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13 Marzo
Quella giornata non era stata proprio delle migliori, avesse potuto l'avrebbe ricominciata daccapo per poter dare ai suoi dipendenti le bastonare che si meritavano in anticipo. Non potevano fare errori peggiori.
Jingle gli aveva promesso che avrebbe fatto ridere i marmocchi che puntualmente cercavano quel cancello muniti dei migliori cappotti ricamati, saltellando nelle loco scarpe laccate e con appresso le tate e i genitori rassegnati. Era un mimo, una strana arte francese che prevedeva un'ironia muta, ma David aveva capito da subito che non ne avrebbe ricavato molto, il passaggio da pagliaccio a mimo non aveva dato gli effetti sperati. Aveva accettato solo perché, a furia di tenersi il trucco bianco in faccia, Jingle non era più riuscito a toglierlo, gli si era incrostato addosso.
“Vacci piano con quelle porcherie!” borbottò avvicinandosi alla bancarella di merendine e cibi particolari come zucchero filato e popcorn, “Non ho intenzione di sumentare i costi della spesa perché ultimamente i marmocchi sono più grassi dei maiali!”
David Grave era sempre stato coerente con la sua persona: i bambini non gli erano mai piaciuti, ma aveva scoperto che stando al loro gioco i familiari erano disposti a pagare di più, considerando di avere appresso l'essere più difficile in assoluto da accontentare. E poi i nobili avevano il vizio di impiantare nelle testoline dei loro figli il principio che esistono persone di serie A e di serie B, che solo se hai una camera blindata colma d'oro in banca potevi fare parte della cerchia migliore, altrimenti il mondo stesso avrebbe provveduto a farti sparire. Questo era toccato ai dipendenti del circo, che erano costretti a sorbirsi i capricci dei ragazzini e spesso i commenti sgradevoli, ma dovevano ringraziare di non essere il caso peggiore.
David chiuse la cassa con un gesto brusco, la somma giornaliera era diminuita ed ebbe l'impulso di dare la colpa alla scuola, con i suoi compiti aumentati e i voti abbassati. Prima il guadagno era maggiore, la settimana scorsa quasi il triplo. L'unica speranza era per i prossimi giorni: la Pasqua era caduta davvero bassa quell'anno e le famiglie ne avrebbero approfittato. Erano i pochi momenti in cui le festività le tollerava, fosse stato per lui le giornate avrebbero potuto essere tutte uguali. Si lasciò cadere contro lo schienale sbuffando, osservò il soffitto dove penzolava una lampadina impolverata.
Poi dalla porta di legno bussò qualcuno: “Capo?” Jingle entrò con lo stesso temperamento di un cucciolo spaventato. Sapeva benissimo che a Grave non piaceva essere disturbato quando tirava le somme, quella era una sacra attività che richiedeva tutta la sua attenzione, un rituale per fare finire bene la giornata, altrimenti avrebbe usato metodi molto meno ortodossi.
“Hai fatto un pessimo lavoro oggi e osi presentarti?” David alzò lo sguardo aggrottando la fronte, mostrando tutto il suo fastidio. Se non fosse stato la persona più ragionevole di quel branco di incapaci, lo avrebbe spedito fuori dal circo colpendolo con un bastone, così forte da sembrare una pallina. Lui e tutto quello che quel giorno avevano provveduto a fare andare via clienti insoddisfatti. Avrebbe dovuto tenere loro a digiuno fino alla sera successiva, così sì che si sarebbero dati una regolata. E quella faccia semi triste dipinta di bianco gli stava davvero facendo saltare i nervi.
“Allora?!” lo invogliò a parlare, senza però nascondere che non avesse già più voglia di stare a sentire le sue lagne o le sue scuse penose.
“Milligant…” Jingle tirò fuori un filo di voce, stridulo e terrorizzato, “… ha detto che vuole andarsene” si fece piccolo e insignificante appena fuori dalla porta.
Eccone un'altra: ecco un altro dipendente ingrato che pensava di fare più fortuna altrove che nel posto dove si trovava attualmente. David diede un pugno sulla scrivania con tutta la sua frustrazione e la sua rabbia. Urlò qualcosa al suo dipendente, una cosa come NON STARE LÌ IMPALATO COME UN BASTONE!! come se Jingle potesse fare davvero qualcosa in merito. Ma le parole non furono molto comprensibili, quando Grave urlava forte faticava ad articolare bene le sillabe, essendo più impegnato a fare la voce grossa.
“Io…” pigolò il mimo alzandosi piano, puntando in aria un dito, “Io ho provato a dissuaderla, a dirle che non avrebbe trovato un posto migliore… ma sembra non voler ascoltare…”
“Che se ne vada allora! A me sta benissimo!” Grave non avrebbe mai provato pena per la gente che aveva lì a lavorare. Loro erano suoi sottoposti, dipendenti che senza i suoi soldi sarebbero morti di fame il giorno dopo, quindi che uno decidesse di lasciare la compagnia a lui non faceva né caldo né freddo: una persona in meno a cui lasciare la mazzetta.
“Una cicciona come lei è destinata ad essere lo zimbello della città! Ma se preferisce essere derisa in un bordello che faccia pure. Avrò più soldi nella mia cassaforte”.
“Ma senza Milligant i clienti dove andranno a divertirsi?”
Ah già, David non aveva previsto quel fattore. Milligant era l'unica in grado di maneggiare i motori delle giostre, l'unica che ci capiva qualcosa o che almeno si impegnava a farlo. Quello cambiava le carte in tavola e lui non poteva permettere di perdere una risorsa del genere. Non è che non ricordava chi avesse quale mansione, a David Grave semplicemente non interessava, bastava che tutti facessero le cose fatte bene. Per quanto gli riguardava potevano anche scambiarsi i posti, ma sapeva che quel posto in particolare spettava solo a Milligant.
“Ve le inventate proprio tutte pur di farmi impazzire…” borbottò allontanando col peso la sedia dalla scrivania, “Va bene, ci penso io”.
“Non sia troppo duro. Ha passato una brutta giornata, è normale che abbia preso decisioni affrettate…”
“E secondo te io l'ho passata meglio?! Vi faccio passare a tutti la voglia di fare le vittime, a suon di calci la prossima volta!”
“Chiedo scusa… ha ragione, noi siamo qui in un ottimo posto grazie a lei…” un'altra cosa che David non sopportava era la ruffianaggine, la loro subdola tattica per ingraziarsi il favore del loro capo come se potessero avere qualche privilegio. Davvero, un giorno avrebbe fatto passare a tutti la voglia di prendersi gioco di lui.
“Spera solo che…” non fece in tempo a finire la frase che un tonfo proveniente da fuori allarmò capo e mimo. Qualcosa aveva urtato qualcos'altro, ma il suono era stato diverso da un normale colpo. Si precipitarono fuori, nella penombra di quella giornata era difficile vedere nitidamente, ma di poté udire un cavallo nitrire spaventato. A poco a poco anche il resto della compagnia circense si fece avanti, verso il cancello dove era più plausibile avere un animale. E ad ogni passo si poté distinguere una carrozza, non molto pomposa, una di quelle che serviva per portarti da un punto A a un punto B in modo modesto. Ma la carrozza non si trovava proprio sulla strada, doveva aver deviato qualcosa senza successo, e il cocchiere poco dopo iniziò a imprecare e a pregare Dio che non fosse successo niente.
“Ci mancava solo questa…” mormorò rassegnato Grave, “La gente di notte non dovrebbe guidare”. Era la prima volta che vedeva una carrozza sbandare e finire fuori strada, di solito in quel pezzo di viale tendevano tutti a muoversi lentamente per colpa delle buche e dei sassi che spuntavano a distanze regolari. Alcune macchine avevano riportato dei danni per colpa del dislivello che puntualmente si creava.
“Capo, guardi qui” Jingle a un certo punto si staccò dal gruppo, finendo in un angolo semi cieco del cancello che divideva il circo di Grave dal resto del mondo. Proprio in quel punto si sentì un pianto disperato, stridulo, un lamento sconfortato che smetteva e ricominciava regolarmente. Il mimo tirò su un fagottino candido, che si muoveva sinuoso come un serpente, sembrava ci fosse dentro un cucciolo smarrito.
“C'è un bambino qui” disse avvicinandosi, ignorando l'atteggiamento di rifiuto da parte del suo capo che si ritrasse lievemente. Dentro alla coperta spuntò una testolina rossa per colpa dello sforzo del pianto, con il visino stropicciato in una smorfia dolorante. Doveva avere pochissimi giorni di vita, se non ore. Milligant si mise tra i due uomini e fissò quella creaturina come se fosse stata un tesoro. La afferrò contro la resistenza di Jingle per non fare male al bambino.
“Una femminuccia” disse come se stesse vedendo la cosa più dolce del mondo, “Voglio tenerla”.
“Mi prendi in giro?” saltò su David, di tutte le rogne che poteva avere e che già gli toccava risolvere, un bambino non lo avrebbe mai accettato. Se lo poteva scordare, piuttosto se ne andavano tutte e due e al diavolo le giostre! Avrebbe trovato qualcun altro che avrebbe potuto occuparsene. Però sapeva che non sarebbe stato un compito semplice, voleva dire tenere mezzo circo chiuso al pubblico e guadagni in picchiata.
“Senti un po'” Milligant iniziò ad atteggiarsi come se fosse stata la legittima proprietaria del posto, “Tu hai bisogno di una persona capace di muovere i macchinari. Io ho ancora bisogno di un posto e questo è il mio compromesso. Voglio tenere questa bambina!”
“Non sai nemmeno badare ai tuoi capelli, e pretendi di poter crescere una bambina? Bah, fai come ti pare, io non voglio saperne niente. Per me può andare in orfanotrofio” non ne voleva sapere, non voleva avere una marmocchia strillante in giro per il suo circo ed essere anche costretto a pagarle gli alimenti e le cure. Ma andare in una struttura di accoglimento avrebbe dovuto dire fingersi il genitore e pagare le spese di alloggio, un passo che non avrebbe mai compiuto per nessuno. Purché Milligant se la tenesse attaccata o che non la facesse girare in giro come voleva, glielo avrebbe concesso.
“Io la tengo. Qui da sola morirebbe”.
Il giorno dopo, mentre David era impegnato ad aprire il cancello per i clienti, nella sua buca delle lettere trovò il solito giornale mattutino. Nulla di diverso dal solito, se non fosse stato per un paio di uomini sul luogo dove aveva visto la carrozza. Sembravano due poliziotti, l'uniforme era abbastanza riconoscibile.
“Che succede, agenti?”
“Un uomo” disse il primo poliziotto, quello più vicino al cancello con fare distratto, “Lo hanno investito ieri con una carrozza. Ha visto nulla di notte?”
“No. Qui quando è buio è impossibile distinguere perfino i propri piedi”.
Il poliziotto emise un verso scocciato, borbottò qualcosa come un lamento, per poi tornare alla sua scena del crimine. David scosse la testa e lesse il giornale, aprendo il cancello con un calcio. Quasi gli venne da ridere: una coppia nobile in lutto, come se quelle fossero notizie che potevano interessare a tutti. Quando le classi alte decidevano di rendere pubbliche le loro pezze private, erano proprio bravi ad attirare l'attenzione. Forse era un altro attacco verbale contro i governatori, quando mai avevano deciso per la democrazia. Il re avrebbe fatto meno danni.
La voce di Milligant e il pianto della bambina gli riempirono le orecchie mettendolo di malumore. Odiava già quella piccola con tutto sé stesso, sperava solo che non avrebbe provocato problemi alla sua attività. Altrimenti il risultato sarebbe stato darla in pasto ai cani.
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