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In viaggio

Prima che il sole potesse effettivamente accarezzare il mondo con i suoi raggi, Idaho era già in piedi e vestito. Aveva fatto molta attenzione a non svegliare nessuno mentre sgusciava fuori dal suo letto e dall'appartamento, percorrendo le scale che lo avrebbero portato al piano terra fino al giardino. Per fortuna Jared era abituato alle passeggiate di mattina presto, era una routine che non avevano mai interrotto; ma quel giorno il loro giretto sarebbe durato più del solito.

“Dobbiamo compiere una missione, amico mio” sussurrò il giovane imbrigliando il cavallo e posizionando la sella in modo che fosse comodo. Diede un altro sguardo fuori, assicurandosi che nessuno dei suoi compagni fosse sveglio e stesse guardando dalle finestre e aprì piano la stalletta: “La nostra Charlotte ha bisogno di conoscersi dal principio”.

Il circo di David Grave era l'ultimo posto che avrebbe voluto rivedere e oltrepassare. Quell'uomo gli faceva un ribrezzo incontenibile, una bile che saliva su per la bocca dello stomaco. Se la mostruosità avesse avuto una faccia umana, sarebbe stata la sua, ma Idaho era conscio del fatto che fosse anche l'unico pista che potesse effettivamente seguire per scoprire qualcosa sulla sua Charlotte, anche delle parole insensate ma che potessero darle un passato e un futuro. Avrebbe anche potuto modificare il significato della spiegazione che avrebbe ricevuto, qualsiasi essa fosse stata; avrebbe potuto renderla più mite e positiva, avvincente o comunque tutto ciò che non potesse nuocere all'innocenza della sua Wendy. Doveva però ricordare di non travisare troppo la storia, dato che la ragazza stessa non aveva espresso il desiderio di conoscere il suo passato.

Ora: la strada si sarebbe rivelata parecchio lunga. Avevano viaggiato per due paesi distanziandosi quel tanto che bastava per non sentire più quel nome, e purtroppo tale distanza era diventata davvero ampia e lunga. Ci sarebbero voluti molti giorni prima di poter tornare indietro con qualcosa di concreto.

“Spero sappiano cavarsela anche senza di noi, amico mio” accarezzò il dorso del collo di Jared, “Non saremo presenti per presentare gli altri spettacoli. Ma ho fiducia in loro, sanno cosa fare di sicuro”.

Quando Charlotte si alzò dal letto, diede un rapido sguardo alla piccola Minù ancora assopita nel suo angolino della stanza. Non aveva voluto separarsi da lei, troppo simile alla sua vita da bambina, Charlotte aveva deciso di prendersene cura per dimostrare a tutti che non sarebbe stata un peso. Voleva anche dare il minore dei pensieri al giovane dai ricci dorati, dato che non era stato convinto a voler tenere un'altra persona nella compagnia. Lei all'inizio l'aveva presa male, se ne rendeva conto, ma subito dopo aveva anche capito che non poteva decidere lei per tutti e si era sentita tremendamente in colpa.

Le diede una carezza sulla chioma gialla, sentendola gemere dolcemente, ma quando si diresse verso la cucina per preparare qualcosa per tutti, il suo occhio cadde velocemente sul letto vuoto di Idaho. Non lo aveva sentito alzarsi, anzi non aveva proprio avvertito alcun rumore, ma non vedendo gli effetti personali come la giacca rossa e il cappello, intuì che doveva aver deciso di dedicare le prime ore del mattino alla sua solita passeggiata con il cavallo dei gemelli.

Ricordava ancora quando le aveva chiesto di venire, la prima di una lunga serie di mattine spese solo per sè stessi, l'uno con l'altro percorrendo chilometri di silenzio e natura che li avevano avvicinati sempre di più. Un piccolo rituale che Idaho aveva creato per fare conoscere il suo amore nei suoi confronti, mostrarle quanto valesse realmente e preparandola per diventare quella che tutti ormai ammiravano come la Wendy del Circo delle Speranze.

Forse questa volta aveva deciso di andare da solo per non disturbarla, calcolando che aveva una piccola ospite in camera che non voleva saperne di separarsi da lei.

“Non disturbarti a preparare per Idaho, Charlotte” Logan la fece sussultare mentre versava le uova sbattute dentro al padellino.

“Buongiorno anche a te Logan” disse lei cercando di nascondere la sorpresa nella voce, “Perché? Quando torna?”

“Ah, be'…” il grande uomo si bloccò per un istante, non sapendo bene cosa dire. Aveva avuto chiare istruzioni di tenere la bocca chiusa da parte del ragazzo, che quello che doveva fare non doveva saperlo nessuno fino al suo ritorno, voleva che fosse una sorpresa. Solo che adesso lo aveva messo in difficoltà: non si sarebbe mai aspettato di dover anche inventare una spiegazione che fosse credibile. “È andato… non ti preoccupare. Lo ha già fatto diverse volte, l'ultima volta è tornato con i gemelli. Quando sparisce per giorni, è perché sta facendo qualcosa di importante per qualcuno” non si sentì di mentire, almeno non per quella cosa. Non diede dettagli, ma un atto così nobile non lo avrebbe negato per nessuna ragione al mondo.

Charlotte, a quelle parole, pensò in un primo momento ai genitori del ragazzo. Sapeva che Idaho era scappato di casa e che no aveva un buon rapporto con suo padre. Forse voleva sistemare le cose, dire loro della sua carriera e sistemare una volta per tutte le cose tra di loro. Non sapeva quanto lontano vivessero, né quanto sarebbe stato via, non le aveva mai detto dove fosse nato e cresciuto. Non aveva mai avuto l'occasione di chiedergli come mai fosse in rapporti così tanto aspri con i suoi genitori, aveva sempre pensato di essere invadente e le sarebbe dispiaciuto offendere il ragazzo con domande scomode.

Osservò l'uomo muscoloso sedersi e preparare la tavola, lui in effetti era la persona con cui Idaho si confidava di più, avevano un livello di confidenza che superava quello di due fratelli: “Ha a che fare con i suoi genitori?” chiese con fare ingenuo, cercando di non mostrare l'enorme curiosità che la stava assalendo.

“Il giorno in cui sarà così, nevicherà in estate fidati. Idaho non torna indietro”.

“Posso chiederti una cosa?”

“Dipende se posso darti una risposta”.

“Perché Idaho ce l'ha tanto con suo padre?”

Logan emise uno sbuffo che nascondeva una risata. Che Idaho e suo padre fossero a fuoco e fiamme non era un mistero per nessuno, ma gli risultò incredibile che il giovane dai ricci dorati non avesse informato anche la sua Wendy: “Devi sapere che suo padre, Christian Parsefall, è un chirurgo molto bravo e richiesto. Non ha mai sbagliato un intervento: dalla più banale sutura alla peggiore delle malformazioni. Ma non ha fatto niente per suo figlio” si concesse un bicchiere d'acqua prima di versare la brocca intera in un bollitore, in modo che potesse poi preparare il tè a Lisette, “Ho sempre pensato fosse un atto egoistico, in effetti. Suo figlio aveva lo stesso bisogno di tutti i bambini curati, ma non lo ha mai toccato. Mai che avesse avuto l'idea di correggere il difetto che aveva quella gamba”.

Charlotte abbassò le spalle piano, assimilando quella spiegazione. Era brutto: di solito per i figli si faceva sempre l'impossibile, a prescindere e sopra ogni cosa. Lei non aveva avuto la fortuna di averne uno accanto, ma vedendo Lisette con Colin, aveva immaginato quel rapporto uguale per tutti.

“Non mi stupisce che Idaho non te lo abbia detto. In realtà, se fosse per lui, lo darebbero per orfano”.

“Però non è detto che sia così per sempre, no?”

“Si vede che tu non hai mai avuto a che fare con dei genitori, Charlotte” disse Logan addentando un biscotto.

Gli altri si svegliarono uno dopo l'altro, salutando svogliatamente e sbadigliando. Lisette si posizionò accanto alla ragazza per aiutarla con la roba cotta, mentre Jessie prese l'acqua bollente e immerse il filtro del tè nella teiera, stando attenta a non scottarsi. Nessuno sembrò notare l'assenza del loro conduttore. Oppure nessuno ebbe voglia di chiedere dove fosse andato. Solo i due bambini parvero leggermente spaesati, ma i gemelli procedettero subito a rassicurarli dicendo che Idaho si sarebbe fatto vivo.

“È già successo che sparisse in questo modo strano?” chiese Charlotte a Belle, mentre erano tutti fuori tra il gioco e le faccende domestiche. Aveva chiesto alla francesina di aiutarla a stendere le lenzuola lavate, siccome erano teli molto lunghi e bianchi, e il loro prato mostrava un discreto strato di fango.

Je ne sais pas, ma so che ci sono stati dei momenti in cui avesse dei pensieri da risolvere. Normalmente diceva quando andava e quando tornava”.

“E credi che ci metterà molto a tornare?”

“Allora dillo che ti manca!” esclamò Belle dando un buffetto sulla guancia dell'amica. Nonostante fosse uno scenario ormai abituale, vederli insieme era sempre un quadretto carico di zucchero.

“Sono preoccupata, Belle! Se dovesse succedergli qualcosa?”

“Idaho è adulto, e sa badare a sé stesso. Ti ricordo che ha viaggiato fino a qui con le sue forze e con tutti noi”.

Belle poteva anche aver ragione, ma Charlotte era lo stesso in ansia. Per quanto volesse fidarsi del giovane dai ricci dorati, l'idea che fosse da solo per le strade non ancora percorse era un po' preoccupante. Poteva incontrare chiunque, dalla donnina anziana che chiedeva l'elemosina al ladro spregevole che lo avrebbe ferito a morte. Nelle grandi città, aveva sentito dire quando era nel circo di Grave, nessuno si faceva problemi ad ottenere quello che avevano in mente.

Idaho poi, per quanto fosse riconosciuto come un artista di strada, dava l'idea di possedere qualcosa di valle, a partire dalla giacca rossa che portava sempre con sé.

“Tu sai…” chiese poi all'amica, cercando di cambiare discorso per non pensare alle cose brutte che stavano aleggiando nei meandri della sua mente, “Sai che rapporti ha Idaho con i suoi genitori?”

“Con sua madre e sempre andato d'accordo, ma con suo padre non molto. So che fa il medico, o qualcosa del genere. Be' i genitori prestigiosi sono così, più attaccati al lavoro che alla famiglia. Mio zio me lo ha fatto capire molto bene” Belle sbatté i copricuscini e il adagiò sul filo verde dello stendino, raccontando senza impostare una visuale ben precisa, fissando il vuoto eseguendo quel gesto in modo del tutto automatico. Ricordare il periodo in cui i suoi genitori avevano deciso di farla lavorare per lo zio per pura disperazione era una cosa che aveva sempre cercato di tenere lontana dai suoi istinti naturali. Charlotte si accorse comunque del suo disagio, vergognandosi di averle fatto riaffiorare brutti ricordi. Le venne in mente quella brutta cicatrice sulla spalla, quella che un cliente insoddisfatto le aveva fatto con una bottiglia.

“Allora dovrebbe farsi adottare da Lisette. Lei è una mamma fantastica”.

“Oh sì, se hai come modello Lisette, fidati che la tua famiglia non sarà mai triste. E anche lei non ha avuto un grande modello di genitori”.

“Non lo trovi buffo?” rise Charlotte a un certo punto, girando sottosopra il cesto per farlo asciugare, “Nessuno ha avuto una famiglia a dovere, e siamo tutti quanti riuniti. Siamo accomunati da un fattore che non avrebbe mai dovuto verificarsi: aver avuto una famiglia che non ci ha voluto bene come avrebbe dovuto”.

“In effetti hai ragione!”

“Ehi voi due!” le richiamò la donna, alzandosi dal suo sgabello e posando i fazzoletti che aveva finito di ricamare, “State facendo qualcosa o vi state confidando i pettegolezzi?”

Belle rise di gusto, alzando il tono divertito nella direzione di Lisette: “Spettegoliamo di tutti i ragazzi fighi e ricchi che stanno passando per strada! E posso assicurarti che sono uno spettacolo davvero favoloso!”

Lisette rise sentendo la francesina, scuotendo delicatamente la testa consapevole che era meglio non tenere insieme due adolescenti in preda agli ormoni femminili, ma anche conscia del fatto che avesse detto una bugia per puro divertimento.

“Ragazzine” sospirò Logan, “Smettono di pensare ai ragazzi solo dopo il matrimonio”.

“Hai uno strano modo di vedere la fanciullezza, caro il mio Logan. Certe cose non smetti di guardarle nemmeno alla veneranda età dei tuoi nonni” risero entrambi, godendo di una piacevole giornata tranquilla anche se mancava lo spirito di allegria per eccellenza del gruppo. Entrambi però sapevano che Idaho sarebbe tornato, speravano con buone notizie per Charlotte. Una domanda venne in mente al grande uomo muscoloso: qualsiasi fosse stato il risultato, il ragazzo avrebbe accettato davvero quella condizione o avrebbe tentato di giocarsela meglio per guadagnarsi di più?

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