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Capitolo 7


ALEX
La dottoressa Ferrari parla ma non la ascolto. La mente divaga torna nella sua apatia. Tornano i pensieri che mi fanno perdere la concentrazione.
I miei occhi scrutano il vuoto, cercano di guardare oltre ,ma vedono solo buio.
Non so neanche io cosa ha senso, so solo che dentro di me sta avvenendo un duello interiore che non riesco a comprendere e questo mi fa rabbia.
Mi poso una mano sulle tempie, la Ferrari se ne accorge.
«Alex mi stai ascoltando?»
Sorride e il suo sorriso mi irrita, è sempre così dannatamente sorridente!
Mi alzo, faccio per andarmene. Ma lei mi blocca.
Solo in questo momento mi ricordo della presenza della ragazza del bus.
Anche lei guarda oltre, si conficca le unghie nelle braccia. Mi sembra parecchio disturbata.
«Alex,siediti per favore.» La Ferrari mi posa una mano sulla spalla.
«Vorrei che voi due collaboraste.»
Io e la ragazza ci guardiamo stupiti.
«Collaborare in cosa?» Domanda lei scocciata.
«Dovrete fare amicizia!»
Io non voglio fare amicizia con nessuno!
Non riesco a stare fermo. Non ho la minima idea di chi sia la ragazza dai capelli rossi e credo che lei stia pensando la stessa cosa nei miei confronti.
«Su Alex, non fare lo sgarbato!»
«Dottoressa, le ripeto, non mi interessa avere degli amici.»
«Neanche a me interessa.» Ribatte "capelli rossi".
«Cosa sentite ragazzi?»
«Apatia, depressione, autolesionismo ...» Sussurra la ragazza.
«Tutti problemi molto seri.» Ribadisce la Ferrari.
Apatia? Autolesionismo? Ecco perché "capelli rossi" si tormenta sempre le braccia e indossa un maglione in piena primavera,
«E quindi?» Domando irritato.
«Quindi cercate di relazionarvi con il mio aiuto, impegnatevi o se no sarò costretta a chiamare dei medici dell'ASL.
Io e "capelli rossi" ci guardiamo senza capire.
«Io non andrò mai da uno psichiatra!» "capelli rossi è determinata.
«Nemmeno io. Non diciamo baggianate.»
I miei non devono sapere nulla. La situazione in casa esploderebbe.
Voglio solo stare per conto mio.
«Bene, mi raccomando, imparate a conoscervi. Io sarò sempre a vostra disposizione.»
Ci fa alzare, chiuse la porta e io e mi ritrovo solo con "capelli " rossi" che mi guarda schifata.
«Non guardarmi così.» Le dico in tono secco.
«Ti guardo come mi pare.»
Abbozzo un sorriso. In che razza di situazione mi sono cacciato?
«Comunque...» "Capelli rossi" sembra avere una certa parlantina.
Io invece non sono loquace.
Mi volto verso di lei.
«Comunque?»
«Sono Cassiopea.»
«Ma che razza di nome è?»
Domando quasi divertito.
«Ế un nome come tanti, per la precisione si tratta di una costellazione.»
«...Bene allora dimmi il, tuo nome.»
«Alessandro.»
«Nome banale, comunissimo.»
«Vallo a dire a mia madre!»
Mi guardo attorno sperando non ci fossero ragazzi in giro. Le lezioni sono finite da un pezzo.
Poi le pongo una domanda che avrei dovuto risparmiarmi:
«Allora, tu ... ti fai quelle cose?
Cassiopea strabuzza gli occhi e il suo sguardo torna triste.
Sono proprio uno stupido, non sono capace di relazionarmi e se vado avanti così mi toccherà subire anche uno psichiatra.
«Quali cose?»
«Niente, non volevo urtare la tua sensibilità-»
«Sì, dannazione!» La ragazza esplode in un urlo che mi spaventa.
«Ok, stai calma.»
Scoppia a piangere e dentro di me sento qualcosa che mi disturba,
Non so spiegare cosa sia , forse è solo semplice tristezza.
Cassiopea m guarda un'ultima volta , poi di scatto prende e se ne va.
Se ne va velocemente, senza che io abbia la prontezza di fermarla.
Sospiro e mi investe l'angoscia sempre pronta ad attaccami.
Ora anche io vorrei piangere e invidio un po' Cassiopea , invidio la sua forza nell'essere fragile.
Con l'anima a pezzi e il cuore che sussulta esco dal liceo.
Voglio solo stare solo con me stesso.
Per sempre

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Ho la febbre e non so come ho copiato questo capitolo :P

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