Fourteen.
Continuavo a rigirarmi nel letto, senza trovare pace.
Avete presente quando proprio è impossibile trovare una posizione comoda? Prima il braccio si informicola, poi lo sposti e si informicola l'altro, poi le gambe iniziano a farti male e non sai come posizionarti: in poche parole un vero e proprio inferno. Mia nonna mi ha sempre detto, fin da quando ero piccola e non riuscivo mai ad addormentarmi, che è una caratteristica di chi è troppo intelligente e ha il cervello troppo occupato a pensare. Non credo che la troppa intelligenza fosse il mio problema (tutto il contrario, forse) ma, quando ero bambina, il massimo dei pensieri che potevano assillarmi la notte erano se Goku sarebbe riuscito a battere Majinbu nella puntata di Dragon Ball del giorno dopo. Adesso, i pensieri che mi tenevano sveglia, con gli occhi sbarrati nel vuoto, alle due di notte, erano... pura confusione.
Quella era stata una giornata strana.
Nel tragitto fino a Greenock Harry era stato caloroso come sempre, mi aveva raccontato com'era andato il Natale con i suoi e del fatto che lo zio Jeff, come regalo, gli aveva proposto uno stage in una casa discografica di un suo amico. Gli brillavano gli occhi, mentre ne parlava, ed io ero sinceramente felice per lui. Vederlo così eccitato ed emozionato per qualcosa era veramente un toccasana, faceva stare meglio anche me di riflesso.
Poi, arrivati là e dopo aver svuotato le valigie era diventato improvvisamente cupo. Quando mi ero avvicinata a lui per dargli un bacio leggero, mentre ci stavamo sistemando in camera, si era ritratto, quasi come se mi stesse evitando. E, sinceramente, non capivo cosa avessi potuto combinare nel giro di dieci minuti, da quando eravamo scesi dalla macchina a quando ci eravamo ritrovati da soli, in quella stanza.
Mi aveva preso totalmente alla sprovvista quel repentino cambio d'umore, tant'è che non avevo saputo nemmeno cosa o come rispondere ad un comportamento simile.
Forse si aspettava che, una volta da soli, gli dicessi qualcosa, riguardo alla sua dichiarazione? Ma cosa avrei potuto dirgli? Se avessi saputo cosa provavo, lui sarebbe stato il primo a venirne a conoscenza, poco ma sicuro. Ma cosa si aspettava? Che gli mentissi?
Per fortuna poi, durante il resto della serata, era tornato il solito Harry di sempre. Ma ormai il danno era fatto, ed io mi ritrovavo in quella spirale di domande senza risposta.
Non riuscivo a decifrare cosa passasse per la testa di Harry. Voglio dire, prima mi saluti teneramente, mi dici che ti sono mancata e poi, all'improvviso, diventi un ghiacciolo? E poi, sbem, torni ad essere dolce ed affettuoso? Quella lunaticità non era tipica di Styles, e non gli si addiceva affatto. E, soprattutto, non la trovavo... gradevole: ormai è risaputo quanto io non sopportassi le persone capricciose, forse perché ero io la più capricciosa ed incostante al mondo. Harry mi piaceva perché era comprensibile. Era un ragazzo che si poteva leggere come un libro aperto - almeno, fino a quel momento. Poi, a migliorare il tutto, erano arrivati Zayn e Fiona, allegri e piccioncinosi come due pasque, peccato fossero fuori stagione. Eravamo a Capodanno. Non a Pasqua.
Si può sapere cosa te ne importa di Zayn e Fiona? Sussurrò una vocina fastidiosa nella mia testa.
Fastidiosa, ma ragionevole. In effetti, non doveva importarmene proprio un bel niente di quei due, dico bene?
Eppure, vederli abbracciati sul divano, ridere assieme, scherzare in quel modo complice come avevano fatto quella sera, mi aveva irritata. Un nodo allo stomaco pesante, che mi tolse persino la voglia di mangiare. Una di quelle irritazioni subconscie, che non vuoi ammettere nemmeno a te stessa da quanto sono stupide e irrazionali.
Mi girai per l'ennesima volta sul fianco sinistro, dando le spalle ad un Harry addormentato a pancia sotto, con i capelli arruffati sul cuscino che coprivano gran parte del suo viso. Probabilmente il malumore che provavo per Zayn e Fiona non era altro che invidia. Invidia per il rapporto onesto e sincero che erano riusciti a costruire in poche settimane di relazione mentre, tra me ed Harry, c'era sempre un velo di parole non dette, gesti incompiuti, che rendeva il tutto più falso, meno autentico.
Certo, probabilmente la causa di quel freno nella nostra relazione ero io. Perché ero io che non riuscivo a lasciarmi andare completamente, ero io che mi bloccavo nel comportarmi liberamente con Harry.
Scocciata per quei pensieri che continuavano a concatenarsi nella mia testa, e che non avrebbero portato a niente di buono se fossi rimasta in quel letto, decisi di alzarmi per andare a prendere una boccata d'aria. Cercando di fare meno rumore possibile, misi i pantaloni pesanti della tuta, mi infilai il maglione regalatomi da Zayn, indossai sopra la mia felpa termica con cappuccio e le scarpe ed uscii in punta di piedi dalla stanza. Tutta la casa dormiva, e dal salotto si sentiva il regolare russare di Niall.
Sorrisi, nel sentire quel suono gutturale che, nonostante l'aspetto, faceva somigliare quel ragazzo più ad un facocero che ad un angioletto, quindi aprii lentamente la porta di casa e mi buttai nel freddo notturno scozzese.
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Adoravo Greenock.
Già mi vedevo a 70 anni a vivere in una di quelle belle ville con accesso sul mare, ormai in pensione dopo aver vinto il premio Nobel per la Chimica, con il mio bel marito svedese -di trent'anni più giovane- e i nostri due gatti Idrogeno ed Ossigeno. Sospirai, immersa nei miei sogni di gloria che, nella loro totale follia, mi avevano tirato su di morale.
Mi coprii la testa con il cappuccio, per poi incrociare le braccia e stringermi nelle spalle, mentre fissavo la luce del sottile spicchio di luna che si rifrangeva sul mare. Era una serata limpida, il freddo secco e pungente era reso sopportabile grazie all'assenza di vento, e l'aria entrava gelida nei polmoni, come a volermi depurare.
Scesi le scale che, dalla strada, portavano alla spiaggia, e mi sedetti su un tronco di albero, portato là dal mare chissà quanti anni prima.
Appoggiai i gomiti sulle ginocchia e quindi il mento sui palmi delle mani, lo sguardo perso verso l'orizzonte. Quella vista mi stava calmando, lentamente. Alzai poi gli occhi verso il cielo, libero da ogni nuvola e costellato da piccole luci luminose e lontane. Strizzai gli occhi, cercando di ricordare qualche costellazione che Alex mi aveva insegnato, ma per me tutte quelle stelle erano buttate là a casaccio, non riuscivo proprio a comprendere dove ci vedesse lui un'orsa. O un pegaso. O una cintura. Le cose erano due: o gli astrofisici erano dotati di grande fantasia, oppure quel pischello mi aveva presa in giro. Aggrottai le sopracciglia, ancora cercando di decifrare qualche forma in quel marasma di luci, quando sentii dei passi felpati alle mie spalle.
"Insonnia?"
Mi voltai di scatto, quasi impaurita, per poi tirare un sospiro di sollievo.
"Potrei chiederti lo stesso, Malik."
"Tutta colpa delle tue patate arrosto che ci hai propinato per cena... la prossima volta mettici un po' più di olio, non erano abbastanza pesanti" scherzò lui, avvicinandosi.
Borbottai "Il signorino ha lo stomaco delicato... dovevi restartene a Londra, baby, qua in Scozia siamo fatti così!"
Intravidi la bocca del moro incrinarsi in un sorriso sghembo, mentre si sedeva accanto a me. Le mani nascoste nelle tasche, il colletto della giacca tirato su per proteggersi dal freddo, i capelli arruffati e senza quel due chili di gel e lacca.
Mi era mancato stare da sola con Zayn, in quei sei giorni di lontananza. Ero già sul punto di rintontirlo chiedendogli se era andato avanti a Bioshock, o se aveva letto l'ultimo numero di One Piece, quando lui mi precedette.
"Ci pensi, domani è l'ultimo giorno del 2012 - esordì lui, fissando il mare - considerazioni di fine anno?" mi chiese poi, rivolgendomi uno di quei classici sguardi troppo intensi per essere sopportati.
Infatti distolsi i miei occhi dai suoi, fissandomi i piedi.
"Che intendi dire?"
"Dai, lista dei pro e dei contro del 2012! Inizio io. Contro: sono bocciato ad Economia Aziendale."
Mi voltai "Come? Non me lo avevi detto! Mi dispiace, cazzo..." aveva preparato quell'esame per settimane, insomma, perché non mi aveva detto nulla?
Lui si strinse nelle spalle "Niente di grave, non volevo dirtelo per non deprimere anche te. Amen, riproverò al prossimo appello. Dai tocca a te!"
"Mmmh... contro: sono ingrassata di tre kili."
Zayn sbuffò, roteando gli occhi "Sì va bene. Certo. Andiamo avanti. Pro: la mia nuova console da dj."
"Io quella la metterei nei contro. Comunque... Pro: mi sono liberata di Hanna!"
"Vuoi dire che non apprezzi le mie doti di dj, plebea? - rispose ridacchiando - contro: Doniya è tornata a vivere a casa."
"Poverino, adesso devi combattere per il bagno la mattina? Non puoi più occuparlo per tre ore, deturpandoti i capelli? - dissi sarcastica, beccandomi una linguaccia in risposta - contro... avere come professore il Mahajan. Ti rendi conto che non mi ha mai risposto? Come farò a passare il suo esame è un mistero" sospirai sconsolata.
"Io quello lo metterei nei pro."
Lo guardai stranita "Pro? Un professore demente che mi sta mettendo i bastoni fra le ruote per la laurea? Hai uno strano concetto di pro e contro, amico mio."
"Però se non avessi avuto il Mahajan come professore a quest'ora non eravamo qua. E, nonostante tutto, ti considero un pro del 2012" replicò lui, scrollando le spalle.
Certo, che stupida. Se non avessi mai mandato quella mail, sbagliando indirizzo, molto probabilmente in quel momento mi sarei ritrovata a casa, litigando con mio fratello su cosa vedere alla tv. In fin dei conti, quello sbaglio, quel contro, si era rivelato un pro.
Risposi con un sorriso, senza aggiungere altro. Era implicito in quel discorso che il miglior pro di tutto l'anno, ad essere sinceri, era stata proprio quella svista. Quel carattere digitato male sulla tastiera del pc.
Zayn si alzò poi di scatto, stiracchiandosi.
"Bene, dopo i pro ed i contro, è arrivato il momento delle follie di fine anno. Quelle cose che non hai fatto per dodici mesi e che se non farai le rimpiangerai per tutta la vita" disse, divertito come un bambino al luna park.
Era quasi... inquietante. Non capivo dove volesse andare a parare. Lo squadrai con aria interrogativa e perplessa.
"E sentiamo, cos'è che non avresti fatto quest'anno a cui puoi rimediare adesso?"
Mi guardò con uno strano luccichio negli occhi per poi porgermi la mano aiutandomi ad alzarmi, dicendo solo "Vieni".
Lo seguii, mentre si avvicinava al bagnasciuga. Quindi si tolse le scarpe e la giacca, fece un respiro profondo chiudendo gli occhi e... si buttò nel mare. Che, per chi non avesse familiarità con il mare della Scozia, è piuttosto freddo il trenta di Dicembre.
"ZAYN SEI RINCOGLIONITO? - iniziai a sbraitare - cazzo, ti ammalerai sicuro! Se muori di ipotermia io non ti salvo, te lo dico!"
Sentii in lontananza la sua risata cristallina "April, si sta da dio qua, buttati! Lo sanno tutti che di notte l'acqua è più calda, e poi SI VIVE UNA SOLA VOLTA NELLA VITA!" urlò di rimando lui.
Scossi la testa con veemenza. Era del tutto impazzito? Queste manie del "fare le follie a fine anno", accidenti a chi le ha iniziate.
"Ah no, non ci penso nemmeno. Ho freddo persino di estate, figuriamoci adesso" replicai lapidaria io, continuando a guardarlo sconvolta, mentre sguazzava nell'acqua scura.
"Daaai, non fare la guastafeste! Te ne pentirai tra sessant'anni, quando ormai vecchia e decrepita non potrai più nemmeno camminare e ti semb-"
"Vecchio decrepito ci sarai tu, bello mio" lo interruppi, mentre quel demente continuava a ridere.
Però non aveva tutti i torti. Lui dopotutto sembrava divertirsi. E comunque sarebbe stata una storia da raccontare ai nipoti, un bagno di notte in mare a Dicembre.
Sospirai, iniziando a slacciarmi le scarpe e lasciando la felpa sulla sabbia. Almeno avrei avuto un indumento asciutto, per dopo.
"Vedi che quando vuoi sai essere ragionevole?" gridò lui.
"Certo, perché buttarsi nell'acqua gelida è proprio l'emblema dell'essere ragionevoli!" risposi io, avvicinandomi con timore a quelle piccole onde che si rifrangevano sulla sabbia.
"Coraggio! Un bel tuffo!"
Inspirai profondamente e mi tuffai. L'acqua ghiacciata si infiltrò immediatamente in tutte le fibre del maglione e dei pantaloni, per poi entrare in contatto con la mia pelle, congelandomi. Emersi lanciando un urlo furioso.
"MALIK CAZZO. STO CONGELANDO, STO MORENDO!"
Il moro con due bracciate si avvicinò a me, ridendo ancora come un cretino.
"Ma piantala! Non ti senti... rinata? Viva?" disse lui, iniziando a girare su sé stesso come una ballerina. Era ridicolo.
Sorrisi, ma ero ancora incazzata per quella follia che mi aveva convinta a fare. Incrociai le braccia, muovendo le gambe, tentando così di scaldarmi, lanciandogli occhiate in cagnesco.
"Dai allegria, Vogel! Non tenermi il muso, domani ci rideremo su - disse sorridendo - però, almeno potevi toglierti il mio maglione! Adesso ti sfido a lavare via tutto il sale che rimarrà nella lana" constatò, avvicinandosi, e appoggiò una mano sulla mia spalla, quasi alla base del collo, per poi tirarmi verso di lui.
Stavo tremando come una foglia, un po' per il freddo, un po' per l'incazzatura, un po' per quel contatto.
Quel tocco tramutò in un abbraccio e mi ritrovai presto a cingere le mie braccia attorno al suo collo, cercando di mantenermi a galla e cercando del calore. Il mio respiro affannato per lo shock dell'acqua gelata stava tornando lentamente regolare, mentre ero là, tra le braccia del mio migliore amico, fissando oltre la sua spalla la luce della luna che illuminava tutta la superficie del mare. Non so se fosse per colpa di tutto quel freddo, che mi aveva intontita, ma mi sentivo stranamente bene.
Allontanai il viso dal suo petto per voltarmi verso Zayn, che abbassò lo sguardo su di me.
Mi sorrise, e non avevo più freddo.
Mi accarezzò, sfiorando piano il pollice sulla mia guancia bagnata, e non avevo più freddo.
Mi baciò dolcemente, senza fretta né malizia, e non avevo più freddo.
"Okay, bene, fantastico. E pensare che io mi ero preoccupato non trovandoti a letto... complimenti, ad entrambi."
Ero ancora stretta tra le braccia di Zayn e le mie labbra stavano ancora cercando le sue quando quella voce, che conoscevo bene, mi trapassò da parte a parte.
Mi staccai dal moro, velocemente, girandomi verso la spiaggia.
Harry era là.
Harry aveva visto tutto.
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