capitolo 2
Kelsey's Point of View:
Strinsi Justin a me per quella che sembrò un'eternità, amando la sensazione delle sue braccia attorno a me, il suo petto si muoveva normalmente su e giù. Chiusi gli occhi assaporandomi il momento intimo che si era formato tra di noi, sapendo che in men che non si dica, tutto sarebbe tornato come era prima.
Sfiorando la pelle tra il mio collo e la mia spalla con il naso, Justin lasciò un leggerissimo bacio. "Forza, ora è meglio che torniamo di là dai ragazzi prima che si chiedano dove siamo finiti." Disse, cercando di alleggerire l'umore pesante che era caduto su di noi.
Aggrottai le sopracciglia insieme e uno sguardo testardo mi comparve in viso. "No." Mormorai, mentre mi stringevo ancora di più a lui, il calore del suo copro perfetto penetrava nel mio.
Il suo petto vibrò a causa di una leggera risata mentre mi accarezzava i capelli, i suoi occhi erano divertiti, mentre mi guardava. "Cosa vuol dire no?"
"Esattamente questo." Mormorai, stando ferma dov'ero. "Non voglio andare da loro..." Dissi, muovendomi un po' sui miei piedi. Sospirai, sapendo che stavo cadendo in una specie di buco, e che forse prima o poi me ne sarei pentita. Proprio nel momento in cui stavo per sciogliere l'abbraccio, Justin mi tenne ferma, in modo che fossi ancora più vicina a lui.
"Perché non vuoi andare di là?" Chiese mormorando, guardandomi e volendo disperatamente che gli dicessi la verità.
"Io—" Iniziai, scuotendo la testa e respirando a fondo. "Niente."
Justin mi fece allontanare per un attimo da lui e una sensazione di tensione cadde su di noi. "Kelsey..." Cominciò, chiudendo deciso gli occhi, dicendo a se stesso di mantenere la calma, prima di riaprirli e guardarmi. "Non dirmi che non hai niente. Sai quanto io lo odi."
Annuii con la testa, sapendo che aveva ragione e nonostante volessi farmi valere, stetti in silenzio perché non volevo iniziare un'altra discussione, dal momento che ne avevamo appena finita una. "Io... voglio solo stare con te stanotte... solo noi due. Nessun altro." Abbassai lo sguardo guardandomi i piedi, imbarazzata per via di ciò che avevo appena confessato.
Dopo un bel po' di silenzio, Justin si decise a parlare. "Aspettami qui." Sciolse l'abbraccio, prima di attraversare tutto il salotto.
Incuriosita, feci alcuni passi in avanti, pensando a dove stesse andando e a cosa stesse per fare. Stando sulla porta della cucina potei vedere Justin, mentre apriva la porta del giardino sul retro dove si trovavano Carly e i ragazzi. Scambiò alcune parole con Bruce, prima di chiudere di nuovo la porta e venire di nuovo verso di me. "Credevo di averti detto di aspettarmi in salotto." Mi disse con un sorriso furbo sulle labbra.
Ridacchiai, giocherellando con l'orlo della mia maglietta. "Ero curiosa." Lo guardai innocentemente, non potendo fare a meno di sorridere.
"Sempre la stessa Kelsey Jones, eh?" Justin mi guardò con la sua solita smorfia dipinta in faccia. "Cosa ti ho detto a proposito?" Piegò la testa, mentre veniva verso di me.
Feci un passo indietro con un sorriso stupido sulla faccia. "Beh..." Ridacchiai. "Sai... le cattive abitudini fanno fatica a morire."
Alzando un sopracciglio, Justin si mise le mani in tasca e i suoi occhi divertiti erano fissi su di me. "Oh davvero?"
Annuii. "Mhm."
Facendo alcuni passi verso di me, Justin mantenne un'espressione normale, non facendomi intendere niente. "Allora, manterrai la tua idea anche se ti farò il solletico fino a quando non ce la farai più?"
"Cosa vuoi dire-" Prima che potessi finire la mia domanda, Justin fece un balzo verso di me e io cominciai a correre.
"Puoi correre più veloce che puoi piccola, ti prenderò comunque." Disse Justin ridendo, mentre mi rincorreva attorno ai divani e su per le scale fino a quando non mi ritrovai a respirare pesantemente, non sapendo in quale camera nascondermi. Decisi quindi di entrare in quella di Justin.
Una volta entrata, mi girai verso la porta per chiuderla prima che lui potesse entrare, ma mi fermò un attimo prima. Gridando, corsi verso il letto fino a quando non sentii un paio di braccia forti e calde prendermi da dietro e alzarmi da terra.
"Presa!" Rise Justin.
"Justin!" Gridai, ridendo mentre mi poggiava sul letto. Lui era sopra di me. Le mie mani erano imprigionate sopra la mia testa.
Sorrise e il suo respiro era pesante a causa dello sforzo. "Te lo avevo detto..." Notando quanto vicini eravamo, Justin trasformò la sua voce in un sussurro. "Ti ho presa."
"Sì." Sussultai. I miei occhi erano fissi nei suoi, mentre cercavo di riportare il mio respiro e il mio battito cardiaco ad una normale velocità.
Justin intervallò il suo sguardo dai miei occhi alla mia bocca, ripetendo il tutto per un paio di volte, prima di avvicinarsi ancora.
I miei occhi si spalancarono non appena mi resi conto di quello che stava succedendo, ma prima che potessi parlare, le sue labbra erano sulle mie.
Un sospiro provenne dalle bocche di tutti e due, dovuto alla scarica elettrica che ci trasmise quel bacio. Intrecciò le sue dita con le mie, pressando le mie mani sul materasso.
Fremetti, mentre gemevo. Tutto dentro di me si contorse sotto il suo tocco, volendo che tutto questo continuasse, bisognosa di sentire il suo amore su di me. Desideravo sentirmi adorata ancora, di sentirlo mormorare nel mio orecchio complimenti per quanto bella fossi ai suoi occhi, quanto mi amasse e quanto ci tenesse a me. Desideravo stare ancora tra le sue lenzuola con i nostri corpi vicini e le nostre gambe legate insieme.
Amavo il fatto che lui era mio e di nessun'altra.
Nonostante tutto qualcosa dentro di me lottava contro questi sentimenti, dicendomi che non era giusto e che non ci stavamo comportando bene, ma non potevo pensare a quello che il mio cuore o la mia testa stessero cercando di dirmi, perché Justin cominciò a tracciare una scia di baci lungo il mio collo, portando la mia mente da un'altra parte.
"Mi sei mancata cosi tanto." Mormorò, baciando la pelle appena sotto il mio collo e cominciando a succhiare leggermente, mandandomi in estasi.
Gemendo, mi inarcai sul letto, mordendomi il labbro. "Justin..." Sospirai, lasciando che continuasse la sua magia.
Lasciando un segno sulla mia pelle, Justin si mosse, lasciando le mie mani e mettendo le sue ai lati della mia testa, tenendosi in equilibrio mentre mi guardava. Non dicendo una parola, rimase calmo, semplicemente guardandomi.
Lo guardai negli occhi, mentre dentro di me tornava il desiderio, la voglia, l'adorazione e la determinazione che erano presenti anche dentro di lui, lo capivo dalle sue iridi. Era come se mi avesse portato in un mondo parallelo. Non riuscivo a muovermi o parlare, ero paralizzata sotto di lui e fu allora che vidi che teneva la mascella contratta mentre i suoi occhi erano incollati a me. Esitando all'inizio, alzai un mio braccio e poggiai le mie dita sul muscolo teso, mentre sospirava.
Chiudendo gli occhi, Justin si abbassò, subito rilassandosi sotto il mio tocco. "Mi era mancato il tuo tocco." Mormorò, forse più a se stesso che a me.
Lo guardai in modo triste, sapendo come si sentisse. Pregai perché le cose tornassero come erano prima, dimenticando questi ultimi tre anni e guardando al futuro con occhi diversi.
Alzando la testa, catturai le sue labbra in un dolce bacio, prendendogli il viso tra le mani e lo riportai di nuovo sopra di me. Staccandomi, lo guardai mentre poggiava la sua fronte sulla mia.
"Ti amo." Mormorò lentamente, tirandomi via dagli occhi i capelli che erano caduti e mettendomeli dietro l'orecchio. Col pollice mi accarezzava le guance.
"Ti amo anche io." Dissi, mentre le lacrime mi offuscavano la vista. Non riuscivo a credere di essere lì con lui in quel momento, le sensazioni che provavo mi sommergevano, parlare con lui e toccarlo era come tirare mattoni addosso a una persona.
Abbracciandomi stretta per la vita, Justin fece scivolare la sua testa nell'incavo del mio collo, stringendomi. "Non sai quanto ho desiderato che tu me lo dicessi di nuovo." Confessò, la sua voce era tremante.
Mordendomi il labbro, feci passare le mie dita tra i suoi capelli, accarezzandolo, volendo mantenere per sempre quella posizione.
Un brivido confortevole mi attraversò, mentre Justin continuava a tenermi vicino. I nostri cuori sembravano sincronizzati. Era da tempo che non lo sentivo così vicino e così calmo non volevo che questo momento terminasse.
"Sai." Disse Justin dopo un po' di silenzio. "Tutto quello che volevo era che stessi bene. Non mi importava di me o cosa mi sarebbe successo. Volevo solo che tu fossi al sicuro."
Chiusi gli occhi, mentre i ricordi di quella notte mi tornavano in mente, ricordandomi quanto fossi stata male dopo aver scoperto la verità. "Sono solo un casino." Ammise. "Non riuscivo a dormire sapendo che non ti avrei visto il giorno dopo."
Uno sguardo addolorato attraversò i suoi occhi mentre strinse ancora di più le sue braccia attorno a me. "Lo so." Mormorò. "Odiavo il fatto che non potessi confortarti, sapevo che tutto questo ti avrebbe ucciso, ma non ho pensato a come tutto questo avrebbe effettivamente potuto farti star male."
"Pensavi davvero che non lo avrei scoperto?" Lo guardai incredula, mentre la mia gola si seccava.
"Ad essere completamente onesto." Justin si fermò, leccandosi le labbra cercando di trovare le parole per difendersi. "Pensavo di si. Sapevo che ti avrebbe fatto male nel profondo, ma non avevo pensato che ti avrebbe portato al punto di chiudere con me."
"Credimi, non volevo, ma non sapevo cos'altro fare." Mormorai, mentre dicevo quelle parole insicura di me stessa. "Mi ha ferito troppo sapere che mi hai mentito così spudoratamente... e prima che tu ti difenda." Dissi, fermandolo non appena lo vidi aprire bocca per parlare e raccontare la sua versione dei fatti. "So che quello che stavi facendo era solo per mantenermi al sicuro, davvero... ma una parte di me non riesce davvero ad accettare il fatto che tu mi abbia detto che saresti venuto, e invece ho scoperto - oltretutto da un'altra persona e non da te - la verità su quello che avevi davvero fatto."
Justin scosse la testa, poggiando il suo mento sul mio petto mentre mi guardava. "Volevo dirtelo-" Cominciò prima che io lo fermassi.
"Allora perché non lo hai fatto?"
"Perché sapevo che tu mi stavi aspettando e che mi avresti aspettato, preoccupandoti per me ogni singolo minuto della notte, chiedendoti se stessi bene, quando fossi tornato a casa da te e io non potevo permetterlo sapendo che questo ti avrebbe fatto soffrire."
"Quello che mi ha fatto soffrire è stato scoprire che il mio ragazzo era stato arrestato. Se tu me lo avessi detto, avrei saputo comunque dove stavi- nel bene o nel male. Mi hai sempre detto la verità qualunque essa fosse. Quando si è trattato di Parker, me lo hai detto, con calma, cosicché io non mi preoccupassi per quello che stava accadendo. Quando si trattava dei tuoi affari con i ragazzi, non mi preoccupavo perché sapevo che tu eri cosciente di quello che stavi facendo, perché ero con te metà del tempo in cui tu discutevi di queste cose."
Justin mi guardò per un momento infinito, le mie parole penetrarono lentamente dentro di lui fino a che, per la prima volta quella notte, sentii le due parole che volevo davvero mi dicesse. "Mi dispiace." Disse sospirando, nei suoi occhi un misto di tristezza e pentimento.
Solo allora, capii che niente mi importava più di lui.
Non essendo capace di contenermi ancora, lasciai che le lacrime che stavo trattenendo scorressero per le mie guance, mentre il mio labbro inferiore tremava leggermente.
Justin alzò immediatamente il viso non appena sentii le lacrime contro la mia pelle. "Shhh piccola." Justin asciugò una lacrima prima di farmi poggiare la testa sul suo petto, mettendosi in ginocchio cosicché gli fossi in braccio. "Non volevo farti piangere." Piazzò numerosi baci sulla mia fronte, cercando di calmarmi.
Stringendo con le mani la base del suo collo, continuai a piangere sulla sua spalla, liberandomi di tutte le emozioni che mi opprimevano.
"Cazzo, Kelsey." Disse tenendomi ancora più stretta a lui, mentre mi mormorava parole dolci all'orecchio. "Per favore non piangere." Sussurrò. "Odio quando ti faccio arrabbiare."
Quando vide che non dicevo niente, continuò. "Andrà tutto bene, noi ce la faremo." Disse qualche secondo dopo, rompendo il silenzio tra di noi. "Noi ci riusciremo." Mi strinse per rassicurarmi.
Mi nascosi ancora di più sulla sua spalla, non essendo ancora capace di guardarlo, le sue promesse mi mandavano in confusione.
Tutto quello che volevo era che si scusasse. Non mi servivano false promesse o parole di incoraggiamento - quello che avevo avuto l'ultima volta mi sarebbe bastato a vita. Quello che volevo era il suo amore, il suo conforto e una sua scusa.
Ed era esattamente quello che stavo ricevendo.
Sapevo che il Justin di cui mi ero innamorata era ancora dentro di lui, nonostante gli anni che avevamo passato separati l'uno dall'altra. Lui era tutto quello che volevo.
Staccandomi da lui, mi asciugai le lacrime che mi avevano bagnato le guance, prima di prendere il suo viso tra le mani e baciarlo con tutta la passione che avevo in corpo, mentre lui rispondeva al bacio. Prendendomi i fianchi, Justin li strinse leggermente prima di leccarmi il labbro inferiore, cedendomi il permesso di entrare.
Aprendo le mie labbra, gemetti sulla sua bocca nel momento in cui sentii la sua lingua contro la mia, una sensazione che mi mancava. Pressando il mio petto contro il suo, gli passai le mani tra i capelli, tirandogli le punte e facendolo gemere.
Facendo una smorfia sul bacio, mossi di proposito i miei fianchi contro di lui, sapendo che lo faceva impazzire.
"Gesù Cristo!" Mormorò Justin, mordendomi il labbro inferiore prima di far scivolare di nuovo la sua lingua nella mia bocca, le sue mani scivolarono sul mio corpo fino a quando non arrivarono al sedere, per stringerlo leggermente.
Stringendogli i capelli, gemetti sonoramente, tutto attorno a noi scomparì facendoci credere che le uniche persone al mondo in quel momento fossimo noi.
Distendendomi di nuovo lentamente sul materasso, Justin mi sovrastò con il suo corpo, niente poteva separarci. Facendo scorrere le sue dita sulla pelle esposta del mio stomaco a causa della maglia che si era arrotolata attorno alla mia vita, Justin si impossessò delle mie labbra, mentre respirava pesantemente. "Aspettavo questo momento- " Cercando i miei occhi, fece un profondo sospiro. " -da quando mi hanno rilasciato."
Mordendomi il labbro, sussultai. "Allora che cosa stai aspettando?" Sussurrai.
Il desiderio prese possesso dei suoi meravigliosi occhi, portandoli in una sorta di infatuazione. Non perdendo neanche un momento, Justin riprese le mie labbra con le sue, le sue mani sul bordo della mia maglietta mentre cercava di tirarla su.
Avvolgendo le mie gambe attorno ai suoi fianchi, avvicinai i nostri corpi, la voglia di essere di nuovo desiderata da lui cresceva dentro di me.
Alzandomi la maglietta e togliendola dal mio corpo, Justin mi guardò con occhi lussuriosi. "Sei davvero bellissima." Continuava a baciarmi, mentre faceva scivolare le sue mani sul bordo dei miei jeans. Sbottonandoli, li fece scorrere lungo le mie gambe prima di gettarli da una parte.
Facendo scorrere la mia mano sulla sua schiena, gli presi l'orlo della maglietta prima di toglierla e farla cadere sul pavimento vicino al letto, le mie mani caddero istintivamente sul suo petto, mentre lo accarezzavo lentamente. Non potei evitare di guardalo e quello che pensavo, era vero - si era allenato.
Prendendolo per i fianchi, lo riportai vicino a me.
Rompendo il nostro bacio, Justin cominciò a viaggiare verso il mio collo, mentre un gemito scappò dalle mie labbra.
Prendendo al volo la mia opportunità, gli sbottonai i pantaloni e tirai giù la zip, abbassandoli abbastanza per far sì che Justin riuscisse a toglierseli da solo. Quando lo fece, feci scorrere le mie mani lungo tutto il suo corpo, mi muovevo su e giù per la sua schiena, sentendo la sua pelle tonica sotto le mie dita.
Gemendo contro la mia bocca, Justin prese un respiro profondo e dopo pochi secondi, anche gli ultimi vestiti che ci coprivano erano per terra. "Ti amo." Disse baciandomi.
"Ti amo anche io."
Posizionandosi tra le mie gambe, Justin piazzò le sue mani ai lati della mia testa. "Dimmi se ti faccio male ok? E' da un po' che..."
Annuendo, poggiai le mie labbra sulle sue prima di prepararmi alla sensazione indescrivibile che avrei provato tra poi secondi.
Abbracciandolo, Justin sfiorò le mie labbra con le sue e con un movimento secco, fu dentro di me.
Un sospiro rotto mi scappò dalle labbra, mentre la frustrazione sessuale che avevo provato per tre anni stava fuoriuscendo formandomi un groppo in gola. Puntando i miei piedi sul materasso, piegai le mie dita a causa della sensazione che stavo provando. Le mie dita affondarono nella sua schiena, gemevo sonoramente, mentre Justin cresceva dentro di me e i suoi movimenti erano determinati su di me ad ogni spinta.
La lingua di Justin cercò la mia, le sue mani accarezzavano ogni singola parte di me, seguite subito dalle labbra. "Sei così fottutamente brava piccola." Mormorò Justin contro il mio petto mentre continuava a spingere.
Circa un'ora dopo, sentii il mio corpo tremare, anticipando che i muri attorno a me stavano per crollare attorno a lui. Prendendo un respiro profondo, tremai quando ogni nervo del mio corpo si tese, rimanendo concentrata su quello che stava accadendo. Justin trattenne il respiro mentre spingeva dentro di me per un'ultima volta, prima di collassare sopra di me.
Justin prese un paio di respiri profondi per calmarsi, gocce di sudore gli cadevano sulla fronte. Justin si girò di fianco, avvicinandomi a lui mentre mi guardava con occhi pieni d'amore.
Mentre ero distesa di fianco a lui, vedendo il suo amore incondizionato verso di me, lasciai che la rabbia, la tensione, il nervosismo e la testardaggine lasciassero la mia mente. Lo amavo e qualunque fossero le mie ragioni per vivere senza di lui, sapevo che non potevo, assolutamente. Lui significava troppo per me e il nostro amore era troppo forte per spezzarsi.
Poggiando la mia testa sopra il suo petto, lasciai un leggero bacio. Avvolgendo il mio braccio attorno al suo stomaco, tremai vicino a lui, allacciando le nostre gambe insieme. "Mi è mancato tutto questo." Sussurrai.
"Mi sei mancata tu." Justin mi baciò la tempia mentre mi teneva fermamente contro di lui. Prendendo la mia mano destra con la sua, se la portò alla bocca, baciando ogni nocca prima di intrecciare le nostre dita insieme.
Anche se volevo alzarmi, non potei evitare di chiudere gli occhi e prima che me ne accorgessi, sprofondai in un sonno calmo e profondo - cosa che non provavo da tempo.
Justin's Point of View:
Non riuscii a dormire quella notte, non ci riuscivo forse a causa delle interminabili notti che avevo passato sveglio nella mia cella in prigione.
Tutto quello che potevo fare era guardare Kelsey, ammirare la sua bellezza e ringraziare Dio se ero lì con lei e se potevo ancora stringerla tra le mie braccia.
Vari pensieri mi attraversarono la mente, ricordandomi tutte le volte che mi ero incasinato negli ultimi anni e l'unica cosa che davvero mi bruciava dentro era quella di non aver mai salutato Kelsey quando ne avevo avuto la possibilità.
Avrei solo dovuto dirle la verità, avrei dovuto essere capace di darle un ultimo bacio per far sì che si ricordasse di me, invece di lasciarla con un vuoto dentro, non sapendo cosa stava succedendo.
Quando oggi mi ha detto che tra noi era finita, non sapevo più che cosa fare. Sentii il mio intero mondo cadermi addosso e mi sentivo soffocare. Non potevo perderla perché se lo avessi fatto, avrei perso una parte di me. Kelsey per me è tutto e senza di lei, io sono niente.
Accarezzandole i capelli, sentii il mio stomaco contorcersi in una maniera strana. Leccandomi le labbra, la guardai attraverso le mie ciglia. Il mio pollice era sulla sua pelle, muovendosi sulla sua guancia prima di spostarsi sulle palpebre.
Sapendo che non sarei riuscito a dormire, mi mossi lentamente sotto il braccio di Kelsey, slegando le nostre gambe. Dandole un dolce, delicato bacio sulle labbra, mi mossi fuori dal letto, alzandomi in piedi. Prendendo i miei boxer, me li infilai prima di infilarmi anche i jeans, lasciandoli cadere morbidi sui miei fianchi, prima di uscire dalla stanza.
Scendendo le scale, credevo che non avrei sentito alcun rumore, ecco perché rimasi un po' sorpreso quando vidi tutti i ragazzi sui divani, parlavano tra di loro mentre giocavano a carte.
Bruce fu il primo a guardarmi. "Hei." Annuì con la testa verso di me. "Hai dormito bene?"
I ragazzi ridacchiarono, chiaramente conoscevano quello che era successo di sopra.
"Sì, certo." Risposi con una smorfia prima di sedermi vicino a Marcus, il quale mi diede una birra.
"Non sei tornato da neanche un giorno e già fai sesso Bieber?" Chiese Marcus. "Cazzo." Scosse la testa. "Sapete sicuramente come darci dentro voi due."
"Zitto!" Dissi dandogli una pacca sulla nuca. "Non ho visto la mia ragazza per tre anni. Non essere arrabbiato solo perché tu non hai una ragazza a cui far provare piacere." Feci una smorfia, ridacchiando.
Ora la smorfia si spostò sul viso di Marco. "Penso che dovresti riformulare, Bieber. Io ce l'ho una ragazza, grazie tante."
Alzai le mie sopracciglia, incredulo per quello che avevo appena sentito. "Hai finalmente trovato qualcuno che sostituisce quelle inutili immagini di Megan Fox?" Non potei fare a meno di ridere, mentre anche i ragazzi ridevano.
"Guarda chi è divertente ora." Disse Marco sarcasticamente, bevendo un sorso di birra.
"Sto solo scherzando amico." Gettando indietro la testa, finì quasi metà della birra prima di rimetterla sul tavolino. Leccandomi le labbra, assaporando la birra che vi era rimasta sopra, mi rimisi comodo sulla sedia. "Come si chiama?"
"Alec." Marco combatté contro l'impulso di ridere e non potei fare a meno di ridacchiare. Aveva sempre preso in giro la mia relazione con Kelsey e ora dovevo in qualche modo prendermi la rivincita. "Alec Johnson."
"Stai arrossendo Messina? Davvero sto vedendo le tue guance colorarsi di rosa?" Lo presi in giro, guardandolo, cercando il più possibile di non ridere.
Marco scosse la testa, ridendo. "No, idiota." Mormorò, guardando da un'altra parte.
"Qualcuno è innamorato." Dissi, rivolgendogli un sorriso stupido.
"Sta zitto Justin." Disse Marco, guardandomi divertito. "Non sono innamorato. Non fa per me quella roba." Disse muovendo una mano.
"Roba?" Intervenne Marcus, alzando un sopracciglio. "Pft, sei talmente innamorato che la chiami ogni sera solo per augurarle la buonanotte." Lasciò fuoriuscire una risata, sapendo che aveva trovato il punto debole di Marco.
"Come cazzo-".
"I muri non sono fatti di pietra sai, Marco. Posso sentirti." Marcus scosse la testa e il suo petto vibrava a causa delle risate.
Ridacchiai. "Sei così stupido amico."
"E tu no?" Chiese Marco.
"Non ho mai detto che non lo sono." Risposi con una smorfia, finendo la mia birra prima di metterla vicino alle altre già terminate. "E voi ragazzi?" Mi girai verso Marcus e Bruce. "Avete anche voi delle ragazze da chiamare?"
Bruce si mosse sul divano, chiaramente scosso dalla domanda e tutto mi risultava divertente. Sapevo che stava lottando contro la voglia di ridere.
Quando non disse niente, mi sporsi un po' in avanti. "Allora?"
Rise e mi rivolse una smorfia mentre beveva, dicendomi che la sua risposta era si.
"Che cazzo è, sono stato via per tre anni e ognuno di voi ha trovato una ragazza? Che cazzo è tutto questo?" Dissi guardandolo e sorridendo.
"Non vorrai mica che rimaniamo single per tutta la vita vero?" Bruce mi guardò e nel suo sguardo c'era sicuramente una punta di divertimento.
Risi. "Beh..."
Bruce alzò una mano, fermandomi. "Era una domanda retorica." Mormorò, prendendosi un'altra birra mentre me ne porgeva una anche a me.
Aprendola, tolsi il tappo prima di berne un sorso. "Come si chiama?"
"Stephanie Amara." Disse Bruce muovendosi ancora. Asciugandosi la bocca con il retro della mano annuì verso Marcus. "E quella di Marcus si chiama Kadra Thompson."
"E sono sexy?" Chiesi, ridendo guardando l'espressione di Bruce alla mia domanda, chiaramente scosso.
"No sono dei cessi." Disse sarcasticamente. "Ma che cazzo di domanda è?"
"Sto solo chiedendo amico." Alzai le mie mani in segno di resa. "Ho visto le ragazze che portavi a casa in passato e beh... hai capito."
"Fottiti." Disse, prendendomi in giro.
"Mi dispiace." Dissi con una smorfia. "Quello è il lavoro di Kelsey."
Bruce mi tirò un cuscino in faccia, il suo viso era divertito. Sei un coglione!"
"Non é una novità." Risposi ridendo. Finendo la mia seconda birra, mi girai verso John per la prima volta da quando avevamo iniziato la conversazione. "e invece Johnny sta con Carly." Dissi, scuotendo la testa non credendo davvero che lui stesse con una come - lei.
"Sì" Annuì John, non guardandomi neanche dato che fissava un punto non definito della stanza.
"Ma che cazzo c'e di sbagliato in te?" Sputai, mentre la tensione cominciava a sentirsi nell'aria.
John rispose. "Niente."
"Non prendermi per il culo amico! Qual é la tua idea? Cosa ho fatto questa volta, per l'amor di dio?" Dissi irritato.
"Niente, non preoccuparti."
"Che cazzo vuol serie non preoccuparti? Sei uno dei miei uomini, é ovvio che mi preoccupo." Girandomi verso i ragazzi, indicai John. "Come va con lui?"
"È ancora arrabbiato per quello che é successo con Carly oggi." Marcus mi rispose, indicando John di nuovo.
Mi girai verso di lui. "Sei arrabbiato per Carly?" Quando vidi che non rispondeva, lo presi come un sì. "Stavo solo scherzando con lei amico, non significava niente."
"Allora vorrei solo immaginare quando sei serio come ti presenti." Rispose in modo monotono.
"Quella stronzetta può anche non piacermi, ma sono affari tuoi non miei. Ha un bel caratterino e che Dio mi aiuti, non lascerò che ficchi ancora il naso nei nostri affari. Non mi fido di lei e non dovresti neanche tu, ma é un tuo errore, non mio." Mi leccai le labbra mentre continuavo a guardarlo, i miei occhi bruciavano nei suoi. "Sono felice che tu abbia trovato qualcuno amico, ma non credere che lei la passi liscia ogni volta solo perché sei mio amico."
"Vuoi dire come quando ti ha salvato il culo dalla galera? Beh sei carino." Ringhiò, chiaramente arrabbiato dopo le mie parole.
"Dovevo in qualche modo spaventarla dopo che si era messa contro di me. Se non fosse stato per me quella stronza-" Prima che potessi finire la frase, un pugno mi prese in pieno, colpendomi sulla guancia.
"Chiamala ancora così...." John era arrabbiato e mi stava avvertendo. Il suo petto si muoveva velocemente.
"Che cazzo amico?" Alzandomi, feci quasi cadere la sedia di fianco a me, mentre tirai uno schiaffo a John facendolo indietreggiare.
Avvertendo il colpo, John si tenne il naso e il suo respiro era pesante. "Non mancare di rispetto alla mia ragazza in questo modo Justin. Come cazzo reagiresti se io mancassi di rispetto a Kelsey?"
"Non ne avresti la possibilità, ti ritroveresti morto ancora prima di iniziare a parlare." Dissi, mentre muovevo la mandibola per controllare che non fosse rotta.
"La stessa cosa vale per me. Non deve piacerti, ma devi rispettarla soprattutto davanti a me e dopo tutto quello che ha fatto per te." Disse togliendosi il sangue che gli colava dal naso. "È stata lei la ragazza che ha consolato la tua mentre piangeva ogni notte. È stata lei che rassicurava Kelsey, che le diceva che tu eri dispiaciuto e che ce l'avresti fatta. É stata lei quella che si é presa cura della tua ragazza quando tu non c'eri. Lei era lì per Kelsey quando non c'eri tu."
Lo guardai addolorato e ferito. Sapevo quanto avevo fatto male a Kelsey, l'ultima cosa che mi serviva era che qualcuno me lo ricordasse ogni cinque secondi. "Sai che avessi potuto essere lì con lei, ci sarei stato."
"Ma non c'eri. Carly invece sì e questa é la realtà. Non incazzarti con noi solo perché non hai potuto esserci." Sospirando, John si passó le dita tra i capelli. "Senti amico, so che stai passando un brutto momento, tutti lo stiamo passando, ma non prendertela con noi."
Prima che avessi la possibilità di elaborare una risposta, sentii un singhiozzo provenire dalle scale. "Justin?" Disse Kelsey con voce rotta.
Girando la testa nella direzione in cui avevo sentito la voce, con la preoccupazione evidente sul mio viso, vidi Kelsey mentre veniva giù dalle scale, indossando solo una mia maglietta, con gli occhi spalancati. "Justin?" Chiese ancora, questa volta un po' piu forte.
"Sono qui piccola."
Quando alzò la testa per vedere dove stavo, il mio cuore perse un battito nel vedere i suoi occhi rossi.
Andando velocemente verso di lei, corsi su per le scale fino allo scalino sotto di lei. Le presi il viso tra le mani, accarezzandole le guance con il pollice. "Cosa c'é?"
"Io... io pensavo te ne fossi andato." Disse con voce impastata. Quando notò la mia espressione sorpresa, prese a giocherellare con il bordo della maglia, mentre si muoveva sui piedi. Si morse il labbro, masticandolo nervosa.
Aggrottando le sopracciglia in confusione, ci misi un secondo prima di capire quello che aveva detto. "Andarmene? Perché dovrei-" Ma prima che potessi finire la mia domanda, le parole di John mi tornarono in mente.
"NON ESSERE ARRABBIATO CON NOI SOLO PERCHÉ TU NON C'ERI."
E subito realizzai quello che aveva Kelsey.
Prendendo la sua mano nella mia, la guardai tristemente, mentre dei brividi mi attraversavano. "Non ti lascerò mai." Mormorai, poggiando la mia fronte sulla sua. Senza salutare i ragazzi, la presi per mano, portandola su per le scale e di nuovo in camera mia.
Chiudendo la porta dietro di noi, mi girai verso di lei. Portandole indietro i capelli, le piazzai un casto bacio sulle labbra. "Non dovrai più preoccuparti che io ti lasci di nuovo, hai capito?" La rassicurai, portandola vicino a me.
Annuì con la testa, mentre le sue labbra erano ferme in una linea dura.
Dandole un'altro bacio, presi la mia maglietta tra le mani e la tolsi dal suo corpo prima di spingere Kelsey verso il letto. Distendendomi, portai Kelsey vicino a me. "Sono qui per restare." La rassicurai, mentre mettevo un braccio attorno a lei, baciandole la guancia. "Non vado da nessuna parte." Le sussurrai nell'orecchio.
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