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Seven.

"Eddai, Pippi-Pipi, aiutami! In fondo è la tua migliore amica, se non mi puoi consigliare bene tu non può farlo nessun altro!" mi implorò Louis, inginocchiato ai piedi del mio letto in modo teatrale, mentre io, distesa, cercavo di risolvere degli esercizi che ci aveva assegnato quella piaga del Mahajan.
Chiusi il quaderno.

"Prima di tutto non chiamarmi Pipi. E nemmeno Pippi. Ho un nome e, per quanto stucchevole possa essere già di suo, vorrei evitare di peggiorarlo, grazie. In secondo luogo: Jess è lunatica. Adesso ti potrei consigliare che la miglior mossa per sorprenderla è spedirle una dozzina di tulipani gialli, i suoi fiori preferiti, ma magari per domani potrebbe aver già cambiato idea e ama le rose. Insomma, hai capito anche tu che tipa è, non c'è bisogno che te lo stia a spiegare."

Come previsto, Jess stava facendo impazzire il povero Tommo. Ma in senso buono.
Dopo quel weekend galeotto della festa, Louis e Jess avevano iniziato a sentirsi a cadenza quasi giornaliera. Tutto okay, se non fosse che Jess fosse, appunto, l'incostanza fatta persona. Magari un giorno gli scriveva migliaia di sms teneri e nauseanti, e poi non si faceva trovare per due giorni. Era fatta così, e ci voleva un po' per abituarsi. Però, sorprendentemente, Tomlinson non demordeva. Anzi, sembrava quasi che questo lato del carattere di Jess lo spronasse a superarsi ogni giorno: mantenere viva una relazione a distanza con una come lei era veramente impegnativo.

Sospirai "Tuttavia, credo che la cosa migliore sia andarla a trovare. Non vi vedete da più di due settimane, penso che abbiate bisogno entrambi di un po' di, come dire, carnalità" gli dissi, lanciandogli un sorrisetto complice.

"In effetti non è una cattiva idea. Potrei andarla a trovare e pensare anche ad una sorpresa da farle..." disse tra sé e sé, alzandosi da terra, per andarsi a sedere in fondo al mio letto.

Finalmente aveva tolto le tende da casa mia (per andare a colonizzare il salotto del povero Niall), ma me lo trovavo sempre più tra i piedi di prima. Un po' perché veniva sempre a scocciarmi chiedendomi di Jess, un po' perché, frequentando Harry, avevo iniziato ad uscire sempre più spesso con loro.

Alla fin fine, Styles non era affatto male.
Dopo quella sottospecie di primo appuntamento da Pret a Manger, che si era concluso in modo piuttosto disastroso, con una mia veloce fuga causa presenza irritante e fastidiosa di Zayn Malik, Harry mi aveva invitata ad andare al cinema la sera dopo. Già mi aspettavo che avesse scelto un film tremendo tipo Breaking Dawn o simili, invece mi sorprese portandomi a vedere una proiezione speciale di E.T.. Fu un gesto davvero carino, anche perché, come poi scoprii, aveva appositamente telefonato a Jess per sapere se mi sarebbe piaciuta come idea. Insomma, si stava impegnando davvero tanto, e la cosa mi lusingava, nessuno mi aveva trattato in modo simile prima d'ora.
Okay, non era il mio principe azzurro nerd, se citavo Doctor Who lui mi guardava stranito come se fossi pazza, ma alla fine sembravo piacergli davvero per quello che ero. Ed era educato e gentile. Cose da non sottovalutare.

L'unico problema di Harry erano i suoi amici.
Diciamo un suo amico.
Con Louis, Niall e Liam non avevo problemi, alla fine dei conti. E' vero, Tommo era un po' faticoso da sopportare ogni giorno, con le sue battute senza senso, e anche Niall che finiva ogni scorta di cibo e con le sue risate random nei momenti meno opportuni non scherzava, in quanto a fastidio. E Liam era troppo... accondiscendente. Ogni tanto avrei voluto tirargli due schiaffi e urlargli uno "SVEGLIATI!" vedendo come lo trattavano gli altri, ma lui sembrava non preoccuparsene, dietro quel sorriso placido che aveva sempre stampato in faccia.
Quindi, il vero problema era uno ed uno solo.
Zayn.
Zayn era scontroso, Zayn era maleducato, Zayn era arrogante, Zayn era egoista.
Ancora non mi era chiaro come potessero sopportarlo, quei quattro. Era l'antipatia fatta persona.
E pensare che mi ero quasi presa una cotta per lui. Evidentemente, sapeva bene come rigirare le frittate in suo favore, per infilarsi nelle mutande delle ragazze. Per fortuna me n'ero accorta in tempo.

Harry aveva ormai intuito il mio astio nei confronti del moro (astio che, per altro, era palesemente reciproco) e grazie a Dio iniziammo ad uscire sempre meno con lui. Tanto aveva i suoi amici tamarri con cui andare a rimorchiare povere gallinelle indifese in discoteca.

Louis si stiracchiò, per poi distendersi sul letto accanto a me.
"Allora, come va con Harry?"

Tentennai. In realtà non avevo voglia di parlare di quello che c'era tra me ed Harry.

"Bene, bene. E' un bravo giovanotto" risposi scherzando, cercando di scansare la conversazione.

"Certo che è bravo, è amico mio - disse Tommo sorridendo, tutto soddisfatto - lui è davvero preso da te, per la cronaca. Non fa che rompermi le palle dicendomi quanto sei simpaaatica, quanto sei cariiina, quanto sei intelligeeeente, quanto sei brava a leeet-"

"PIANTALA!" lo interruppi furiosa.
Ecco perché non volevo parlarne, soprattutto non con Louis. Poi cristo, quanto erano pettegoli questi ragazzi? C'era proprio bisogno di andare a raccontare ai quattro venti di quello che facevamo da soli? Mi appuntai mentalmente di fare un cazziatone ad Harry alla prima occasione utile. Sinceramente, non mi esaltava l'idea che tutti fossero a conoscenza delle mie apparenti qualità in camera da letto.

Louis mi tirò una spallata "Dai, sono comunque cose positive! Scherzi a parte, ribadisco che gli piaci davvero tanto, visto che non ti ha scaricata dopo una settimana e non fa che parlare di te!"

Mi strinsi nelle spalle "Anche lui mi piace, è molto gentile. Ed è buono, e carino. Insomma, sì, come ho detto, è un bravo ragazzo".

Quella conversazione mi stava mettendo a disagio. Non solo per i dettagli intimi che Louis aveva dovuto prontamente tirare fuori, ma perché era ovvio che, tra i due, io fossi la meno coinvolta nella relazione. E non mi andava di parlarne, mi sentivo... in colpa?
Sì. Mi sentivo in colpa.
Perché Harry era così educato ed affabile nei miei confronti, ed io non mi sentivo di meritarmelo. In dieci giorni, se eravamo usciti da soli, era solo per fare qualcosa che interessasse a me: mi aveva accompagnata la signing session del mio autore di fumetti preferito (dove, tra parentesi, avevamo incontrato Zayn che fortunatamente se ne stava andando), mi aveva regalato l'ultimo videogioco di Professor Layton che mi mancava, mi aveva addirittura portato a vedere la prima edizione di Orgoglio e Pregiudizio, in una biblioteca super off-limits di Londra (ancora non mi era chiaro come ci fosse riuscito, suppongo che i soldi aprano ogni porta). E io, dal canto mio, che avevo fatto per lui? Un bel nulla. Mi ero giusto messa in ghingheri quelle due sere che eravamo usciti con i suoi amici in discoteca, ma poi avevamo anche smesso di andarci - causa Zayn.
Con Harry cercavo di essere il meno scorbutica possibile, e cercavo di dimostrargli gratitudine come potevo, ma non mi sentivo di ripagare abbastanza tutte quelle azioni che lui aveva fatto per conquistarmi.

Mi infilai nel flusso frenetico della metropolitana del lunedì pomeriggio, come al solito diretta in palestra per raccattare il giovane rampollo Tomlinson dall'allenamento di tennis.
Pregai tutti i santi del paradiso e tutti gli dei dell'Olimpo (più divinità si pregano, meglio è, è una cosa risaputa) perché Zayn non fosse già là. Doverlo incrociare quei due giorni a settimana mi metteva di malumore, visto e considerato che lui era sempre sgarbato come a suo solito.
Tirai un sospiro di sollievo quando notai che l'atrio della palestra era vuoto e, dopo qualche minuto, arrivarono Safaa ed Alex, tutti intenti a parlare di non so bene che pianeta-galassia-stella-universo.
Mentre sistemavo la sciarpa attorno al collo del piccoletto, una bella ed elegantissima ragazza poco più alta di me entrò di corsa in palestra.

"Safaa! Scusa il ritardo, ma c'è un traffico tremendo! Hai aspettato tanto?" le domandò con tono preoccupato e premuroso.

"No Dony, non ti preoccupare! - rispose la bambina, abbracciandola e consegnandole il suo borsone - lui è Alex!" esclamò poi, rivolgendo l'attenzione della ragazza sul baby Tomlinson.

A guardarla bene, questa Dony mi ricordava qualcuno: occhi ambrati con venature più scure, molto profondi, capelli altrettanto scuri e setosi, labbra carnose...

"Lei è mia sorella, Doniya!" precisò sorridendo Safaa, mentre la ragazza mi porgeva la mano.

Ah ecco. Ora era tutto più chiaro. Peccato che Zayn non avesse preso anche la buona educazione dalla sorella maggiore.

"Io sono April, la babysitter di questo marmocchio" spiegai, dando una pacca sulla spalla di Alex, ricambiando la stretta.

"Dony, può venire Alex a cena? Domani non ci sono lezioni perché c'è la riunione dei maestri a scuola, ti preego!" chiese la bambina, mentre Doniya, accovacciata, le sistemava la zip del giubbotto.

"Per me è okay, dobbiamo sentire April o la mamma di Alex se sono d'accordo - rispose sorridendole, per poi alzarsi e rivolgersi a me - non so come siete organizzati ma per me non ci sono problemi a tenerlo a cena, tanto i miei non ci sono. Dimmi un po' tu!"

Quella sera sarei dovuta restare con Alex fino a tardi, perché i genitori dovevano partecipare alla prima di non so che spettacolo all'Opera. Quindi, come idea, non mi pareva male: sarei tornata dai Tomlinson, godendomi il loro mega appartamento e la loro dispensa senza lo sguardo accusatorio di Alex, e poi sarei andata a riprenderlo. Inoltre, Alex mi stava tirando il cappotto con un faccino supplichevole, e mi sembrava veramente un crimine dirgli di no. Feci un colpo veloce di telefono alla signora Tomlinson che accettò di buon grado, lasciai il bambino nelle mani di Doniya e tornai a casa, già pregustando una visione di America's Next Top Model, spaparanzata sul comodissimo divano e ingozzandomi dei cioccolatini svizzeri che tenevano i Tomlinson sul tavolino in salotto.

Verso le nove e mezza mi incamminai per andare a recuperare Alex dai Malik. Come scoprii dall'indirizzo che mi aveva dato Doniya, vivevano a pochi isolati dai Tomlinson, quindi optai per una passeggiata notturna immersa nel freddo londinese di Ottobre.
Abitavano in un adorabile piazzetta a Primerose Hill, in cui si susseguivano una serie di villette a tre piani dai colori sgargianti: la loro era in angolo, dipinta di un bel verde scuro. Le uniche finestre accese erano quelle del piano terra, oltre le quali si sentivano provenire voci e urletti infantili, ed una all'ultimo piano, coperta da una spessa tenda rossa.
Suonai il campanello per poi udire un inconfondibile "No, di già?!" di Alex.

Doniya mi aprì sorridente, invitandomi ad entrare. I bambini erano in salotto intenti a costruire un modellino di sistema solare con la frutta, e avevano imbrattato tutto il chiaro parquet con schizzi di succo di mela e mandarino.

"April, possiamo stare altri dieci minuti, ti preego?" mi implorò Alex, al quale annuii con la testa.

Avevo fatto bene ad uscire con un certo anticipo.

"Vieni dai, accomodati, posso offrirti qualcosa?" mi chiese gentilmente Doniya, facendomi strada verso la cucina.

Accettai volentieri un bicchiere del vino che stava bevendo lei, e mi sedetti mentre finiva di pulire i piatti.
Era una ragazza davvero piacevole, nonostante non ci conoscessimo mi fece sentire subito a mio agio. Iniziammo quindi a chiacchierare del più e del meno, mi raccontò che la madre Trisha era una fotografa di moda famosa mentre il padre era avvocato, e lei studiava psicologia all'Università di Westminster. Io le raccontai della mia tranquilla infanzia in Scozia, del fatto che ero venuta a Londra per studiare Chimica e di come avevo fortunatamente trovato il lavoro dai Tomlinson.

"Quindi suppongo conoscerai bene anche Louis! Io e mio fratello Zayn siamo praticamente cresciuti con lui, ora non lo vedo da un po' di tempo, ma so che si era praticamente trasferito in pianta stabile qua, mentre io stavo al campus dell'Università" disse lei ridendo.

Sospirai sconsolata "Sì, è in rotta con i suoi ormai da quasi un anno, dopo l'espulsione da Oxford. Ma nonostante questo..."

"Stavate parlando di me?" fui interrotta da una voce alle mie spalle.

Voce che conoscevo fin troppo bene.
Zayn mi superò, diretto verso il frigo. Indossava dei pantaloni della tuta grigi e una canottiera strappata che, per quanto copriva, poteva essere paragonata ad uno di quei vestitini del sabato sera di Hanna. I capelli, umidi di doccia, erano scompigliati e non architettonicamente pettinati alla perfezione nel suo solito ciuffo.
Tirò fuori il succo d'arancia e cominciò a bere dalla bottiglia, senza minimamente preoccuparsi di usare, che so, un bicchiere.
Per un millisecondo mi dimenticai del fatto che fosse una colossale testa di cazzo, pensando solo che, diamine, era davvero attraente. Il collo teso nel sorseggiare la bibita, la pelle ambrata ancora visibilmente accaldata dalla doccia, quelle ciglia folte e lunghe, la tuta che cadeva perfettamente lungo sue gambe magre...
April, riprenditi.

"Zayn conosci April, la babysitter di Alex? E' amica di Louis!" gli chiese in modo affettuoso Doniya.

"Sì, l'ho incontrata qualche volta - rispose lui gettandomi un'occhiata sdegnosa - com'è che tu e Styles siete scomparsi dalla circolazione? Gira voce che vi stiate dando molto da fare sotto le lenzuola, invece di degnarci della vostra compagnia" disse, rivolgendosi a me.

Lo fulminai con lo sguardo.
Cosa cazzo voleva da me, adesso? Possibile che era nella stanza da meno di cinque minuti e già mi aveva fatto girare le palle con il suo atteggiamento da arrogante?

Mi alzai "Sì tutto bene, grazie per l'interessamento" gli risposi glacialmente, per poi ringraziare Doniya per il vino.

La ragazza balbettò un "prego" confusa, mentre cercava di capire il perché di tutto quell'astio tra me e suo fratello. Uscii dalla cucina diretta verso la sala per recuperare Alex, il quale ovviamente fece storie ma, dopo aver visto i miei occhi che fiammeggiavano di odio, capì che era il caso di non insistere troppo.
Salutammo quindi le due sorelle Malik mentre Zayn, che nel frattempo si era buttato sul divano a guardare la televisione, biascicò un frettoloso "ciao" senza nemmeno degnarci di uno sguardo.

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