima al bancone, con le mani su entrambi i lati da me. “Vuoi fare il bagno?” Mormorò dolcemente, gli occhi distanti, stava cercando di non guardare il segno sul mio collo.
Feci cenno timidamente con il capo. Justin aprì il getto d'acqua assicurandosi che fosse a temperatura perfetta; mi guardò. “Vuoi che ti aiuti?”
Annuendo di nuovo, guardai Justin mentre faceva scivolare le mani sulle mie cosce e fino alla mia vita, cominciò a sbottonarmi la camicia, la sua mascella era dura mentre mi faceva scivolare la camicia dalle spalle, scartandola di lato.
Sbottonando i miei jeans, Justin mi afferrò per la vita, mi tenne su mentre cercai di toglierli facendo scorrere i jeans sulle mie gambe caddero a terra mentre Justin mi portava in bagno.
Rilassandomi nell'acqua calda, guardai a Justin mentre si appoggiava allo schienale. Con l'indice, Justin fece dalls mia guancia sinistra fino al collo, qualcosa brillava nei suoi occhi prima di darmi un bacio sulla fronte e senza neanche una sola parola detta, Justin si trovava in piedi fuori dal bagno.
JUSTIN'S POINT OF VIEW
Mettendomi a terra con la testa tra le mani, cercai di calmarmi, ma nulla riusciva a togliermi dalla testa l'immagine del suo collo. Il nero e blu spiccava come un pollice dolente facendomi pensare a cosa quel bastardo le aveva fatto.
L'immagine delle sue mani teneva mentre lei cercava di divincolarsi, combattendo ogni sua mossa corse agitata nella mia testa come un album fotografico.
Improvvisamente la porta del bagno si aprì, Kelsey timidamente mise la testa fuori sorridendo un poco, camminò in avanti, chiudendo la porta dietro di sé.
“Come ti senti?”
“Scossa.” Kelsey sussurrò onestamente rifiutandosi di incontrare i miei occhi.
“Ti serve aiuto?”
Scuotendo la testa, con i capelli raccolti in uno chignon e un asciugamano avvolto intorno al suo corpo, Kelsey andò a piedi nudi sul pavimento, prendendo il suo tempo si avviò verso il letto, tirando la coperta prima di entrare lentamente mentre mi precipitai dietro di lei per aiutarla ad infilarsi la coperta fino al mento, sentii che si irrigidì al tocco della mia pelle.
“Qui,” Afferrando un bicchiere d'acqua, glielo tenni tra le sue labbra, bevi un po'.”
La guardai mentre beveva un paio di sorsi, posai il bicchiere sul comò accanto al letto.
Una coltre di silenzio scese tra di noi mentre ci guardavamo l'un l'altro. parole non dette erano persistenti nell'aria.
Deglutendo, mi leccai le labbra. “Dovresti dormire un po'.”
“Non posso andare a dormire...” mi osservava nervosa, “Fino a che non mi dici che cosa ti passa per la mente.”
“Tu.”
Rimboccandole la coperta sotto le braccia, Kelsey iniziò a giocare con le sue dita, “Sei pazzo?” sussurrò.
“Per cosa?”
Si strinse nelle spalle. “Il casino che ho fatto al piano di sotto...”
“Può sempre essere ripulito, non ti preoccupare.”
Kelsey si morse il labbro, annuendo a se stessa.
“Ti consiglio di andare a dormire, è stata una lunga giornata.” dissi andando verso la porta.
“Dove stai andando?”
“Io, ugh, vado al piano di sotto.”
Torcendo le labbra, riuscivo a vedere il dolore dietro i suoi occhi. “Hai intenzione di dormire lì?”
“Vuoi che lo faccia?”
Deglutendo difficilmente, aggrottò le sopracciglia, “Voglio che tu sia onesto con me..” si fermò un istante. “Quando mi guardi, pensi a Cole?”
“Così è stato Cole?” Il mio stomaco si agitò, muovendosi in ogni direzione. Strofinai la mia mano sulla faccia in su e in giù, la guardai. “Non voglio pensar a quello che ti ha fatto quel bastardo.”
“So che hai visto i lividi, stai pensando a questo in questo momento.”
“Non importa ciò che sto pensando ora,” strinsi le spalle. “Non è stata colpa tua.”
“Ma non cambia quello che è successo.” sussurrò, “Cole mi ha marcata... e ora non vuoi avere nulla a che fare con me.”
Leccandomi le labbra, presi un respiro profondo prima di camminare di nuovo verso di lei e prendere posto a sedere in un angolo del letto. “Mi conosci,” mi indicai, Kelsey scrutava ogni mio movimento. “Sono geloso e possessivo. Ti amo e so che potrebbe essere sbagliato, ma io penso che tu sia mia. Così quando penso a ciò che quel bastardo ti ha fatto...” chiusi gli occhi prendendo un respiro profondo. “Capisci cosa sto dicendo?” Kelsey annuì lentamente, delle lacrime si stavano formando nei suoi occhi. “Pensi che sia sporca...” sussurrò e immediatamente il mio corpo si congelò.
“No.” scossi la testa. “Non lo penso.”
“Dopo che mi lasciò sola nella stanza, non ho mai smesso di pensare a quello che tu avresti detto o fatto quando l'avresti visto e non pensavo avrebbe cambiato il modo in cui mi guardavi...” sussurrò dolorosamente.
“Non fare questo,” mormorai, “Non voglio che tu ti faccia questo. Non prendere dispetto di Cole, al fine di arrivare a me.” la avvertii, “Ne hai passate come nessun altro, Kelsey. Tu sei più forte di quello. Non hai lasciato quei bastardi arrivare a te senza combattere. Hai detto la verità su di me alla tua famiglia. Questo è quello che vedo quando ti guardo. Una ragazza forte che combatterà per me, per i suoi amici, per lei stessa...” Prendendo la sua mano, scossi la testa per poi guardarla negli occhi. “Non sei sporca piccola.”
Kelsey lasciò che le lacrime cadessero rigandole il viso, il suo corpo tremante, le grida costruite dentro di lei.
“Sei bellissima.” Le accarezzai il viso umido, continuava a piangere. “Hey, ascoltami...” Mi trascinai accanto a lei, avvolgendo un braccio intorno alle sue spalle. “Vieni qui,” nascose il suo viso sul mio collo. “Sei il mio mondo...” Baciandole la spalla, mi appoggiai per intravedere il suo volto fuso con le lacrime. Prendendole il viso tra le mani, spazzai via tutte le lacrime. “Va bene?”
Annuendo, premette il palmo della mano sulla mia guancia, appoggiò la fronte contro la mia mentre lottava contro la voglia di baciarmi. Avvicinai le mie labbra sulle sue, senza dire una parola, neanche chiedendo se potessi, lei affondò le dita nelle mie guance. Mi tirò ancora più vicino. Premendo le labbra sulle sue, la scintilla familiare si accese dentro di noi come lacrime silenziose. Allontanandomi, la portai sopra di me, “Vai a dormire piccola, sono qui, okay?”
Chiudendo gli occhi, Kelsey nascose il volto nel mio petto. Appena lei si addormentò, sentii i miei occhi bruciare mentre fissavo il soffitto, la paura consumava ogni centimetro di me. Accarezzavo la sua schiena su e giù in modo confortante, scrutai la bellezza nascosta tra le mie braccia, la sua innocenza stava colpendo il mio cuore a stringhe. Vidi tutti i lividi del suo collo.
“Quello che è successo stanotte... è l'unico motivo per cui la mia vita non sarà mai abbastanza sicuro per te. Posso provare tutto quello ciò voglio, ma alla fine della giornata, non importa quello che faccio, non sarai mai calma. Non riesco a tenerti nascosta, cercando di proteggere tutti gli altri nella mia vita.” sussurrai, mi bruciava la gola. “So che nel profondo avrei dovuto lasciarti andare e non tornare indietro. Dovrei lasciarti vivere la tua vita come qualsiasi persona normale. Non si deve avere paura che la prossima persona con cui si parla potrebbe farti fuori a causa mia...” Trattenni le lacrime che minacciavano di scendere. “Ma io sono un egoista del cazzo e non posso lasciarti andare.”
Ringhiai a me stesso per la rabbia, “Non posso lasciare che tu te ne vada dalla mia vita e non posso lascia la tua di vita, perché tu sei l'unica persona che mi mantiene sano di mente. Ho già perso la mia famiglia, non posso perdere anche te.”
Baciandole la testa, avvolsi le braccia intorno al suo corpo.
“Fare in modo che paghino su ciò che hanno fatto stanotte. Quando gli metterò le mani addosso... solo Dio sa che inferno passeranno.”
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