32
Per amore
“Pensi che Idaho ci metterà molto a tornare?” Jake passò un'altra piastra pesante a Logan, che infilò nel bastone di metallo per aumentare il carico da sollevare.
Era passato un giorno intero, ormai anche quel secondo lasso di tempo stava giungendo al termina, il sole iniziava a calare e del ragazzo dai ricci dorati non si era saputo niente.
“Se ho intuito dove vuole andare, ci metterà del tempo” mormorò il grande uomo muscoloso con voce sommessa, “E se scopre qualcosa di più… il tempo potrebbe aumentare”.
“Certo però, che ha una bella testa dura” il giovane trapezista sbuffò una risata divertita, ma che nascondeva una nota di rassegnazione. Senza il conduttore di quel circo che era diventato come una casa, Jake si sentiva spaesato, pur sapendo che non doveva tenere nulla, che sarebbe tornato con delle notizie e che avrebbe presentato il loro prossimo spettacolo. Li avrebbe guidati alla prossima tappa e tutto sarebbe tornato come prima. Si chiede anche tra sé e sé, guardando il cielo colorarsi di rosso, se Idaho avrebbe portato qualche nuovo membro per allargare il gruppo.
“È innamorato, Jake. Cosa ti aspetti? La verità è che non si fermerà fino a che non avrà scoperto qualcosa”.
Se l'amore era in grado di fare sbarellare anche il più intelligente degli esseri umani, Jake sperò di non provare mai un sentimento del genere. Non era sicuro di voler scalare i monti più alti del mondo o nuotare nel mare fino a trovare una riva terrestre solo per qualcuno a cui teneva, non ne valeva la pena rischiare fino a quel punto solo per trovare delle risposte o un cumulo di polvere nel peggiore dei casi. Poteva anche essere che lui non conoscesse ancora tutti i meandri che quel sentimento era in grado di mostrare e tutti i sapori che poteva sprigionare, ma per il momento era felice di sapere che non avrebbe toccato quel territorio tanto presto.
“Tu faresti lo stesso per Lisette?” chiese voltandosi verso Logan, raddrizzando la schiena e sollevando un sacchetto pieno di sabbia per rafforzare la presa delle mani.
“Se ti devo confessare che quella donna la sposerei, sì. Farei lo stesso” rise l'uomo dai capelli rossi, consapevole di aver appena confessato qualcosa di grosso.
Ma non lo avrebbe mai negato. Per Lisette avrebbe mosso le placche tettoniche creando nuovi continenti. Avrebbe diviso il mare e riunito le isole tutte in un punto solo se lei glielo avesse chiesto. Non aveva ancora avuto modo di dirglielo apertamente, ed ora che avevano ancora in ballo Cole con i suoi sguardi viscidi, l'occasione giusta non si sarebbe presentata tanto presto. Ma anche avendolo intorno, non lo avrebbe definito un ostacolo insormontabile: alla fine lei lo odiava pe quello che aveva fatto, tanto da negargli di vedere il figlio che avevano concepito insieme perché non potesse portarglielo via qualora si fosse presentato il pensiero. Solo preferiva aspettare che le acque fossero più calme.
“Quando ti deciderai a dirglielo? Non ti aspetterà per sempre”.
“Pensi che una donna come lei abbia la fila di pretendenti? Parliamo di una circense che molti definiscono zingara”.
“E da quando ha rappresentato un problema?”
Jake sembrava aver deciso di rendergli la cosa ancora più pesante, viste le domande che stava ponendo. Logan stava iniziando a pentirsi di avergli chiesto una mano con l'allenamento quotidiano per i suoi muscoli.
“Chiariamo una cosa!” disse alzando un dito verso il ragazzino, e posando il peso con una mano sola, “Nessuno potrebbe mai fare colpo su Lisette, considerando anche che sarebbe lei stessa a rifiutare”.
“E come fai ad esserne sicuro? Ha forse un cartello sopra alla testa che dice non toccare?”
“Lisette ha avuto una brutta esperienza con l'amore. Non si fida facilmente una seconda volta, soprattutto di chi non conosce”.
Jake alzò gli occhi al cielo, roteandoli per la rassegnazione. Quell'uomo era davvero incredibile: era così sicuro di essere l'unico pretendente ideale per Lisette che osava anche sovrastare tutti i possibili avversari con la sua arroganza. E dire che era sempre stato il primo a rimproverare a lui e alla sorella di essere più umili anche quando era chiaro chi avesse capacità migliori. Era proprio vero che gli adulti predicavano bene ma razzolavano male.
“E poi a Lisette serve qualcuno che la faccia sentire speciale” continuò Logan, con un tono più dolce, “Qualcuno che apprezzi sempre i suoi sforzi, che non le rimproveri mai di non aver fatto abbastanza. Ha bisogno di qualcuno che la faccia sentire apprezzata e al sicuro” nelle sue parole vi era un chiaro rimprovero a Cole, che aveva preferito giocare con i suoi sentimenti piuttosto che portarla via dall'inferno che stava vivendo solo per portare a casa quattro soldi. Non ci aveva pensato due volte ad abbandonarla una volta saputa la gravidanza, oltre che aver visto in che condizioni versava sul posto di lavoro. Si era rivelato un pessimo compagno di vita e un uomo crudele.
“E tu sei certo di essere quel tipo di persona?” chiese il giovane trapezista, con un tono quasi canzonatorio e divertito per vedere la risposta che si sarebbe inventato.
“Ma cosa vuoi saperne tu! Non hai nemmeno i peli sotto le ascelle e pretendi di parlare già di amore!” sbottò Logan, sollevando il braccio e puntandolo nella sua direzione, ignorando la risata divertita del ragazzino. Avrebbe voluto tirargli un bel sasso addosso per zittirlo, ma non ne valeva la pena, doveva mostrarsi più saggio e maturo invece che dare retta agli stupidi scherzi di un nanerottolo come Jake. Il meglio che ci si poteva aspettare da lui era vedere un materasso asciutto e pieno di pipì.
Ma in realtà Jake capiva molto bene il discorso dell'amore, solo non voleva darlo a vedere. La sua attrazione per Charlotte non si era ancora affievolita e una piccolissima parte di sé sperava di potersela ingraziare a dispetto del suo giovane capo. Certo: sarebbe stato un colpo basso da digerire da parte di Idaho, ma era anche vero che chi andava via, perdeva il posto all'isteria.
“So a cosa stai pensando, non ci provare” Logan lo risvegliò dai suoi pensieri, riportandolo alla triste realtà che avrebbe visto un Jake dichiararsi e ricevere un secco no.
Il sole lasciò il posto alla luna e alle sue figlie stelle, illuminando con la loro luce delicata e immacolata il cielo scuro della notte. I riflessi lunari penetravano dalle finestre appena pulite, evidenziando ancora di più la sagoma di Charlotte che non si era ancora messa a letto. Tutti ormai dovevano essersi addormentati, entrati nel loro mondo di sogni fatto di applausi e acrobazie venute in maniera eccellente, ma per lei non c'era posto per i sogni o per le fantasie, mancava la parte fondamentale che li avrebbe accesi per tutta la notte.
Anche se tutti le avevano detto di non preoccuparsi, Charlotte era ancora in pensiero per Idaho. Erano passati due giorni, e lui non era tornato né aveva mandato notizie, sembrava essersi volatilizzato insieme alla polvere delle strade sterrate che viene spiazzata via dal vento.
Questa sua assenza aveva mosso una serie di sensazioni negative dentro la ragazza, la brutta e inaspettata consapevolezza di non sentirsi più sicura e protetta tra le braccia del giovane dai ricci dorati, la sensazione di essere tornata un essere inutile senza quelle parole che l'avevano sempre spronata ad andare avanti e a non arrendersi. Adesso temeva che tutto quel velo di allegria e sicurezza che aveva ricamato insieme al suo Peter Pan potesse spezzarsi in mille pezzi anche con la più debole delle forze.
Dei passi dietro di lei, appena fuori dal corridoio, la fecero sussultare leggermente, ma pochissimi secondi dopo riconobbe l'ombra della silhouette della francesina.
“Non vieni a dormire? Sarai stanchissima” le sussurrò Belle accarezzandole una spalla, per poi sedersi accanto all'amica sul piccolo ripiano appena sotto al davanzale. Lo avevano costruito per dare una nota elegante all'appartamento, doveva assomigliare a uno di quei divanetti che i nobili tenevano attaccati alle finestre per godersi il panorama in pieno relax.
“Non ci riesco Belle. Non sapendo che lui è ancora fuori e che non ci ha detto come sta…”
“È Idaho, ormai viaggiare è nel suo DNA. Non devi preoccuparti tanto”.
Belle aveva ragione a dire quelle cose, in fondo avevano percorso tante di quelle strade che avrebbero potuto disegnare le mappe di tutto il continente; però Charlotte non si sentiva più rilassata. Aveva imparato che anche nelle azioni quotidiane o familiari si celava sempre un piccolo elemento pronto a farti saltare in aria come un sasso con sotto una mina. Indipendentemente dal tuo comportarti allo stesso modo, qualcuno avrebbe deciso di renderti quella giornata, o settimana, o mese, impossibile. Lo aveva imparato da Grave prima e attraverso tutti i suoi compagni dopo: Minù le aveva dato il colpo di grazia quando si era presentata davanti alla loro porta. Idaho avrebbe potuto prendere l'incrocio sbagliato, senza accorgersene, e sarebbe potuto precipitare in qualche fossato. Voleva fidarsi del suo istinto, ma la paura cresceva.
“Che cosa sarà andato a fare, così lontano poi?” chiese voltandosi leggermente verso Belle, che stava giocando con le frange di un cuscino.
“A volte… sente di dover cercare qualcosa per qualcuno”.
“Se quel qualcuno sono io… non avrebbe dovuto. Io non sto aspettando proprio niente”.
La danzatrice aerea rimase in silenzio, cercando di non fare capire alla giovane Wendy di aver colpito il bersaglio. In realtà qualcosa da aspettare c'era eccome, solo che Charlotte non se ne rendeva conto, forse perché non lo aveva mai davvero preso in considerazione.
“Vedrai che torna. Lo fa sempre”.
“Sì… e quando lo farà avrà il mio schiaffo come saluto!”
“Charlotte!” Belle si lasciò scappare una risata, percependo qualcosa di comico e ridicolo nei pensieri ansiosi dell'amica, “Di cosa ti preoccupi tanto?”
“Magari di possibili malviventi che potrebbero attentare alla sua vita?” lo disse con il tono più serio che aveva, ma ebbe solo il risultato di sentire la risata di Belle più forte di prima. La loro vita non era un libro di avventure dove ogni strada era popolata da ladri e vecchiette che nascondevano pozioni magiche, le strade che avevano percorso erano sempre state tranquille senza che nessuno osasse comportarsi in modo strano. Charlotte doveva aver letto troppi capitoli del suo romanzo per poter affermare una cosa del genere, come era ancora più evidente che non conoscesse la vita quotidiana di una persona normale.
Il discorso era che, se un ladro avesse voluto derubare qualcuno, Idaho non lo avrebbe proprio considerato. Un ragazzo solo con un cavallo, nemmeno tenuto troppo bene, dava da subito l'idea che potesse contenere un povero bottino. Avrebbe potuto provare e puntare sulla giacca rossaesul cilindro nero, che erano le uniche cose tenute meglio, ma ci avrebbe guadagnato pochissimo. I ladri sono avidi e non si accontentano dei spiccioli, quindi il loro conduttore del circo non avrebbe mai attirato la loro attenzione.
“Ci sono anche ladri che si accontentano di poco”.
“Ma dovrebbero vivere in luoghi talmente miseri che anche un semplice centesimo potrebbe permettergli di mangiare. Capisco che tu abbia paura per Idaho, ma non rischia niente. E poi non è così stupido da aggirarsi di notte sapendo che potrebbe trovarsi davanti di tutto”.
Charlotte distolse lo sguardo, tornando a guardare fuori. Strinse istintivamente il libro che aveva in mano, come se potesse darle lo stesso conforto che le aveva sempre regalato nei momenti difficili. Era l'unica cosa che in quel momento la faceva sentire vicina al ragazzo, che le aveva dato una vita diversa dalle sue aspettative. Il cielo notturno stesso sembrava volerla consolare dalla sua assenza, avrebbe giurato di poter vedere costellazioni che li ritraevano insieme a ballare sotto quei petali rosa che gli alberi avevano fatto cadere durante i loro momenti in solitudine, allenandosi per essere i due Peter Pan e Wendy che il Circo delle Speranze mostrava con fierezza e gioia.
“Coraggio Charlotte” disse poi Belle alzandosi, e rimettendo una mano sulla sua spalla, “Vieni a dormire, e non preoccuparti”.
“Sì, arrivo…” mormorò Charlotte, appoggiando una mano su quella di Belle. In realtà non la raggiunse mai, aspettò che chiudesse la porta dandole l'idea di volersi prendere qualche altro minuto, ma in realtà rimase tutta la notte davanti alla finestra.
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