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capitolo 21

Il resto del pomeriggio fu come speravo -- grazie al cielo. 

Da quando mi ero sfogata con Justin, lui non aveva detto una parola e nemmeno io. Immagino che avesse finalmente ricevuto il messaggio che facevo sul serio. 

Mi piaceva? Ovvio. Ero sicura quando gliel’avevo detto davanti alla foresta ma adesso mi sentivo come se non ne fossi più tanto sicura. Da quando quella ragazza era venuta qui, lui si era incazzato e non mi aveva detto chi era o cosa fosse successo.

Voglio dire, un conto è volere un po’ di privacy ma quando sei una persona che chiede sempre dei fatti altrui --come lui faceva con me-- e un’altra persona chiede qualcosa --come io avevo fatto-- lui non si apre.

Quanto poteva essere ipocrita? Voglio dire, sarebbe differente se lui non avesse mai chiesto di sapere delle cose su di me ma siccome lo faceva e non mi avrebbe mai detto cosa stava succedendo o chi fosse quella ragazza del suo passato era ingiusto.

Hannah Beth arrivò con i nostri piatti e qualche minuto dopo avevamo già iniziato a mangiare in silenzio, come se stessimo in lutto per la morte di qualcuno che entrambi conoscevamo.

Era strano, non mento, ma era anche confortevole dato le nostre teste fumanti. 

Sapevo che stava morendo dalla voglia di parlare ma ogni volta che aveva aperto bocca per dire qualcosa riguardo a ciò che avevo detto, lo avevo interrotto dicendo qualunque cosa.

Afferrando il mio cheeseburger, ne presi un morso prima di prendere un sorso della mia limonata, ignorando lo sguardo intenso di Justin su di me. Mi faceva sentire a disagio stare sotto il suo sguardo intenso ma mi rifiutai di mostrare ogni segno di debolezza. Volevo vincere la battaglia ad ogni costo.

Mi ero rifiutata di diventare la zoccola di chiunque, specialmente di Justin. C’erano così tante cose che ero in grado di gestire e i suoi sbalzi di umore ne facevano parte. 

Un bacio non sistema tutto e nemmeno una scusa. Avevo bisogno di una spiegazione e mi stavo impegnando per ottenerla. Anche se ci sarebbero voluti mesi o anni. Avrei ottenuto quella spiegazione perché me la meritavo, specialmente dopo tutto quello che avevo passato nei giorni precedenti -- includendo il fatto di avergli salvato il culo infinite volte.

Una volta finito il pranzo, mi pulii la bocca con un fazzoletto prima di alzarmi e camminare verso il bagno.

Posizionai le mani sotto il cofanetto del sapone automatico prima di strofinarle una contro l’altra per poi aprire il rubinetto e sciacquarmele. Una volta asciugate con un fazzoletto di carta, mi guardai allo specchio. 

Sospirai lasciando le mie dita cercare di sistemare i miei capelli. Erano un pasticcio. Facendo il broncio, mi morsi l’interno della guancia domandandomi cosa sarebbe successo una volta che saremmo usciti dal ristornate, dato che sarei scappata dalla vita di Justin e dalle sue bugie.

Proprio quando stavo per aprire la porta che portava all’esterno, un’altra persona dall’esterno mi anticipò. Jen. Strinsi le labbra alla visione della ragazza che era stata nei pantaloni di Justin.

Se Justin non avrebbe aperto bocca allora lo avrebbe fatto lei. Camminando verso di lei, mi appoggiai contro il lavello adiacente al suo. “Hey.”

Distolse lo sguardo dalle sue mani e mi guardò. “… Hey.” Si inumidì le labbra, togliendo le mani da sotto il getto d’acqua per poi afferrare un fazzoletto e iniziare ad asciugarsele . 

“Okay, lo so che non mi conosci,” Mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Ma io so che conosci Justin e ti volevo solo chiedere--”

“Mi dispiace.” Scosse la testa interrompendomi. “Lo so dove vuoi arrivare e per quanto mi piacerebbe aiutarti, non posso.”

“Perché no?” Aggrottai la fronte. “E’ ovviamente successo qualcosa fra te e Justin e ho il diritto di saperlo.”

Sospirò sorpassandomi e avvicinandosi alla porta. “Ascolta; sembri una persona carina ma io … non posso.” Fece un respiro profondo, afferrando la maniglia della porta. “Non è problema mia dirtelo e francamente, non lo è neanche di Justin. Non voglio sembrare arrogante ma è meglio che tu continui a farti gli affari tuoi.” Aprì la porta, pronta ad uscire quando si fermò sull’orlo. “Aspetta qualche giorno. Sono sicura che te lo dirà.” Mi lanciò un sorriso rassicurante prima di scomparire dietro la porta. 

Rimasi lì, confusa come mai con il mio cervello che immagazzinava quello che aveva appena detto. 

Cosa voleva dire con il fatto che non era un problema di Justin? Ovviamente cosa era successo includeva anche lui e se io fossi stata in una sorta di relazione con lui, avevo il diritto di venirne a conoscenza. 

Come potevo avere qualunque tipo di relazione con lui se non potevo credergli? O se lui non mi credeva?

Smisi di pensare quando realizzai che erano passati circa dieci minuti da quando ero entrata lì. Afferrando la maniglia, uscii e ritornai al tavolo dove gli occhi di Justin fissavano avanti. Il suo sguardo duro e le sue labbra strette in una linea. Seguii il suo sguardo fino a quando non aggrottai la fronte realizzando che stava guardando Jennifer. 

Mi morsi il labbro, decisi che me ne sarei andata. Voglio dire, non c’era nessuna ragione di restare. “Addio.” Borbottai prima di camminare vero l’uscita del ristorante dove l’aria fredda mi picchiettò sul viso come mille aghi. 

Avvolgendo le braccia intorno alle mio busto, inspirai e espirai sentendo un enorme accumulo di emozioni dentro di me. Dalla rabbia, alla confusione, al fastidio. Decisamente non una buona combinazione. 

Proprio quando stavo per entrare nel parcheggiò, venni spinta indietro e fatta girare per vedere l’unico e inimitabile -- Justin Bieber. 

Mi controllai dal tirargli un pugno in faccia. 

“Pensavo di averti detto che non volevo che mi rincorrevi.” Dissi a denti stretti. 

“Sì beh, dici tante cose a cui non do conto.” Alzò le spalle. “Cosa ti fa pensare che ti avrei ascoltato questa volta?” Portò la sua faccia estremamente più vicino alla mia. 

Lo fissai con disgusto prima di togliere il mio braccio dalla sua stretta che lo aveva aiutato a spingermi indietro. “Non toccarmi.”

Ridacchiò cupamente, scuotendo la testa. “Sempre così melodrammatica.” Si mise le mani nelle tasche dei suoi jeans stretti lasciando uscire i pollici. 

“Non lo sarei se tu ti apriresti una volta per tutte. Voglio dire, mi devi così tanto per tutte le stronzate che per colpa tua ho dovuto passare.” Sbottai. 

“Mettici una pietra sopra, cazzo.” Disse. “Non devo dirti tutto, Kelsey.”

“Neanche io ma, sai, sei così fastidioso che lo faccio perché sono una persona gentile.” Feci finta di sussultare. “Ma, ooops, ho dimenticato,” Feci schioccare la mano contro la mia coscia. “A te non interessa di nessuno a parte te stesso ed è divertente come cosa perché mi ci sono voluti solo due giorni,” Risi sarcasticamente. “Dimenticalo, mi ci è voluto solo un giorno per realizzarlo.”

Grugnì, la rabbia avvolgeva le sue iridi. “Sei così stronza.” Ribolliva di odio nei suoi occhi. 

Feci spallucce. “E tu sei un coglione.” Inchinai la testa da un lato in segno di un comportamento menefreghista. “Sembra che entrambi sappiamo cose ovvie su l’altro.” Feci un sorriso falso. 

Non ebbi un secondo per comprendere cosa stava succedendo che Justin mi afferrò la parte superiore del braccio prima di scaraventarmi contro la sua macchina.

Ansimai dallo spavento, il dolore iniziò a farsi sentire il secondo dopo la completa scossa che mi aveva percosso.

“Adesso ascolta, e ascolta bene stronza,” Justin sbottò in tono minaccioso, la sua faccia era pericolosamente vicina alla mia. “Non devo dirti i cazzi miei se non voglio. Capito? Non devo farlo anche se tu me l’hai chiesto.” Disse infuriato. “Dovresti baciarmi il culo per tutte le volte che ti ho fatto rimanere viva,” I suoi occhi fissi suoi miei, senza neanche provare a battere ciglio. “Ti avrei dovuto uccidere quando ne avevo l’occasione.” Mi spinse un’altra volta contro la macchina prima di togliersi, il suo petto si sollevava e abbassava velocemente dalla rabbia.

Nonostante quello che mi stava dicendo la mia mente, non riuscii a trattenere le lacrime che mi fecero diventare la visuale annebbiata. Mentirei se dicessi che non mi aveva fatto male e non sto parlando del dolore nella mia schiena. 

Parlo delle parole che aveva detto per ferirmi. 

Scuotendo la testa, guardai verso la sua direzione prima di annuire realizzando che razza di persona era. Dopo tutto quello che avevo fatto per lui … Mi morsi il labbro inferiore cercando di non piangere di fronte a lui. Mi rifiutavo di mostrare qualunque segno di emozione. Però una lacrima cadde giù per la mia guancia, l’asciugai velocemente con il torso della mia mano prima di ricompormi. “Beh, mi dispiace per te.” Sussurrai con voce rauca. “Ma, non preoccuparti.” Sventolai la mano in aria velocemente. “Non devi più preoccuparti per me perché ho chiuso. Addio Justin.” Mi voltai iniziando a camminare verso l’uscita del parcheggio quando una macchina si fermò bruscamente accanto a me.

Sussultai facendo un passo indietro presa alla sprovvista dal rumore improvviso. Guardando verso la mia sinistra, i miei occhi si fissarono su una decappottabile rossa con finestrini oscurai e cerchioni splendenti. Mi asciugai gli occhi per avere una visuale migliore di cosa stavo guardando. Non avevo realizzato che il finestrino era abbassato fino a quando una voce non mi chiamò. 

“Ti piace?”

Guardai all’interno per vedere un’ombra scura ma riconoscibile per la luce che filtrava. Probabilmente la mia faccia aveva un’espressione da idiota. 

Ottimo Kelsey, aggiungilo alla lista. “Mi dispiace.”

“Non esserlo. Stavi solo guardando.” Ridacchiò.

“Kelsey?” Mi girai per vedere Justin che mi fissava con uno sguardo confuso. 

Alzai gli occhi al cielo, ritornando a guardare lo sconosciuto ragazzo. “Grazie.” Mormorai. 

“Hai bisogno di un passaggio? Sembri sconvolta. Lo so che non mi conosci ma ho visto cosa è successivo prima con il tuo ragazzo e sono sicuro che non vuoi avere a che fare con lui in questo momento. Ho ragione?”

Mi morsi il labbro. “Non è il mio ragazzo.” Fu tutto quello che dissi. 

Potevo vedere il mezzo sorriso sulle sue labbra. “Ah, beh, non importa, sembri lo stesso sconvolta. Hai bisogno di un passaggio o no? Giuro, non mordo.” Alzò le mani e per la prima volta vidi il suo volto. Aveva un volto eccezionale: mascella serrata e bellissimi occhi blu che venivano valorizzati dai suoi capelli neri.

“Kelsey!” Justin urlò più forte di prima, con disperazione nel suo tono. 

“Che ne dici?” La voce dello sconosciuto riprese la mia attenzione. 

Guardai Justin, poi la macchina e senza pensarci su afferrai la maniglia della portiera.

“Kelsey, non ti azzardare a mettere piede in quella macchina!” La voce di Justin rimbombò nei miei orecchi. Immaginai che stesse camminando verso di me perché la sua voce si faceva sempre più vicina.

Lo ignorai e aprendo la portiera entrai. 

“Kelsey!” Justin urlò. 

“Parti.” Ordinai realizzando che Justin era qualche metro da noi. 

“E il tuo ragazzo?” Sorrise dando gas. 

“Ti ho già detto che non è il mio ragazzo.” Sussurrai. “Vai.”

E schiacciando sul pedale dell’acceleratore, la macchina partì e uscì fuori dal parcheggio, il corpo di Justin divenne sempre più piccolo.

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