Diana's pov

Quando ore dopo riuscii a riemergere da quel limbo e ad aprire gli occhi mi sentii completamente scombussolata, avevo conati di vomito e giramenti di testa a non finire.

Ero uno straccio.

Dopo svariati tentativi andati a vuoto, finalmente, riuscii a mettermi a sedere su quello che constatai essere un freddo pavimento di pietra brulla.

Cercai di mettere bene a fuoco l'ambiente che mi circondava: mi trovavo in un luogo freddo e angusto, così angusto che mi sentii soffocata, oppressa.

Era buio, troppo buio, non riuscivo a distinguere nulla intorno a me ma potei percepire distintamente la presenza di qualcun altro lì dentro, non ero sola; sentivo i loro respiri spezzati dalla paura, esattamente come in quel momento ero certa fosse il mio.

Cercai di regolarizzare il battito del mio cuore, che sentivo martellarmi forte contro la cassa toracica, e di ricordare come ero finita lì.

Quando gli avvenimenti della sera prima mi riaffiorarono prepotentemente nella memoria, però, la sensazione di oppressione peggiorò notevolmente, mi sentii schiacciata e abbandonata.

Mio padre mi aveva abbandonata, aveva permesso a quell'uomo di portarmi via.

Portai le gambe al petto e me le abbracciai. Avevo paura, una paura tremenda, ma il sentimento che maggiormente albergava in me, nella mia anima, era la rabbia; ero furiosa con mio padre, lo odiavo! Chissà adesso cosa ne sarebbe stato di me, il mio destino lo vedevo buio, incerto e tremolante.

Improvvisamente mi sentii afferrare il polso e di riflesso scattai urlando e allontanandomi, il cuore in gola. «Chi c'è?» gridai ma, immediatamente, fui zittita da una mano che si posò sulle mie labbra.

Il suo tocco era leggero, delicato, ma le mani di chiunque mi stesse toccando erano rovinate e sporche di qualcosa, qualcosa di viscido e viscoso. «Ti prego non urlare o torneranno. Qui nessuno ha intenzione di farti del male te lo assicuro, almeno tra quelli che sono in questa stanza» sussurrò al mio orecchio la voce delicata e tremante di una ragazza.

Cole's pov

Guardo la mia stanza vuota con i tappeti rossi e argento dai filamenti intrecciati e il tavolino di legno scuro levigato che sorregge il whisky di primissima qualità.

Sento bussare e lì mi volto, il mio sorriso si accende nel vedere entrare Major, i capelli bianchi nascosti dal cappuccio nero e la tunica lunga ricamata d'argento.

《Signore, lo Strozzino la aspetta giù nelle sale della torre infernale.》

《Grazie. 》dico sospirando e notando le rughe sul suo volto farsi sempre più presenti e gli anni pesarle sempre di più.

Lei é colei che mi ha cresciuto, ovvero la mia tata da quando ero piccolo, ed é rimasta legata a me in modo indissolubile; mi ha trattato come un figlio come tutte le schiave, venivo sempre affidato a loro mentre mio padre partiva per i suoi viaggi, mi hanno riempito di amore ma esso è scomparso dal momento che ho dovuto uccidere, nel mio cervello si é fatta tabula rasa di tutto.

Metto la camicia bianca elegante sorridendo mentre mi guardo allo specchio, stivali di pelle sotto i pantaloni eleganti, anello della mia casata al dito. Il mio sguardo è come al solito profondo e scrutatore, i miei occhi rossi.

Passo dalla sala centrale guardando le mie schiave e le osservo inginocchiarsi mentre un impeto di orgoglio mi invade ma anche di disprezzo per le loro misere vite. È vero, io le ho rese mie risparmiandogli una vita di mal nutrimento e anche di schiavitù immonda ma ciò non significa che non le disprezzi.

Il loro essere dolci con me mi disgusta perché sembra che l'unica cosa che vogliano sia compiacermi ma non lo fanno perché lo vogliono davvero, é solo per non essere punite.

Me ne vado senza fiatare fuori dal mio castello per arrivare alla torre infernale.

É bella, rossa, imponente, é regalità pura.

Scendo i vari piani fino ad arrivare all'ultimo di essi ed entrare in una stanza angusta ma bene arredata mentre in fondo si presentano altre due porte, una rossa e una nera.

Sorrido compiaciuto, chissà chi mi comprerò oggi.

Nella foto sopra Diana
Speriamo che il capitolo vi piaccia
Baci
Vale ed Erika 💕