Cap. 3 La lettera
E' passato già un mese dall'inizio della scuola e l'amicizia tra Mondo e Taka sembra profonda più che mai. I due vanno molto d'accordo nonostante Taka non si risparmi dal mettere in punizione il suo caro amico quando ne combina una delle sue. A Mondo però non sembra importare, anzi la usa come occasione per passare del tempo in compagnia non solo del suo caro "fratellino" ma anche di Fujisaki per cui -ormai era chiaro anche ai muri- aveva preso una bella infatuazione.
La situazione della classe 78, invece, era rimasta pressoché immutata: Taka era ancora considerato uno stramboide, esaltato al punto da irritare, fanatico delle regole e leccapiedi dei professori. Nessuno gli dava retta. C'era chi lo ignorava completamente e chi gli imprecava contro. Solo Makoto e Fujisaki avevano un certo riguardo nel parlargli e sebbene non si considerassero ancora suoi amici, lo rispettavano e cercavano di avvicinarlo al senso comune delle cose comportandosi da mediatori tra lui e il resto dei compagni.
Anche Mondo non brillava per abilità di comunicazione. Da molti era considerato "spaventoso" per il suo legame con la gang di motociclisti e per la sua indole impulsiva e violenta. Non mancavano, anche nel suo caso, persone che lo ignorassero completamente oltre a poche eccezioni di ragazzi con cui andava d'accordo. Kuwata era uno di questi. Mondo lo trovava figo perché nonostante affermasse di voler imparare a suonare la chitarra solamente per far colpo sulle ragazze, in realtà ci metteva molto impegno e passione. Anche quest'ultimo, dal canto suo, lo trovava un tipo figo e simpatico tanto che avrebbe voluto chiedergli di insegnargli ad andare in moto. Con Asahina ed Ogami c'era un certo rapporto di rispetto e di ammirazione reciproci, quello che si ha per un "collega" sportivo, ma la cosa non si spingeva più in profondità di così. Makoto -che era un ragazzo socievole, curioso, il "paciere" della situazione per capirci- anche se delle volte era spaventato da lui, provava sempre e comunque a parlarci ma per Mondo la sua presenza era indifferente. Sì, lo trovava un tipo simpatico, gentile, sicuramente diverso dai figli di papà che lui odiava tanto, però non riusciva a stabilirci chissà quale connessione profonda. Poi c'era Fujisaki. Ancora non era riuscito a chiederle scusa per l'incidente del primo giorno di scuola e, nonostante si sentisse in colpa, aveva capito che lei non nutrisse nessun tipo di risentimento nei suoi confronti. Le cose tra loro avrebbero dovuto normalizzarsi, almeno in teoria, ma ogni volta che la vedeva si sentiva intontito, imbarazzato, come se si trovasse in uno di quei film d'amore adolescenziali. Spesso si ritrovava a pensare a quanto dovesse risultare patetico agli occhi degli altri un omone grande e grosso come lui che non riusciva a spiccicare parola con una ragazzina piccola e graziosa come lei. Non riusciva a parlarle quasi mai: gli si attorcigliava la lingua; gli si avvampava il viso; gli tremava la voce; gli sudavano le mani...un disastro! Come se non bastasse il nervosismo lo portava ad alzare il tono di voce nel tentativo di nascondere l'imbarazzo. Per non parlare del fatto di quanto spesso gli capitasse di urlare quando Fujisaki si trovasse nei paraggi. O quando, in una discussione in classe, qualcuno gli dava sui nervi e per puro caso Fujisaki si trovava a parlare poco prima che lui scaricasse tutta la sua rabbia. Ormai stava accumulando tutta una serie di malintesi e brutte figure che se avesse avuto un album di figurine apposito lo avrebbe riempito già da un pezzo. Kuwata adorava prenderlo in giro in queste occasioni nonostante si beccasse un casino di minacce di morte. In realtà Kuwata non era l'unico ad essersi accorto della sua cotta per Fujisaki. Lo sapeva tutta la classe. Gli unici a non essersene resi conto erano la ragazza stessa e il suo Bro. Erano troppo innocenti per accorgersene. Taka poi era estraneo a quasi tutte le normali e comuni situazioni sociali adolescenziali. Di "amore" ne aveva letto sì e no in qualche classico della letteratura da studiare. Mondo non voleva mantenere il segreto con il suo amico ma, conoscendolo, credeva non potesse ancora capire cosa stesse passando. Aveva quindi deciso di aspettare un po' prima di parlargli della sua cotta.
Fujisaki ancora non aveva trovato il coraggio di dire a Mondo quanto lo ammirasse per la sua forza, figurarsi a chiedergli se potesse fargli da allenatore. Prima di tutto perché era timido, poi perché aveva paura della sua reazione e infine perché non aveva avuto nessuna occasione per farlo: Mondo e Taka erano davvero inseparabili, era difficile avvicinarsi a uno di loro. Ormai però aveva promesso a sé stesso di cambiarsi in meglio, di uscire da quella tela di bugie che si era costruito intorno e che non gli permetteva di avvicinarsi davvero a nessuno. Sicuramente era confortante il non doversi mai preoccupare di essere ferito: era il vantaggio di non entrare mai in intimità con gli altri. Ma la situazione stava diventando opprimente. Sentiva di non riuscire a continuare a vivere in solitudine, con la costante paura di essere scoperto, di essere giudicato, di venir umiliato ma soprattutto con la paura di essere un peso e una delusione per gli altri. Esser da soli ti protegge solo in parte da quello che gli altri possano fare o pensare di te; certamente però non ti protegge da quello che tu puoi fare o pensare di te stesso. Praticamente era dilaniato dal pensiero di voler condividere con qualcuno ciò che provava ma allo stesso tempo la sua paura e il suo desiderio di tutelarsi glielo impedivano. Doveva perciò staccare la testa del serpente dalla sua coda. Il cambiamento è condizione necessaria al progresso. Se non riusciva a parlare a Mondo -che considerava la sua chiave di svolta, il motore che avrebbe azionato il suo cambiamento- tanto valeva pensare ad altri modi. Non poteva tergiversare o avrebbe potuto perdere la determinazione. L'unica idea buona che ebbe fu quella di scrivergli una lettera dove avrebbe dichiarato tutta la stima che provava nei suoi confronti e in cui gli avrebbe chiesto di incontrarsi per parlare. Così si affrettò a prepararla e la infilò nel suo armadietto delle scarpe in uno di quei momenti in cui era sicuro che nessuno lo avesse visto. -" Perfetto! Speriamo che non fraintenda arrabbiandosi o prendendola come uno scherzo. Ti prego Owada-kun sei la mia unica speranza!"- pregò silenziosamente.
Mondo si accorse della lettera solo al mattino seguente.
Mondo:" Cosa cazzo è questa ora?!" U-u-una l-l-lettera?!"
Kuwata:" Hehehe cosa abbiamo qui, caro il mio delinquente. Che il tuo stile da ragazzaccio abbia fatto colpo nel cuore di qualche gentile fanciulla? Sai alle ragazze piacciono gli stronzi!"
Mondo:" Ma cosa cazzo dici! Pensi davvero che questa sia una lettera d'amore?! Sarà sicuramente uno scherzo, uno scherzo ti dico! E poi smettila con gli insulti gratuiti o giuro che ti arriva un calcio che ti farà volare sulla luna..."
Kuwata:" E dai amico, non ti scaldare! Non fare il noioso...fammi sapere come andrà con la ragazza. E se è carina e non ti piace falle il mio nome"
Mondo:" Non la vuoi proprio piantare huh?! Guarda che ti gonfio davvero Leon!"
Taka:" Bro che succede?! Non puoi ricorrere alla violenza lo sai...non costringermi a metterti in punizione e tu Kuwata-kun non provocarlo!"
Kuwata:" Non lo stavo mica provocando! Si chiama SCHER-ZA-RE ... stavamo giocando, siete voi due a non capire quando uno scherza o fa per davvero. Lui si fa venire i cinque minuti, tu corri come un matto accusando e minacciando di metterci tutti in punizione. Dio santo datevi una calmata NO-IO-SI" -gli fa il verso-.
Mondo:" Oi...ok che stavamo scherzando ma non mettere in mezzo il mio Bro lui sta solamente facendo il suo dovere. Te l'ho detto già di lasciarlo in pace altrimenti ti avrei preso a pugni..."
Kuwata:" E va bene, va bene. Scusami Ishimaru-kun anche se penso davvero che dovresti imparare come si vive nel mondo amico. Ora vi lascio e...Mondo, aggiornami sul fatto della lettera ok?"
Mondo:" Sì certo come no...puoi scordartelo Leon mi hai capito?! -gli urla dietro mentre Kuwata si allontana fischiettando con le braccia incrociate dietro la testa-.
Taka:" Bro, hai ricevuto una lettera? Di cosa si tratta?"
Mondo:"Non lo so...devo ancora darle un'occhiata. Sarà uno stupido scherzo o una sfida di qualche gang rivale..."
Taka:" Ti prego bro, se è qualche sfida, non cacciarti nei guai. Non immischiarti in cose pericolose, al solo pensiero di vederti ferito io...io..." -inizia a piangere come se ne valesse della sua vita-.
Mondo:"Bro non piangere così. Ormai ci conosciamo da un mese ma ancora devo abituarmi al modo così intenso con cui esprimi i tuoi sentimenti. Ascolta, sono felice che ti preoccupi per me ma io sono forte, so proteggermi da solo, non dimenticarlo...E poi sono sicuro che sia uno scherzo, quindi non preoccuparti, ok?"
Taka ancora singhiozzante:" V-va bene, B-bro..."
_____
Mondo decise di aprire la lettera in un momento di pausa, dopo il pranzo. Voleva essere da solo nel momento in cui l'avrebbe letta: non voleva far preoccupare Taka nel caso si trattasse di una sfida e non voleva che altre persone si immischiassero o lo prendessero in giro nel caso invece si fosse trattato davvero di una lettera d'amore. Non voleva perdere la pazienza e ricorrere alla violenza perché sapeva che se ne sarebbe pentito e che Taka ne sarebbe rimasto deluso. -"Ma cosa vado a pensare...tanto non sarà mai una lettera d'amore!" -pensò mentre agitava le mani quasi a voler scacciare anche fisicamente quegli assurdi pensieri-. La busta era di un rosa pallido ed era stata confezionata in maniera certosina. Mondo pensò che chiunque avesse scritto quella lettera fosse davvero una persona con un sacco di tempo da perdere. -"Andare così oltre per uno stupido scherzo...bisogna essere pazzi! Ma non penseranno mica che ci caschi così, tch!" -schioccò la lingua come segno di disappunto-. Quando aprì la busta, lo sguardo si fermò sulla calligrafia: tondeggiante, ordinata davvero molto carina e femminile. -"Mhmh... possibile che abbiano chiesto di scrivere ad una ragazza pur di convincermi che questa cazzata non sia una presa in giro? Beh, leggiamo..."-pensò. Il contenuto della lettera era straordinario, sembrava quello di una fan che scrive al suo idolo preferito. Alla fine c'era un invito che sembrava quasi una supplica: "Ti prego di venire sul giardino nel retro della scuola, quello dove ci sono i ciliegi. Ho bisogno di parlarti, ti aspetterò lì ogni giorno ad ora di pranzo. Spero tanto di poterti incontrare". -"Non c'è nessuna firma...se volevano sfidarmi potevano almeno avere le palle di annunciarsi, tch! E poi cos'è questa stronzata, una lettera?! Pensano di potersi prendere gioco di me forse?! Oh ma gliela farò vedere io! Gli farò passare la voglia di farmi questi scherzetti del cazzo. Adesso staranno ridendo di me, magari guardandomi da lontano. Ma non sanno che io non cascherei mai a queste cazzate!"-. Restavano ancora una decina di minuti prima che la pausa pranzo finisse del tutto, così Mondo decise di raggiungere il luogo d'incontro citato nella lettera.
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