Thirteen.
Vagavo freneticamente da una stanza all'altra, alla ricerca di un sacco a pelo in più e del thermos che pareva essersi volatilizzato nel nulla.
Quella casa era peggio del triangolo delle Bermuda. E camera di mio fratello era l'epicentro di quel triangolo: la roba entrava in quella stanza ma non faceva mai più ritorno.
"Joe, dio santo, tanto lo so che l'hai usato tu il sacco a pelo per uno dei tuoi stupidi party con i tuoi stupidi amici e..." un cuscino volante mi beccò in pieno viso.
"Bada a come parli, sorellina. Devo ricordarti che se vai a passare Capodanno a casa di nonna col tuo fidanzatino ed i tuoi amichetti è solo perché io ti ho concesso di usarla? Avevo già in mente uno dei miei stupidi party, come dici tu".
Sbuffai, arrampicandomi su una sedia, continuando a rovistare nell'armadio di mio fratello. Nel giro di poche ore Harry, Louis, Niall e Liam sarebbero arrivati a Glasgow ed io dovevo ancora trovare gran parte del necessario per i nostri quattro giorni a Greenock. Mi stavo maledicendo da sola in tutte le lingue del mondo per aver proposto di passare l'ultimo dell'anno nella casa di mia nonna sul mare. Perché mi ero caricata di un fardello così grande come organizzare una festa di Capodanno? Che idiota.
Oltretutto, un senso di ansia crescente, non meglio identificato, si era impossessato di me, durante quei giorni solitari in famiglia.
Chiaramente avevo parlato con Jess di quanto accaduto in stazione, del fatto che Harry mi avesse confessato il suo amore e della mia totale incapacità di proferire parola davanti a tale dichiarazione. Lei mi aveva rassicurata che era normale la mia reazione, che dopotutto sono due parole molto importanti e che bisogna pensarci bene prima di dirle ai quattro venti, e che se non mi ero sentita pronta non c'era nulla di male.
Dopotutto, frequentavo Harry da poco, tant'è che persino alla mia amica parve affrettato il gesto del ragazzo.
Tuttavia, avevo omesso dal racconto tutta quella trascurabile parte che riguardava me e Zayn la notte di Natale. Da un lato, avrei avuto bisogno del consiglio di un'amica, ma Jess non era la persona adatta. La mia migliore amica era una ragazza fantastica ma non riesce a vedere le sfumature nelle situazioni. Per lei era tutto o bianco o nero e, se le avessi raccontato di quel bacio, per lei sarebbe stato una catastrofe. Un tradimento degno del girone dei lussuriosi. Adulterio allo stato puro.
Insomma, Jess non avrebbe capito.
Il problema restava che nemmeno io stavo capendo.
In quei sei giorni lontana da Londra, lontana dai miei amici, ma soprattutto lontana da Harry e da Zayn, le mie idee e le mie convinzioni avevano iniziato ad ingarbugliarsi, annodarsi e adesso ero più confusa di prima.
Perché se ripensavo a quella notte e alle labbra del mio migliore amico, il mio cuore partiva per la tangente: lo sentivo proprio perdere battiti, stringersi un cappio al collo ed impiccarsi.
Ma anche se ricordavo quel bacio in stazione, dopo un "ti amo" sincero, e gli occhi verdi di Harry che mi guardavano profondamente, il mio cuore si tagliava le vene per poi scoppiare definitivamente.
Insomma, il problema era che non riuscivo a capire perché provassi tutti quei sentimenti, in entrambi i casi.
Cosa provavo per Harry? Ero... innamorata di lui? E quell'emozione soffocante che provavo per Zayn cos'era? Affetto fraterno, senso di colpa nei confronti di Harry oppure...
Scossi la testa. Basta, dovevo smettere di pensarci. Ne andava della mia salute mentale, e già non ero messa troppo bene, sotto quel punto di vista.
Confidavo nel fatto che quei giorni di vacanza assieme ai miei amici e al mio ragazzo mi avrebbero aiutata a calmarmi - o per lo meno, a schiarirmi un po' le idee.
"Insomma quando arrivano questi fantomatici amici londinesi?" mi chiese Joe, disteso sul suo letto martimoniale (lo avevo sempre odiato per quello, io mi ero dovuta accontentare di un misero lettuccio ad una piazza), accendendosi una sigaretta, mentre io ero ancora persa nei meandri del suo armadio, che sembrava più una discarica.
"Tra qualche ora - risposi, recuperando finalmente il sacco a pelo sotto la catasta di tshirt e maglioni - ti prego, non farmi fare figure di merda. Credo che basteranno quelle di papà" sospirai, per andarmi a distendere accanto a lui, sfinita.
"Nah, non preoccuparti, lo sai che sono un fratellone buono come il pane! Poi voglio parlare con il tuo amante nerd che gioca a Mass Effect perché non ho cap-"
"Joseph, basta! Zayn non è il mio amante. Lo sai che ho uno ed un solo ragazzo, che si chiama Harry e non gioca ad alcun videogioco, e queste frecciatine sono del tutto inutili. E mi fanno incazzare" sbottai, alzandomi dal letto.
Da quando ero tornata a casa, e gli avevo raccontato un po' di come me la stavo cavando a Londra, mio fratello aveva iniziato a tartassarmi con questa storia.
Perché, secondo lui, Zayn era il ragazzo perfetto per me. Il che non aveva minimamente senso, lo so.
"Dai, Pippi, scusami! - disse lui, allungandosi per afferrarmi il polso - però, davvero, scherzi a parte, mi sembri così nervosa per questa vacanza su a Greenock. E non è da te farsi tante paranoie per due ragazzi, sorella. Sei sempre stata la più tosta del quartiere, i ragazzini avevano paura di te! E adesso, guardati: sei talmente tesa che rischi di schizzare da un momento all'altro!"
Mi accasciai nuovamente sul letto, sconsolata. Odiavo quando Joe si ricordava di essere un fratello maggiore e non solo un imbecille di ventotto anni che vive ancora con mamma e papà. Lo odiavo perché, il più delle volte, aveva ragione.
Come in quel caso: è vero, non era proprio da me rincoglionire così tanto per dei ragazzi.
Sospirai "Joe, sono solo confusa. Confusa come se uno Zubat mi avesse colpito con cento stordiraggio. E hai ragione, di solito non mi comporto così e mi sento una pappamolla, è vero. Però su una cosa hai torto, e te lo posso assicurare: Zayn non è il ragazzo giusto per me. Okay, magari abbiamo interessi comuni e compagnia bella. Ma è anche tremendamente vanitoso ed egoista, ed è un lunatico. Te l'ho detto come mi trattava fino a un mese fa, no? E non mi ha nemmeno mai dato una spiegazione per quel comportamento assurdo. Insomma, siamo April e Zayn. A come April, Z come Zayn. Non potremmo essere più distanti l'uno dall'altra, lo dicono persino i nostri nomi!" conclusi scherzando.
Mio fratello mi fissò serio, abbassando poi lo sguardo per spegnere la sigaretta.
"Non so, April. Non voglio dire la classica ovvietà, ma gli opposti si attraggono. Ma se sei così sicura di quello che dici, non insisterò oltre. Dopotutto è la tua vita, ed è giusto che tu prenda le decisioni da sola" asserì lui, alzandosi dal letto.
Lasciandomi ancora una volta da sola a rimuginare.
"Credo... aspetta no forse è la prossima traversa? Come hai detto che si chiama la strada parallela?"
"Cranworth Lane, Louis. Sei un navigatore tremendo, dio cristo!"
"Zitta, zitta, zitta! Siamo in... Burgh Lane! Siamo vicini?"
Sbuffai rumorosamente. Perdersi a Glasgow era praticamente impossibile, ma grazie a Louis ci erano riusciti.
"Sì, siete vicini. Parcheggiate là che vi veniamo incontro" sospirai, attaccando il telefono in faccia al mio amico.
"Non essere così brusca, April! Non è successo niente di grave, non ci rincorre nessuno e..."
"Se il tuo ragazzo sapesse leggere i cartelli stradali magari adesso saremmo già a Greenock!" interruppi Jess, la quale mi lanciò uno sguardo assassino, chiaro segno che avevo oltrepassato la linea.
Il mio nervosismo era alle stelle. Avrei rivisto Harry dopo sei giorni. E soprattutto, dopo quel fatidico "ti amo". Non sapevo come avrei dovuto comportarmi, temevo che ce l'avesse con me. E, a peggiorare il tutto, erano pure in ritardo perché Tommo era un incapace.
"Okay, scusa, scusa. Ma lo sai che sto morendo d'ansia, non so cosa dire ad Harry!" mi lagnai, cercando di impietosire la mia amica.
"April. Calmati. Alla fine in questi giorni vi siete sentiti, e mi hai detto che era tutto normale. Cosa dovrebbe essere cambiato da ieri sera a oggi?" rispose lei, indossando il capotto ed avviandosi verso l'uscio di casa.
"Non lo so, un conto è parlarsi al telefono, un altro è vedersi... insomma, l'ultima volta che l'ho baciato è stato dopo... sì insomma... dopo quello che mi ha detto" dissi chiudendo la porta dietro di me, iniziando a scendere le scale.
"Ascolta, ti stai fasciando la testa prima di essertela rotta. Ci metto la mano sul fuoco che Harry sarà sempre il solito. Insomma, non credo che si aspettasse un "ti amo" di risposta, penso che sia abbastanza intelligente da capire che deve darti tutto il tempo di riflettere su quello che provi."
"Vuoi dire che... te e Louis... insomma, non vi siete dichiarati, cose del genere?" borbottai.
"Dio, April, no! Chiaro, io adoro Louis, mi piace un sacco e certo, ora come ora non vorrei uscire con nessun altro, ma siamo ancora nella fase tutta rosa e fiori, in piena luna di miele. Ma, lo sai, io sono dell'idea che prima di dire a qualcuno che sono innamorata di lui devo imparare ad amare in primo luogo i suoi difetti. Tutte quelle cose per le quali magari, all'inizio, non lo sopportavo. E fino ad ora non ho avuto modo di imparare a conoscere i lati negativi di Tommo quindi, no. Non lo amo. Gli voglio un bene dell'anima e mi piace da impazzire, ma non lo amo, non ancora per lo meno" rispose lei, sciogliendo la sua espressione in un sorriso.
Come al solito, Jess era la più intelligente e la più saggia delle due. Aveva perfettamente ragione, non poteva descrivere con parole migliori il cosiddetto "amore". E aveva ragione anche nel dire che Harry era intelligente, e di certo non mi avrebbe messo pressioni. Avrebbe aspettato e rispettato i miei tempi. Anche se non sapevo bene quanto potessero durare, questi tempi.
"Piuttosto, a che ore arrivano Zayn e Fiona?" mi chiese, avvolgendosi la sciarpa al collo per ripararsi dal forte vento scozzese.
Oh no. Perché doveva nominare proprio lui. In quel momento.
"Partivano da Londra alle tre, perché Fiona doveva lavorare stamattina. Quindi credo che saranno su a Greenock per le nove, dieci di sera? Speriamo che Fi sappia fare da navigatore meglio del tuo Louis o arrivano il prossimo anno!" risposi scherzando, nonostante adesso il tarlo di Zayn iniziasse ad infiltrarsi nuovamente nei miei pensieri.
Se il discorso di Jess era giusto, potevo ritenermi salva: di sicuro non potevo essere innamorata di Malik, perché odiavo i suoi difetti. Detestavo la sua arroganza, non sopportavo i suoi sbalzi di umore, mi faceva schifo il suo ciuffo e ascoltava musica penosa. Eppure, nonostante il ragionamento non facesse una piega, sentivo come se mancasse un tassello al quadro generale. Come se mi sfuggisse qualcosa.
Perché io detestavo con tutta me stessa quei lati odiosi del carattere di Zayn, è vero. Però senza quei particolari fastidiosi non sarebbe stato Zayn, non sarebbe stato il mio migliore amico. Non riuscivo ad immaginarmi uno Zayn senza ciuffo, uno Zayn senza lune storte, uno Zayn senza Chris Brown nelle orecchie.
E mentre questi pensieri continuavano a rigirarmi in testa, scorsi da lontano le figure di quattro ragazzi che ormai conoscevo fin troppo bene.
La vista di Niall, Liam, Louis ed Harry mi tranquillizzò, e mi calmai ancora di più quando il volto del mio ragazzo si sciolse in uno dei suoi soliti sorrisi, incorniciato dalle sue fossette che amavo tanto.
Affrettai il passo per poi buttargli le braccia al collo con fare volutamente esagerato, rischiando quasi di farlo cadere, e feci incontrare le nostre labbra.
Mi era mancato, mi era davvero mancato. Okay, erano passati solo sei giorni, ma mi erano mancati i suoi occhi brillanti e pieni di vita, mi era mancato il suo sorriso, mi era mancato il suo profumo, mi erano mancati i suoi capelli. Mi era mancati i nostri baci e le nostre carezze. Mi erano anche mancate le sue occhiate interrogative quando straparlavo di fumetti o film di cui non capiva un acca.
Sì, forse Jess aveva ragione, forse per potersi dire innamorati bisogna imparare ad accettare ed amare anche -e soprattutto- i difetti dell'altro. E quando vidi il mio ragazzo sorridente, che mi abbracciava sussurrandomi un "mi sei mancata da morire" nell'orecchio, realizzai che il problema era solo uno: fino a quel momento, Harry non mi aveva mai mostrato nemmeno un'imperfezione. Come potevo imparare ad amare lui ed i suoi difetti se, apparentemente, non ne aveva? Con me - o forse per me - era il ragazzo perfetto.
Ma, si sa, dei ragazzi perfetti non ci si innamora mai.
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