Capitolo 30
Cole's pov
Panico.
Rabbia.
È qui davanti a me mentre schiude quelle labbra cilieginee.
In un primo momento non capisce cosa sta succedendo ed è spaventata ma poi quando i suoi occhi verde giada incrociano i miei resta di sasso, immobile a fissarmi come se non credesse all'immagine che i suoi occhi le stavano restituendo. «C-cole?» sussurra con una voce che lascia trapelare tutta la sua sorpresa.
«Per te padrone.»
La vedo deglutire e poi mordersi il labbro «Non sei il mio padrone...» mi dice con tutta la calma di cui in quel momento è capace, una calma sorprendente considerando l'agitazione che avverto espandersi nel suo essere.
«Giusto.» rimango immobile ma poi mi volto «Bè, per i prossimi 45 minuti si. Vedi, il tuo caro Elias è ben felice di svenderti al primo che capita.»
La sento fare un verso di scherno e poi sospirare «Non gli interessa di me, so bene che mi offrirebbe su un piatto d'argento al primo miglior acquirente!» dice con un tono di voce pieno di amarezza.
«Succede ciò a sfidare la sorte!» ribatto per poi guardarla male.
«Se avessi avuto scelta sarei rimasta...» mormora dopo qualche istante, guardandomi intensamente con quei suoi occhi che mi mandano in tilt il cervello.
«Fammi il favore!» sbotto arrabbiandomi «La tua cazzo di lettera io l'ho letta!» Mi distacco da lei lasciando la presa sul suo polso «Ti auguro molta felicità con Elias!» dico in un ringhio tra i denti.
I suoi occhi diventano liquidi a causa delle lacrime che fatica a trattenere «Non ho avuto scelta Cole! Non l'ho avuta!» mi dice alzando la voce «Io... non ho mai smesso di amarti...» sussurra poi con voce tremante e si allontana in fretta da me, facendosi largo a forza tra gli invitati.
Ci resto di merda mentre fisso la sua figura svanire, sento le mani pizzicarmi.
Perché mi sta tornando l'insana voglia di ucciderla di botte per poi stringerla a me, fare sesso fino a non sentire più le gambe e prendere ogni cosa di lei?
Essere sempre nei suoi pensieri e non uscirci più.
Mi passo una mano sul viso e sospiro pesantemente, crederle o non crederle?
Del resto con quella lettera era stata abbastanza chiara, con quell'unico pezzo di carta ricoperto di inchiostro mi aveva ammazzato peggio di come avrebbe potuto farlo usando un dannato pugnale!
Aveva detto di essere stanca della sua vita con me e per questo rifiutava tutto di me, mi odiava e considerava ripugnante.
E forse lo ero davvero.
Ma se lo pensava davvero allora perché non dimostrarglielo?
Quell'idea maligna si insinua rapida nel mio cervello ed inizio subito a seguirla, cercandola con lo sguardo tra gli altri demoni.
Quando riesco ad individuare quel suo vestito giallo così appariscente ghigno soddisfatto e la raggiungo.
«Andiamo!» tuono solenne e glaciale.
Lei sussulta e si volta verso di me «Cosa...?» dice dopo essersi ripresa dallo spavento iniziale.
«Vieni con me, sei mia per altri 40 minuti.»
«Che vuoi fare?» mormora guardandomi negli occhi mentre piano si avvicina a me.
«Cosa voglio o non voglio fare sta a descrizione mia!» le prendo il polso ed inizio a camminare spedito verso le stanze private messe a nostra disposizione.
Dalila mi segue mordendosi il labbro mentre mi guarda, quegli occhi sempre costantemente lucidi da quando abbiamo iniziato a parlare.
La porto in una delle stanze e la guardo senza proferire parola mentre chiudo la porta alle mie spalle.
«Spogliati!»
Lei resta a fissarmi sorpresa «Cosa?» farfuglia di nuovo.
«Spogliati!» ripeto serio, sedendomi sul letto mentre inizio a sganciare i gemelli dei polsini della camicia e alcuni bottoni.
Mi guarda e si morde il labbro, si avvicina a me e si siede sulle mie gambe «Non lo farò!» mi risponde accarezzandomi piano il petto «So cosa vuoi fare, ti conosco...» aggiunge in un mormorio.
«Dalila... smettila, per una volta!» dico cupo mettendo la mano sulla sua schiena «Per una volta fai quel cazzo che ti chiedo?» La mia voce risultava più graffiante e profonda del solito, tutte queste emozioni insieme mi stavano distruggendo. Dovevo scaricarne almeno una tra le tante.
E tra tutto lo sfizio di prendere Dalila era quello che più mi appagava.
«Non mi vuoi davvero, ti servo solo come sfogo! Ed io non voglio averti così...» mi dice posando la fronte contro il mio petto.
«Oh, da tutti gli altri accetti uno sfogo e da me no? No, stavolta comando io!» dico alzandomi e spingendola sul letto.
«Non lo accetto!» mi guarda con gli occhi lucidi. «Tu.. tu non sai nulla!» mi dice con voce strozzata e poi abbassa il capo.
«Io non so nulla? Perché tu si?! Sai molto!» dico ringhiandole vicino al viso iniziando io stesso a spogliarla, strattonandole il vestito.
Lei mi ferma le mani e le stringe con forza «Sono stata costretta!» esclama alzando la voce mentre le lacrime iniziano veloci la corsa lungo le sue guance pallide.
«E ora ti costringo io!» dico impassibile «Smettila di piagnucolare, accidenti!»
Toglie le sue mani dalle mie e si asciuga gli occhi sfregandoli con forza, come a volersi fare male, e poi emette un sospiro tremante senza rispondermi.
Che cazzo sto facendo?
Ma non posso tirarmi indietro ora...
Le stringo i cappelli nel pugno per poi affondarci il viso riempendomi le narici di quell'odore così dolce e singolare.
Lei sembra calmarsi «Vuoi spogliarti per me?» le chiedo allora in un sussurro baciandola sulla guancia.
Mi è mancata così tanto...
Sorride leggermente al mio bacio poi annuisce piano guardandomi, posa una mano sulla mia guancia e la accarezza piano con le dita «Mi dispiace tanto...» mormora e la vedo mordersi il labbro come se volesse trattenersi dal fare qualcosa poi toglie la mano dalla mia guancia ed inizia ad aprire la zip laterale del suo vestito.
La osservo e la ammiro sdraiandomi sul letto sorridendo appena. «Sai che non ti ho ancora perdonato, vero?»
«Lo so...» si toglie il vestito rimanendo in intimo e mi raggiunge sul letto. «E... ho tutta l'intenzione di riuscire a farmi perdonare io... io ti spiegherò tutto!» le trema la voce.
«Inizia venendo qui e baciami...»
Lei sorride leggermente e si accosta al mio corpo, mi posa di nuovo la mano sulla guancia accarezzandomela mentre mi guarda con i suoi occhi verdi che ora brillano di luce propria e... e mi bacia.
Quanto mi erano mancate le sue labbra? Troppo.
Quanto mi era mancato il suo sorriso? Troppo.
Le sue mani che vagano nella mia camicia e mi accarezzano i pettorali e gli addominali cercando un contatto con me.
Le nostre lingue che danzano insieme, passionali e semplicemente perfette insieme.
A poco serve dire che in pochi attimi stiamo già consumando tutto ciò che ci resta, la passione e la foga.
Lei tra le mie braccia sembra scomparire mentre la stringo sempre più forte spingendo in lei, inarcandomi.
Ed i suoi gemiti sono musica per le mie orecchie, i suoi occhi ricolmi di sentimento balsamo per il mio cuore distrutto.
Sembra tutto tornato come prima.
Come se lei non se ne fosse mai andata.
Diana's pov
Sentivo lo sguardo di quasi tutti i demoni presenti nella sala addosso e la cosa non mi piaceva.
Il mio istinto mi diceva di andarmene da lì il più velocemente che potevo per mettere quanta più distanza possibile tra me e quegli avvoltoi ma dannazione non potevo!
Sospirai profondamente e cercai di buttar fuori dall'angolino in cui stavamo io e Sharon tutto il resto ma due figure che si rincorrevano tra gli invitati reclamarono prepotentemente la mia attenzione.
Un uomo ed una donna. Cole e...
Assottigliai lo sguardo cercando di capire chi fosse la ragazza che lui aveva seguito praticamente per mezzo salone ma non la riconobbi. Eppure mi appariva al tempo stesso così tremendamente familiare...
Più cercavo di ricordare dove l'avevo vista più non ci riuscivo.
Ad un certo punto poi Cole non lo vidi più.
Avevo notato quanto fosse adirato con quella ragazza, dal vestito che indossava e dal fatto che portasse un vassoio ero sicura fosse una schiava, ma come poteva qualcuno farlo adirare così tanto?
Di solito ero io quella che lo faceva adirare.
Sospirai nuovamente e mi lasciai andare seduta sul pavimento, giocherellando con un lembo dell'ampia gonna del mio abito.
Ero stanca e preoccupata, un sacco preoccupata per lui.
Avevo come la sensazione di averlo perso nello stesso istante in cui aveva seguito quella ragazza.
Sharon mi guardò, cercava di capire cosa stessi pensando «Hai bisogno del padrone?» sembrava essere più cordiale del solito.
La guardai e sbuffai «Perché dovrei?» risposi facendo finta di nulla.
«Perché lo cerchi tra la folla!»
«Io? Ma figurati!» accennai una risatina nervosa e mi passai una mano sul volto stanco.
«Non sono in vena di litigare... Vorrei solo capire se hai bisogno di qualcosa. Potrei aiutarti, sono in questo ambiente da prima di te.»
«No Sharon, non ho bisogno di nulla... davvero, ti ringrazio.»
«Prego.» disse lei per poi iniziare a mangiare dell'uva che ci avevano portato mentre io ancora mi ostinavo a far vagare lo sguardo per il salone.
Era davvero così evidente il mio interesse per lui?
Finalmente lo vidi ricomparire; riconoscerei i suoi occhi rossi tra mille altri uguali, riconoscerei lui tra mille altri.
Sulle mie labbra si aprì istantaneamente un mezzo sorriso che si smorzò subito non appena vidi che teneva sottobraccio quella schiava con il vestito giallo.
Quella scena mi provocò un moto di fastidio, nasceva dallo stomaco e si propagava in tutto il mio essere.
Chi era? Perché Cole le prestava tante attenzioni?
Si avvicinò e finì per darle un bacio sui capelli mentre la lasciava sussurrando qualcosa.
Un dettaglio mi balzò subito all'occhio: aveva i pantaloni allacciati male.
Sentii le lacrime agli occhi ma prontamente le ricacciai giù con tutta l'amarezza che provavo.
Cole non mi amava, non mi avrebbe mai amato.
Mai.
Lo vidi avvicinarsi a noi e poi guardarmi «Ti va di ballare con me?»
Mi disgustava, mi disgustava da morire!
Lo guardai e poi spostai lo sguardo sulla ragazza... e rimasi di sasso «Dalila...?» sussurrai infatti palesando tutta la mia incredulità.
Cole sbiancò e subito si alzò per far spazio a Dalila che, lentamente, e in lacrime si abbassò di fronte a me per poi accarezzarmi il viso «Sorellina... Diana!» le lacrime presero ben presto ad inumidirle gli occhi.
Subito quello che avevo visto passò in secondo piano, mia sorella era lì... era lì di fronte a me diamine!
Risi felice tra le lacrime, che ormai avevano preso a rigare anche le mie guance senza che nemmeno me ne accorgessi, e mi sbilanciai verso di lei abbracciandola stretta «Oh, Dali!» sorrisi.
Cole ci guardava inespressivo, poi sospirò appena« Seguitemi, per favore.. Tutti vi stanno guardando e a qualcuno potrebbe dare fastidio.» sembrava assai preoccupato mentre si guardava intorno e ci porgeva la mani.
Vidi un signore avvicinarsi nel suo abito nero ricamato di giallo.
Non sembrava prospettarsi nulla di buono...
Dalila fu la prima a riprendersi ed annuire, si alzò prendendo la mano di Cole e portando su con lei anche me.
L'uomo si avvicinava sempre di più a noi, sorpassò Dalila e Cole e si fermò davanti me «Bella la vostra schiava, Cole...»
«Lo so.» disse lui guardandomi mentre cercava di mantenere il controllo.
Mi ripugnava quell'essere che avevo davanti e che, in quel momento, mi stava tenendo il mento tra pollice ed indice «Vorrei avere più tempo con voi per conoscervi meglio.»
Feci un sorrisino sarcastico e stavo per uscirmene con una delle mie sparate acide ma all'ultimo momento ci ripensai e guardai Cole. Non volevo rischiare di perdere di nuovo mia sorella.
Cole gli scoccò un'occhiataccia quasi assassina, traboccava di gelosia da tutti i pori e ciò mi riempiva di un'immensa soddisfazione.
Sharon, ancora dietro di noi, guardava la scena mordendosi il labbro e l'uomo, notandolo, inclinò il viso nella sua direzione «Ciao, scricciolino.»
Sharon gli sorrise e poi l'uomo posò nuovamente lo sguardo su Cole «Mi concedete un colloquio privato con la vostra concubina?»
Lui osservo Sharon e sbuffò appena per poi annuire «È tutta vostra per un po.' Sharon, vai con il signore.» disse risoluto e subito la ragazza gli si avvicinò sorridendogli. Lui con un rapido gesto le sfiorò le labbra.
L'odio che provai in quel preciso istante era infinito...
Quel modo di trattare noi demoni mi ripugnava sempre di più!
Spostai lo sguardo su Cole e Dalila «Posso dire che questa cosa mi fa alquanto schifo?» sbottai.
Dalila mi guardò, anche lei schifata «Non ti ci abituerai mai...»
Entrambe guardammo male Cole che parlava col signore e faceva finta di ignorarci.
Sbuffai e tornai a guardare mia sorella «Dove sei stata per tutto questo tempo Dali? E... come fai a conoscere Cole?» chiesi sia per curiosità che si, lo ammetto, per gelosia.
«Cole... lui... bè, lui mi comprò alla torre infernale... e poi... poi io...» sospirò. « È successo un casino... Sono passata di padrone in padrone fino ad ora...»
La guardai ascoltando ciò che aveva da dire e mi morsi il labbro «Ora capisco...» mormorai ricordando la reazione di Cole quando quella volta, nella sua stanza, avevo fatto il nome di mia sorella.
Forse in cuor suo sapeva sin dall'inizio che eravamo legate e per questo mi aveva presa con sé.
Come richiamato dai miei pensieri si voltò verso di noi «Seguitemi!»
Io e Dalila ci guardammo e lei mi prese la mano stringendola nella sua, sorridendomi, per poi portarmi vicino a Cole.
«Non è cattivo... solo un po' scorbutico e superbo.»
Le rivolsi un piccolo sorriso ed annuii «Lo so Dali.» strinsi un pochino di più la sua mano.
Cole ci portò in una stanza e si sedette su una delle tante poltrone per poi chiudere gli occhi come se il mal di testa lo stesse uccidendo.
Lo guardai con preoccupazione e, dopo aver lanciato una rapida occhiata a mia sorella le lasciai la mano avvicinandomi a lui. «Stai bene?»
«No, sai che odio queste cose.»
«Avresti potuto dirgli di no...» mormorai posando cautamente una mano sul suo braccio.
«Sai che non si possono rifiutare eventi del genere.» disse lui inespressivo, il suo sguardo cupo e vuoto. Era scosso e tormentato e si notava bene.
«Si...» sospirai e gli strinsi leggermente il braccio, volevo consolarlo ma non sapevo come.
«Ora sta con Dalila... io riposerò un po' sul letto...»
«Okay.» posai una mano sulla guancia e mi chinai a sfiorargli le labbra con le mie.
Lui mi rivolse un'occhiata e poi si stese sul letto.
Guardai mia sorella e le sorrisi avvicinandomi a lei «Mi sei mancata così tanto...»
Dalila mi sorrise e aprì le braccia, racchiudendomi tra esse «Anche tu Di... tantissimo!»
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