Eighteen.
Non so se si potesse dare il nome di depressione a quello che stavo vivendo, ma credo ci si avvicinasse abbastanza: i momenti della giornata che non ero costretta a trascorrere assieme ad Alex, li passavo sotto le coperte. Dormivo molto, mangiavo poco, studiavo ancor meno. Ad Harry avevo rifilato la scusa che mi ero presa un'influenza, ma stava durando da una settimana e forse presto avrebbe iniziato a sospettare che sotto c'era qualcosa di più serio e profondo.
Louis, d'altro canto, aveva preso un po' troppo a cuore la missione "tiriamo su il morale ad April": mi aveva prestato (o forse dovrei dire obbligata a guardare) la sua preziosissima collezione di dvd di film comici, mi aveva comprato tonnellate di caramelle, e ogni mattina veniva a portarmi il mio tea direttamente a letto. Ammetto che le sue attenzioni funzionavano, anche se non riuscivano a compensare totalmente il vuoto cosmico che si allargava di centimetro in centimetro quotidianamente, all'altezza del mio petto.
Quelle ore passate a fissare il soffitto, immersa nel tepore delle lenzuola, senza alcun contatto umano, mi avevano portata a scontrarmi direttamente con le domande che affollavano la mia testa da mesi ma che avevo sempre puntualmente rifuggito, chiudendole a doppia mandata in un angolo del mio subconscio. Ma quelle domande restavano pur sempre là, e battevano i pugni con forza contro la porta, gridavano e volevano, pretendevano delle risposte. Così, lontana da tutto e soprattutto da tutti, pian piano trovai la forza di riaprire quella porta e liberare quei quesiti, affrontandoli faccia a faccia.
Cos'era per me Harry? Quello che stavo costruendo con lui era una cosa seria e sana?
Probabilmente ero sempre scappata da questi due punti interrogativi perché le risposte conoscevo già.
Harry per me non era altro che un semplice, buon amico.
Mi ero illusa fin dal primo momento, fin da quella prima uscita a pranzo, che lui fosse giusto per me. Credevo che, se anche non riuscivo a dedicargli le stesse attenzioni e lo stesso amore che lui dimostrava nei miei confronti, fosse solo perché non mi ero mai trovata davanti a qualcuno che mi trattasse così. Pensavo che, impegnandomi, sarei potuta arrivare a ricambiare quell'amore, e credevo che mi rendesse veramente una persona diversa e migliore. Ma la verità era che ero uscita con lui solo per noia. Ed era diventato qualcosa di serio solo per rabbia, solo perché avevo scoperto che Zayn, il ragazzo di quelle mail, il mio ipotetico principe nerdzurro, era in realtà uno stronzo arrogante.
In più, quello che si era venuto a creare tra me ed Harry, dopo il Capodanno disastroso a Greenock, era qualcosa di totalmente sbagliato e nocivo: io mi stavo logorando nel senso di colpa che non riuscivo a compensare in nessun modo, mentre lui tentava di amarmi ma era colmo di rancore. Inoltre stare con lui non mi stava affatto rendendo una persona migliore, mi stava privando pian piano di tutti quei lati del mio carattere che mi avevano da sempre contraddistinta: l'impulsività, la tenacia, la spontaneità; che avevo sempre pensato fossero difetti, ma almeno mi davano un carattere. Per stare con lui io mi ero lentamente spogliata della mia identità e adesso mi ritrovavo senza un punto cardinale.
Parallelamente, avevo dovuto mettere in questione anche i miei sentimenti nei confronti di Zayn.
Avevo dovuto scartare tutti quei ricordi che avevo imballato in fondo al cuore, per farli riaffiorare e cercare di dargli un senso compiuto. Mi era toccato ricordare quelle prime settimane di odio, le sue occhiate sprezzanti, i suoi commenti acidi e fuori luogo, il senso di disperazione e delusione che mi provocava vederlo ogni qualvolta che lo incontravo. A quei comportamenti, a quelle sensazioni e sentimenti io non riuscivo ancora a dare una spiegazione. Io non sapevo il perché lui fosse partito col piede di guerra, io non sapevo perché mi avesse trattato con tanta arroganza e presunzione fin da quei primi incontri casuali nella palestra di tennis dei bambini. E mi tormentavo, perché a queste domande non riuscivo, e nemmeno potevo dare, una risposta, dato che non potevo più parlare con lui.
Tuttavia, dopo quei ricordi amari spuntavano quelli dolci della nostra ritrovata pace. Rispuntava il suo sorriso timido quel giorno al cinema, rispuntava il suo sincero chiedermi scusa, rispuntavano le risate, gli sbadigli, le litigate per tutte quelle sciocchezze che condividevamo. Rispuntava quel bacio, dato la notte di Natale, che mi era sembrato tanto naturale quanto giusto. Un bacio sincero, buono, onesto e vero. E infine rispuntava anche quel bacio gelido e bagnato del trenta dicembre. Un bacio che mi era parso altrettanto legittimo e appropriato, in quel momento, ma che si era rivelato essere il più grande sbaglio che avessi mai fatto. Era stato quell'improvviso e stupido incontro di labbra il motivo per il quale adesso io mi trovavo raggomitolata sotto le coperte, in uno stato quasi comatoso.
Ma quei baci, entrambi quei baci, erano la sottointesa ragione di tutto. Ed era la ragione più semplice di questo universo ma al contempo la più spaventosa e terrificante di tutte. Quei baci c'erano stati per un motivo, ed io dovevo avere il coraggio di aprire gli occhi ed accettarlo per quello che era.
Io ero semplicemente innamorata di Zayn.
Lo ero stata dalla sua prima risposta a quella mail, lo ero stata dalla delusione nello scoprire che in realtà era uno strafottente figlio di papà, lo ero stata persino dai suoi commenti arroganti, e lo ero stata dal suo primo sorriso dolce. Lui era diventato il mio migliore amico, con tutti i suoi difetti ed i suoi pregi, ed io mi ero innamorata del mio migliore amico. Ed innamorarsi del proprio migliore amico è una cosa troppo banale, è troppo un cliché da commediole romantiche e telefilm da ragazzine: in poche parole non era da me.
Di conseguenza avevo tentato a tutti i costi di evitare che succedesse (o, per meglio dire, che me ne rendessi conto) purtroppo coinvolgendo anche Harry.
Harry era la vittima del mio egoismo e della mia paura, io mi ero gettata totalmente a capofitto nella nostra relazione solo perché tremavo al pensiero di essere effettivamente innamorata. Mi ero rifugiata in lui perché sapevo perfettamente che di lui non mi sarei mai potuta innamorare: lui, così perfetto, così dolce e sensibile, mi aveva illusa che potessi avere un ragazzo senza provare amore, senza dover necessariamente ricambiare. Io lo avevo usato, mentre nel frattempo cercavo di grattare via tutti i sentimenti per Zayn, che si espandevano come le onde concentriche sulla superficie dell'acqua provocate da una monetina gettata in una fontana.
"Cristo April, ma dormi ancora? Dai, su, devi farti bella che vengono Niall, Liam e Harry a cena! Te l'ho ripetuto anche stamattina, non te lo ricordi?"
Socchiusi un occhio per poi fiondarmi nuovamente sotto le lenzuola, presa alla sprovvista dalla luce del sole, chiaro segno che Louis doveva aver spalancato le tende della camera. Mugugnai una serie di insulti, mentre un distinto tonfo seguito dall'abbassamento del materasso mi fece intuire che Tommo si era buttato sul letto accanto a me.
"Dai, Vogel, alzati e risplendi! Sono le tre del pomeriggio, dormigliona" sussurrò lui, dall'altro lato dello spesso strato di coperte che ci divideva.
"Non mi va" borbottai, per poi girarmi sull'altro fianco, dando le spalle al mio amico.
Non avevo voglia di vedere nessuno. Fare i conti con la propria coscienza e con le proprie emozioni era sfiancante, e mi sembrava di essere stata abbastanza coraggiosa e forte, per quel giorno. Ero giunta a delle conclusioni, ma non ero ancora pronta a mettere in pratica ciò che esse comportavano.
"Puoi anche stare in pigiama, se ti va, non credo che nessuno si scandalizzerà ma, per favore, alzati" disse, questa volta con tono di voce più fermo e severo, Louis.
Sapevo che si stava preoccupando come un dannato per me, così come Jess a kilometri di distanza, e mi dimostrava ogni giorno quanto bene mi volesse. Decisi quindi di emergere dal mio fortino di lenzuola, solo per poter ripagare Tommo. Dopotutto, si meritava una cena tra amici, considerato il peso costante che dovevo essere stata come coinquilina e amica in quegli ultimi sette giorni.
"D'accordo - biascicai, infilandomi velocemente una tuta sgualcita ma calda - farò questo sforzo solo per te" mi voltai, cercando di sorridere con quanta più sincerità riuscissi.
Non volevo mentire a Louis, e in realtà non ce n'era nemmeno bisogno: penso che avesse capito tutto, fin dal principio, ma si fosse sempre astenuto dal farmi paternali o ramanzine. Aveva capito che dovevo arrivare alle risposte con le mie stesse gambe e che dovevo affrontare da sola quei mostri di domande dai quali scappavo, e penso fosse per questo non mi avesse mai criticata per il mio vegetare a letto, in quei giorni, ma avesse cercato solo di confortarmi come meglio poteva.
I suoi occhi chiari e vivi si socchiusero seguendo il sorriso, e dandomi ancora più forza per affrontare quella serata. Avevo bisogno di stare con i miei amici, avevo bisogno di divertirmi.
Certo, ci sarebbe stato anche Harry, e prima o poi avrei dovuto raccogliere tutto il coraggio che avevo conservato ed affrontarlo, ma non quella sera. Quella sera volevo stare semplicemente bene. Me lo meritavo anche io.
____________________________________
Era incredibile quanto mi fossero mancati Niall e Liam.
Non li vedevo da nemmeno un mese, eppure mi sembrava di essere stata lontana da loro per anni. Persino le loro espressioni parevano diverse, seppur sempre uguali.
Mi era mancata la risata chiassosa di Niall e la sua ingenuità onesta, mi erano mancati gli occhi caldi e confortevoli di Liam, un porto sicuro nel quale recarsi per fuggire alle tempeste. Mi erano mancati i miei amici, da impazzire. E, ritrovandoci tutti là, quella sera, a mangiare quella pizza mezza cruda che avevano tentato di preparare Louis e Harry, mi resi conto di quanto quel quadro fosse tremendamente incompleto. Mancava l'ultima, pennellata di colore: mancava Zayn.
E scommetto che la sua assenza la sentivano anche gli altri quattro, ma nessuno aveva il coraggio di dire nulla, soprattutto non con Harry presente. Ma io lo sapevo perfettamente che, in fondo, anche lui stava male per quell'allontanamento dal suo amico: si conoscevano da una vita, frequentavano la stessa università, erano cresciuti praticamente assieme. Io sapevo che anche Harry stava soffrendo perché Zayn non faceva più parte della sua vita, lo stavo leggendo distintamente nelle sue iridi smeraldo, annebbiate da una tristezza silenziosa.
Mi dissi che dovevo rimboccarmi le maniche e riuscire a risolvere quella situazione non solo per me, non solo per Zayn, ma anche per Harry. Mi dissi che dovevo solo raccogliere tutta la forza che mi era rimasta ed affrontare di petto tutti quei problemi.
"April? E' tutto ok?"
Liam si avvicinò, mentre finivo di lavare i piatti, quasi imbambolata persa nei miei stessi pensieri. Avevo lasciato i ragazzi in salotto per finire di pulire la cucina - odiavo svegliarmi all'indomani con una catasta di stoviglie da sistemare. Ma questo aveva evidentemente fatto preoccupare Payne, che aveva intuito che c'era qualcosa che non quadrava.
Lo fissai, cercando di incrinare le labbra in un sorriso, anche se, se avessi insistito oltre, quel sorriso probabilmente si sarebbe trasformato in una smorfia e gli occhi l'avrebbero seguito, liberando le mie ansie e le mie risposte in lacrime.
"Senti, seriamente, come stai? Non mi inganni con un sorriso sforzato, bella mia" scherzò lui, cercando in qualche modo di alleggerirmi.
Sospirai, dandogli le spalle per asciugarmi le mani alla pezza di stoffa appesa accanto al lavello, voltandomi poi, cancellando quel sorriso falso, e lasciando che la mia angoscia trapelasse dal mio sguardo.
Lui si limitò ad abbracciarmi come solo lui riusciva a fare. Mi strinse in una morsa stretta e mi trovai con il naso spiaccicato contro il suo sterno, tant'è che scoppiai a ridere, cercando di liberarmi. Non ridevo in modo così spontaneo da talmente tanto tempo che sentire la mia stessa voce assumere quel tono trillante e vivace mi sorprese. Mi trovai a riscoprire me stessa, come se avessi dimenticato com'era la April di un tempo.
"Allora, ti va di parlare? Non voglio costringere nessuno ma sei stata così silenziosa stasera che stentavo a riconoscerti" continuò Liam, liberandomi dal suo abbraccio soffocante.
Mi sedetti sul bancone della cucina, così da arrivare alla stessa altezza del viso del mio amico, e sospirai profondamente.
Effettivamente, avevo bisogno di parlare. Avevo bisogno di liberarmi di tutti quei pensieri, di tutte quelle risposte che avevo trovato e avevo bisogno di uno dei consigli semplici e genuini di Liam.
"Credo di essermi ficcata in un bel bordello" esordii, mentre il ragazzo, intuendo che la discussione sarebbe stata più seria del previsto, si mise a sedere sul tavolo, davanti a me, ed annuì con la testa, come ad incitare a continuare.
"Avrai saputo che, sì, insomma, la settimana scorsa sono andata da Zayn, per il suo compleanno. E forse sai già che è andata di schifo - gli occhi castani e profondi di Liam continuavano ad annuire e a confortarmi, mentre rivivevo quei momenti insopportabili - lì per lì nemmeno sapevo perché fossi andata, a dire il vero. E avrei preferito non farlo, considerato quello che ho trovato: Liam, lui... lui è cambiato. Non so dirti come, ma nei suoi occhi c'era una durezza che non avevo mai visto prima, nemmeno all'inizio quando mi trattava di merda, ti ricordi? Ecco, vedere quello sguardo penso abbia fratturato l'ultimo muro che mi ero imposta, e sono semplicemente crollata".
Le parole fluirono veloci e Liam le catturò subito, con le sue orecchie attente. Quindi, posò i suoi occhi brillanti sui suoi piedi, pensieroso.
"Non so se sto facendo bene a dirtelo, ma gli manchi, April. Gli manchi da impazzire, sono quasi preoccupato. Dovevi vederlo l'altra sera, per il suo compleanno: era distrutto, penso di non averlo mai visto tanto ubriaco in vita mia, ma non perché si volesse divertire o altro. Siamo andati a prenderlo a casa sua verso le sette ed era già completamente sbronzo: continuava a ripetere frasi sconnesse, i cui soggetti eravate a rotazione tu, Harry e lui. Quello che avrai visto nel suo sguardo, quel giorno, sarà stata la armatura che ha deciso di indossare per tenerti alla larga ma, April, fidati, non ti odia. Non penso potrà mai farlo, a dire il vero. E forse dovrei tapparmi questa boccaccia, ma mi fate troppo incazzare, fra tutti e due. State male quando la soluzione sarebbe così ovvia..."
"Sì ma lui si è rifiutato di percorrere questa soluzione ovvia - lo interruppi - io mi sono presentata alla sua porta, e lo sai quanti bei discorsi mi frullavano per la testa? Sai quanti modi di trovare una via di uscita a questa situazione ridicola avevo programmato? Ma lui mi ha cacciato via, letteralmente. Non mi ha dato nemmeno la possibilità di provarci. Magari non mi odia, okay, ma evidentemente tiene a me meno... meno di quanto non faccia io, ecco".
Non volevo ancora buttare la patata bollente. Non mi pareva il caso di scoprire subito le mie carte, ammettendo ad alta voce che quello che provavo per Zayn andava ben oltre il voler bene.
Liam sospirò, passandosi le dita tra i capelli.
"Pì, il punto è che devi prima parlare con Harry. Non capisco come tu abbia potuto accettare la cosa dal principio, a dire il vero: eliminare Zayn dalle vostre vite è una follia, e pure Hazza lo sa perfettamente. E' solo troppo innamorato, o forse troppo orgoglioso per ammetterlo. Tocca a te prendere in mano le redini della faccenda, e lo sai".
Discostai lo sguardo dal mio amico. Era facile a dirsi, prendere le redini della situazione. Peccato che quella situazione fosse un cavallo impazzito e mettergli le redini era già difficile di suo, figuriamoci domarlo.
____________________________________
Non mi riconoscevo più.
Certo, forse non ero nemmeno mai stato innamorato prima d'ora, ma non credevo che amare qualcuno portasse tutte quelle sensazioni prettamente sgradevoli.
Voglio dire, se ripensavo a tutte le settimane passate, mi sembravano talmente patinate e belle che quasi stentavo a credere di averle vissute davvero: credevo realmente che fossimo felici, io e lei. Sì, ammetto che probabilmente sono sempre stato io il più coinvolto tra i due, ma lei mi guardava e mi sorrideva in un modo che mi pareva unico e speciale. Io ero unico e speciale, finché Zayn non ha deciso di tornare a comportarsi come una persona normale.
Bisogna ammettere che questa storia era sempre stata troppo confusa, sin dal principio.
Inizialmente non avevo capito perché lui ce l'avesse tanto con me ed April. Soprattutto con lei, a dire il vero. Posso capire che se la fosse presa perché mi ero fatto avanti con lei, dato che pure lui aveva tentato di approcciarla alla festa di Liam, ma in ogni caso non mi sembrava gliene fregasse così tanto.
Poi ebbi la grandiosa idea di invitarlo al cinema, perché mi sembrava così stupido che quei due si odiassero senza alcun motivo, e anche perché era piuttosto ovvio che April non stesse bene per quella situazione ed incontrare Zayn la metteva sempre più a disagio. Certo, se non lo avessi mai invitato quel giorno forse a quest'ora mi sarei allontanato comunque da lui, ma per lo meno avrei avuto una ragazza felice. Perché dopo quel giorno diventò chiaro come la luce del sole che tra quei due stava nascendo e crescendo qualcosa, ma io ero troppo occupato dal negarlo e dal tentare di vincere ogni sua attenzione per rendermene conto.
Sapevo di non essere mai stato il tipo adatto a lei.
Non tanto perché abbiamo interessi diversi, e quando parlava delle sue cose la capivo la metà delle volte, ma piuttosto perché lei viveva ad una lunghezza d'onda troppo diversa dalla mia, troppo alta, libera ed indecifrabile. Avrei voluto essere capace di capire ciò di cui lei aveva realmente bisogno, per poterglielo offrire. Ma in quel momento mi rendevo conto che non ne ero in grado, e dovevo solo lasciarla andare.
E' stato difficile ammettere a me stesso di essere innamorato, ma è stato ancor più difficile ammettere che noi non avessimo un futuro, non come coppia. E a quel punto dovevo solo prendere il coraggio a quattro mani e trovare un modo per aprire questa gabbia nella quale avevo costretto non solo April, ma anche Zayn.
Sapevo che quel dodici gennaio doveva essere successo qualcosa ma ero troppo codardo per chiedere.
Mi illudevo che forse era semplicemente triste perché avrebbe voluto esserci anche lei a festeggiare Malik quel giorno, ma in fondo lo sapevo che si trattava di qualcosa di più di semplice voglia di uscire. Mi illusi anche che fosse veramente malata, per una settimana intera, ma lo leggevo nei suoi occhi, quelle poche volte che mi apriva la porta, che non c'era alcuna influenza né febbre.
Era solo triste.
La tristezza è un qualcosa di inflazionato, secondo me. Ci si dice tristi troppe volte, ma spesso nemmeno sappiamo cosa significhi veramente: spesso è solo noia, spesso è delusione. La tristezza, quella vera, è come un mantello pesante che ti avvolge e ti impedisce di fare anche i movimenti più semplici, e non è dettata da rimorso o risentimento. La tristezza è solo pura e semplice privazione di ciò che ti rende veramente felice. E ti può colpire anche all'improvviso, perché magari nemmeno te ne rendevi conto che quel qualcosa o quel qualcuno era il seme della tua gioia. E io ho preso quel seme e l'ho calpestato, ho impedito che la piccola piantina che stava nascendo crescesse.
Rivederla la sera prima sorridere senza sforzo, grazie anche solo alla compagnia di Niall e Liam, mi aveva fatto capire che stavo sbagliando tutto.
Era vero, lei aveva sbagliato. Sia lei che Zayn avevano sbagliato, ma io non potevo continuare a vederla soffrire solo perché si sentiva in colpa. E sicuramente, se fossi andato direttamente da lei dicendole che era libera, che non avrei continuato a tenerla sottochiave, mi avrebbe rigirato grazie alle sue bugie, dicendomi che voleva stare veramente con me, che si sentiva diversa quando era con me e non aveva bisogno d'altro e compagnia bella.
Quindi, sì, alla fine l'opzione più giusta era quella. Forse era la scelta migliore che avessi mai fatto, almeno da qualche mese a questa parte. E adesso dovevo solo suonare quel campanello e parlargli.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro