Cap. 4.5 E se fosse per sempre - epilogo (seconda parte)
Il viaggio in treno fu silenzioso. Erano seduti uno di fronte all'altro e Mondo lo guardava con la coda degli occhi, ripensando costantemente prima alla notifica dal cellulare del ragazzo, poi al suo comportamento da ubriaco e a Makoto ed infine alle parole del fratello che gli rimbombavano in testa come un mantra. Cosa voleva dirgli esattamente? -"Agire, agire ma agire cosa quando non sono io la persona a cui pensa quando va a dormire la notte? Mi mancavano soltanto le prediche di mio fratello che pensa di aiutarmi così! Questo è perché non sa nulla di Makoto e si ostina a parlare a vanvera, tch!" - pensò schioccando la lingua e assumendo un'espressione cupa, macchiata di nervosismo.
Taka, dal canto suo, se ne stava silenzioso. Aveva le braccia che seguivano rigidamente l'andatura del suo corpo e la testa china a guardare il pavimento: sembrava distratto. In realtà controllava ogni movimento di Mondo, ogni sua espressione e intanto si arrovellava. Cosa era successo la scorsa notte? Non ricordava un bel niente. Lui e Mondo avevano discusso poi avevano più o meno chiarito lo stato dei fatti. Anche se chiarirsi era tutt'altra cosa. Sicuramente era convinto avessero tamponato la situazione. Poi avevano mangiato la torta assieme da soli. Ma cos'era successo dopo? Vuoto. Blackout totale. Da quel momento in poi non riusciva a ricostruire neanche mezzo evento che avesse senso. Le immagini che si avvicendavano rapidamente nella sua mente erano sfocate, proprio come accade quando stai sognando e ti svegli cercando di ricordare il tuo sogno. Quei fotogrammi di memoria avevano un sapore dolce e un retrogusto amaramente malinconico. Aveva l'impressione di doversene vergognare ma se avesse potuto riviverli lo avrebbe fatto anche subito. -"Anche se la mia testa è avvolta da cumuli di nebbia sono sicuro sia successo qualcosa di imbarazzante: qualcosa che avevo dentro e lottava per uscire. Era caldo e avvolgente. Credo di essermi sentito accolto ed è per questo che forse mi sono liberato di un peso. Anche perché per un momento mi è sembrato di sentirmi più leggero. Ma è tutta finzione. Un sogno. Le allucinazioni di una persona che si è ubriacata per la prima volta nella sua vita e ora ne paga le inevitabili conseguenze. Come ho potuto bere dell'alcol quando sono ancora minorenne?! Se ci penso la cosa mi sconvolge. Ho disatteso ad una importantissima regola della società anche se l'ho fatto involontariamente. Probabilmente dovrei punirmi per quest'affronto imperdonabile, e forse, in un'altra circostanza o anche solo qualche tempo fa, lo avrei fatto. Non sarei riuscito a dormire la notte tormentato da sensi di colpa. Guardami adesso invece! Essermi ubriacato a sedici anni è l'ultimo dei miei problemi. Ora vorrei solo sapere cosa sia successo davvero, se ho ragione di preoccuparmi. L'aria che tira sembra di nuovo tesa e pensare che solo ieri abbiamo discusso. Vorrei sapere cosa gli passa per la testa e perché continua a sospirare con un'espressione che a volte mi sembra addolorata, altre arrabbiata. Che sia colpa mia? Ogni secondo mi sembra infinito e tutti questi pensieri non mi aiutano. Più mi sforzo di ricordare più la testa mi martella: ciascuna nuova immagine, per quanto sfocata possa essere, è come un colpo in più e questo dolore intermittente mi sta facendo letteralmente impazzire. Se da quello che è successo ieri mi è rimasta una sensazione più o meno bella, non significa che lo stesso sia per lui. Spero solo di non aver combinato nulla di male"- pensò, stringendo di tanto in tanto la stoffa dei suoi pantaloni tra le mani, come se fare questa cosa avesse potuto liberarlo in parte da quello stress.
Taka: "Stai bene?" -gli chiese accorgendosi del suo schiocco di lingua.
Mondo: "O-oh sì non preoccuparti" -rispose distrattamente.
E di nuovo silenzio. Pensieri che pesavano come macigni nei loro cuori e che non facevano altro che aumentare di nuovo la tensione. Mondo era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Cercava di trattenersi perché sapeva bene che la colpa di tutto questo casino non era di Taka, ma tra l'incubo, Makoto e le parole del fratello non sapeva più che pesci prendere. Voleva soltanto sapere cosa provasse quel ragazzo e la voglia di chiederglielo lo stava perseguitando. Nonostante avesse provato a prepararsi non sarebbe mai stato realmente pronto ad ascoltare la sua risposta.
La tensione fu per un attimo spazzata via dalle parole di Taka.
Taka: "E-ei" -gli afferrò la manica della giacca e la scosse. "Questa è la mia fermata. I-io, ecco io scendo" -affermò nervoso.
Mondo: "A-aspetta! T-ti accompagno" -si affrettò a rispondere con ansia.
Taka: "No, non ce n'è bisogno"
Mondo: "Sì invece!" -insistette con un'espressione preoccupata.
Taka: "O-ok, come vuoi" -si lasciò convincere senza neanche capire perché.
Quando scesero dal treno, Taka, che non voleva arrecargli più fastidio di quanto non avesse già fatto, tentò più volte di persuaderlo a non farsi accompagnare ma non ci riuscì.
Si incamminarono insieme verso casa sua.
Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare della scorsa notte: Taka aveva paura di ciò che aveva fatto da ubriaco e Mondo non voleva incasinare tutto di nuovo. Ma si sa, per un impulsivo come lui non era semplice restarsene zitto, specie dopo il tarlo che il fratello gli aveva piantato in testa. Resistette appena il tempo di giungere ad un incrocio ed iniziò a parlare: non sapeva che quell'incrocio si trovasse a pochi passi dalla casa di Taka.
Mondo: "E-ei..." -disse con voce esitante.
Taka: "Mh?"
Mondo: "Lascia che ti chieda una cosa" -continuò con un tono più serio.
Taka: "Certo, ma prima fammi avvisare mamma. Si sarà preoccupata sicuramente per ieri"
Mondo: "O-ok, chiamala allora. Io aspetto" -rispose nervoso, quasi pentendosi di aver iniziato quella conversazione.
Taka: "Non c'è bisogno che io la chiami. Vedi quell'edificio bianco laggiù?" -gli chiese indicando con l'indice una delle tante abitazioni che si perdevano a vista d'occhio su di quella strada. Poi annunciò: "Quella è casa mia"
Mondo: "Eh?! Siamo già arrivati?" -domandò sorpreso. -"Pessimo tempismo, come sempre. E adesso che faccio? Ormai gli ho già chiesto di parlare, non posso tirarmi indietro. Sapevo di aver avuto un'idea di merda. Dovrei maledire me e la mia cazzo di impulsività e anche quel coglione di mio fratello che mi dice strane cose di prima mattina quando mi sono appena ripreso da un fottutissimo incubo! M-ma forse è la cosa migliore...voglio dire, così finalmente me ne farò una ragione e potrò andare avanti con la mia vita. Almeno lo spero. Sarà dura chiederglielo sapendo già la verità..." -pensò col cuore in subbuglio.
Taka: "Sì, siamo arrivati. Vieni con me, ti presento i miei genitori. Sai, è da tempo che mia madre mi sta addosso perché vorrebbe conoscerti. D'altronde s-sei il mio p-primo amico..." -si fermò per un attimo. La parola amico gli stava davvero stretta e anche se ne era già consapevole, dirlo ad alta voce era troppo doloroso. "C-comunque sarà di sicuro felice di conoscerti!" -esclamò poi cercando di cancellare i suoi brutti pensieri.
Mondo: "Eh? M-mi vuoi presentare ai tuoi? M-ma io, i miei vestiti... insomma non sembro un tipo raccomandabile. C-cosa faccio se ti proibiscono di vedermi?" -replicò stupito ed imbarazzato. Aveva letteralmente il terrore di incontrare i genitori di Taka perché sapeva benissimo il modo di pensare degli adulti. Di solito non se ne sarebbe fregato ma quelli erano i genitori del ragazzo che gli piaceva e almeno con loro voleva fare una bella figura.
Taka: "Eh? Ma cosa dici! Non mi proibirebbero mai di vederti! Si fidano di me e della mia condotta! Gli ho spiegato mille volte come sei fatto e chi sei davvero. Se piaci a me piacerai anche a loro" -affermò sicuro delle sue parole ma ciò non bastò a rincuorare Mondo, ancora visibilmente preoccupato.
Mondo: "S-se lo dici tu..."
-"Eh?! Aspetta, ha usato davvero l'espressione 'mi piaci'?"
-"Eh?! Aspetta, ho usato davvero l'espressione 'mi piaci'?"
Pensarono contemporaneamente i due.
-"Va beh sicuramente intende come amico... meglio non farsi false speranze che è già dura così"
-"Spero non abbia frainteso, la situazione è già piuttosto complicata. Devo specificare come amico? F-forse è meglio di no... d'altronde sono l'unico a essere troppo consapevole di ciò che diciamo e facciamo perché sono innamorato"
Le loro guance stavano andando a fuoco ma dovettero scrollarsi quei pensieri di dosso.
_____
Ad apparire sull'uscio di casa fu una bellissima donna: sembrava molto giovane e aveva dei brillanti occhi rossi e lunghi capelli neri raccolti in una treccia.
Taka: "Sono tornato! Scusami per ieri, non ti sei impensierita vero?" -domandò preoccupato.
Madre: "Taka-chan bentornato! No, non mi sono impensierita perché il tuo amico mi ha assicurato che stavi benissimo ed eri solo un po' stanco" -lo accolse con uno dei suoi soliti sorrisi raggianti.
Taka: "Ah, g-già" -rispose tentennando. Non era al proprio agio nel mentire alla madre ma doveva farlo. In fondo il fatto che fosse stanco non era completamente una bugia. Erano giorni che dormiva poco e male perché rimuginava sul regalo, su Mondo, sui suoi sentimenti, sulla loro relazione. Poi essersi ubriacato gli aveva completamente dimezzato le forze, al punto che si sentiva ancora stordito.
Madre: "Ma che scortese sono stata! Non me lo presenti questo bel giovanotto?" -chiese accompagnando le sue parole ad un dolce risolino.
Taka: "O-oh già! Lui è Owada Mondo-kun, il mio amico"
Madre: "Oh Okada-kun! Il mio Taka-chan mi ha parlato molto di te!" -esclamò con un'espressione che sprizzava gioia da tutti i pori. Il primo amico del figlio era finalmente davanti ai suoi occhi.
Taka: "Mamma ti ho già detto mille volte che il suo cognome è 'Owada', con la 'di' cerca di ricordartelo!" -la rimproverò con tono austero.
Madre: "Oh, hai ragione scusami tanto tesoro. Spero non ti sia offeso Owada-kun... a proposito ti dispiace se ti faccio gli auguri per il compleanno in ritardo? Oh, ma che distratta oggi! Prima di tutto perché non vi accomodate? Su su, entrate vi prego" -li incitò con un gesto delle mani e un' espressione gentile.
Mondo:" O-oh l-la prego non mi offenderei mai per così poco. Ma non si preoccupi, né per gli auguri né per altro. Avevo piacere di accompagnare vostro figlio a casa e l'ho fatto. Non vorrei disturbare, è ora quasi ora di pranzo..." -rispose garbatamente forse per la prima volta in tutta la sua vita. Anche Taka ne rimase piacevolmente sorpreso. Sperò che con quelle parole cordiali potesse guadagnare qualche punto almeno con la madre del ragazzo.
Madre: "Ma non disturbi affatto caro! Anzi, ho insistito molto con il mio Taka perché ti invitasse e ora che posso finalmente conoscerti-" -la sua voce si ruppe e i suoi occhi divennero lucidi. "Non puoi andare via così..." -aggiunse poi piagnucolando.
Mondo: "S-signora Ishimaru l-la prego non pianga. Entrerò" -disse agitandosi, in evidente imbarazzo. -"Ma cos'è una maledizione? Ogni volta che parlo con una donna, questa scoppia in lacrime davanti ai miei occhi. S-sono davvero così spaventoso?! Beh, almeno ora ho capito a chi assomiglia Taka quando esprime sé stesso e tutte le sue emozioni senza riserve" -pensò lasciandosi sfuggire un timido sorriso.
Madre: "E resterai anche a pranzo?" -propose poi, sicura che ormai lo avrebbe convinto.
Mondo: "Se mio fratello mi dà il permesso..." -esitò nervosamente.
Madre: "E allora non c'è problema! Lo convincerò io, se vuoi puoi restare anche per cena" -esclamò sicura di sé, con un nuovo sorriso sulle labbra.
Taka: "Mamma! Il mio amico ha una casa, non puoi farlo restare qui per sempre!" -la rimproverò nuovamente.
Mondo pensò che non ci fosse nulla da fare, Taka era sé stesso sempre. Rigido, sincero, intransigente anche coi genitori. -"E' adorabile anche quando si comporta così! Vorrei tanto ridere ed abbracciarlo ma con la madre di fronte a noi non mi sembra il caso...peccato!" -si disse. Era così difficile frenarsi quando si trattava di Taka.
Madre: "Hai perfettamente ragione tesoro ma sono così felice! E' la prima volta che porti un amichetto a casa! Fatti abbracciare orsacchiotto" -esclamò radiosa mentre gettava le sue braccia al collo del figlio.
Taka: "Mamma ti prego, mi metti in imbarazzo!" -mugugnò nervoso.
Madre: "Suvvia tesoro, non sono queste le cose per cui provare imbarazzo. Allora, mi racconti un po' della festa?" -domandò con fare spensierato, poi però si fermò un attimo per osservare meglio il suo viso. "Sei ancora stanco per caso?" -gli chiese. "Perché, sai, mi sembri un po' pallido... per cena mi sa che ti preparerò qualcosa di più leggero" -aggiunse, infine, allarmata dalla sua salute.
Taka: "Mamma! Adesso non è il momento..." -le rispose spazientito.
Madre: "Ah già, c'è il tuo amico!" -esclamò portandosi una mano alla bocca come se avesse voluto frenare la sua linguaccia. "Salite in camera?" -domandò incuriosita.
Taka: "Sì, andiamo!" - esclamò afferrando un braccio a un Mondo stupefatto, trascinandolo via con sé.
Madre: "Vi devo portare degli snack?"
Taka: "Mamma ti prego non ce n'è bisogno, fra poco pranzeremo!"
Madre:" Va bene allora, vi verrò a chiamare quando sarà pronto"
Mondo non poté far altro che guardare, con occhi meravigliati, quel ragazzo di norma così composto, spazientirsi per qualcosa che non riguardasse l'infrazione delle regole o il suo comportamento troppo impulsivo.
Taka: "Quando torna papà?"
Madre: "Lo sai che papà è impegnato col suo lavoro in polizia... lo chiamerò e glielo chiederò dopo"
Taka: "Perfetto, noi saliamo in camera mia allora!"
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