capitolo 20
- capitolo 20/prima parte.
JUSTIN'S POINT OF VIEW:
Gemendo mentre la luce mi illuminava il viso, aprì gli occhi. Sentendo il dolore al petto strizzai gli occhi, e mi rilassai appena vidi Kelsey dormire accanto al mio letto.
La guardai, mentre era appallottolata sulla sedia scomoda con una coperta che le copriva il corpo.
Sporgendomi, la svegliai, non riuscendo a vederla dormire così scomoda.
“Amore.” Dissi guardandola mentre si stiracchiava. Aprendo gli occhi balzò a sedere. “
“Stai bene?” Mormorò preoccupata, guardandosi attorno “E’ successo qualcosa? Vuoi qualcosa?”
Un sorriso mi invase il volto. “Nah, sto bene amore ma voglio che tu faccia qualcosa per me.”
“Cosa?” Chiese sorridendomi
“Voglio che tu vada a casa e ti riposi.”
“Sto bene.” Disse esasperata
“Sei stata qui ogni minuto del giorno. Probabilmente vai avanti a merendine e caffè dell’ospedale.” Dissi. Non era salutare per lei.
“Non è male.. quando ti abitui.” Disse cercando di convincermi.
“Non è comunque cibo. Devi prendere una boccata d’aria, oltre a quella che prendi per andare in bagno o chiamare l’infermiera. Devi uscire, vedere il cielo, il sole.. rimanere bloccata qui non migliorerà nulla. Anzi, renderà tutto peggio per te.”
“Ho avuto abbastanza aria.” Disse “Carly mi ha portata al ristorante alcuni giorni fa e sono pure andata a casa una volta.” Protestò.
“Una volta.” Dissi “Esattamente. Ti stai sforzando per nulla.” Dissi “Cosa facciamo se poi mi collassi?”
“Non voglio lasciarti.. e se—“
“No.” La fermai. “Non ci sono se. Ho superato il peggio okay? Non ti preoccupare di me. Sono io quello che sta bene qui, non sono sicuro che possa continuare ancora in questo modo tu.” Mi leccai le labbra. “Non voglio litigare, fai ciò che ti dico okay?”
“Ecco che torni a trovare modi per controllare la mia vita.” Mormorò giocosamente, alzandosi.
Le sorrisi. “Vai a casa e riposati un po’. Starò meglio sapendo che stai riposando.”
“Va bene.” Mi disse baciandomi. “Ma torno dopo.” Disse
Le diedi una pacca sul culo. “Non vedo l’ora.”
Mi spostò la mano giocosamente e si mise la giacca.
“Aspetta” Le dissi prima che andasse via.
“Cosa?”
“Apriresti quella porta per me?”
Mi guardò perplessa ma fece cosa le avevo detto. “Okay, l’avrei fatto comunque. Così?” Chiese aprendola
“Spencer!” Urlai cercando di non farmi male al petto. Appena entrò Kelsey si spaventò.
Spencer era una delle guardie che Paul mi aveva mandato, lo conosco da anni ma avevo perso i contatti appena ero andato in prigione. Uscivamo insieme mentre facevamo gli stessi affari.
“Hai chiamato?” Chiese con un sorriso, mentre le sue mani erano incrociate. Kelsey passava lo sguardo da me a lei.
“Ricordi quando avevo detto che avrei assegnato alcune guardie?” Chiesi a Kelsey.
Annuì. “Si.”
“Beh, Spencer sarà il tuo autista.”
Spostando lo sguardo da me per guardare Kelsey, lo fissò dalla testa ai piedi. “Okay.”
“Tu.” Guardai Spencer. “Dovrai prenderti cura di lei da ora okay? Tutto ciò che vuole glielo porti, ovunque vuole andare, la porti. Se vuole che tu la porti sulle spalle, credimi che la porterai. Se vuole andare al centro commerciale e fare avanti indietro cento volte, la accompagni.”
Spencer sorrise.
“Voglio che sia tranquilla accanto a te quindi non fare l’irritabile come il novantanove per cento delle volte. E’ la vita della mia ragazza nelle tue mani e se qualcosa le succede, ti uccido.”
“La proteggerò con la mia vita.” Disse dandomi la sua parola d’onore. Porgendole il braccio.
Esitando, mi guardò. Quando le sorrisi, mise la mano attorno al suo bicipite.
“Dove andiamo cara signorina?” Chiese con un enorme sorriso.
“Uhm.” Kelsey arrossì. “A casa penso. Sai dov’è?”
“So tutto. Ho dovuto memorizzare ste cazzate per ore.” Disse annoiato. Finsi un colpo di tosse. “Scusa. Sai, il tuo ragazzo a volte sa essere un pugno in culo.”
“Stai parlando del mio ragazzo.” Disse scocciata
Sorrisi.
Questa è la mia ragazza.
“Lo so.” Disse “Beh, non importa, dico solo la verità—è irritante come le merde.”
“Ho sentito!” Urlai maledicendomi per il dolore al petto.
Spencer mise la testa in camera. “Era quello l’obbiettivo.” Disse evitando il bicchiere di plastica che gli avevo lanciato
“Mancato!” Canticchiò per poi sparire in ascensore.
“Stupido stronzo.” Dissi mettendomi comodo. Ero più rilassato all’idea che Kelsey si stesse per riposare al posto di rimanere qui.
Dopo un bel po’ di tempo, presi il telefono e la chiamai.
“Pronto?”
“Stai bene?” Chiesi coprendomi. “Spencer ha detto o fatto qualcosa di inappropriato?”
“No, no, non ha fatto nulla. Sto bene—stiamo bene. Tra pochi minuti siamo a casa. I ragazzi sono a casa o stanno venendo a visitarti?”
“Nah, gli ho detto di lasciarmi un po’. Probabilmente vengono dopo, ma ora dovrebbero essere a casa. Senti, chiamami—o meglio, mandami un messaggio quando arrivi a casa okay? Non riuscirò a dormire se non so che sei al cento per cento al sicuro in casa.”
“Okay.” Disse. Faceva schifo non poterla portare a casa ed essere sicuro che stesse bene, ma mi fido di Spencer abbastanza da sapere che non la ferirà e che sarà al sicuro con lui. “Beh.. ciao.”
Chiudendo gli occhi, mi grattai la testa. “Ciao amore.” Chiudendo la chiamata, sospirai, passandomi una mano in faccia.
“Salve signor Bieber.” Barbara, una delle mie infermiere entrò sorridente. “Come ti senti?”
“Meglio.” Dissi guardandola.
“anche le tue carte lo dicono. Il battito sta andando naturalmente. Nei prossimi tre giorni potrai andare.” Disse, guardando il mio enorme sorriso.
“Grazie a Dio.” Mormorai sentendo il mio telefono vibrare. “Pronto?”
“Siamo a casa. Sono in camera mia.” Disse Kelsey, mentre mi tranquillizzavo.
“Pensavo di averti detto di mandarmi un messaggio”
“E ho pensato di più. So quanto ti preoccupi quindi..”
“Non sono molto lontano da te amore.” Sussurrai, mentre il silenzio ci invadeva.
“Lo so.” Disse “E’ strano essere a casa e sapere che tu sei in ospedale.”
“L’infermiera” Dissi sorridendo a Barbara, che mi porgeva le pillole antidolorifiche, “Mi ha detto che potrò andare a casa nei prossimi due giorni. Sarò con te il prima possibile amore. Rimani lì, sarai tra le mie braccia presto, prometto.” Prendendo le pillole, le ingoiai.
“Okay.” Disse e sapevo che si sentiva più sola ora di quando ero in prigione. “Beh, meglio se vado. A dopo, ti amo.”
“Anche io piccola.” Dissi aspettando che chiuse la chiamata. “Grazie.”
“Di nulla tesoro.” Disse l’infermiera. “Fidanzata?” Mi chiese
“Si, si preoccupa tanto. Finalmente è a casa e ora dorme.”
“Detto da una donna, sarà ancora più protettiva in futuro.” Mi sorrise prendendo il bicchiere. “Non la conoscerò personalmente ma a noi ragazze piace sentire come se stessimo facendo qualcosa, qualsiasi cosa anche se non stiamo facendo nulla. Odiamo sentirci inutili per l’altro sesso. Avrà bisogno della tua voce confortevole e di vederti di fronte a lei per risentirsi tranquilla.”
Annuì.” Grazie, me ne ricorderò.”
Sorrise. “Vengo dopo per vedere come stai.”
“Okay.” Guardandola andare via, ripetei in mente le sue parole. Kelsey era quella da tenere quando ero con lei e sapevo che non c’era nulla che poteva fare della pallottola nel mio petto, posso solo immaginare come si sente ora.
Chiudendo gli occhi, mi rilassai nel materasso, e prima di accorgermene mi addormentai con il sorriso della mia ragazza stampato in mente.
- capitolo 2O\seconda parte.
“Tu e Bieber eh?” Spencer mi guardò mentre uscivamo dall’ospedale.
“Ehm.” Lo guardai confusa. “Si?” Sorrisi
“Da quanto?” Chiese uscendo dal parcheggio.
“Un paio di anni.” Dissi “Perché?”
“Niente, domandavo.” Disse sorridendo. “L’ultima volta che l’ho visto era uscito da una relazione con una tipa che non mi ricordo il nome. Non l’ho mai visto così fottuto ma,” mi guardò. “si è rimesso in carreggiata.”
Non sapendo cosa dire, sorrisi leggermente.
“Ehi, mi dispiace per quello che ho detto in ospedale, stavo scherzando non volevo irritarti.” Disse guardandomi
“Tranquilla, stavi scherzando, non c’è bisogno che chieda scusa, non hai sbagliato” Dissi guardando fuori dal finestrino. Il mio telefono squillò.
“Pronto?”
“Stai bene?” Chiese Justin “Spencer ha detto o fatto qualcosa di inappropriato?”
Sorrisi. “No, no, non ha fatto nulla. Sto bene—stiamo bene.” Guardai ancora fuori. “tra pochi minuti siamo a casa. I ragazzi sono a casa o stanno venendo a visitarti?”
“Nah, gli ho detto di lasciami un po’. Probabilmente vengono dopo, ma ora dovrebbero essere a casa. Senti, chiamami—o meglio, mandami un messaggio quando arrivi a casa okay? Non riuscirò a dormire se non so che sei al cento per cento al sicuro in casa.”
“Okay.” Risposi. “Beh.. ciao.” Mormorai
“Ciao amore.” Chiudendo la chiamata, rimisi il telefono in tasca.
Dopo alcuni semafori, alla fine arrivammo a casa. Senza dare nemmeno il tempo a Spencer di togliere le chiavi, scesi.
Guardai la casa, ripensando all’ultima volta che ci ero stata con Justin. Era il momento in cui andava tutto bene, sembrava tutto apposto e dopo, era tutto un casino.
Premendo la mano sulla mia spalla, Spencer mi sorrise e mi accompagnò dentro.
Togliendomi la giacca, entrai in sala e vidi Bruce che guardava la tv, appena mi vide si alzò.
“Va tutto bene? Come sta Justin?”
“Va tutto bene, sta meglio. Mi ha mandata a casa perché secondo lui ho bisogno di dormire ma lo sappiamo che è una scusa per stare solo.”
“Sai che non è vero.” Disse abbracciandomi e baciandomi la fronte. “Justin ha ragione, devi dormire. Vai su, faccio sapere a Carly e ai ragazzi che sei qui. Li saluti dopo.”
“Grazie Bruce.”
“Di nulla.” Disse accompagnandomi alle scale.
Trattenni il respiro entrando nella camera vuota. Togliendomi le scarpe chiusi la porta. Tutto era come l’avevo lasciato. Nessuna cosa era fuori posto. I pantaloni di Justin erano assieme a tutte le sue magliette per terra.
Ricordandomi che dovevo dire a Justin che ero a casa, tirai fuori il telefono e lo chiamai.
“Pronto?”
“Siamo a casa. Sono in camera mia.” Sussurrai dolcemente.
“Pensavo di averti detto di mandarmi un messaggio”
“E ho pensato di più.” Mi morsi il labbro “So quanto ti preoccupi quindi..”
“Non sono molto lontano da te amore.” Sussurrò dopo alcuni secondi di silenzio. Aveva centrato il punto, lo volevo vicino a me.
“Lo so.” Mormorai. “E’ strano essere a casa e sapere che tu sei in ospedale.” Dissi guardando la camera vuota.
“L’infermiera.” Fece una piccola pausa “Mi ha detto che potrò andare a casa nei prossimi due giorni. Sarò con te il prima possibile amore. Rimani lì, sarai tra le mie braccia presto, prometto.”
“Okay.” Dissi “Beh ,meglio se vado. A dopo, ti amo.”
“Anche io.” Aspettò che chiusi la chiamata.
Togliendomi i jeans misi una tuta di Justin, amando la sensazione di indossare qualcosa di suo, mi misi a letto e mi accovacciai sotto le coperte. Nel momento in cui toccai il cuscino, mi addormentai.
JUSTIN'S POINT OF VIEW:
Girandomi nel sonno, mormorai parole incomprensibili, sentì vari rumori venire da fuori.
Mi svegliai, sentendo la porta chiudersi e dei passi venire verso di me. I miei occhi caddero su una figura con un sorriso sinistro sul volto.
“Io e te abbiamo qualche affare a metà.” Disse mentre i suoi occhi bruciavano nei miei.
Il bastardo aveva le palle grandi abbastanza di stare ancora davanti a me. Mi misi a sedere sul letto. “Verrai arrestato per tentato omicidio, coglione. Se avessi il cervello, saresti sul primo aereo per sparire dalla città, Cole.” Dissi mentre il sangue nelle mie vene si bloccava.
“Oh, ho i miei piani di fuga in mente, ma non volevo andare via senza salutarti.” Disse disgustato.
“Non ti consiglio di fare minacce, Cole.” Dissi
“Cosa?” Ridacchiò. “Perché tu si?”
Ignorandolo, lo guardai. “Non capisci? Potrei anche stare qui per colpa tua, ma tu continui ad essere un uomo morto.”
“Non se muori prima tu.” Disse e prima che potessi rispondere prese un cuscino e me lo mostrò.
“Soffocandomi? E’ questo il modo in cui mi ucciderai?” Chiesi guardandolo.
“Sempre meglio di sporcarmi le mani con il tuo sangue, non credi?” Sorrise. “E poi, preferisco guardarti soffrire al posto di ucciderti senza dolore.”
“Cosa diavolo pensi di fare?!” Alzai la testa per vedere Kelsey ferma sulla porta, con la mano ferma sulla maniglia. I suoi occhi erano spalancati, il suo respiro era affannato, come in un film.
“Aiuto!” Urlò, prendendo la borsa, cominciò a tirarla su Cole, con tutta la sua forza. “Spostati” respirò “Da” Lo colpì ancora. “Da lui!” Urlò mentre Cole metteva le mani per parare i colpi. “Infermiera!”
“Kelsey” Cercai di catturare la sua attenzione “Non—“
“Polizia!” Kelsey urlò “Qualcuno, chiunque aiuto!” Urlò per poi tirargli una ginocchiata nell’inguine.
Piegandosi dal dolore, Cole si prese in mano il pacco. “Puttana di merda.”
Stringendo i denti, se fossi stato in forze, gli avrei fatto sputare l’anima.
Correndo verso la sedia, Kelsey la prese e la alzò, per poi tirarla addosso a Cole.
“Non è ancora finita.” Disse guardando Kelsey, per poi sparire nel corridoio.
“Va tutto bene qui?” Chiese il dottore impanicato.
annuì, ma Kelsey era su tutte le furie.
“No! Non va bene” Urlò. “Il ragazzo che ha sparato al mio fidanzato era nella camera!” Urlò.
Guardandosi alle spalle, il dottore non vide nessuno.
“Kels—“ Roteai gli occhi. “La mia rag—“ Gemetti calmandomi. “Perdoni la mia ragazza. Non sa di cosa sta parlando.”
“Cosa?” Chiese
La guardai. “Va tutto bene Kelsey vero?” Chiesi cercando di farle capire cosa dire.
Confusa, mi guardò. “Io—Si, si.”
“Sei.. sicura?” Chiese il dottore.
“Uhm, si.” Disse spostandosi i capelli. “Devo aver, uhm, sbagliato.”
“Se state bene..”
“Si, stiamo bene.” Confermai
“Devo aver sbagliato, mi dispiace.” Disse Kelsey cercando di mettere insieme i pezzi.
“Okay.” Il dottore annuì, per poi andare via.
Sbuffando, Kelsey si girò verso di me. “Potresti spiegarmi perché hai protetto il ragazzo che ha cercato di ucciderti—ancora?” Chiese
Ignorando Kelsey, presi il telefono e chiamai Bruce. “Devi venire qui, ora.”
“Justin! Hanno le prove, perché—“
Alzando la mano per zittirla, ascoltai Bruce.
“Okay a dopo.” Disse chiudendo.
“Se i poliziotti prendono Cole, lo accusano ed è finita li.”
“E allora? Perché lasciarlo andare?”
“Chiedi troppo.” Dissi
“Voglio solo collegare i pezzi.” Disse sedendosi accanto al mio letto.
“Cole mi serve più vivo che morto.” Dissi
“Quindi vuoi lasciarlo libero?”
“Per ora.”
“Perché?”
“Sono curioso di vedere dove corre a ripararsi. Cole non ha ciò che serve pe dominare un territorio e me l’ha provato quando ha lasciato gli indizi alle spalle. Non c’è alcun modo in cui possa mettersi in qualcosa così e qualcuno di più grande lo sta aiutando. Voglio sapere chi è e spero che Cole, corra direttamente da lui.”
“Okay.. adesso ha senso ma perché sei così tranquillo? Se non entravo in tempo? Ti avrebbe ucciso.” Disse mentre il pensiero di perdermi le invadeva la mente.
La guardai. “Ascoltami.” Dissi “Dammi la mano.” Alzai la mia.
Avvicinandosi, portò la mano alla mia, mentre le guardava.
“Non mi perderai okay?” Le strinsi la mano. “Ho superato la pallottola e ogni secondo qui.”
“Ti comporti come se nulla potesse ferirti.” Sussurrò. “Ho paura.” Disse triste. “Sei quasi morto Justin e non solo una volta, ma due.”
“Non è successo e non succederà.” Scossi la testa. “Non capisci?” Amavo questa ragazza più della mia vita e non l’avrei mai lasciata andare. “Hai fatto sì che mi importassi di qualcuno di nuovo. Mi hai dato una vita e non lascio nulla alle mie spalle.” Dissi baciandole la mano. “Potrei essere sparato un milione di volte e non cambierà nulla. Ho qualcosa per cui posso tornare. Forse un paio di anni, sarei morto ma—“
Kelsey si bloccò al pensiero della mia morte. “Ti prego.” Mormorò.
“Scusa ma è la verità. Non avevo nulla per cui vivere ma ora? Ora si.” Dissi portandola accanto a me. “Ora ho te.” Dissi ad un centimetro dalle sue labbra.”Vieni qui.” Avvicinandomi, la baciai mentre una scossa ci invadeva i corpi. Stringendola, ignorai il dolore al petto e le presi dolcemente il collo.
“Justin.” Kelsey si spostò
“Mm” mormorai leccandomi le labbra per assaporare il suo lucidalabbra. “Gusto Fragola” Sorrisi.
Kelsey ridacchiò coprendosi il viso.
La abbracciai. “Ti imbarazzi sempre per nulla amore e non capisco perché.”
“Sei così..”
“Così?” Chiesi guardandola “Cosa?”
“Non lo so.” Mormorò guardandomi. “Sei solo.. te stesso.”
“E ti fa ridere? Non pensavo che la mia faccia facesse così ridere amore.” Dissi sorridendo
Mi fece la linguaccia.
“E’ meglio se nascondi quella linguetta prima che te la faccia usare per qualcosa di più utile.” Dissi ridendo
Spalancando gli occhi, mi sorrise mentre diventava rosso pomodoro. “Scusa.”
Prima di poter parlare, qualcuno bussò.
“Cosa?” Risposi scocciato.
“Uhm.” Esitò parlandomi da dietro la porta. “ Ho una consegna dal Outback Grill.”
Gemendo annoiato risposi. “Porta sbagliata!” Urlai sperando che se ne andasse. Kelsey si alzò.
“Veramente” Disse “Non lo è.” Disse andando verso la porta. “ciao.” Sorrise “Mettili lì.” Disse indicando il tavolo.
Li appoggiò e uscì.
“Grazie.” Kelsey gli disse prima di chiudere la porta. Mi sorrise. “Mi ero quasi dimenticata..” si morse il labbro. “Ti porto fuori a cena.”
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