Capitolo 23
Diana's pov
I pensieri si aggrovigliavano tra loro, correvano veloci come il vento, un turbine che vorticava impetuoso nella mia testa; Cole, Refedy e Leila, Dalila e poi di nuovo Cole.
I ricordi, sia quelli belli che quelli brutti, mi tormentavano. Era una straziante agonia di immagini che si susseguivano e danzavano dolorose davanti ai miei occhi spalancati, fissi nel vuoto.
Cole era stato il colpo di grazia, come avevo potuto credere che lui provasse seriamente amore nei miei confronti?
Come avevo potuto credere anche per un solo istante nell'amore, nel nostro amore, che le sue parole fossero sincere...?
Un colpo secco alla porta mi risvegliò dal baratro in cui, pian piano stavo annegando. Mi passai le mani sul volto, cancellando le ultime tracce di quelle lacrime amare che nemmeno mi ero accorta di aver versato, e mi alzai andando ad aprire la porta.
Capelli scuri come l'ebano, veste viola opaco... Leila era una delle ultime persone che avrei voluto avere di fronte a me in quel momento...
«Hey!» disse con un dolce sorriso sulle labbra comportandosi come se nulla fosse, credendo che io non sapessi nulla di quella conversazione che aveva avuto con Refedy.
Chissà se dopo avergli detto quelle cose ed averla baciata ci era anche andata a letto... non lo avrei sopportato. Si, lo so... detto da me suonava abbastanza egoista dato che ero stata la prima ad averla tradita ma sapere che c'era una possibilità che ci fosse stata insieme mi mandava fuori di testa.
«Hey...» le risposi sorridendole leggermente di rimando.
«Successo qualcosa? Non sei venuta da me oggi.»
Scossi subito la testa «Mi sentivo solo un po' stanca, perdonami.» mi sentii male a mentirle ma fino a quando non avrei trovato il coraggio di dirle la verità non vedevo altra via d'uscita.
Nemmeno lei però sembrava molto incline anche solo ad accennarmi cosa si erano dette lei e Refedy, men che meno ciò che era successo poi.
La guardai e mi morsi il labbro, aspettando che dicesse qualcosa, che riempisse quel silenzio assordante che ci circondava.
«Diana ce l'hai con me?» chiese inarcando un sopracciglio, probabilmente trovando strano il mio comportamento.
«No!» mi affrettai a dire «Perchè dovrei avercela con te?»
«Sei strana...» sussurrò per poi sporgersi verso di me «Posso avere delle coccole dalla mia ragazza?»
La sua ragazza? Mi considerava la sua ragazza quindi...?
Non sapevo se ridere o piangere per quella situazione di merda.
«C-certo che puoi!» mi sporsi a mia volta verso di lei e la baciai velocemente a stampo per poi tirarla piano nella mia stanza e chiudere la porta dietro di noi.
Infondo eravamo pari, io l'avevo tradita e lei mi aveva tradito ma quel pensiero non mi fece stare meglio, anzi.
Mi lasciai stringere dalle sue braccia calde senza protestare, quella volta ero io ad aver bisogno di affetto, di essere amata e coccolata.
Leila sembrò capirlo dato che in un attimo ci ritrovammo stese sul letto abbracciate, mezze nude sotto le coperte. Ci stringevamo come due adolescenti con i picchi ormonali che credevano che quello fosse il periodo peggiore della loro vita.
Nonostante tutto, continuavo a sentirmi a casa solamente tra le sue braccia perché sapevo che il suo affetto per me, a differenza di tutte le bugie di Cole, era autentico e inestinguibile come il fuoco che ardeva perennemente negli Inferi.
Era l'unica certezza che avevo e sperai di non mandare tutto a monte, anche se molto probabilmente lo avevo già fatto.
Molto probabilmente dovevo parlarle di ciò che era accaduto ma non ci riuscii, mi vergognavo di come ero riuscita a farmi abbindolare da lui.
Le baciai il collo e mi accoccolai a lei in silenzio mentre le sue mani mi accarezzavano, a differenza delle precedenti volte non mi diede fastidio. Nulla più mi sfregiava il corpo e per quello dovevo ringraziare solamente lui.
Lo odiavo ma non riuscivo a smettere di pensare a quel suo lato buono, messo in luce così di rado da apparire quasi un'illusione, uno scherzo della mia mente e del mio cuore bisognosi di amore.
Leila iniziò a coccolarmi in silenzio e mi strinse a sé dolcemente, le sue parole quella sera erano particolarmente dolci e il suo odore fin troppo invitante, mi voltai e stringendomi a lei ne inspirai in grande quantità; improvvisamente eravamo solo noi due in quel piccolo pezzo di paradiso che sembrava appartenere solo a me e a lei, solo nostro.
Bastò un attimo e rimasi completamente inebriata, mi ritrovai a morderla con passione e desiderio di averla tutta per me, i nostri cuori che battevano forte all'unisono.
Mi staccai ansimante dal suo collo ma solo per attaccarmi morbosamente alle sue labbra, baciandole e vezzeggiandole mentre portavo una mano ad accarezzare i suoi capelli scuri.
Lei si lasciò condurre.
Mi sentii padrona della mia vita, quella volta ero io a scegliere ed avevo scelto di abbandonarmi completamente a quell'istante fatto di sentimenti intensi e profondi, nessun altro avrebbe mai più deciso della mia vita al posto mio.
Cole's pov
Nella stanza rossa mi guardo intorno, lì ci portavo solo le persone speciali o che consideravo degne e lei per me lo era davvero.
Mi alzo dal letto per poi avvicinarmi al camino e sedermi su una poltrona nelle vicinanze, adoravo il fatto di aver avuto la possibilità di violarla.
Avevo abbattuto quell'enorme muro che aveva eretto attorno a lei e che teneva tutti lontano, me compreso.
Ero davvero molto soddisfatto di ciò ma... qualcosa nell'espressione che aveva quando è uscita di corsa da questa stanza non mi permette di godermi a pieno il momento.
Poi però penso... che mi importa di lei? È solo una schiava... o meglio, è quello che avrebbe dovuto essere sin dall'inizio. Mi ero ripromesso di non fare lo stesso errore che avevo fatto con lei e invece eccoci qua, il gioco che si ripete da capo.
Chiudo gli occhi tremando appena mentre il fuoco che scoppiettava mi ricordava il suo corpo cosparso di lentiggini.
Era così bella...
Nel fuoco vedo emergere come in un sogno ad occhi aperti delle immagini, immagini di straziante felicità, immagini in cui c'era lei... io e lei... insieme...
«Tieni le spalle dritte»dico mentre premo il mio corpo coperto dalla tuta da scherma contro il suo, tutto ora mi sembra fantastico «O ti aiuterò io a raddrizzarle! »dissi per poi osservare il suo busto irrigidirsi. Lei sorride, non lo vedo perché il suo viso è coperto dalla maschera ma so che sta sorridendo, conosco a memoria ogni sua singola curva ed ogni più piccolo particolare del suo corpo.
«Lo sto facendo!» esclama accompagnado la frase con la sua risata cristallina.
Le dò una pacca sul sedere per poi sorridere vedendola sussultare e guardarmi un po' male «Non ti stai impegnando abbastanza!» sussurro al suo orecchio.
Lei mugula e si morde il labbro «Mmh, Cole dannazione come faccio ad impegnarmi se mi distrai?» mi chiede con un sorriso beffardo disegnato sulle labbra mentre mi guarda divertita, sta giocando con me.
Io amo giocare con lei «Forza tieni le spalle dritte!» le ripeto ridacchiando per poi iniziare a puntellare la mia erezione sul suo fondoschiena sorridendo.
«Cole!» ride e scuote la testa «Così non mi aiuti a tenere le spalle dritte sai?»
«Bè lo so, sarà che la scherma non è il tuo forte ma conosco un'altra bella disciplina in cui sei bravissima» dico ridendo per poi girarla verso di me «Guarda come impugni bene questo fioretto!» dico ridacchiando per farla arrabbiare un po' con i miei doppi sensi che lei definisce da maiale.
L
ei infatti mi guarda indignata e posa le sue mani sul mio petto spingendomi via «Idiota pervertito!» quasi urla con le guance in fiamme.
«Perché neghi la verità piccoletta?» dico ridacchiando stringendola il più possibile a me. «Sei un'eccellente schermista con il mio fioretto in camera!»
«Cole... smettila!» sibila imbronciandosi.
E' così tenera anche da imbronciata «La smetto piccolina, vuoi riprendere la lezione?»
«No... e non chiamarmi piccolina!» borbotta ancora un po' offesa.
«Come ti devo chiamare scusa?» inizio a ridere guardandola per poi toglierle la maschera.
Lei sbuffa appena ma poi si abbandona a una lieve risata «Con il mio nome per esempio?»
«Nooo troppo banale, tu sei la mia piccola polpetta!» dico ridendo accarezzandole il viso con i polpastrelli per poi baciarla mentre gli occhi verdi sono sgranati e fissi su di me per la sorpresa.
«Non sono una polpetta...» sussurra sulle mie labbra per poi riprendere a baciarmi.
«Infatti sei una polpettina, una polpetta piccolina» sorrido per poi prenderla in braccio e stringerla a me «Mi perdonate signorina?» chiedo dolcemente sussurrando lievemente sulle sue labbra.
L
ei ride e scuote la testa ricoperta dai ricci scuri e ribelli «Sei uno scemo ma ti amo e quindi ti perdono» mi dice stringendosi a me.
Stringo il suo corpo in un forte abbraccio come a volermelo imprimere sulla pelle a fuoco, voglio che lei sia per sempre, la voglio per sempre nella mia vita.
All'improvviso, così come erano arrivate, quelle immagini svanirono lasciandomi con un immenso vuoto nel cuore, una piccola ma importante parte di me che è morta non appena lei è andata via per sempre.
Mi costa ammetterlo ma sento la sua mancanza...
Dove sei? Che cosa fai senza di me, stai bene?
Queste domande mi assillano anche se so che non vi troverò mai risposta, lei ha detto chiaramente di non volermi mai più vedere in quella maledetta lettera.
E
d io altrettanto maledettamente devo rispettare la sua scelta, per una volta almeno.
Sono sempre stato convinto che lei fosse la mia schiava ma mi sbagliavo, ero io ad essere il suo burattino.
Il suo schiavo innamorato.
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