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Cap 4.4.1 Il regalo

-"E' oggi. Non so come sia potuto volare così in fretta il tempo ma inspiegabilmente questo giorno è arrivato. Non importa quanto io ci abbia riflettuto, quanto abbia combattuto contro me stesso, quanto ogni singola fibra del mio essere abbia cercato di negarlo o quanto mi sia ripetuto che non è la cosa giusta, che dovrei fermarmi qui prima che le cose si complichino ulteriormente, prima che possa ferirmi o ferire deludendo: si è rivelato tutto un grosso inutile sforzo. Non posso più negare questi miei sentimenti e nel momento stesso in cui ne ho preso consapevolezza ho firmato la mia condanna a morte. Indietro non posso tornare ed è anche difficile muovere dei passi avanti. Non riesco ad ignorare ciò che provo e ogni volta che lo vedo c'è un qualcosa che mi esplode dentro: è così evidente che mi chiedo come possa non essermene reso conto prima o come lui mi possa stare accanto senza accorgersene. Sono proprio imbranato quando si parla di rapporti sociali ed è la prima volta che i libri non sembrano aiutarmi. Quando si tratta di lui i lo studio non mi serve a niente. Forse è davvero come dicono gli altri: lo studio non è sempre la soluzione e le regole non sono tutto o almeno a volte andrebbero rese più flessibili. Sono sicuro che se non avessi mai conosciuto il mio... S-se non avessi mai conosciuto l-lui n-non sarei mai arrivato a pensare queste cose. Ora mi sento totalmente diverso e non riesco neanche a capire se sia una cosa positiva. 

Ho provato a trattenermi, a non dargli troppa corda, ad esser freddo con lui senza però ignorarlo troppo. Ma tutte le volte che lo 'respingo' lui mi si avvicina ancora di più rendendo vani i miei sforzi. Ed io non posso far altro che cedere al suo canto lusinghiero. Abbocco alla sua esca inghiottendo tutti i suoi gesti fraterni, tutte le sue parole amichevoli come ne ricevessi per la prima volta, nonostante sappia che più ne mangio più ne vorrei rischiando così di avvelenarmi. Il problema è che sono soltanto io ad interpretare maliziosamente le sue attenzioni, lui di sicuro mi considera ancora come un fratello. Ed è come se lo stessi tradendo ma o mantengo la nostra relazione a questi livelli o rischio di perderla del tutto. 

Ho promesso a Fujisaki-san di partecipare anche io a questa sorpresa. Lui ha saputo essere così convincente: con pochissime parole è riuscito a rigirarmi come una frittata o magari sono stato io, confuso dalla situazione e attratto dal pensiero di poter passare altro tempo con lui nonostante mi fossi appena ripromesso di non farlo, a volermi volontariamente buttare in questa spirale...Mi son convinto che la mia presenza in questa occasione speciale possa essere davvero indispensabile. Sciocchezze. Ma ormai ho promesso e in fondo in fondo so che vorrei festeggiare anche io assieme a lui. Ho passato tutto il mio tempo libero a pensare e a ripensare: a me stesso, a lui, a noi, al nostro rapporto, ai miei sentimenti. Non è stato facile accettarli anche se, parlandone con Makoto-sensei, per un attimo mi sono sembrati la cosa più normale di questo mondo. E ho continuato a chiedermi milioni di volte se fosse più giusto nasconderli o 'rischiare' rendendoli palesi. Ancora adesso mi domando se ho la facoltà di poter essere innamorato di lui, se devo sperare, anzi, se posso permettermi di farlo. Ed è tutto così complicato! Se solo fossi nato donna o se solo lui lo fosse avrei di certo meno problemi! Ma che me ne faccio di tutti questi 'se' , di tutte queste ipotesi?! Siamo entrambi uomini e questo non si può cambiare. Non avrei mai immaginato che un giorno mi sarei scoperto omosessuale. Possibile mi piacciano solo i ragazzi? In realtà non ho mai avuto interesse per nessuno, lui è il primo. Forse non sono gay, semplicemente mi sono innamorato di una persona e casualmente questa persona è un uomo. Non posso farci nulla, giusto? Non è una colpa, Makoto-sensei me lo ha assicurato e per il benessere della mia psiche devo crederci. La società cambia, c'è scritto perfino nei libri. Devo solo aspettare che accetti anche l'amore tra persone dello stesso sesso esattamente come le leggi della natura lo accettano da sempre. O forse non devo aspettare proprio nulla: dovrei essere io in primis ad accettarmi così come sono...alla fine l'amore non è una colpa. Non lo è, sì.  

Questo viaggio mi sembra così lungo. Stare in treno mi ha sempre rilassato, da quando la mia mente si annebbia così tanto anche in treno? Che fine ha fatto il me stesso determinato?" - si lasciò sfuggire un lungo sospiro, esausto dall'incessante lavoro della sua stessa mente. 

-"Oramai sono qui, il compleanno è oggi e io ancora non sono riuscito a decidere il regalo più giusto per lui: sono 'in ritardo' e questa non è una cosa da me. Ci ho pensato e ripensato ma nulla sembrava all'altezza. Di solito non avrei avuto nessun dubbio nello scegliere in tempo un regalo adatto al festeggiato ma si parla di lui e io, argh, non so davvero" -rimuginò lasciandosi cader nell'ansia poi, dopo aver dato una rapida occhiata al suo immancabile orologio da polso, mugugnò tra sé e sé :"Spero almeno di cavar qualcosa da questo shopping dell'ultimo minuto... Ugh, sarebbe ora di contattare Makoto-sensei". 

T: Makoto-sensei, il mio viaggio in treno è quasi giunto al termine. A breve sarò nel luogo stabilito. Dove sei?

M: Sono per strada

T: Menomale. Non avrei ammesso un ritardo    u.u

M: Hahaha non siamo a scuola Ishimaru-kun >.<

T: Lo so, ma si tratta di buona educazione    u.u

M: Giusto, giusto. A fra poco allora?

T: A fra poco :)

_____

Fortunatamente Makoto era arrivato giusto in tempo per l'appuntamento. Sapeva bene che sarebbe bastato anche un solo minuto di ritardo per far impazzire quell'amico tanto pignolo, soprattutto in quel giorno così importante per lui: il compleanno della persona di cui si era da poco scoperto innamorato e non aveva ancora deciso cosa regalargli. Non sapeva neanche come avrebbe dovuto comportarsi con lui, figurarsi se sapeva decidersi su un regalo. Makoto era al corrente di tutto perché Taka si era sfogato con lui più volte. -"Poverino, non ha neanche dormito bene stanotte pensando a questo giorno. Un po' lo capisco...chi al posto suo sarebbe riuscito a passare una nottata tranquilla con tutti i problemi che gli girano per la testa? Spero che quei due possano avvicinarsi, provano le stesse cose ma sono talmente tanto imbranati da non capirlo. Confido in questa sera e nell'aiuto dei ragazzi. Sarebbe bello vederli felici"- pensò prima di accorgersi della presenza di Taka. -"Sono qui Ishimaru-kun!" -gridò mentre agitava il braccio per farsi notare dal ragazzo. 

Era dal giorno in cui comprò il suo primo cellulare che Taka non passeggiava con Makoto. Fosse stata in un'altra occasione avrebbe goduto a pieno di quella uscita purtroppo però era così agitato che non riuscì ad accantonare quei suoi pensieri negativi. 

Makoto:" Ishimaru-kun, va tutto bene?" -gli chiese preoccupato.

Taka guardò il suo amico con degli occhi stralunati che sembravano più diretti ad un fantasma che ad una persona in carne ed ossa e disse: "O-oh sì, certo! Va tutto bene..." 

Ma Makoto poteva capirlo benissimo dalla sua espressione che non andava affatto tutto bene. Gli afferrò un pezzo di stoffa della manica e lo strattonò per attirare la sua attenzione, poi inclinò la testa in modo da avvicinarglisi un po' di più al viso e guardarlo direttamente negli occhi.

Makoto:"Mi sembri distratto. Lo so che non va tutto bene, non c'è bisogno che tu me lo nasconda. Tanto mi hai già detto che al pensiero del regalo e della festa di stasera non sei riuscito a chiudere occhio. E' ancora perché hai paura che lui possa scoprire i tuoi sentimenti o perché sei tu a non averli ancora accettati del tutto?" 

Gli aveva letto l'anima. Era incredibile come quel ragazzetto che non sembrava neanche avere la sua stessa età riuscisse ad essere così maturo rispetto a lui. Taka pensò di avergli affibbiato proprio il soprannome giusto : Makoto era il suo maestro, il suo confidente, la persona che era in grado di capirlo e di insegnargli ogni volta cose nuove su sé stesso e sugli altri. Lui non era un ultimate per talento e già questo ai suoi occhi lo rendeva degno di nota. Un ragazzo normale che ben conosceva il valore dell'impegno, anche perché, come lui stesso gli aveva spiegato, non poteva far affidamento sulla sua fortuna intermittente quindi doveva per forza sudarsi tutto. E Taka apprezzava tantissimo chi sapeva far affidamento sulle  proprie forze, chi riusciva a sacrificare qualcosa per il bene di un sogno o un ideale. Anche Makoto, come il suo Mondo, era diverso dai geni che aveva sempre detestato. 

Ma i momenti trascorsi alla Hope Peaks gli avevano insegnato che la sua visione sulle persone talentuose non era sempre esatta e molti dei suoi compagni di classe ne erano un esempio. Aveva iniziato a pensare che forse i geni non erano soltanto dei presuntuosi "so tutto io" ma che anzi, alcuni di loro erano molto umili e si impegnavano seriamente per coltivare il loro talento e farlo crescere: semplicemente erano persone come le altre ma con una capacità speciale e straordinaria. Era giunto alla conclusione che il problema non risiedesse nella "genialità" di una persona ma nel suo atteggiamento nei confronti del suo talento e in generale nei confronti della vita: ciò che era mancato a suo nonno era l'umiltà di dirsi sconfitto e l'impegno di rimettere le cose al proprio posto, magari facendosi aiutare se il suo talento non era risultato abbastanza.

Certo non avrebbe mai cambiato idea a proposito delle persone nullafacenti o di quelle che si affidavano soltanto al loro genio per vivere, però non avrebbe più odiato i geni solo per il fatto che lo fossero, per la loro "particolare" condizione. Si sentiva, infatti, ancora lontano da quella condizione che la scuola gli aveva addossato. Ma ormai si sentiva anche lontano dalla condizione di "normalità", la categoria a cui aveva sempre creduto di appartenere. Invidiava Makoto proprio perché la sua fortuna non era considerata come un talento, ignorando quanto il ragazzo potesse soffrirci. La normalità di Makoto e la sua bravura ad andare sempre d'accordo con tutti, quelle sì che erano qualità da 'Ultimate'. Qualità che dovrebbe avere qualsiasi essere umano, che lui sentiva di non avere ancora e che sperava però di ottenere grazie ai suoi sforzi e al suo costante impegno. 

Quando si accorse che gli occhi del ragazzo continuavano a scrutare i suoi con evidente preoccupazione, relegò quel flusso di pensieri ad un angolo della sua mente che si riempì improvvisamente di nuovo di Mondo. -" 'Se ho paura che lui possa scoprire i miei sentimenti o se sono io a non averli ancora accettati del tutto' mi ha chiesto..."- pensò prima di rigettare fuori tutto ciò che in quei giorni gli aveva attanagliato il cuore rendendo le sue notti insonni.

Taka:"F-forse...ecco, forse è per entrambe le cose. E a queste preoccupazioni si aggiungono il pensiero del regalo ma soprattutto la paura di poterlo perdere. Hai visto come l'ho trattato in questi giorni? Credo si sia reso conto che qualcosa non va e cosa gli racconto se dovesse chiedermelo? Sono riuscito ad evitare fino ad oggi confronti troppo diretti ma posso mai ignorarlo per sempre? Rischierei di perderlo ancora prima che lui scopra questi miei sentimenti! Capisci? Non so davvero come comportarmi. E' tutto così complicato! Non avrei mai dovuto promettere a Fujisaki-san che avrei partecipato anche io oggi. Anzi a volte mi chiedo se non fosse stato meglio per me non incontrare affatto Owada Mondo. Sai, è per lui che sono uscito dalla mia zona di comfort. E' a causa sua che la mia vita si è trasformata, devo a lui il mio cambiamento e il fatto che adesso io stia parlando con te. Voglio dire, due mesi fa ero completamente da solo e nessuno di voi si sarebbe mai avvicinato a me nonostante i miei sforzi. Insomma, mi ha donato così tante cose che faccio davvero fatica a preferire o anche solo ad immaginare un mondo senza lui. Così scaccio subito via il pensiero di non averlo mai voluto incontrare. Il problema è che assieme alle mille e più cose meravigliose che mi ha donato, ha portato anche confusione, tristezza, paura, dolore. Come potrei affrontare il vuoto e la disperazione che un suo rifiuto, un suo abbandono o il suo disprezzo mi porterebbero?! E' questo il punto!"- si sfogò con gli occhi pieni di lacrime. 

Makoto pensò che quello doveva essere uno degli sguardi più tristi che avesse visto in vita sua e sicuramente uno dei più tristi che avesse visto sul viso di Taka. Gli offrì un fazzoletto mentre gli carezzava delicatamente la schiena, poi disse:"Capito, deve esser stata dura per te in questi giorni. Mi dispiace non esserti stato accanto abbastanza nonostante avessi capito che non te la stessi passando esattamente bene. Purtroppo però credo che quando si tratti di problemi di cuore bisogna aiutare e sostenere i propri amici ma solo quando te lo permettono: quando te lo chiedono espressamente o inconsciamente. Non potevo insistere troppo nel farti parlare se a te non andava ancora. E ti credo se mi dici che non volevi parlarmene! Perché ovviamente dopo aver scoperto così tante cose in così poco tempo e dopo aver dovuto combattere contro le proprie convinzioni per accettare la nuova realtà dei propri sentimenti, chi non vorrebbe starsene da solo ed analizzare da sé la situazione? So che sei confuso. E' palese dal modo in cui guardi Owada-san e da ciò che mi hai scritto ieri sul suo regalo di compleanno. Ripeto, mi dispiace non averti aiutato prima ma ho pensato che fosse meglio per te se fossi rimasto da solo per un po'..." -gli disse con un filo di voce.  - "Ovviamente se mi avessi chiesto aiuto non te lo avrei mai negato, non fraintendermi!"-esclamò poi agitando le mani nervosamente mentre Taka lo guardava un po' stupito.  -"Comunque secondo me non c'è tanto da preoccuparsi, tu sii te stesso e vedrai che andrà tutto bene. Se dovesse andare male ricordati che io e tutti noi altri tuoi amici saremo lì per te, per consolarti. Non ti sentirai mai solo, te lo prometto!" -aggiunse poi con un tono sicuro e fiero e uno sguardo gentile.

Taka sospirò rassegnandosi alla positività di Makoto che riusciva sempre ad incoraggiarlo, anche in quei momenti in cui non vedeva nessuna via d'uscita. Lo guardò negli occhi e gli sorrise ringraziandolo per la sua pazienza ed il suo supporto. Poi gli disse:" Allora cosa dovrei regalargli? Sono in alto mare, davvero. Appena penso a qualcosa mi sembra tutto così banale o inadatto. Anche se raramente ho dovuto far regali per persone della mia stessa età, in tutta la mia vita non mi sono mai trovato in una situazione simile" -gli disse con un'espressione turbata stampata in viso.

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