Cap 2.1 Il primo giorno di scuola: la nostra mattina
La mattina di Taka
Il giorno seguente alla cerimonia di apertura, alle 7:45 in punto, Taka è già a scuola. Non è certo la prima volta, è così puntuale che riuscirebbe ad arrivare prima del custode. "Se voglio diventare un grande politico devo seguire tutte le regole, devo essere impeccabile. Non infangherò il nome della mia famiglia. Non trascinerò i poveri malcapitati che portano il mio stesso cognome nella miseria e nella vergogna. Ci riuscirò, sì! Sarò un politico corretto e rispettato, farò vedere come non bisogna nascere geni per arrivare al successo, il mio successo saranno i sacrifici e la dedizione"pensa. Per Taka è quasi un'ossessione quella delle regole, della morale: non per niente è stato accettato nella scuola più famosa del Giappone -quella che ti permette di avere la strada già spianata per il futuro, quella che non solo ti lascia coltivare la speranza ma la trasforma nella realtà che hai sempre sognato- con un titolo che sembra essergli cucito addosso tanto lo descrive bene. Per lui arrivare in orario, anzi in anticipo, è fondamentale. Anche nelle scuole che ha frequentato precedentemente osservava questa regola implicita che lui stesso si era imposto. Gli serviva allora come oggi per anticiparsi nello studio, per svolgere tutti i doveri di studente modello e per poter controllare meglio l'ordine a scuola. E' così che da sempre inizia la sua giornata. I libri, le regole sono i suoi migliori amici, gli unici.
"Iniziamo questa nuova giornata con impegno! Per ora studierò un po' e dopo inizierò a pattugliare. Ah ma forse è arrivato il momento di informarsi per entrare a far parte del consiglio studentesco. E' il primo passo, fondamentale per il mio sogno". Pensieroso Taka si siede all'ombra di uno dei due alberi di ciliegio, quelli nell'atrio di fronte all'entrata principale della scuola. In men che non si dica ha già tirato fuori dalla cartella i suoi libri. "Studiare così è il massimo" pensa mentre sfoglia un libro lasciandosi cullare dalla leggera brezza primaverile.
La mattina di Mondo
Mondo si è di nuovo svegliato tardi.
Non è mai stata una persona mattiniera e poi gli eventi del giorno precedente continuavano a tormentarlo tanto da avergli dato problemi a dormire. Era felicissimo di aver avuto l'opportunità tanto grande di frequentare una scuola così prestigiosa ma la giornata passata era andata gradualmente peggiorando. Quel ragazzo dai capelli neri corti a spazzola, dagli occhi rosso fuoco e dall'aria fin troppo seria lo aveva costretto a rimanere a scuola fino a tardo pomeriggio nonostante fossero andati tutti via. A casa ci era arrivato stravolto e il fratello, come se non bastasse, lo aveva accolto con una "bella sopresa".
"Sarai il nuovo capo della nostra gang, Contento?" Così gli aveva detto.
Certo, anche diventare capo della gang era un suo grande sogno ma non così. Non gli stava bene. "Dovevo meritarmelo aniki. E so bene che tu sei l'unico a meritarlo davvero. Tu sei il numero uno e io il due. Ho ancora così tanta strada da fare, non sono pronto. Ma tu mi hai detto che ormai sono un uomo, che non mi hai regalato nulla, che son lì perché ci devo essere, perché tu non sei più adatto ed io ormai ne sono in grado. Sai bene che non è così e che i ragazzi non lo accetteranno facilmente. Non avresti dovuto, proprio no. Ora mi odieranno, è solo colpa mia se tu non 'vuoi' essere più il loro, il nostro capo. E' per prenderti cura di me, vero?" pensa. Con un' espressione che è un misto tra avvilimento, preoccupazione, rassegnazione e nervosismo urla: "Ma perché?! Cazzo!" Fortunatamente trovandosi in sella alla sua rumorosa moto, nessuno avrebbe potuto sentirlo, persino lui fatica a sentire la sua voce. "Meglio così" -pensa- "Magari questo rumore potesse camuffare anche il suono dei miei pensieri, forse riuscirei a non sentire tutto questo peso addosso". Visibilmente frustrato, per tranquillizzarsi preme l'accelleratore. "Hehe due piccioni con una fava! Tanto sono comunque in ritardo".
Fortunatamente riesce ad arrivare a scuola appena un secondo prima che i cancelli si chiudessero. Affannato si ferma un attimo per riposare ed è in quel momento che nota delle scarpe familiari, i piedi del "proprietario" si agitavano come ad esprimere disappunto ed impazienza. "Mhmh credo di averle già viste" pensa. Pian piano alza lo sguardo per capire chi ha di fronte.
"Heeeeh?! Oh cazzo proprio te e di prima mattina tra l'altro, ma che sei uno stalker?!"
"Owada-kun non ti permetto di parlarmi così! Vedo che oggi sei di nuovo in ritardo, un secondo in più e avresti saltato la prima ora. Ma non ti vergogni? Inammissibile! E poi di nuovo quell'abbigliamento e quelle parolacce. Non ammetto simili comportamenti!"
"Sì sì certo come no. Non credi sia ora di andare in classe?"
"Hai ragione andiamo."
"Non voglio che TU mi dia ragione! Chi ha mai detto che puoi venire con me? Lasciami in pace. Stammi lontano, cazzo!"
"Andiamo nella stessa direzione e poi devo tenerti d'occhio visto che mi puzzi di delinquente e mi sembra di aver detto basta parolacce."
"Fanculo, ormai non mi interessa più, fai come ti pare"
"Che cazzo -pensa- ma di nuovo questo? Non so se posso sopportarlo per tre anni di scuola tutti i santi giorni..."
Mondo, seppur leggermente spazientito, segue il suo nuovo compagno di classe quasi a farsi trascinare dalla sua esuberanza. In cuor suo spera e prega di averci a che fare il meno possibile. "I corridoi delle scuole son tutti uguali, non importa quale scuola si frequenti...anche se a pensarci bene un pavimento così bello e lucido non lo avevo mai visto. E' diverso da quello di legno della palestra dove siamo stati per la cerimonia d'apertura. Sembra uno specchio". L'ammirare la bellezza degli interni della sua nuova scuola, molto diversa da quella sgangherata che frequentava in precedenza, lo aveva distratto e tranquillizzato talmente tanto da non sentire le parole di Taka: "Eccoci siamo arrivati"
"Eh?" lo urta e quasi gli cade addosso.
"Hei! Stai più attento. Ho detto siamo arrivati. La nostra classe, la 78, entriamo dai!"
"Ah sì grazie" -risponde ancora intontito-.
"Ma guarda allora anche i pigri ritardatari sanno essere riconoscenti! Prego Owada-kun, spero ancora che possiamo andare d'accordo, ovviamente a patto che tu arrivi in orario e rispetti il regolamento a cominciare dal vestiario. Hai mai sentito parlare di uniforme? Hahahaha"
"Eh.. prego...no aspetta cosa hai detto?! Argh ma che cazzo! Mi stai sui nervi, ti romperei la faccia!"
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