Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

7

Lezioni di ballo

Il ruolo pensato da Idaho si strutturava in un passo di danza con l'aggiunta del canto. Il tutto avveniva in un passo a due: il partner aiutava la ballerina a seguire la coreografia, mentre la sua voce scardina le note e raccontava la fiaba, in modo che gli spettatori protessero sentirsi catapultati dentro la storia pur osservando e basta. E questo complesso in sé non sarebbe nemmeno risultato troppo difficile, se non fosse stato per un problema, almeno a detta della ragazza: Charlotte non aveva nemmeno la capacità di stare in piedi da sola, come poteva anche solo pensare di essere in grado di danzare?

Il quesito le si era formato in testa appena la fiera si fosse conclusa, e per tutta la notte dovette valutare se in quel momento Idaho fosse stato effettivamente lucido. Era impensabile che uno come lei, ancora fasciate con i tutori, potesse spingersi fino a quella capacità, ma anche parlandone con il resto che gruppo, le parve essere l'unica a pensarla in modo negativo. E a nulla era servito provare a sfogarsi con Jessie durante o sparecchiamento della tavola o con Lisette mentre stendevano i panni. A detta loro, lei si stava solo facendo dei pensieri innaturali per niente. Non provò nemmeno a parlare con Belle, che tra le due era quella sempre più euforica.

Non sapeva se fosse solo una sera suggestione e se fosse un dato di fatto, ma Charlotte era del tutto convinta che nello stato in cui versava non sarebbe stata in grado di muovere un passo in autonomia.

Ma Belle, a dispetto della decisione che Charlotte aveva preso, appena seppe per insegnarle qualche passo. La ragazza infatti aveva deciso di provare da sola, in modo che le eventuali cadute non sembrassero troppo imbarazzanti; ma la francesina non fu della stessa opinione: "Nessuno ci riesce al primo tentativo e tu non sei né la prima né l'ultima a cadere se inciampi. Sapessi quanti hanno fallito prima di trionfare".

"Ma io fallirò e basta. Altro che trionfare..."

La francesina scosse la testa, emettendo un verso di disappunto. Secondo lei, le convinzioni dell'amica erano mosse dal fatto che fino a un mese prima non era nemmeno in grado di guardarsi dietro girando la testa, ed era normale non sentirsi perfettamente a proprio agio da subito: "Charlotte, vous ne pouvez pas vous attendre à exceller tout de suite. Regardez, nous avons tous dû faire beaucoup d'exercice!" lo disse con una tale velocità e una pronuncia dura che la ragazza davanti a lei assunse un'espressione stranita. Belle si era dimenticata di fatti che nessuno tranne lei, Idaho e Lisette sapesse il francese.

"... Come scusa?"

"Eh... ho detto che tutti noi abbiamo fatto molto allenamento per arrivare qui. Nessuno nato imparato. Exercice cher, exercice! Vedrai che imparerai anche in fretta".

Charlotte non fu molto convinta dell'affermazione, si guardò le gambe ancora bloccate dai tutori che Idaho le aveva legato intorno. Se avesse provato a toglierli di sicuro sarebbe capitolata per terra. Belle lì osservò a sua volta, e l'altra ragazza temette di aver intuito i suoi pensieri: "Belle... no".

"Oh oui invece. Via quei cosi che ti impediscono solo di muoverti".

Fece per avvicinarsi, ma Charlotte indietreggiò impaurita: "Ti prego, senza questi non riuscirò nemmeno ad alzarmi!"

"Charlotte andiamo! Non è possibile che senza quelli tu non abbia equilibrio, guarda che sei dritta per volontà tua!"

"Non mi interessa! Non voglio farlo! Per favore, oppure non mi ci metto nemmeno!" protestò lei impuntandosi, sperando che con una buona spiegazione sarebbe riuscita a convincere anche la francesina. Lei ovviamente non poteva capire il disagio di essere inferma, gobba e sporca fino ad un mese fa, con l'unica speranza di non essere guardata. Voleva anche esporle i pro e i contro dell'assenza dei tutori: ogni mattina lei barcollava per raddrizzarsi, quindi senza non sarebbe mai riuscita ad alzarsi dal materasso; poi per lavare i piatti, per pulire con la scopa si serviva del tutore del busto. Senza sarebbe caduta.

Ma mentre pensava a tutto il discorso nei minimi dettagli, al momento di pronunciare una parola, si accorse che Belle le aveva liberato le gambe. Si irrigidì impietrita sul posto.

"Bien! Adesso muoviti verso di me, solo due passi" la incitò la francesina con un sorriso che personalmente contribuì solo ad irritarla. Avrebbe voluto cancellarglielo dal volto. Charlotte per una buona durata di tempo si rifiutò di muovere un solo passo, scuotendo energicamente la testa ad ogni ammonimento e invito di Belle. Non volle sapere di muovere un solo muscolo, davanti a lei le costante visione di sé stessa distesa per terra e incapace di vedersela da sola. Razionalmente sapeva fosse una paura stupida, in fondo un mese di terapia per raddrizzare il corpo non era poco seppur nemmeno tanto; eppure il pensiero di non avere sostegni le bloccava ogni movimento.

"E dai! cerca almeno di alzare un piede!" la incitò ancora Belle, allungando le braccia per darle un punto l'appiglio.

"Belle non ci riesco! Mi sento completamente alla deriva!"

"Ma sei ancora in piedi, in perfetto equilibrio! Devi superarla cette peur!"

Per lei era semplice parlare, non aveva mai avuto problemi motori; lei che con la sua danza aerea era in grado di incantare chiunque si trovasse davanti. Non sapeva cosa volesse dire dovessi reinventare da zero, o almeno così pensava. Un pensiero poi le bloccò quella critica: come Colin alla fiera, dove era emersa una velata sofferenza, anche Belle probabilmente godeva di un certo stato d'animo che le permetteva quella posizione. Rilassò il corpo, pensando che ormai fare i capricci non l'avrebbe portata da nessuna parte.

"Facciamo così" disse dopo un momento di silenzio, "Tienimi le mani, mi serve solo una partenza".

Belle per un attimo la osservò valutando la proposta, poi anni sorridendo, adattandosi ai bisogni di chi a differenza Sua mostrava più difficoltà. Le prese le mani e finalmente la ragazza mosse alcuni passi, senza i tutori e sentendo le gambe improvvisamente leggere; i piedi si sentirono meno bloccati, gli stinchi liberi come se un serpente avesse mollato la presa. Non si era mai sentita tanto leggera, tanto che pian piano lasciò le mani dell'amica riuscendo a muoversi da sola. Belle batté le mani contenta, vedendo il sorriso soddisfatto della sua amica che finalmente sentiva una nota in più di autonomia nei movimenti. In poco tempo, fece anche qualche passo in più, a volte si fermava per riprendere l'equilibrio; ripeté lo schema due o tre volte, sentendo il corpo assorbire sicurezza.

Una volta che Charlotte prese dimestichezza almeno con la postura che le si presentava senza tutori, poterono iniziare ad aggiustare alcune posizioni per una base di balletto. Belle non era esperta di quella disciplina, ma nel loro circo l'importante alla fine era che il numero venisse abbastanza bene da piacere. Mostrò alla ragazza le posizioni corrette delle mani, aiutandola prima e lasciando che facesse da sola dopo con il riscaldamento e gli allungamenti. Si mise di fianco a lei poi, perché Charlotte copiasse i suoi movimenti; alla fine la danza aerea era un po' il balletto in aria, avrebbero potuto imparare bene insieme e con le giuste chicche.

Dopo qualche momento di allenamento Charlotte, però, improvvisamente notò qualcosa di particolare nell'amica: Belle presentava una strana rientranza all'altezza della spalla destra. Non le fu difficile capire subito dopo cosa fosse, lei quelle rientranze le aveva viste parecchie volte: quella era una cicatrice. Da quella distanza era chiaramente visibile, il che voleva dire che la ferita, un taglio o un graffio, doveva essere molto profonda. Cercò di non farlo notare all'amica, ma da che sembrava allegra, il sorriso divertito tra una mossa e l'altra, scomparve del tutto. Oltre al dispiacere, nella testa di Charlotte si fece strada la curiosità, la voglia di sapere come fosse successo; Belle non aveva mai mostrato atteggiamenti che facessero notare un possibile maltrattamento, era sempre stata allegra e sorridente almeno per quello che la riguardava.

Idaho poi non aveva nemmeno l'aria di essere un ragazzo aggressivo, quindi era un'opzione da scartare subito; anche Logan era insospettabile: la francesina spesso lo prendeva in giro.

"Belle..." le parole improvvisamente le uscirono da sole, in un sospiro. Quando se ne rese effettivamente conto ormai era troppo tardi: Belle la stava guardando incuriosita e lei ma poteva ritirare la mano dopo aver lanciato il sasso: "Scusa... cosa ti sei fatta alla spalla...?"

La ragazza francese dapprima si guardò nel punto indicato come se non fosse a conoscenza del regno, e quando lo individuò ebbe una reazione particolare secondo l'amica: "Ah, ça? Niente di che, ormai è passato un po'" ma notò nel volto dell'altra un' espressione assolutamente non convinta, e probabilmente apprese che mi quel coso il suo sorriso scherzoso non avrebbe avuto l'effetto solito, "Be'... prima di unirmi ad Idaho e a Logan, facevo parte di un'altra compagnia, di mio zio: Il mercatino delle pulci lo aveva chiamato. Mes parents étaient agriculteurs, eravamo una famiglia numerosa con un campo molto piccolo, il raccolto non bastava mai. Così mi sono offerta di aiutarlo, j'ai attendu des tables. Il vassoio spesso era pesante, ma mio zio chiedeva velocità. Una volta dovetti versare da bere e sparecchiare insieme, non sai la fatica... il vino cadde sul tavolo. Il cliente non l'ha presa molto bene..."

Charlotte ascoltò con l'orrore negli occhi, era sicura fosse perfettamente visibile. Come le sue passate condizioni, quella situazione era davvero surreale e peggio se fatta da un parente. La voce di Belle, infatti, nonostante avesse mantenuto il suo atteggiamento disinvolto, aveva tradito un tono leggermente incrinato, e il suo sguardo si era abbassato.

"È orribile..." disse dopo aver assimilato tutte le parole, "Solo questo. È orribile che tuo zio di questa cosa non avesse preso alcun provvedimento. Al di là dell'attività , del guadagno... sei sua nipote, la sua famiglia! Come ha potuto permetterlo?!"

"Charlotte... non tutte le famiglie sono amorevoli come la tua favola. Soprattutto quando per vivere hai un campo e siete in quindici".

"E questa è una scusa per mettere in secondo piano il bene di una tua nipote? Per soldi? Perché la tua bella compagnia di pulci deve andare avanti mentre tuo fratello o tua sorella annegano nella fame?!"

Belle non rispose, poteva comprendere la rabbia dell'amica, ma allo stesso tempo notare fino in fondo che lei non sapesse niente su cosa volesse dire avere una famiglia da mandare avanti quando, per quanto il mondo sembrasse ingiusto, tutto quello su cui potevi vivere era una patata cresciuta come si deve. La capiva: era ingiusto, insensato, ma era la realtà.

Sentirono la porta del giardino aprirsi e la sagoma vitale di Idaho mostrarsi sorridente: "Come vanno gli allenamenti?" chiese disinvolto, per poi accorgersi della faccia infuriata di Charlotte, "Che cosa... mi sono perso?"

"L'ingiustizia di questo mondo, ecco cosa!" sbottò lei allontanandosi in fretta, dimenticandosi del tutto di essere senza sostegni e tutori, ma ormai erano diventati l'ultimo dei suoi problemi.

"Ehm... cos'è successo?"

"Charlotte a remarqué ma cicatrice, le ho raccontato del mio lavoro al mercatino delle pulci e si è arrabbiata".

Idaho fece un cenno con la testa, lasciando intendere che aveva ben compreso il problema. A quanto pare Logan non era l'unico ad infuriarsi nel vedere certi abusi. La osservò mentre se ne stava vicino alla staccionata con lo sguardo basso e le braccia incrociate al petto, come una bambina in punizione; non alzò lo sguardo per una bella manciata di minuti, quasi aspettando che qualcuno la richiamasse ma solo per ignorare il richiamo, probabilità il caso di andarle a parlare. Congedò Belle sorridendo e si avvicinò all'altra ragazza, restando in silenzio per un po', sentiva che prima lei doveva smaltire quello che aveva in corpo.

L'occhio gli cadde sul volto di lei, rigato di lacrime di rabbia, comprensibile se si considerava tutto il contesto del racconto.

"Io e Logan eravamo presenti quando è successo" disse poi, rompendo il silenzio e notando la testa di lei alzarsi leggermente, "Ho dovuto tenerlo buono per paura che mandasse in pezzi l'intero locale".

"Se lo sarebbe meritato..."

"Sì ma... abbiamo pensato ad una soluzione migliore".

Aspettò una risposta, che non avvenne. Charlotte abbassò le braccia ma distolse totalmente lo sguardo quasi con vergogna, forse per la scenata presentata davanti a lui e immaginando l'idea che poteva essersi fatto. Lei voleva solo fare notare il suo dispiacere, la rabbia per la sua amica, far vedere che ci teneva, ma forse in quel modo aveva solo dimostrato di scattare subito al primo conflitto di interessi e di idee.

Ma Idaho le dimostrò il contrario, si posizionò davanti a lei mettendosi all'altezza del viso, quindi abbassandosi: "Ehi, non è un male la tua reazione. Tutti avrebbero fatto così".

"È che... io non... non capisco. Non meritava una punizione del genere, è ingiusto..."

"Per questo è qui e non lì" le accarezzò il volto asciugando una lacrima con il pollice, "Hai ragione a dire che è sbagliato, crudele e insensato. Lo è. Ma questo non le ha impedito di inseguire i suoi sogni, di avere speranza. E noi l'abbiamo aiutata il prima possibile"

Forse Charlotte avrebbe voluto sentirsi dire altro, ma la sua espressione ebbe comunque l'effetto desiderato: aveva capito, anche attraverso parole diverse, che in qualche modo Belle aveva ricevuto dalla vita qualcosa di migliore di un parente che a mala pena si ricordava della sua presenza a lavoro. Idaho in fondo aveva creato quella compagnia proprio per aiutare chi si sentiva ormai abbandonato e senza un futuro, come lei e come il piccolo Colin da cui aveva sentito il desiderio di poter essere per un giorno solo un bambino. Ormai ne era convinta, ma non avrebbe chiesto o forzato nulla e nessuno: i suoi nuovi compagni, la sua famiglia, avevano dietro di sé delle ceneri da cui erano riusciti a rinascere, a diventare qualcosa di meglio.

"Ti va di farmi vedere cosa hai imparato? Belle è molto brava non credi?"

"Sì... la migliore".

Con quel sorriso, la ragazza dimenticò la rabbia che l'aveva pervasa per quei pochi minuti, ricordandosi in quel momento che per quanti segni Belle avesse mostrato o nascosto, non aveva mai perso la voglia di fare e la vitali. Addirittura la stava spronando a impegnarsi, dicendole che come lei tutti loro avevano superato ostacoli, che si riferisse anche a quello? Era possibile, ma ebbe solo il risultato di evidenziare come la sua rinascita fosse stata grande e splendente. Accolse le mani di Idaho e si lasciò guidare, sentendo le sue mani accarezzare dolcemente il viso mentre gli occhi non si staccavano dai suoi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro