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capitolo 30

- capitolo 3O

Punto di vista di Kelsey:

Mi svegliai e vidi che Justin era già andato via.

Erano passati circa tre giorni e avevo visto Justin per un totale di solo sei volte, la mattina e la sera, il resto del tempo era impegnato con i ragazzi per discutere di “lavoro”.

Stavo impazzendo, ero blloccata in questa casa enorme e non avevo nulla da fare. Provai a convincere i ragazzi per lasciarmi andare a fare shopping con Carly, cercavo ogni scusa per uscire.

Non avevo nemmeno il permesso di andare fuori che avevano paura che qualcuno ci individuasse. Non avevano idea di dove fossero gli Snipers e per quanto ne sapevano potevano essere anche nel nostro stesso quartiere. Era ridicolo, cercai di mostrare a Justin l’assurdità della situazione ma non gli importava di quello chje dicevo o facevo, era sbagliato e lui aveva ragione. Come al solito.

Spinsi via la coperta dal mio corpo. Per tutta la notte mi girai e rigirai per colpa dei vari pensieri che avevo in testa.

Forzai le mie gambe per farle muovere, ignorai il dolore e andai verso il bagno. Mi lavai la faccia per svegliarmi e lavai i denti e mi raccolsi i capelli in uno chignon disordinato.

Mi guardai allo specchio e notai le borse sotto agli occhi, segno di angoscia e sonno mancato. Sospirando decisi di lasciar perdere il trucco.

Uscendo dalla camera da letto, iniziai a cercare attraverso i mucchi di vestiti che avevo portato con me. Mi misi un paio di jeans con una semplice canotta e un cardigan e coprì i miei piedi nudi con un paio di calzini.

Mi alzai in piedi ed ero senza fiato per l’improvvisa presenza di qualcun altro nella stanza. Sobbalzai alla vista degli occhi di Justin che fissavano la mia lnghezza. Guardai verso di lui “ehi” parlai dolcemente infilando ciocche dietro l’orecchio.

“ciao” rispose seccato “che stai facendo?”

“stavo per scendere giù a fare colazione. Tu hai già mangiato?”

“si, io e John abbiamo preso un bagel sulla strada” un silenzio cadde tra noi quando Justin ai avvicinò a me, le sue mani presero le mie guance . spazzolò i pollici sotto i miei occhi e aggrottò le sopracciglia. “non hai dormito stanotte?”

“non ho dormito tanto. Per qualche ragione rimango sveglia ma sto bene”

“non mentirmi” parlò con severità “ho visto che non riuscivi a dormire”

“non preoccuparti” dissi rassicurandolo “sto bene, e se ti fa sentire meglio farò un pisolino più tardi. Ho solo un sacco di cose nella mia testa,sto cercando di dare un senso a tutto”

Justin lasciò cadere le mani sui miei fianchi, la sua fronte premeva sulla mia spalla “non fare quesdto a te stessa.. non quando tutto è”

“quando tutto è..?” chiesi per ricevere risposta.

“tutto è” trovo i miei occhi. Scosse la testa “lascia perdere” lasciò la mia presa.

Emettendo un respiro tremante gli tirai il maglione e si voltò per guardarmi. Gli presi il viso tra le mani e gli accarezzai le guance “andrà tuttto bene”mormorai sapendo che era questo quello che aveva bisogno di sentire.

Premendo le mie labbra sulle sue. Mi tirai indietro e le mie lacrime minacciavano di scendere.

Afferrai la sua mano ma lui la lasciò andare “lo so”. Si infilò le mani in tasca “io, uh, meglio che vada giù. Tu vieni?”

“si, dammi un minuto” mi avvicinai al letto e iniziai a farlo.

Stesi la coperta sul letto e dopo aver sistemato le pieghe alzai gli occhi per vedere che se ne era andato.

Mi sedetti sul letto e misi la testa tra le mani, mi chiesi in cosa avevo sbagliato.

Scesi le scale e andai in cucina. Erano tutti vicini al bancone “buongiorno” feci un sorriso.

“buongiorno” risposero tutti all’unisono ma le labbra di Justin rimasero chiuse e i suoi occhi rimasero incollati su di me.

Camminai verso il frigo e presi il succo d’arancia e lo versai in un bicchiere di plastica. “qualcuno ne vuole un po?” domandai.

“no, grazie” Marcus sorrise 

“ok”

Mi avvicinai al bancone presi posto vicino a Justin “allora come va con,sai, tutto? Qualche progresso?”

“Kelsey..” mi avvertì Justin di non iniziare.

“sto solo cercado di fare conversazione” midi le mani in segno di resa “tu non parlare se non vuoi”

“bene, perché non lo farò” ribattè guadagnandosi uno sguardo di sorpresa da parte dei ragazzi.

“va bene” sospirai. Ero stanca di litigare e evitavo ogni possibile scontro.

“Justin”Marco cominciò “rilassati amico, non ha fatto nulla—“

“che ne dici di chiudere la bocca e di farti gli affari tuoi?” justin sogghignò con disgusto “l’ultima volta che ho controllato era la mia ragazza, non la tua”

Il battito accellerò, mi morsi il labbro e sentivo l’anello che bruciava contro la mia carne.

“Justin” mormorò John.

Justin rifiutò di incontrare i miei occhi “fidanzati” si corresse “volevo dire la mia fidanzata”

Marco si schiarì la gola “indipendentemente da ciò che lei è per te, non c’è bisogno di trattarla come una merda. Lei è parte di questo che ti piaccia o no—“

“questa è la cosa, lei non dovrebbe esserci” Justin abbaiò “non dovrebbe essere parte di questo. Non dovrebbe accadere” sibilò.

“Justin” mormorai.

“non” sbottò allontanandosi dl mio tocco. Justin scese dallo sgabello su cui era seduto “devo uscire di qui” 

“dove stai andando?”

“non lo so” ribattè “ho bisogno del tempo per pensare” si avviò verso la porta ma si fermò, si girò e camminò verso di me. La sua altezza mi dominava, Justin afferrò il retro del mio collo e mi tirò vicina. Premette le labbra sulla mia fronte ed io rimasi senza fiato.

E in pochi secondi, se ne era andato, rimase solo il suo profumo nell’aria.

Punto di vista di Justin:

dovevo andare via.

Mi sentivo soffocare. Non riuscivo a respirare e non riuscivo a pensare. Mi sentivo in trappola.

Camminai per la zona posteriore della casa. Trovai il capannone che avevamo per le armi e spinsi lam porta, una nuvola di polvere entrò nei polmoni e tossì passando oltre gli utensili che erano sul pavimento.

Mi appoggiai al capannone degli attrezzi e chiusi gli occhi, posai la testa sul metallo freddo.

“in primo luogo, ho intenzione di prendere il tuo lavoro, e ti spoglierò dei tuoi soldi lasciandoti senza nemmeno un centesimo”

“e dopo questo” la sua voce risuonò nelle orecchie come se si trovasse nella stessa stanza con me “ho intenzione di legare la tua ragazza ad una sedia e farti vedere come me la scopo e poi la ucciderò davanti ai tuoi occhi” solo al pensiero di lui che toccava Kelsey mi faceva vomitare.

Emettendo un urlo di angoscia afferrai la prima cosa più vicina accando a me e la gettai dall’altra parte della stanza e senza accorgermene trovai a lanciare tutto quello che trovavo.

“gesù cristo, che è successo qui?” alzando gli occhi vidi John entrare. “un brnco di lupi ti ha attaccato o cosa?”

“cazzo” mormorai una volta che mi accorsi di cosa avevo fatto “sto perdendo la testa”

“si vede” ricambiò. “cosa ti è preso?”

Ingoiai duramente “mi credi se ti dico che non sapevo cosa stavo facendo?”

“ti credo. Ma non è il momento adatto. Abbiamo bisogno di te ora come non mai”

“non pensi che lo sappia?” sbottai infastidito.

“se ne sei a conoscenza perché hai scaraventato tutto come se fosse niente? Ti comporti in modo strano ultimamente e nesuno sa perché. Ti sta succedendo qualcosa e non lascerò questo posto finche non mi dici cosa succede”

"Non è niente."

“e ti aspetti che ti creda?”

“mi aspetto che mi lasci stare”

“ho intenzione di scoprire cosa succede. Voglio aioutarti ma non posso fare nulla se non ti apri con me. Da quando siamo partiti ti comporti come un idiota. Tu non sei l’unico che sta sopportando tutto questo,maledizione. Facciamo parte tutti di questo casino. E’ tempo di crescere cazzo, prendi il controllo della tua vita.”

“quindi mi stai dicendo che non ho il diritto di essere incazzato se qualcuno ti minaccia di distruggere tutto ciò a cui hai lavorato includendo anche la tua ragazza?”

Con sguardo sorpreso “di cosa parli?”

Seduto sul pavimento tirai le ginocchia al mio petto. Chiusi gli occhi e poggiai la testa indietro prendendo un respiro profondo “cole” ammisi.

"Che cosa?"

“prima di lasciare il magazzino” incominciai “disse che avrebbe preso tutto. I miei soldi, la casa, il lavoro… ed infine Kelsey” scossi la testa con la rabbia negli occhi.

“cole parla con il culo Justin. Sta cercando di spaventarti e ci è riuscito. Non lasciarlo entrare nella tua testa. Non fargli pensare che ti hanno in pugno. Tu ed io sappiamo che non accadrà niente a Kelsey fin quando respireremo. È al sicuro, ok?”

“solo a pensarci..mi ricorda di quando Luke la prese, sai?” alzai lo sguardo verso lui “vidi Kelsey piangere con la camicia fatta a pezzi e con quel coglione in bilico su di lei. Vidi la paura nei suoi occhi quella sera. Lei era… “ sospirai “mi rifiuto di lasciare che accada di nuovo. È accaduto una volta e non si ripeterà mai più”

“andrà tutto bene. Stiamo progettando la vendetta da una settimana ormai, ci libereremo di loro. So che è difficile ma è giusto dire che sei arrabbiato con le persone sbagliate. Dovresti concentrare la tua enegia su cole, non su Kelsey”

Presi in considerazione ciò che stava dicendo. Marco entrò dentro il capannone.

“siete pronti?”

Inclinai la testa di lato in confusione “per cosa?”

“Jason è tornato oggi da Las Vegas”

Un ghigno malvagio si diffuse sulla mia faccia mentre mi alzavo. Dimenticai che avevamo organizzato un incontro per discutere.

“diamo inizio ai giochi allora.”

Punto di vista di Kelsey:

“ignoralo” bruce espresse come se fosse la cosa più semplice del mondo “ha un sacco di cose a cui pensare e l’unica cosa che fa è allontanare le persone che ama. E’ un meccanismo automatico, quando le cose si fanno difficili lui non vuoe trascinare le persone che ama nell’inferno con lui”

"Già," Marcus ragionò con un sorriso educato. 

“non pensarci troppo” Bruce posò una mano sulla mia spalle. 

John prese la parola “c’è di più, ci deve essere di più. Questa storia va avanti per troppo tempo e non è giusto. Soprattutto per te.” Disse mentre guardava verso me “ho intenzione di scoprire cosa c’è che non va” ringhiò mentre si alzava.

“non penso cche sia una buona idea” Bruce si grattò la nuca “finirà tutto in rissa”

John scosse la testa. "Non finira in una rissa. Voglio solo parlare con lui,voglio sapere che succede” 

"Forse Marcus dovrebbe venire con te." Bruce suggerì ansiosamente.

“no, lo farò per conto mio. So come gestirlo quando è cosi. Senza offesa, ma non si aprirà con un pubblico”

Bruce sospirò sconfitto “ok, sbrigati perché l’incontro con McCann è previsto tra mezz’ora”

Qaundo John lasciò la stanza, mi rivolsi a Bruce “Jason è tornato?” il mio stomaco si contorse al pensiero che l’assassino di Jazzy fosse tornato.

“probabilmente è già arrivato a Stratford per quanto ne sappiamo. Non preoccuparti di lui,ok? Gestiremo la cosa”

“cosa dirà Justinn? “ interrogai “se saprà che Jason è torn—“

“ho tutto sotto controllo” mi offrì un sorriso “mh, non avete lezione tu e Carly oggi?”

Agrottai le sopracciglia prima di guardare i miei vestiti e realizzai che era vero “merda” sibilai. “si” mi alzai, buttai il resto del succo nel lavandino e pulì la tazza. Asciugai le mani e subito corsi al piano di sopra e trovai Carly che stava arricciando le punte dei capelli “abbiamo lezione oggi?”

“si” mi guardò attraverso lo specchio “perché non sei vestita?”

“perchpè l’ho dimenticato” sospirai “dammi cinque minuti, ci vediamo al piano di sotto, okey?”

“ok” sorrise dolcemente.

Voltandomi entrai nella stanza e frugai tra i vestiti. Tirai fuori un paio di jeans e un maglione. Mi spogliai rapidamente e misi i vestiti nuovi. Spazzolai i capelli con le dita cercando disperatamente di essere presentabile. Misi il lip-gloss sulle labbra prima di applicare il mascare. Afferrai la mia borsa e uscì fuori e giù per le scape dove trovai Carly, Spencer e Matt.

“sono pronta” con respito pesante “andiamo”

“aspetta un po” Bruce ridacchiò mentre si dirigeva verso di noi “ho delle regole per voi ragazze. Spencer e Matt guarderanno ogni vostro movimento e quindi non dovete svignarvela. So che è difficile ma ho bisogno che mi ascoltiate.”

“conosciamo le regole Bruce” Carly sospirò.

“va bene, va bene” Bruce sorrise “allora andate. Mi aspetto che voi siate qui per le tre. Ok?”

“signori sì signore” Carly lo salutò.

“non fare la furba con me Risi” Bruce avvertì ma si poteva vedere dagli occhi che stava scherzando.

Ridendo camminammo mano nella mano, andammo verso la macchina.

Una volta arrivati non mi sentivo più in trappola. Era bello essere fuori in pubblico. “questa è la mia classe oggi. È in questo edificio a destra” mostrai l’edificio sulla cartina.

“va bene” prese il pezzo di carta e lo mise in tasca “andiamo” guardando Matt “ci vediamo più tardi, ok?”

“va bene”

Avvolgendo le mani intorno a me, presi il mio labbro inferiore tra i denti tremando dal freddo.

“hai dimenticato di prendere la giacca?” Spencer mi interrogò mentre mi guardava.

“si, sono un idiot” sospirai mentre ci avvicinammo all’edificio.

Si tolse la giacca e me l’avvolse intorno alle spalle “ecco, ora va meglio”

Scossi la testa, mi sentì male “Spencer tu non devi—“

“non devi ammalarti o è probabile che Justin mi ucciderebbe” ridacchiò.

Ridendo “grazie Spencer”

Mi mise un braccio intorno"Qualsiasi cosa per la mia migliore amica."

“Aw Spencer. Sono la tua migliore amica?”

Ridendo lui scosse la testa.

“sei uno stronzo. Pensavo fossi la tua migliore amica accidenti” dissi scherzando.

"Kelsey!"

Voltandomi per vedere chi fosse Spencer mi bloccò la vista.

“se fossi in te farei un passo indietro” Spencer lo mise in guardia

“chi è?” sussurrai e vidi Tanner in piedi a ppochi metri di distanza.

“questa è la mia classe” Tanner replicò “e tu chi saresti? La sua guardia del corpo??” sbuffò in sarcasmo.

“si, qualcosa del genere” ricambiò lo sguardo.

“volevo solo parlare con lei, stiamo in classe insieme. Non voglio farle del male” Tanner alzò le mani in segno di arresa.

“va tutto bene, lo conosco. È un amico” mormorai

"Kelsey-"

“è un amico. Non devi proteggermi da lui”

"Ma Justin ha detto-"

“Justin è qui?” feci cenno intorno a noi”

"No, ma-"

“allora siamo a posto.” Mi feci strada verso Tanner. “stai cercando di farti ammazzare?” sibilai per non farmi sentire da Spencer.

"Volevo solo vedere come stavi, non sapevo che fosse un tale crimine." Sbuffò.

"Mi dispiace." Sospirai, "Le cose sono state folli ultimamente." Gli ho dato un piccolo sorriso. "mi sta solo proteggendo”

“quindi è la tua guardia del corpo?”

“è un amico. È davvero molto protettivo. Andiamo? Non voglio fare tardi” ci dirigemmo verso l’edificio cambiando argomento. Spencer rimase dietro di noi.

"Hai fatto i compiti a casa di Corinelli?"

“non ho avuto il tempo” sorrisi, entrammo dentro l’edificio e il calore interno ci separa dal freddo dell’esterno.

“è comprensibile” annuì “come è stato il fine settimana?”

Risi un po’, scxossi la testa ripensando agli ultimi giorni “è stato…ricco di eventi. Il tuo?” ci fermammo all’ingresso della nostra classe.

“è andato bene. Sicuramente non movimentata. Ti va di raccontarmi cosa è successo?”

“non proprio” ammisi “è stato faticono ad essere onesti” guardando Spencer mi morsi il labbro e tornai a Tanner “ci vediamo dentro, ok?”

Annuendo con la testa senza parole Tanner entrò in classe.

"Non mi piace quel tipo". Spencer aggrottò la fronte.

“beh, non mi interessa. Ascolta questa è la mia classe e dovrei essere fuori alle due e quarantacinque, va bene?”

"Sì, sì, ho capito."

Tolsi la giacca e gliela porsi “grazie”

“tienila. Ti servirà quando ce ne andremo”

Ridendo annuì. “va bene”.

Entrai in classe e trovai il mio posto accanto a Tanner.

Punto di vista di Justin:

Finalmente era giunto il moemnto di mettere Jason al suo posto.

Meglio che parli o gli spaccherò il culo. Questo è garantito.

“sembra che tu voglia uccidere qualcno” Bruce dichiarò.

Un sorriso contorto apparve sulla mia faccia “oh, io sto bene. Siamo arrivati?” chiesi cambiando argomento.

“quasi” mi fissava come se stesse nascondendo un segreto.

Spense il motore e uscì dalla macchina ed entrammo nel magazzino.

Presi la pistola controllai se c’erano i proiettili.

“woah, woah,woah metti via quella cosa” Bruce mi avvertì “non ci sarà nulla di questo stasera”

“non devi fare un cazzo se non vuoi, Bruce, ma se non parla una pallottola gli attraverserà la testa” posai la pistola nella tasca posteriore.

“lui è qui” gridò Marco “ho visto la sua macchina”

“che gioia” mormorai. La porta si aprì e la coppia familiare di supra raschiò contro il pavimento.

“ va bene” esclamò Jason “cosa volete di cosi urgente? Stavo sbrigando degli affari”

“era prima o dopo che hai fatto saltare in aria la nostra spedizione?” espressi piegando la testa di lato “mh? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Non pensavamo che gli Snipers avessero bisogno di te per sbarazzarsi di noi”

“non so di che cazzo stai parlando Bieber” sibilò.

“abbiamo la prova che sei stato tu”

“che tipo di prova?”

“Vincent Lorelli è l’unico attentatore alla nostra portata, ma si ritirò tre anni fa”

“dove volete andare a parare con questo?. È per questo che mi avete chiamato?”

“inizia a parlare McCann, o giuro su Dio che ti ammazzo”

“per l’ultima volta, non ho auto a che fare con—“ prima di aver avuto la possibilità di finire sbatteil bicchiere sul tavolo mandandolo in frantumi. Spinsi Jason contro al muro”

“non ho intenzione di ripetertelo ancora. Inizia a parlare”

“non ho-“

“risposta sbagliata” afferrai il colletto e vidi che voleva attaccarmi “ti ucciderò” minacciai.

“Vai pure avanti, perché non ho fatto niente”

“ripensa ancora alla risposta” sussurrai

“cristo Justin” Bruce mormorò dietro di me ma non lo ascoltai.

"Vaffanculo". Jason sputò.

Lo sbattei ancora contro il muro “sai che potrebbe esserci un morto in questa stanza”

“non pensi che ritornerai in prigione se mi uccidi” rispose con un sorriso.

“se ti uccido, nessuno e dico nessuno ti troverà perché ti brucerò. Sarai sono un lontano ricordo.

“continua a palrare Bieber. Ma non cambierà il fatto che sono sempre un passo avanti a te”

“ma è qui che ti sbagli. Sei un dilettante McCann. Hai ucciso mia sorella, ora vuoi il mio lavoro ma il karma mi restituirà tutto”

"Dimmi quello che sai." Ho ragionato.

"Io non so niente." 

“rendi le cose sempre più difficili” ggli diedi una ginocchiata in faccia e Jason gridò per il dolore. Presi la pistola e la tenni vicino alla tempie. “penso che tu sia abbastanza intelligente da capire che è l’ultima possibilità”

“Justin..” Marco intervenne.

"Che cosa?" abbaiai

“Justin?” Non era Marco, era una voce diversa. Familiare. Mantenni la presa su Jason e vidi Kelsey in piedi a fissarmi. Il mio corpo si immobilizzò.

Punto di vista di Kelsey:

"è stato a dir poco brutale" gemetti mentre lasciavo la classe con a fianco Spencer, mentre un sorrisino lasciava le sue labbra.

"grazie a Dio ho finito la scuola molto tempo fa!" mormorò scuotendo la testa "odiavo il fatto di dovermi svegliare presto"

"Prova ad essere seduto per quattro ore in una classe senza apprendere assolutamente nulla, è orribile e noioso.Non vedo l'ora di andare a casa"

"tranquilla saremo a casa in poco tempo. Carly ha finito la lezione un'ora e mezza fa, Matt ha detto che sono alla caffetteria ora"

"non è molto lontana, andiamo" afferando il suo polso, iniziai a tirarlo avanti "ecco" sottolineai chiudendo gli occhi "penso di vederli"

Mentre ci stavamo avvicinando a loro, la confusione si impossessò di me quando vidi una ragazza sconosciuta intorno a Carly, aveva i capelli biondo spento e gli occhi marroni "hey"

"hey" disse Carly raggiante "com'è andata la lezione?"

"la solita merda, sai com'è il professore" mi strinsi nelle spalle, esaminando la bionda "chi è lei?"

"Oh!" esclamò Carly lasciandosi sfuggire una dolce risatina "Kelsey lei è Connie, Connie ti presento la mia migliore amica Kelsey. Connie è nel mio corso di economia!"

"piacere di conoscerti Connie" sorrisi non molto convinta

"anche per me" mi tese la mano con convinzione, che strinsi.

"Connie si è trasferita qui dalla Stratford Tech,figo"

Rimasi stranita.La Stratford Tech era una delle migliori università di Stratford. Dovevi essere un genio per entrare in quella scuola."Wow! ho sentito che è una scuola fenomenale! perchè ti sei trasferita?"

"oh semplicemente non era adatta a me, avevo tutti i crediti necessari per andare avanti ma non faceva per me quindi non vedevo motivo per rimanere"

"in cosa ti stai specializzando?" 

"Kelsey" Carly ridacchiò nervosamente, dandomi il tipico colpo da che-diavolo-stai-facendo.

"No va bene!" Connie rise, agitando la mano con noncuranza "mi sto laureando in scienze della comunicazione" mi disse.

"Ho sempre voluto farlo ma ho cambiato all'ultimo momento! peccato, avremmo potuto frequentare le stesse lezioni" spostandomi da lei mi rivolsi a Carly "sei pronta per andare? Bruce ha detto che dobbiamo essere a casa per le tre e non mi va di farlo incazzare"

"Bruce è tuo padre?" Chiese Connie aggrottando le sopracciglia.

i miei occhi si spalancarono "Oh mio dio no" dissi con fermezza "di sicuro non è mio padre. è solo un amico"

"Oh" Connie capì il suo errore e arrossì "scusami"

"tutto bene" le sorrisi

"dai, hai ragione, dobbiamo andare" disse Spencer tirandomi per il braccio "non lo vorrei sentire se arrivassimo in ritardo" 

annuì "è stato un piacere conoscerti Connie"

"anche per me Kelsey" Girandosi da Carly la abbracciò "ci vediamo mercoledì"

"scrivimi dopo!" le disse Carly mentre si allontanava

"che ne pensate ragazzi?" Carly sorrise verso di me "non è magnifica?"

"si sembra carina" mormorai, sbadigliando e stringendomi dentro la giacca di Spencer "da dove viene?"

"cosa sono tutto queste domande?" Rise Kelsey "viene da Toronto, viene qui solo per le lezioni e poi se ne va"

"oh, questo spiega perchè non l'ho mai vista a Stratford" una volta raggiunta la macchina buttai la testa indietro sospirando "Spencer conviene guidare veloce" dissi cercando di fargli capire "perchè sto per svenire.non vedo l'ora di arrivare nel letto e dormire"

"dovresti tenere questa cosa,John mi ha appena inviato un messaggio" Guardando verso il suo cellulare lesse il messaggio.

"Che succede? Non siamo in ritardo, no?"

"no,no- non è questo." Spencer mi guardò con un'espressione che non riuscì a decifrare "è Justin" 

Il mio cuore perse un colpo mentre tantissime immagini nella mia testa si facevano spazio "che è successo? sta bene?"

"questo è il punto, non lo so. John ha paura che Justin possa fare qualcosa di stupido.Dobbiamo arrivare al magazzino"

"ok, cosa stai aspettando allora? andiamo" Le mani mi sudavano mentre ero seduta sul sedile posteriore dell'auto e i miei peggiori timori si stavano avverando.

Carly strinse la sua mano intorno alla mia in modo rassicurante.

Mentre guardavo fuori dal finestrino, senti gli occhi bruciare e la gola chiudersi mi appoggiai ad esso pregando Dio di arrivare in tempo prima che succedesse qualcosa.

Entrammo dentro li magazzino.

Guardando nervosamente prima me poi Justin, marcus imprecò "Justin..." 

"Cosa?" rispose nervosamente girandosi, mentre teneva la sua mano sulla gola di Jason. La mano sanguinante. 

I miei occhi si spalancarono "Justin?"

Un silenzio irreale calò tra di noi non appena Justin si voltò guardandomi, la rabbia che aveva sul viso si trasformò in shock, si congelò non appena capì che ero io. "Che ci fai qui?" Ringhiò senza staccare gli occhi da Jason allontanandosi.

"Ho immaginato fossi venuto qui dopo che eri andato via" gli dissi a bassa voce, facendo un passo esitante verso di lui mentre gli occhi di Jason passavano da me a Justin.

"non dovresti essere qui" sibilò, privo di emozioni.

"e tu dovresti lasciarlo andare, ti prego" lo pregai, mordendomi il labbro nervosamente.

"non lascerò andare questo figlio di puttana fino a che non mi dice cosa ci fa con Lyndon" Prendendo la pistola, colpì Jason brutalmente vedendolo cadere a terra per poi riportarla nella posizione iniziale.

Senza batter ciglio, vidi il sangue spargersi davanti ai miei occhi. "non scoprirai mai niente se fai questo..." negoziai con Justin "devi tenerlo vivo per mettere insieme i pezzi. Se Jason se ne va, non puoi scoprire niente"

"Ha ragione uomo" Prese le mie difese Bruce sapendo dove volevo andare a parare "Se lo uccidi, potresti perdere informazioni molto importanti"

"Preferirei vederlo morire davanti ai miei occhi che lasciarlo respirare un secondo di più" Sogghignò Justin, mettendo la pistola in posizione e caricando il colpo.

"non vuoi farlo davanti alla tua fidanzata Justin!" Bruce ragionò rapidamente "Non vorresti andare in galera, non di nuovo. Lascia giù la pistola e fallo andare via. La stai spaventando!"

E con questo, Justin si girò verso di me mentre i suoi occhi si addolcirono incontrando i miei pieni di lacrime e il mio corpo tremante.

"Kelsey..."

"Per favore non farlo" Gemetti.Non avevo mai visto Justin così, non sapevo fosse capace di una cosa del genere. Ho sentito delle cose che ha fatto ai suoi nemici, ma non l'avevo mai visto in prima persona, è stato spaventoso.

Leccando le sue labbra, Justin lasciò cadere lungo il muro il corpo ormai quasi inerme di Jason.

Gemendo, Jason tenne la testa sogghignando "Corri appena arriva la tua troietta,eh Bieber?" 

Con il vetro che teneva in mano, Justin pugnalò all'altezza del ginocchio Jason, ringhiando mentre gridava al suo orecchio "la prossima volta" si accovacciò al livello di Jason "non esiterò a tagliarti le palle" Sibilò "ora vattene prima che cambi idea e ti spacchi la faccia" 

Così Jason si alzò e se ne andò zoppicando.

"Prima di lasciarti andare" Justin afferrò Jason per il collo "abbiamo ancora qualcosa di cui parlare noi due, e sai bene cosa intendo" 

"c-cosa vuoi sapere?" gemette Jason sapendo che Justin non avrebbe esitato ad ucciderlo.

Sorridendo vittorioso, Justin strinse il vetro "perchè cazzo hai deciso di fare squadra con Lyndon e quei bastardi?"

"Mi hanno chiamato e mi hanno detto che gli serviva una bomba al più presto possibile. Non avevo idea fosse per te, non mi hanno detto il nome" Jason faceva fatica a respirare mentre le mani di Justin erano ancora su di lui.

"E ti aspetti che io ti creda?" Sibilò "Mh?Credi io sia così fottutamente stupido?"

"Ti sto dicendo la verità, non sapevo niente della tua spedizione.Si,ho fatto le bombe ma non avevo la cazzo di idea che fosse per voi! hanno programmato tutto senza di me. loro hanno fatto il lavoro sporco, non io!"

"Perchè?" lo interrogò Justin "ti hanno detto perchè?"

"Tutto quello che hanno detto è che dovevano inviare un messaggio" Continuò "hanno detto che gli serviva una quantità in grado di uccidere. e sai come funziona il mio lavoro, non chiedo. io produco." Finì molto a disagio.

"Buon lavoro" Lo spinse Justin ringhiando in risposta "ora muoviti, leva la tua cazzo di faccia dalla mia vista"

Quando tornammo a casa, la situazione era ancora più imbarazzante di quanto mi aspettassi. L'intensità era quasi soffocante.

Sentendo il mondo che mi crollava sulle spalle non mi rivolsi a nessuno e salì al piano di sopra in camera, dove mi spogliai mettendomi una t-shirt e dei pantaloni.

Trascinandomi mi buttai sul letto, quando sentì la porta aprirsi e gli occhi di Justin puntarsi su di me, decisi però di non incontrarli.

Sospirando si trascinò in bagno, chiudendo la porta dietro di se e appena sentì lo scroscio dell'acqua mi rilassai.

Quando uscì, a torso nudo, trattenni il fiato quando lasciò cadere i pantaloni, mise su un paio di pantaloni della tuta quasi identici a miei. Si grattò la nuca, si fece strada intorno al letto prima di scivolare accanto a me, il suo calore si radiò contro la mia schiena mentre lui sistemò comodamente sotto la coperta.

Potrei dire che stava combattendo la voglia di toccarmi, paura di come avrei reagito.

Afferrando la sua mano, portai il suo braccio intorno al mio corpo intrecciando le dita con le sue, facendogli capire che non ero arrabbiata.

Mi dispiace." Mormorò contro la mia spalla, le sue labbra sfiorarono la mia pelle stringendosi a me "Non avrei mai voluto che tu vedessi quel lato di me" ammise sospirando.

Scuotendo la testa lo zittì "Basta, solo: stringimi" sussurrai sentendo un'improvvisa ondata di tristezza alle sue parole "per favore, e non lasciarmi andare. almeno per stasera"

"non ti lascerò mai andare" Justin mi strinse ancor di più tra le sue braccia "mai" il suo corpo torreggiava protettivo sul mio, i nostri due corpi in perfetta armonia. Ed insieme, abbracciati, esausti, ci addormentammo; sognando un domani migliore che nessuno sapeva se sarebbe arrivato.

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