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capitolo 38

Justin’s Point of View:

“Non lavorerò mai con lui!” Urlai. “Bombe o no, possiamo trovare qualcun altro!” Dissi lasciando la mia testardaggine prendere la meglio su di me. 

Bruce fece un sospiro profondo strofinandosi la punta del naso. 

“Taglia le corna al toro, Bieber. Sono l’unico che riesce a fare una bomba nel modo giusto e lo sai.” Intervenne Jason. 

“Non me ne frega niente! Preferirei che andasse tutto per il verso sbagliato pur di non lavorare con un figlio di troia come te!” Dissi nervosamente. 

“Dannazione Justin!” Urlò Bruce. “Vuoi mettere un punto alla storia con Luke o no?”

“Certo che lo voglio! Che razza di domanda è?” Lo fissai incredulo. 

Bruce quasi mi ignorò scuotendo la testa incredulo. “Allora smettila di fare il coglione e lascia che ci aiuti!”

“No.” Protestai. 

“Per l’amore del cielo!” Sussurrò Jason sedendosi nel divano opposto accanto a Marco e John. 

Gli lanciai uno sguardo minaccioso. “Taci.”

Alzò gli occhi al cielo, ovviamente non in vena di continuare una discussione. 

“Non vuoi vendicarti con quel bastardo che ha provato a uccidere non solo te ma anche la tua ragazza? Non mi interessa i problemi che hai con McCann, pensa a Kelsey e alla sua sicurezza.”

Grugnii inconsciamente sapendo che aveva ragione. Strofinandomi le mani una contro l’altra mi morsi il labbro pensando. Bruce aveva ragione. 

Se non la finivo una volta per tutte con Luke, sarebbe ritornato da noi un’altra volta. Ora o mai più. 

Sospirando, guardai Bruce. “Va bene ma solo perché c’è di mezzo Kelsey.”

Bruce rilassò i muscoli, felice del modo con cui avevo ragionato. “Grazie.” Disse.

Jason balzò subito in piedi incuriosito. “Kelsey? Chi è Kelsey?”

Mi girai di scatto verso di lui. “Non pensarci neanche per un secondo, McCann.” Lo avvertii. 

Jason fece un mezzo sorriso alzando le mani in difesa. “Era solo una domanda.”

Lo ignorai distogliendo lo sguardo. 

“E’ il tuo nuovo giocattolo da portare a letto?” Jason ridacchiò pensando di essere divertente. L’aria intorno a noi divenne ancora più tesa. 

“Fai attenzione a come parli, McCann.” Diedi un altro avvertimento. 

“Stai sulle difensive, eh?” Jason scosse la testa in modo sconcertato. “Deve essere veramente brava a letto se la difendi in questo modo.”

Non ci pensai due volte prima di alzarmi in piedi. “Non ti avevo detto di fare attenzione a come parlare?” Dissi serrando i denti.

Notando il mio comportamento, John si alzò in piedi prendendomi per un braccio e facendomi fare un passo indietro. “Calmati.”

Jason ridacchiò. “Aw, l’ometto Bieber ha trovato una fidanzata? Che carino.” Iniziò a stuzzicare. 

“Stai zitto.” Quasi gridai desiderando niente se non di puntare una pistola alla sua testa facendogliela saltare in aria. 

“Gesù, Bieber,” Jason sorrise sfottendo. “Sto scherzando. Non devi prendertela a male.”

Spinsi via John. “Ah sì? Beh, non sono in vena di ascoltare i tuoi scherzi di merda. Vai a fare quel cazzo per cui sei venuto, sfortunatamente, qui e poi vai all’inferno.” 

“Ricorda Bieber, sono venuto qui per aiutarti. Porta rispetto.” Jason diventò antipatico quanto me, i suoi occhi erano puntati su di me. 

Alzai le spalle. “Non ti ho invitato a venire perciò non mi interessa, stai qui solo per farmi innervosire e farti un nome.” 

“Bieber, io mi sono già fatto il nome e se fossi in te farei attenzione ad aprire quella bocca .. a meno che tu non voglia farti saltare fare saltare in aria.” Mi minacciò.

“Risparmia le minacce per qualcuno che sia abbastanza patetico da crederci.”

“Sai di cosa sono capace, Bieber. Non giocare con il fuoco.” Jason mi urlò quasi contro, le sue vene fuoriuscivano dalla rabbia. 

“Invece io so, e pure tu, cosa sono capace di fare, McCann.” Ribattei. 

“Va bene ragazzi,” Bruce interruppe la discussione sapendo che le cose sarebbero peggiorate se nessuno fosse intervenuto. “Il troppo è troppo.” 

“Ha iniziato lui.” Mormorai. 

“Cosa? Quanti anni abbiamo? Cinque?” Disse Jason. 

Mi morsi la lingua cercando di non iniziare una nuova discussione. Per quanto potessi amare discutere con Jason, avevo bisogno di lui per avere le bombe da lanciare contro Luke. 

“Comunque,” Enfatizzò Bruce. “Hai portato le tue cose?”

“Sì, ho già tutta l’attrezzatura. Dammi una stanza, un po’ di ore e finirò tutto.” Finì la frase ridacchiando. 

“Puoi andare nel seminterrato.” Bruce accompagnò Jason fuori dalla stanza, verso le scale che scendevano al piano di sotto dove Jason avrebbe passato le ore successive a lavorare. 

Voltandomi, mi sistemai i capelli. “Quel bambino sta testando la mia pazienza.” Mormorai. 

Marco rise. “Eri pronto ad ucciderlo.”

Un sospiro provenne da John. “Hai bisogno di controllare la tua rabbia, Bieber. Lo sai che lo fa solo per farti saltare i nervi.”

“E’ vero e tu gli dai sempre vinta.” Marcus scosse la testa. 

“Non riesco a fare altro, va bene? Sa le parole che deve dire per farmi incazzare e parlare di Kelsey è una di quelle.”

“Beh, non puoi incolparlo. Eri un puttaniere fino a qualche mese fa.” Mormorò Marco facendomi girare di scatto verso di lui. 

“Cosa hai detto?” Dissi quasi serrando i denti. 

“Niente …” Rispose velocemente. 

John sbuffò sapendo cosa stava per succedere. 

“Bugiardo.” Esclamai. “Perché non ripeti quello che hai detto?” Chiesi. 

“Calmati Justin,” Avvertì John. 

Ignorando, risi. “Nah, lascia che questo stronzo ripeta la frase. Di cosa hai paura? Dillo.” Chiesi guardandolo. 

L’aria nella stanza si fece più tesa. 

“Ho detto che non puoi incolpare Jason. Cambiavi ragazza ogni giorno.” Mormorò Marco distogliendo lo sguardo. 

Mi feci scappare una risata pungendo. “Che cosa divertente.” Sussurrai. “Amo il modo in cui prendi le sue difese.”

“Non sto prendendo le difese di nessuno, amico. Sei mio fratello e sto solo dicendo l’ovvio.” Marco difese se stesso. 

Scossi la testa. “Come vuoi,” Sorpassandolo, uscii dalla stanza e da casa. Mi stavo innervosendo sempre di più e non avevo intenzione di iniziare una nuova discussione. 

Presi una boccata d’aria fresca. La mia mano scompigliò i capelli per poi scendere giù per la fronte fino a strofinarmi la faccia. Grugnii infastidito. 

Era da un po’ di tempo che non facevo a botte con nessuno, e quasi mi mancava. 

Appoggiando le mani sulle pareti della casa, non ci pensai due volte prima di tirare un pugno causando un’ammaccatura. Quasi immediatamente, sentii un enorme peso sulle mie spalle. Mordendomi il labbro, non mi fermai dal tirare altri pugni contro la parete cercando di liberarmi di tutta la tensione e frustrazione.

Giusto mentre stavo per tirare un altro pugno, il telefono iniziò a vibrare in tasca. Non avrei risposto se non avesse continuato a vibrare.

Alzando gli occhi al cielo, afferrai l’iPhone e accettai la chiamata senza neanche guardare il numero. 

“Pronto?” Dissi scocciato.

“Justin?”

Mi ghiacciai alla voce familiare. “Kelsey?”

“Hey …”

“Hey …” Mi inumidii le labbra. “Scusa per aver risposto in quel modo. Non sapevo che eri tu quando ho accettato la chiamata…” Mi fermai non sapendo cosa dire. 

“Tranquillo, non fa niente.”

Silenzio. 

“Quindi … Perché hai chiamato? Non che mi dispiaccia …” Ridacchiai. 

Rise anche Kelsey. “Ho appena ricevuto delle belle notizie e le volevo condividere con te.”

Aggrottai la fronte domandandomi cosa potesse essere. “Tipo?”

“Beeeh,” Potevo capire dal tono di voce che stava sorridendo. “I miei genitori hanno, diciamo, ridotto la mia punizione ma solo per motivi che riguardano la scuola. Tipo progetti e compiti. Quando torno a scuola, sono sempre in punizione.”

Non riuscii a non ridere al suo eccitamento. In alcuni momenti diventava troppo carina. “E’ magnifico, piccola. Ci renderà più facile stare insieme senza il bisogno di sgattaiolare via e senza che tu sia perennemente terrorizzata all’idea di essere beccati.”

“Hey, io non ho paura!”

Sorridendo, mi lasciai sfuggire una risata. “Lo so.”

“Zitto va.” Mormorò Kelsey per poi ridacchiare. 

Dopo qualche secondo di silenzio, decisi di essere il primo a romperlo. “Piccola?”

“Mh?”

“Scusami.”

“Non fa niente.”

“No.” Sospirai. “Fa qualcosa. Non avrei dovuto dirti tutte quelle cose. Ero arrabbiato e non stavo usando il cervello. Lo so che non cambia il fatto che io ti abbia detto tutte quelle cose ma devi credermi quando dico che non penso nemmeno una parola di tutto quello che ho detto.”

Kelsey non disse nulla per un po’ facendomi agitare. “Kelsey?”

“Ti perdono.” Disse lentamente. 
Una parte di me era felice che lo avesse fatta ma l’altra era delusa del fatto che io avessi veramente detto tutte quelle cose. “Ce la fai a venire qui?”

“Dove?”

“A casa mia?”

“Stai bene?”

No. “Sì, voglio solo che vieni qui.”

Potevo immaginarmi Kelsey seduta sul letto che si mordeva il labbro inferiore mentre pensava alla mia richiesta. “Okay.”

Sorrisi a trentadue denti. “Perfetto. Ci vediamo presto. Sai come arrivare qui, giusto? Vuoi che ti passo a prendere?”

“E chiedi pure?” Kelsey rise. “Sono stata più a casa tua che nella mia in questa settimana e no, non ho bisogno del tuo passaggio.” Rise per pochi secondi prima di ritornare seria. 

“Giusto …” Risi riferendomi al fatto che aveva speso più ore qui che a casa sua. “Okay, ci vediamo allora?”

“Sì sì, certo … “ Kelsey fece una pausa. “Ti amo.” 

“Ti amo pure io.” E con quella frase, la linea cadde.

Kelsey’s Point of View:

Convinsi i miei genitori a lasciarmi andare a casa di Carly per finire i compiti di Italiano quando in realtà sarei andata a prendere il bus per casa di Justin. 

Mi ci vollero dei minuti per uscire di casa senza troppi interrogatori e cercando di capire quale era la fermata del bus per andare a casa di Justin. 

Una volta salita nel bus, mi sedetti e iniziai a girare i pollici mordendomi il labbro. 

Ero nervosa, non mento. 

Dopo la nostra peggior discussione, pensavo che le cose non sarebbero più state lo stesse ma dopo aver parlato al telefono, mi sentivo come sempre. Come se non fosse successo nulla. 

L’ultima cosa che volevo era rovinare il rapporto fra di noi di nuovo. 

Il mio corpo balzò dal seggiolino. Il rumore improvviso del bus causato da due buche nell’asfalto mi riportò alla realtà e immediatamente, realizzai di dover cliccare il pulsante per far fermare il bus alla prossima fermata.

Alzandomi dal posto, mi incamminai verso le porte posteriore prima di scendere e avviarmi verso casa sua.

Non ci stetti molto ad arrivare. Sorridendo come se avessi trovato un tesoro, camminai verso la porta quando vidi Justin seduti sugli scalini con la sua testa supportata dalle mani. 

Aggrotta la fronte. “Justin?”

La sua testa si alzò di scatto, i suoi occhi spalancati e incuriositi di vedere chi aveva pronunciato il suo nome. Ritornarono alla loro normale misura non appena capì che ero io. Si alzò avvicinandosi. “Non ti sei persa.” Fece un mezzo sorriso. “Ci avrei messo la mano sul fuoco che non avresti saputo dove andare.”

Tirai un leggero pugno al petto alzando gli occhi al cielo. “Grazie per il supporto, grazie davvero tanto .. fidanzato.” Rimarcai sarcasticamente.

“Lo sai che sto scherzando.”

Risi. “Lo so.”

Justin non esitò ad abbracciarmi. Praticamente alzandomi da terra. Sospirai felice e amando la sensazione di che mi dava essere tra le sue braccia di nuovo. “Mi sei mancata.”

Risi con la faccia contro il suo collo. “Mi sei mancato pure tu.”

Rompendo la braccio mi guardò inumidendosi le labbra. “Per quanto può sembrare banale, non riuscivo a pensare che tu fossi arrabbiata con me.” Rise strofinandosi la nuca. 

Sorrisi alle sue parole realizzando che in qualche modo ero speciale per lui. 

Justin fece una pausa fissandomi negli occhi. “Piccola?”

“Hm?” Ricambiai lo sguardo incuriosita.

“Vuoi sapere un segreto?” 

Alzai un sopracciglio. “Certo?” Ridacchiai. 

“Sei la ragione per cui non impazzisco.”

“Cosa?” 

“Per te riesco a non fare esplodere tutto quanto. Giuro, quando non sei qui, ho il desiderio di distruggere tutto quanto ma quando sei qui, in qualche modo mi sento rilassato anche se alcune a volte mi fai venire voglia di tirarmi i capelli da solo.”

Risi cercando di fare la seria. “Non entriamo in questo argomento.” Alzai una mano per dire ‘non che tu sia meglio di me’.

Fece spallucce. “Era tanto per dire.” Sorrise.

Alzando gli occhi al cielo, scossi la testa. “Beh, sono felice di farti mantenere sano di mente …” Sorrisi sfacciatamente prima di rotolare entrambe le labbra dentro la bocca. 

“Non farlo.” Mormorò Justin.

“Fare cosa?” Chinai la testa da un lato. 

“Quello.” Indicò le mie labbra. Avvicinandosi, fece scorrere le dita sotto le mie labbra. “Chiuderle dentro la bocca.”

“Perché?”

“Perché in quel modo non potrei fare questo.” Sussurrò il più piano possibile prima di posare le sue labbra sulle mie. 

Sorrisi contro le sue labbra, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. 

Spingendomi più vicino, Justin gemette sulle mie labbra chinando la testa dall’altro lato. Mi morse il labbro inferiore facendomi uscire un piccolo gemito. 

Stringendomi i fianchi, Justin mi tirò su da terra facendomi avvolgere le gambe intorno alla sua vita. 

Feci scorrere una mano fra i suoi capelli per poi tirare sulle punte violentemente. 

Justin accentuò la stretta sul mio sedere. 

Rompendo il bacio posai la mia fronte contro la sua, completamente senza fiato. 


Il petto di Justin aveva una andatura veloce, i suoi occhi erano incatenati ai miei. 

Prendendo un respiro profondo, accarezzai la sua guancia prima di lasciare un bacio in ogni centimetro della sua mascella per poi arrivare al collo. Baciai ogni angolo del suo collo lasciando la mia lingua picchietterà qua e là contro la sua pelle. 

Stringendomi ancora più vicino a se, Justin gemette. “Cazzo, Kelsey …” 

Sorridendo maliziosamente contro il suo collo, iniziai a mordicchiare la pelle provocando in Justin una sequenza di gemiti. Sorrisi soddisfatta. 

“Gesù, piccola, quando hai imparato a farlo?” Justin parlò con una voce roca e bassa il momento in cui mi allontanai dal suo collo. 

Alzai le spalle, indossando un sorriso che si prendeva gioco di lui. “Immagino che sia una dote.”

Justin beffeggiò annuendo. “Diamine sì!” Premendo la mano contro il collo, sorrise. “Dannazione piccola, hai seriamente lasciato il segno.

I miei occhi si spalancarono. “Ti ho lasciato il segno?”

“Sì, hai lasciato un succhiotto. Me lo sento.”

Spalancai la bocca togliendoli la mano da sopra la pelle per vedere una macchia rossa. “Oh mio Dio … Mi dispiace.” Aggrottai la fronte.

“Come?” Justin rise. “Non devi scusarti, amore. Lo trovo al limite dell’attraente.” Mi fece l’occhiolino. 

Risi, alzando gli occhi al cielo prima di dare un colpetto al suo braccio. 

“Ow, perché devi farlo così all’improvviso?” 

“Oh, taci. La gente ti spara e tu ti senti male per un semplice colpetto? Cresci.” Feci la linguaccia. 

Justin sbuffò guardandomi con occhi bramosi. “Non tentarmi con quella lingua, piccola.”

Mi leccai le labbra, morendole cercando di ottenere la reazione che ebbe nell’arco di pochi secondi. 

Le sue labbra si scontrarono contro le mie, la sua mano mi teneva la testa, la sua lingua sguazzò contro la mia mentre i nostri silenziosi gemiti riempivano l’aria intorno a noi. 

Dopo aver esplorato la mia bocca, Justin si allontanò lentamente. Sia il mio petto che il suo avevano un movimento scardinato, non ritmico, veloce. 

“Wow.”

Justin rise maliziosamente. “Ti avevo avvertito di non tentarmi.””

Risi senza fiato. “Come vuoi.”

“Oh Bieber, porta il tuo culo di qua!” Bruce urlò da dentro casa. 

Il corpo di Justin si contrasse. Lo guardai confusa. 

“Ti posso vedere, sai. Hey Kelsey!” Sventolò la mano in aria. 

Sorrisi ricambiando il gesto. “Hey Bruce!”

Justin si accigliò, stringendomi ancora di più contro di lui. “Arrivo!” Disse infastidito. 

Gli lanciai uno sguardo prima di ritornare a sorridere verso Bruce. 

Scuotendo la testa, Bruce fece svolazzare la mano in aria in segno di non interesse per poi voltarsi e scomparire in una stanza. 

“Perché sei diventato così nervoso da un momento all’altro?” Sussurrai. 

Scosse la testa, i suoi occhi erano puntati dall’altra parte della strada pur di non guardare nei miei. 

Sospirai, sollevando il suo mento in modo da farlo guardare nei miei occhi. “Che succede? E non dirmi delle stronzate dicendomi che non è niente.”

Justin serrò la mascella. “Tutti mi stanno facendo innervosire. Marco pensare di poter fare il furbo con me portando a galla il mio inesistente passato. Ma non è quello il punto, è tutta colpa di McCann--”

“Chi è?” Mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Intendo McCann.”

Justin serrò i denti. “Un pezzo di merda il qualche pensa di essere meglio di chiunque atro.”

Accarezzando i suoi capelli, baciai la sua fronte. “Non preoccuparti di lui e concentrati su te stesso. Ignoralo.”

Justin sorrise sarcasticamente. “Non è così facile.” Mormorò. 

“Lo so che non lo è alla fine provare non costa nulla, no?”

“Non lo diresti se conoscessi di cosa sto parlando, credimi.”

Alzai le spalle. “Dico solo che non dovresti innervosirti per così poco.”

Mi fisso solennemente prima di annuire. 

“Adesso, fammi scendere.” Chiesi gentilmente. 

Justin aggrottò la fronte. “Perché?”

“Fallo e basta.”

Justin seguì le mie indicazioni posandomi a terra. 

Prendendogli la mano, iniziai a spingere verso la porta. 

“Dove mi porti?”

“Davvero amore? Dove potrei mai portarti? Bruce ti vuole dentro. Sembrava qualcosa di importante.”

Alzò gli occhi al cielo facendomi capire di non volere andare. 

Una volta che entrammo dentro casa, tutti gli occhi ci puntarono. Immediatamente feci un passo indietro sentendomi le guance arrossire. 

Justin mi sorpasso stringendomi la mano. 

“Hey Kelsey,” I ragazzi dissero in coro. 

Salutai tutti quanti con la mano in modo imbarazzante. “Hey ragazzi.” Ricambiai il sorriso. 

Uno sguardo, però, non riuscii a riconoscerlo. Era familiare ma non riuscii a ricordarmi chi fosse. Aveva gli stessi occhi di Justin ma i suoi capelli erano morbidi e biondo cenere. 


John, nell’angolo, sorrise senza motivo. 

“Cosa volevi Bruce? Cosa c’era di così importante da venire fino a fuori?” Justin alzò il tono della voce. 

Gli lanciai uno sguardo freddo, il quale ignorò.

“Volevo solo farti sapere che Jason ha finito le bombe e vogliamo provarle per vedere quanto possono essere pericolose e se sono in grado di distruggere il magazzino di Delgrado.”

Il mio corpo si pietrificò non appena realizzai di cosa stessero parlando. 

“Whoa, un passo indietro,” Il ragazzo si alzò dalla sedia. 

Tutti lo fissarono, inclusa me. Sentii Justin contrarsi, i suoi occhi erano puntati su di lui. 

“Ragazzi, da quando che parlate di affari con una ragazza nella stanza?” Mi indicò, i suoi occhi mi scannerizzarono dalla testa ai piedi facendomi sentire a disagio. 

“Fatti gli affari tuoi, McCann.” Sbottò Justin. 

Quindi, quello era McCann. Aggrottai la fronte inconsciamente. Avevo già capito perché a Justin non piaceva. 

“E tieni quegli occhi per te stesso prima che te li tolga di dosso.” Justin avvertì. 

Serrai le labbra sentendo le tensione crescere nella stanza.

“Qual è il tuo nome, bellissima?” Jason ignorò Justin, i suoi occhi mi fissarono. 

Esitai non sapendo se avrei dovuto rispondere o meno. 

“Non avere paura. Non farò niente.” Sorrise. “Pura curiosità.”

“Mi chiam-”

“Non sono affari tuoi.” Sbottò nuovamente Justin. 

Jason lo guardò facendo un mezzo sorriso. “Non mi sembra di averti rivolto la parola, Bieber. Sono sicuro di parlare con la dolcezza che hai portato in casa.”

Feci una smorfia. 

“Rivolgile la parola in quel modo un’altra volta,” Justin fece un passo avanti, coprendomi in modo protettivo. “E giuro che ti strappo la gola.”

“Justin …” Premetti la mia mano contro la sua schiena cercando disperatamente di non fargli iniziare una discussione in cui sarebbe potuto finire morto.

Il suo corpo si rilassò sotto il mio tocco ma il suo sguardo freddo era ancora puntato sugli occhi di quello che Justin aveva chiamato McCann. 

“Rilassati fratello,” Disse John. “Non farlo di nuovo.”

McCann sfoggiò un sorriso pieno di prese di giro. 

“Non so per quale motivo stai sorridendo McCann perché lo stesso vale per te. Tieni la bocca chiusa e smettetela con le cazzate. Non hai nessun diritto di rivolgerti in quel modo con lei.”

Sorrisi appena ringraziando mentalmente John. 

Fu in quel momento che qualcosa deve aver fatto accendere la lampadina che aveva in testa perché i suoi occhi si spalancarono mentre annuì a se stesso. “Ah, tu deve essere la fidanzata …” Sorrise maliziosamente, allungando la mano. “Io sono Jason. Jason McCann.”

E in quel momento realizzai. Ecco perché mi era così familiare. Lui era quel Jason McCann che tutta Las Vegas stava cercando. Era sui giornali quasi ogni settimana con l’accusa di bombardamento ma non nessuno aveva mai avuto abbastanza prove per incriminarlo. Sentii una scarica di adrenalina percorrermi la schiena. 

“Tieni le mani per te.” Si intromise Justin. 

Jason alzò le mani in difesa. “Rilassati fratello, stavo solo cercando di fare amicizia con la tua ragazza in modo gentile.”

“Sì certo, hai avuto il tuo momento per conoscerla.”

“L’ho appena incontrata.”

“E non me ne frega niente.”

“Non hai ancora risposto alla mia domanda.”

“Quale?”

“Da quando lasciate le ragazze entrare nei vostri affari? Anche se sono le vostre ragazze?”

“Lei può stare, ecco perché.” Disse Bruce nel momento in cui Justin stava per rispondere. 

Jason alzò un sopracciglio. “Beh, è la prima.”

“Okay abbiamo finito con le domande. Dicci cosa volevi farci vedere.” Disse Justin infastidito e visibilmente annoiato da tutta quella situazione. 

Jason alzò le spalle, concludendo la discussione di pochi minuti prima. “Seguitemi, allora.” Indicò la porta con la testa. “Dobbiamo guidare fino al lago di Lost Wood. Non ci sarà mai nessuno lì ed è lontano dalla città. Nessuno vedrà niente. Sarà più facile testarle.”

“Va bene allora, andiamo.” Bruce si alzò e in pochi secondi eravamo già tutti alle macchine. 

Decisero di prendere il furgone di Jason. Sedendosi, mi fecero mettere sulle gambe di Justin mentre John si sedette accanto a noi, Bruce di fronte accanto a Jason e tutti gli altri dietro. 

Sprofondai la testa sulla spalla di Justin mentre Jason iniziò a guidare verso questo posto in cui avremmo testato le bombe. 

“Siamo quasi arrivati.” Sussurrò Justin nel mio orecchio. 

Annuii in risposta. 

Dopo qualche minuto, Jason fermò la macchina togliendo le chiavi per poi uscire definitivamente dal furgone. Essendo l’ultima ad uscire chiusi la portiera, poi seguii Justin mentre iniziammo a camminare dentro la foresta. 

Mi morsi il labbro ricordando che era la foresta dove vidi per la prima volta Justin e quello di cui era capace. Feci una smorfia per poi sorridere realizzando che era grazie alla mia disattenzione che adesso avevo lui nella mia vita. 

Justin sembrava pensare alla stessa cosa perché becchettò il lato della mia testa sorridendo. 

Arrossii. 


“Okay, le vado ad attaccare al capannone laggiù. Quando torno, premo il bottone e dovrebbe saltare tutto in aria.”

“Okay ma fallo.” Disse Justin infastidito distogliendo lo sguardo da me. 

Jason alzò gli occhi al cielo, afferrando le bombe prima di incamminarsi verso il capannone dove avrebbe posizionato tutto quanto. 

“Dovremmo premere il pulsante adesso e vedere se uccidono.”

Colpii il braccio di Justin. “Non è divertente.” Dissi. 

Fece spallucce. “Per me sì.”

Alzai gli occhi al cielo, concentrandomi di nuovo su quello che stava per succedere. 

Jason ritornò qualche minuto più tardi. “Va bene. Siete pronti ragazzi?”

Annuimmo. 

“Okay,” Jason afferrò il detonatore. “Uno … Due … Tre!” Spingendo il pulsante rosso, coprimmo i nostri orecchi con le nostre mani. Justin, invece, coprì con le sue mani le mie già sapendo che il rumore sarebbe stato troppo forte per le mie orecchie delicate. Sembrava come se lui fosse abituato e non lo disturbava per niente. 

Il capannone saltò in aria in mille pezzi senza lasciarlo neanche uno intatto. 

Jason si alzò in piedi sorridendo a cosa aveva appena creato. “Perfetto.”

Justin’s Point of View:

Quando tornammo a casa, ci sedemmo tutti sul divano ridendo e scherzando. Kelsey si stava abituando all’idea di sedersi sulle mie gambe con i ragazzi nella stessa stanza. Ero sicuro che ai ragazzi piacesse. 

Anche Jason era seduto con noi e, per quanto lo odiassi, era un ragazzo di buona compagnia. 

“Cosa hai fatto al collo, Bieber?” Jason fece un mezzo sorriso. 

Feci una smorfia. 

Mi rimangiai il complimento che gli avevo fatto pochi secondi prima. Quel coglione era ancora fastidioso. 

“Era quello il motivo così importante per cui non volevi entrare in casa?” Bruce mi stuzzicò reggendo il gioco a Jason. 

Kelsey si morse il labbro, le sue guance erano diventate di un colore rosso. 

“Non essere arrabbiato solo perché non hai figa.” 

Kelsey si mosse a disagio per le parole che avevano lasciato la mia bocca e quasi immediatamente mi pentii. 

Strinsi i suoi fianchi tranquillizzandola, guardandola in modo simpatico. 

Jason alzò un sopracciglio per mettermi alla prova. 

Feci lo stesso sapendo che, se voleva iniziare una discussione non mi sarei tirato indietro. 

Al contrario, sorrise e scosse la testa mettendo fine all’argomento. 

Sorrisi cupamente. 

Un ora dopo, Kelsey scattò in una posizione di allerta. “Merda, devo scappare.”

Grugnii. “Davvero, piccola?”

“Sì, ho promesso a mia madre di ritornare a casa per le sei.” Aggrottando la fronte, fece scontrare il più veloce possibile le sue labbra contro le mie prima di alzarsi. 

“Awwww!” I ragazzi fecero un coro ridendo in modo infantile. 

“Zitti.” Risi alzandomi in piedi. “Andiamo piccola, ti porto a casa.”

“Sei sicuro?” Mi guardò con quei suoi occhi grandi. 

Sorrisi. “Certo. Non ti lascio tornare a casa con questo buio. Aspettami fuori, vado in camera a prendere qualcosa da mettermi sopra e le chiavi.”

Annuendo, si voltò per uscire da casa ma non prima di abbracciare tutti quanti .. Incluso Jason. 

Corsi al piano di sopra afferrando le chiavi della macchina e una giacca di pelle. Nel momento in cui stavo per uscire di casa, trovai Jason in piedi sul portico con le braccia conserte e i suoi occhi che luccicavano di guai. 

“Che cazzo vuoi McCann?”

“Oh, niente …” Si dondolò sui piedi. “Pensavo che avrei dovuto dirti un piccolo segreto.” Rise in modo meschino. 

Inarcai un sopracciglio. “Di che si tratta?”

Sorridendo maliziosamente, fece un passo avanti facendo scontrare la sua spalla contro la mia. “Non ci vorrà molto prima che la tua ragazza urlerà il mio nome per averne di più.” Sussurrò Jason sarcasticamente. 

Le mie mani diventarono immediatamente dei pugni.

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